1. La speranza in un gesto
Cristina Mustari
“Il futuro non è più quello di una volta”, saggezza popolare trova sfogo sui muri delle città. Quale mano l’avrà scritta? Un adulto nostalgico o un giovane sfiduciato? La differenza è sostanziale.
Non è un mistero che i giovani oggi siano angosciati dal futuro, preoccupati, più che emozionati e speranzosi come accadeva una volta, guardando al domani.
Leggo il messaggio del Papa e mi ci ritrovo: sembra che lui - ottantenne e più - abbia capito pienamente una condizione tipica dell’universo giovanile attuale.
Così dice: «La giovinezza in particolare è tempo di speranze, perché guarda al futuro con varie aspettative. Quando si è giovani si nutrono ideali, sogni e progetti; la giovinezza è il tempo in cui maturano scelte decisive per il resto della vita. E forse anche per questo è la stagione dell’esistenza in cui affiorano con forza le domande di fondo: perché sono sulla terra? che senso ha vivere? che sarà della mia vita? E inoltre: come raggiungere la felicità? perché la sofferenza, la malattia e la morte? che cosa c’è oltre la morte? Interrogativi che diventano pressanti quando ci si deve misurare con ostacoli che a volte sembrano insormontabili: difficoltà negli studi, mancanza di lavoro, incomprensioni in famiglia, crisi nelle relazioni di amicizia o nella costruzione di un’intesa di coppia, malattie o disabilità, carenza di adeguate risorse come conseguenza dell’attuale e diffusa crisi economica e sociale. Ci si domanda allora: dove attingere e come tener viva nel cuore la fiamma della speranza?»
Già, le grandi parole: futuro, ideali, sogni, progetti, felicità, paura, lavoro, famiglia, relazioni, crisi economica, morte…
E la grande domanda: dov’è la speranza, cos’è la speranza, si può sperare oggi, possiamo sperare noi giovani oggi?
In realtà io non so esattamente la speranza cosa sia. Sono giorni che cerco di definirla ma non ci riesco. Forse mi sono fatta risucchiare anche io alla fine dalle ansie, dall’angoscia dei tanti non senso che mi circondano. Forse, penso, oggi il vero problema è che i giovani hanno paura di sperare. Hanno paura che la speranza si trasformi in illusione (degenerando in delusione), o nell’ennesima promessa non mantenuta, una di quelle a cui li hanno abituati tanti adulti.
Mentre resto impigliata nei pensieri, il ragazzo seduto davanti a me su questo treno ha i libri aperti sulle gambe. Guarda in alto e, pensando alle prove che lo attendono, si fa il segno della croce. Eccola, alla fine, la speranza racchiusa in un unico gesto!!!