La debolezza
dell'uomo
ha dischiuso il cielo
Thomas Merton
La situazione dell'uomo infermo e peccatore viene interpretata come «causa» che «costringe» felicemente il cielo a schiudersi e a lasciar discendere il misericordioso soccorso divino su tutta l'umanità.
La nostra debolezza ci ha aperto il cielo perché ne ha fatto discendere la misericordia di Dio e ci ha ottenuto il Suo amore. La nostra infermità è il seme di ogni nostra gioia. Persino il peccato ha avuto, suo malgrado, una parte nel salvare i peccatori, perché non si poteva impedire alla misericordia di Dio di trarre il più gran bene dal più gran male. Il peccato viene distrutto proprio nel bel mezzo del peccato di coloro che pensavano di poter distruggere Cristo. Il peccato non può fare mai nulla di bene, non può neppure distruggere se stesso, il che sarebbe davvero un grande bene. Ma l'amore di Cristo per noi - e la misericordia di Dio - distrusse il peccato prendendo su di sé il peso di tutti i nostri peccati e pagando il prezzo che era dovuto per essi. E così la Chiesa canta che Cristo morì sull'albero della Croce affinché la vita potesse scaturire dal medesimo tronco da cui era uscita prima la morte.
Iddio ha lasciato il peccato nel mondo perché vi potesse essere il perdono: non soltanto quel segreto perdono con il quale Egli purifica le anime nostre, ma quel visibile perdono, segno della misericordia che abbiamo gli uni verso gli altri e con il quale manifestiamo che di fatto Egli vive, con la Sua misericordia, nelle anime nostre.
(Nessun uomo è un'isola, 217-218)