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     La Chiesa, una «struttura»

     


    P
    ietro e Paolo.

    Non è il caso di fare qui il panegirico dei due santi, i quali peraltro sono tra le figure più spiccate e affascinanti della agiografia cristiana.

    Per la cattolicità, Pietro è l'inizio del papato e Paolo è un poco l'espressione dei vescovi. Il discorso cade così sulla Chiesa «istituzionale», come si dice oggi, che poi significa un fatto molto semplice: e cioè che la comunità cristiana non è un «club» del dopolavoro o una specie di Croce Rossa - con tutto il rispetto -, ma è animata dallo Spirito e costituita secondo un ordine gerarchico. La parola suona male, ma è proprio così: il Nuovo Testamento dice che, per volontà di Cristo, Pietro deve «confermare la fede dei fratelli»; che i vescovi son posti a «reggere la Chiesa di Dio», e usa spesso il verbo «pascere», guidare, «condurre al pascolo»: e non credo che, nonostante tutte le torture esegetiche a cui si possono sottoporre i testi, sia cosa facile dimostrare che devono essere le pecore a guidare e condurre al pascolo i pastori. Sto dimostrando delle evidenze.

    Mi preme riaggiustare la conversazione: ciò non significa che il papa o i vescovi - o i preti, in sottordine - siano necessariamente più santi o più intelligenti o più solidi umanamente dei «semplici» fedeli. Significa soltanto che, in nome della successione apostolica e dell'ordinazione ricevuta, essi hanno una funzione diversa nella Chiesa: quella appunto di rendere certa la fede dei credenti, di testimoniare con parola sicura la fedeltà al Vangelo, di assicurare l'unità di tutti i battezzati e di comunicare la grazia per mezzo dei sacramenti. L'ultima vecchietta analfabeta che viva profondamente la propria dipendenza dallo Spirito può essere più intuitiva e chiaroveggente nel cogliere i segreti della rivelazione. Non parliamo poi dei teologi... Ma né la vecchietta né i teologi hanno il compito di predicare l'ultima parola che ponga fine alle discussioni e raccolga tutti in unità certa e definitoria.

    Lo si vede: non sto facendo neppure il panegirico del papa e dei vescovi.

    Si confessano anche loro. Non sono per principio le persone più riuscite nella Chiesa. Non possono comandare dispoticamente; sono tenuti ad ascoltare con umiltà, e le loro decisioni non devono cadere come atti di dominio: sono gesti di servizio. Chissà, davanti al Tribunale di Dio l'ordine della precedenza può anche non seguire le disposizioni fissate nel Codice di Diritto Canonico: un sagrestano può balzare in prima fila e un cardinale finire al posto della scopa, in paradiso... Non si dà «culto della personalità» nella Chiesa: un vescovo che balbetta rimane un vescovo che balbetta; un papa solenne, tormentato o bonaccione rimane quel che è. Ma è vescovo; è papa. Questo conta, alla fine: e deve soggiogarsi pure alle critiche e alle contestazioni che in qualche momento della storia si erigono; e soffrire in silenzio...

    Credo proprio che, oggi, si debba essere o santi da morire o un po' tonti per desiderare d'essere papa o vescovo. Così come credo che questi fratelli abbiano diritto alla nostra comprensione, al nostro affetto, al nostro sostegno: al nostro perdono, stavo per dire...

    Mi rendo conto che il richiamo alla Chiesa come «struttura» non va di moda: irrita perfino taluni che vorrebbero una Chiesa tutta carismatica, profetica, egalitaria e un poco anarchica... Mentre è una famiglia, e una famiglia numerosa dove ci si dà spesso di gomito e il padre deve talvolta alzare la voce per metter pace.

    Forse in qualche momento di debolezza, il discorso dei carismatici ad oltranza attrae anche me: è entusiasmante illudersi d'essere originali al punto che ciò che si pensa e si fa non ha ripetizioni al mondo. Illudersi, dicevo: quanto al riuscirci è un'altra cosa.

    Eppure ringrazio Dio - a fatica magari - d'avermi dato una Chiesa che, accanto ai carismi talvolta più estrosi, ha una «struttura». Se la Chiesa è un corpo - me lo faceva notare un amico - va accolta com'è: e quando un ragazzo s'innamora d'una ragazza non s'innamora del suo sistema osseo, ma la ragazza non se la prende senza il sistema osseo.

    Credo la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica. Nonostante una certa ritrosia all'obbedienza. Il Signore avrà pur avuto i suoi motivi per stabilire così le cose. Ci conosceva... Ne viene, se non una esaltazione, almeno un'accoglienza composta, serena: come quando ci si lascia educare... Da Lui, alla fine.

    (Alessandro Maggiolini)


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