Indaffarati
e inconcludenti
Thomas Merton
Non mancano negli scritti di Thomas Merton pagine di acuta ironia; sono talvolta assai pungenti, capaci di penetrare nell'animo umano e di smascherarne sottilmente le contraddizioni. Ecco come si rivolge a coloro che, sebbene in aparente buona fede, rifiuta- no sistematicamente di fermarsi.
Ci sono uomini consacrati a Dio la cui vita è piena di inquietudine, e che in realtà non hanno alcun desiderio di star soli. Ammettono, in teoria, che la solitudine esteriore è cosa buona, ma insistono nel dire che è molto meglio custodire la solitudine interiore pur vivendo in mezzo alla gente. In pratica la loro vita è divorata dall'attività e soffocata dai loro molteplici attaccamenti. La solitudine interiore riesce loro impossibile. La temono, fanno tutti gli sforzi per sottrarvisi e, ciò che è peggio, cercano di attirare anche gli altri in un'attività insensata e divorante come la loro. Sono grandi promotori di imprese inutili. Amano organizzare incontri, banchetti, conversazioni e conferenze. Stampano circolari, scrivono lettere, parlano per ore al telefono per raccogliere un centinaio di persone in una sala che poi riempiono di fumo, di chiasso, di grandi battimani e di ovazioni reciproche, finché tornano a casa barcollanti, dandosi a vicenda dei colpettini sulla spalla con la ferma convinzione di aver fatto cose grandi per la diffusione del Regno di Dio.
(da Semi di contemplazione, 69)