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    1. Comprendere e vivere

    il messaggio per la GMG

    Cesare Bissoli


    Nei giorni scorsi è stato messo on line su tanti siti (e abbiamo ricevuto in tante e-mail) il testo del messaggio del Papa per la prossima GMG e come primo passo di un cammino verso quella di Madrid.

    Per una comprensione di tale cammino nel contesto di PG e per un possibile utilizzo nei gruppi giovanili del messaggio stesso, abbiamo posto alcune domande a d. Cesare Bissoli, docente di “Bibbia e catechesi” all’Università salesiana di Roma e già Coordinatore di PG nella diocesi di Roma.
    Altri spunti sono – nella stessa rubrica “Spunti & appunti” – i commenti di Riccardo Tonelli e Renato Zilio. Altri saranno via via aggiunti.

    Domanda.
    Nel suo messaggio per la GMG 2009 e invitando a un percorso in vista della GMG di Madrid, il Papa indica il tema: "Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente" (1 Tm 4, 10)". Può esplicitare la logica del cammino proposto?

    Risposta.
    Da quanto si può arguire dalle parole stesse del Papa, per il ciclo 2009-2011 egli propone un trittico che delinea un cammino, un pellegrinaggio ideale verso il grande incontro mondiale di Madrid:
    - meta finale nel 2011: diventare cristiani grazie ad una scelta di fede maturata in precedenza, secondo l’espressione paolina che fa da leit-motiv o tema generatore: “Radicati e fondati nella fede”(cf Col 2,7);
    - il punto di partenza nel 2009 propone come avvio un’apertura di orizzonti verso il futuro, che Paolo così annuncio al “giovane” Timoteo: “Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente”(1Tim 4,10);
    - la tappa intermedia del 2010 insiste sulla necessità di maturare la scelta di fede entrando in dialogo con Gesù stesso, per fare quello che Gesù pensa essere bene per l’uomo. Di qui la domanda-guida presa dall’episodio del giovane ricco: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” (Mc 10,17).
    Si osservino alcune note caratterizzanti:
    - si prospetta una sorta di cammino unitario mirato alla fede, una sorta di catecumenato giovanile articolato;
    - lo sbocco è la fede come radice di vita e non solo come un saper qualcosa o provare un’emozione;
    - ma la fede conclusiva richiede la possibilità di raggiungere la meta: è la speranza, ossia quel dono che Dio offre all’uomo che lo cerca;
    - ma ciò che fa avanzare il cammino è la carità. E’ quanto contenuto nel programma del 2010. Infatti alla domanda del giovane che mira giustamente alla vita eterna, Gesù lo invita a fare dei beni un dono ai poveri. Purtroppo il giovane “se ne andò triste”. Carità vuole povertà, si diventa poveri per fare carità.

    Domanda.
    Quali gli elementi più significativi del tema specifico per quest'anno?

    Risposta.
    - In verità il messaggio è alquanto complesso.
    Tre sono i poli di riferimento: la ricerca della speranza nelle sue articolazioni esistenziali umane e rivelate; la testimonianza della speranza nella persona di San Paolo che sollecita il lettore a sperare perché lui l’ha provato; la pratica della speranza attingendo alla sorgente di essa che è Gesù Cristo.
    - In questo modo sono enunciati gli elementi costitutivi del “cammino della speranza” così progettato. Ecco in sequenza i dati più significativi:
    * La speranza è una “questione umana” sostanziale, e la giovinezza è il tempo del dibattito sulla speranza, perché quanto si propone (cultura, beni materiali, prospettive di vita) è fragile, non è “stabile e affidabile”.
    * Con molto realismo il Papa osserva che il giovane è in crisi di speranza per le tante ragioni oggettive e soggettive che bloccano un’attesa sincera e operosa del futuro.
    * Occorre fare un cammino verso “la grande speranza” (termine tipico della Spe salvi). Cioè occorre ancorare in Dio una risposta che l’uomo da solo non riesce darsi.
    * “San Paolo, testimone della speranza”. Damasco segna la svolta: Paolo incontra un Gesù risorto dai morti, dunque uno capace di dare speranza oltre ogni limite umano; anzi è in lui stesso che Gesù compie il capolavoro di una speranza piena, Cristo vive in Paolo e allora Paolo vivendo in Cristo ne avverte direttamente l’energia di andare verso il futuro dell’incontro finale con Lui, nella speranza affidabile e stabile.
    * La speranza di domani comincia oggi quando il giovane incontra Gesù, anzi si lascia incontrare da Lui. L’incontro personale con Gesù diventa la chiave di volta della “grande speranza”. Come avviene ciò? Il Papa va diritto al segreto dell’impresa: si chiama preghiera, intesa come quell’esperienza che porta direttamente a tu per tu con Dio, senza indugi su riflessioni puramente umane. Il Papa arricchisce la tavolozza della preghiera ricordando elementi accessibili al pianeta giovani: ascolto della Parola di Dio (Scrittura), tutti i sette sacramenti segnatamente l’Eucaristia, vita dei movimenti e associazioni.
    * Finalmente Benedetto XVI indica un “agire secondo la speranza cristiana”. Non nutre la propria speranza che non sa darla agli altri, chi non si impegna a far incontrare Cristo come sorgente di speranza, mostrando così che la speranza è una pianta che attecchisce in noi stessi.
    Ciò comporta uno stile di uomo e donna di speranza coraggiosi, resistenti, superiori all’idolatria dei beni materiali.
    * Maria fa da modello e madre, in quanto è invocata come stella del mare, ossia come donna di sicura speranza perché fedele nel momento furioso del male (mare).

    Domanda.
    Come imposterebbe pedagogicamente un cammino di preparazione per giovani (e adolescenti) su questo tema?

    Risposta.
    Se si osserva, il messaggio ha seguito un filo didattico abbastanza chiaro:
    - parte dall’esperienza della speranza nel mondo giovanile, esperienza tanto ambita, ma anche così deficitaria negli esiti (“ostacoli insormontabili”). E’ facile una analisi fenomenologica di tutto ciò, dialogando con i giovani stessi;
    - da qui si parte “alla ricerca della ‘grande speranza”. Si prospetta un passaggio delicato: passare dalla “crisi della speranza” nel mondo giovanile a Dio capace di speranza, senza fare di questo un corvo nero che sopravviene sulle spoglie del fallimento umano. In verità non è difficile ed è onesto dimostrare che da solo l’uomo non ce la fa, invece Dio ce la fa e soprattutto vuole farlo per noi; non ci aspetta a Canossa, ma ci viene cercare nel quartiere;
    - il messaggio introduce l’esperienza di Paolo a Damasco. Credo che l’Anno paolino abbia spinto a questa lodevole memoria. Ma occorre che Paolo ritorni vivo e significativo per i giovani di oggi. In ogni caso è certo che vi è una pista, che Paolo stesso persegue: è Gesù, Lui testimone e autore per eccellenza della speranza lungo il tragitto della vita;
    - delineato il percorso da fare adesso arrivano le esperienze del percorso. I due ambiti vanno svolti: la preghiera e l’azione. Va illuminato il nesso preghiera-speranza (e sacramenti-speranza, specie l’Eucaristia), in quanto la preghiera fa incontrare Gesù Cristo, apre ad orizzonti immensi ( speranza è orizzonte della vita ) e quanto mai positivi. Qui il vangelo va letto come “manuale” o “sinfonia” della speranza, registrando gli incontri di Gesù con la gente, sempre così positivi, incoraggianti per un oggi verso il domani del Regno;
    - secondo ambito di esperienza è produrre speranze su misura del vangelo: cominciamo a vederle in uomini e donne cristiani del nostro tempo in zone di frontiera; iniziamo a dare noi speranze agli altri, in casa e fuori, come individui e come gruppo giovanile, per giungere alla fine a mettere al singolare l’affermazione di Paolo a Timoteo: “Abbiamo (ho) posto la nostra (mia) speranza nel Dio vivente” (1Tim 4,10).
    Non è da dire che una lettura attenta e ragionata della enciclica Spe salvi di Benedetto XVI è di estremo beneficio.

    Domanda.
    Quali altri riferimenti biblici - soprattutto paolini - per un approfondimento nella logica della "speranza nel Dio vivente"?

    Risposta.
    La Bibbia è il libro della nostra speranza, in quanto è il libro della promesse di Dio verso il futuro.
    - Nell’AT figura principale è il padre Abramo, l’uomo del futuro di Dio e dunque della speranza. Qui tre testi sono raccomandabili: il ciclo di Abramo in Gen 12-25 (segnatamente 12,1-4); Romani 4; Ebrei 11.
    - Nel NT, certamente Gesù è campione di speranza in quanto capace di resistenza contro chi l’avrebbe fatto indietreggiare (v. tentazioni di Gesù). Si vedano tutti i testi ove lui parla del futuro suo e del mondo. Ma anche Paolo è eroe della speranza nel suo ciclo così martoriato di vita. Si legga Filippesi 1-2.
    - I Salmi sono la speranza fatta preghiera nelle tante invocazioni che invocano e attendono da Dio un futuro migliore (si veda il classico De profundis, Dal profondo…).
    - San Paolo propone la lettera ai Romani come manifesto di speranza. Ricordiamo 5,1-11; 8. Si veda anche Ebr 11.


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