Prepararsi alle tragedie?
CITAZIONE
«Come avrebbe potuto sapere, con tutta la sua bontà cosí accuratamente calibrata, che il prezzo di una vita obbediente era tanto alto? Ci si rassegna all’obbedienza per abbassare il prezzo. Una bella moglie. Una bella casa. Un’azienda magistralmente gestita. Un padre difficile trattato abbastanza bene. L’aveva realizzata per davvero, la sua versione del paradiso. Cosí vivono gli uomini di successo. Sono buoni cittadini. Sono fortunati. Sono riconoscenti. Dio sorride loro. Se ci sono dei problemi, si adattano. E poi tutto cambia e diventa impossibile. Piú nulla e nessuno che sorrida loro. E allora chi riesce ad adattarsi? Ecco un uomo che non è stato programmato per avere sfortuna, e ancora meno per l’impossibile. Ma chi è pronto ad affrontare l’impossibile che sta per verificarsi? Chi è pronto ad affrontare la tragedia e l’incomprensibilità del dolore? Nessuno. La tragedia dell’uomo impreparato alla tragedia: cioè la tragedia di tutti».
(Philip Roth, Pastorale Americana)
COMMENTO
Si può essere pronti alla tragedia? Ovviamente no, la tragedia presuppone l'impreparazione e l'imprevedibilità assoluta: lo narra la storia di Edipo, lo raccontano le opere di Eschilo. Ma allora, dobbiamo arrenderci a venire sempre travolti dal destino? Nì. Il fatto di non poterci preparare alla tragedia non significa che non possiamo istruirci sulle tragedie (e, perché no, sulle gioie, le conquiste e pure sulla felicità). Proprio a questo servono le parole scritte nei libri e nelle grandi opere che sopravvivono ai secoli: a raccontarci come altre vite, altre persone, altre saggezze si sono poste di fronte alle tragedie loro occorse. E affrontare tutto ciò permette al nostro animo di allargarsi, non per prevedere le nostre tragedie e contrastarle: le tragedie non possono essere arginate; ma per saperle accogliere usando tutto me stesso. Sembra un controsenso: le tragedie vanno accolte? Sì, proprio come vanno accolti l'imprevisto, la sorpresa, la contraddizione e il destino. L'uomo che decida di arginare e limitare la tragedia che la sua vita gli presenta diventerà tragedia per altri, aumenterà a dismisura la dose di dolore da ingollare, crollerà sotto il peso del suo sforzo titanico e patetico e, così, sarà sconfitto (proprio di questo parla "Pastorale americana"). Chi invece si prepara per tutta la vita ad attendere la sua tragedia, e saprà così accoglierla nella vita come un ospite indesiderato ma inevitabile in casa propria, saprà guardarla in faccia e, così, guardarsi in faccia. Lì, su quel promontorio di dolore, scoprire davvero che cosa sia la sua vita, come sia fatta la sua anima e chi egli è veramente.
(Rick DuFer)