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    Cinque funzioni

    della comunità cristiana

    per incontrare il Vangelo

    Joseph Gevaert

     


    Per non perdersi in molte considerazioni, l'attenzione può fermarsi brevemente su cinque aspetti della comunità cristiana in cui il rapporto tra il Vangelo e le realtà umane entra in gioco e diventa particolarmente rilevante. Sono generalmente realizzabili anche a livello della catechesi di base.

    1. Contatto con cristiani viventi

    In molti ambienti cattolici aumenta attualmente l'insistenza sul ruolo importante ed indispensabile della comunità cristiana che testimonia, annuncia, insegna, celebra e pratica il Vangelo di Gesù Cristo nel presente, e dove è possibile conoscere dal vivo il Vangelo, fare esperienza di cristianesimo vissuto, incontrare il Cristo e il suo Vangelo nel presente del nostro mondo e delle nostre culture. I cristiani viventi, a modo loro, sono già il dialogo critico tra l'uomo d'oggi e il Vangelo di Gesù Cristo e ne esprimono con il loro modo di essere e di vivere la permanente validità e significatività.
    • Viene qui in primo piano il fatto che la catechesi non dovrebbe essere opera di una sola persona (secondo il modello dell'insegnante nella classe) ma dovrebbe valorizzare l'interazione di numerose persone di diversa età che vivono concretamente questa fede. Molti diranno che la proposta è utopica nell'attuale situazione della comunità cristiana, perché si stenta già enormemente a trovare alcune catechiste. Ciò conferma che senza un diverso coinvolgimento dei membri della comunità, non ci sarà rimedio all'attuale difficoltà della catechesi di base.
    L'antica funzione dei «padrini» o delle «madrine» dei catechizzandi andrebbe in qualche modo ricuperata oggi, probabilmente rinunciando a questo nome che ormai è totalmente secolarizzato e ridotto a un riferimento all'interno del mondo familiare. In Francia e altrove si ricorre oggi al nome «accompagnatore».
    • Contatti e rapporti personali con cristiani che vivono oggi il Vangelo sono una condizione fondamentale per superare il preconcetto che il cristianesimo è qualcosa di vecchio. I cristiani oggi sono una prova vivente di questo rapporto costruttivo tra il Vangelo e la realtà umana. Però non è sufficiente che la catechesi parli soltanto di tali cristiani, è indispensabile incontrarne un certo numero.
    • Per adolescenti e giovani sono sempre di grande attualità i modelli di identificazione: cristiani contemporanei che danno una testimonianza bella e convincente. Si possono talvolta incontrare tra gli insegnanti ed educatori della scuola. Soprattutto nella comunità cristiana si incontrano cristiani viventi, pienamente ,inseriti nel contesto del proprio tempo, consapevoli delle grandi realtà dell'esistenza umana, anche dei suoi lati negativi; cristiani che vivono i grandi problemi umani senza essere spinti al fatalismo, alla ribellione o alla disperazione; cristiani che nell'amore di Dio, che si manifesta attraverso Gesù Cristo, trovano un motivo di profonda speranza, e nello stesso tempo una grande sorgente di amore e di impegno verso il prossimo, e verso una vita umana positiva, fiduciosa e riuscita.

    2. I sacramenti e la celebrazione della fede

    Teologicamente parlando il cristianesimo non è pensabile senza i sacramenti. I grandi segni sacramentali sono già menzionati negli stessi testi del Nuovo Testamento.
    La sacramentologia contemporanea è elaborata in stretto collegamento con la cristologia. esso i sacramenti sono presentati come incontri con Gesù Cristo in alcuni aspetti fondamentale della sua azione salvifica globale. [1] Oppure come azioni di Cristo nella Chiesa e per mezzo della Chiesa (E. Schillebeeckx). Perciò il cristiano incontra nella celebrazione dei sacramenti anche i grandi fatti salvifici di Gesù Cristo che sono testimoniati nel Vangelo. Sono come un condensato del Vangelo stesso.
    Nello stesso tempo, incontrando sacramentalmente i grandi fatti salvifici di Cristo, il cristiano è anche messo a confronto con le realtà umane che esprimono la sua fondamentale necessità di salvezza. Le grandi realtà della vita e della morte sono celebrate alla luce del mistero di Gesù Cristo.
    La partecipazione globale (intelligenza, cuore, sentimento, mani, musica e canto, gesti simbolici, silenzi...) alla celebrazione della fede cristiana ha un impatto che nessun insegnamento verbale può realizzare. Le Chiese ortodosse hanno sviluppato assai l'attenzione a questa forma di incontro con il Vangelo di Gesù Cristo. Il catecumenato rinnovato nella Chiesa latina ha riscoperto diversi aspetti di questa celebrazione della fede. La catechesi parrocchiale stenta tuttora a valorizzare adeguatamente e a sfruttare educativamente la celebrazione della fede.

    3. L'esperienza di comunità

    Si è già accennato al fatto che in molti paesi – tra i cattolici ed in altre confessioni cristiane – l'esperienza conferma che l'efficace trasmissione della fede si realizza meglio laddove è ospitata e praticata in piccoli gruppi o piccole comunità, in cui è anzitutto possibile fare l'esperienza di comunità umana e cristiana insieme. [2] Per gli occidentali l'esperienza di comunità è importante per liberarsi dalla solitudine e dall'anonimato dei rapporti sociali e professionali. Per fanciulli, adolescenti e giovani provenienti da famiglie con uno o due figli, l'esperienza di comunità e l'educazione alla comunità sono indispensabili.
    L'aspetto cristiano che ha sempre esercitato un grande fascino è l'agape, l'amore cristiano, vissuto, praticato, celebrato. Fin dagli inizi del cristianesimo l'esperienza di una comunità, con tanti «fratelli e sorelle» è stata molto accentuata. Essa è basata sul fondamentale riconoscimento della grande dignità di ogni persona umana a un livello di sostanziale uguaglianza; sul superamento della discriminazione delle classi sociali (con i loro privilegi e le loro esclusioni). [3] Realizza in maniera reale, anche se faticosa e non perfetta, la ricerca così profondamente umana di una comunione nella fraternità, nella giustizia e nella pace. Questa esperienza di comunità cristiana è fondamentale per evitare che la Chiesa sia vista anzitutto come istituzione.
    Non è difficile rendersi conto quanto questo punto sia oggi una sfida per molte comunità cristiane, e quanto sia anche un punto dolente per la trasmissione della fede cristiana.

    4. Presenza etica, caritativa e liberatrice

    Fin dai primi tempi della Chiesa, la diaconia si distingue dall'annuncio cristiano / catechesi (cfr. At 6,1-7). Tuttavia la diaconia ha sempre avuto una funzione fondamentale per mettere in evidenza che la realtà del Vangelo aderisce profondamente alle realtà umane.
    Dal cristiano si richiede un comportamento etico corretto verso tutte le persone, l'impegno per i diritti fondamentali delle persone, la cura delle categorie vulnerabili e discriminate, effettive opere di carità, contributi alla pace, alla giustizia e alla salvaguardia del creato.
    Fortunatamente in molte comunità cristiane queste forme di esperienza fanno già parte della catechesi di base. Ad ogni modo non è una novità, poiché tutto ciò era ed è realizzato in quella forma di «catecumenato giovanile» che è l'azione cattolica in diversi paesi.

    5. La comunità cristiana come luogo di esperienza cristiana

    Nella comunità cristiana è possibile incontrare personalmente cristiani convinti, conoscere dal vivo diverse espressioni della vita cristiana, come quelle indicate nei numeri precedenti.
    Ad ogni modo, per cogliere il centro del Vangelo è indispensabile passare dalla posizione dell'osservatore esterno e da quello dei rapporti personali con cristiani convinti, ad un impegno personale partecipato in ciascuno di questi ambiti. Per comprendere il cristianesimo bisogna agire in analogia con quanto si fa per conoscere e comprendere positivamente l'essenza di un gruppo etnico molto diverso, bisogna incominciare a praticare la lingua e i simboli espressivi; bisogna sedersi alla tavola e mangiare i loro cibi; bisogna tirare su le maniche e lavorare insieme con loro i loro campi, ecc. Allora, attraverso l'esperienza parte4ata si può giungere a capire qualcosa di queste persone e della loro cultura ed afferrare il vero senso che molte cose hanno per loro. Chi passa fugacemente come il turista, o rimane ad osservare qualcosa dall'esterno, non riuscirà mai a capire bene di che si tratta, né scoprirà i valori profondi che sono presenti in questo gruppo di persone.
    Analogamente un impegno di pratica partecipata e quindi un periodo di vero apprendistato cristiano, un tirocinio di esperienza cristiana è indispensabile per scoprire il cuore del Vangelo e la sua logica costruttiva e liberante di presenza a tutti i grandi problemi della vita umana. Le note proposte della «shared praxis» di Th. H. Groome, [4] e quella della «socializzazione» di B. L. Marthaler si collocano in parte in questa linea di ricerca. [5]
    Nella pratica della pastorale dei giovani si scoprono diversi elementi sparsi e sporadicamente praticati che rientrano perfettamente in questa logica. Si tratterebbe soltanto di estendere e di perfezionare questi aspetti. Alcune esemplificazioni:
    Molto significativa nel mondo d'oggi è l'esperienza di preghiera. Molto noto a questo riguardo è il fenomeno di giovani che vanno in pellegrinaggio a Taizé per partecipare personalmente in un'esperienza di preghiera. – Per molti giovani è importante poter fare una esperienza di comunità cristiana, di convivenza nella serietà della riflessione su grandi problemi, nella gioia di essere insieme con altri e condividere gli stessi ideali o almeno la stessa ricerca di fronte alla vita. – Non meno importante è l'esperienza della riconciliazione, del perdono, dell'accoglienza nonostante i limiti personali e gli errori passati che sono frequenti nella vita di ognuno. – Altrettanto importanti sono le esperienze nella pratica della carità e di servizio sociale verso poveri e sofferenti.
    Queste forme di esperienza di vita cristiana, o di scuola di cristianesimo vissuto sono ormai ufficialmente riconosciute a livello del catecumenato, e dovrebbero costituire riferimenti per l'impostazione dell'iniziazione cristiana ai battezzati.


    NOTE

    1 Cfr. L. LEIJSSEN, Met de stille glans van Gods Geest. Sacramentologie en postmoderniteit, Averbode, Uitgeverij Altiora, 2003, p. 5 [Con lo splendore silenzioso dello Spirito di Dio. Sacramentologia e postmodernità].
    2 Cfr. A. SEUMOIS, voce Piccole comunità, in Dizionario di catechetica, Leumann (TO), Elledici, 1986, p. 498-499. Sulle comunità di base esiste una vasta letteratura.
    3 Da tenere presente che anche oggi questo aspetto è enormemente importante, per esempio in culture e società con una grande divisione di classi o caste. Esempio tipico: i Dalits in India – gente senza casta e considerata senza dignità personale – sono molto attratti da questo aspetto del cristianesimo. Cfr. A. M. MICHAEL, The Emerging Dalit Consciousness, in «Indian Missiological Review», 17 (1995) 1, p. 5-14. A. AYROOKUZHIEL, The Dalit Church's Mission. A Dalit Response, ibid., 18 (1996) 3, p. 34-47.
    4 Cfr. TH. H. GROOME, Christian Education: sharing our story and our vision, San Francisco, Harper & Row, 1980. ID., Sharing Faith: a comprehensive approach to religious education and pastoral ministry, San Francisco, Harper & Row, 1991.
    5 Cfr. B. L. MARTHALER, Socialization as a model for Catechetics, in M. WARREN (ed.), Source Book for Modem Catechetics, vol. II, Winona, St. Mary's College Press, 1997, p. 120-143. W. CAVALIER, Socialization and shared praxis with responses by Thomas Groome and Berard L. Marthaler, in «The Living Light», 22 (1985-1986) 3, p. 221-234.


    (FONTE: Il dialogo difficile. Problemi dell’uomo e catechesi, Elledici 2005, pp. 130-134)


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