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    L’Europa e i giovani,

    l’Europa per i giovani

    Romano Prodi

    Cari ragazzi, è per me sempre un piacere parlare di Europa e parlarne ai giovani. È un piacere che si rinnova ogni volta perché l’Europa è un progetto rivolto ai giovani e che dipende soprattutto dai giovani.

    Le finalità e lo spirito dell’Europa

    Quante volte, nelle discussioni che facciamo in Commissione, nei dibattiti in seno al Parlamento europeo o con i capi di Stato e di governo, abbiamo detto: «Pensiamo alle nuove generazioni» o «facciamolo per i nostri figli».
    Oggi parlate, tra l’altro, di risparmio. E il mio pensiero corre verso i dibattiti che accompagnarono la decisione di adottare una moneta unica. Tra le varie ragioni, tutte validissime, ve ne era una che mi sembra vada ricordata in quest’occasione: non possiamo caricare di debito pubblico le prossime generazioni!
    La stessa finalità ha ispirato la nostra strategia per lo sviluppo sostenibile, che integra la dimensione ambientale con quella sociale, economica e civile.
    E questa filosofia guida anche la nostra azione in seno alla Convenzione sul futuro dell’Unione, che sta concludendo i suoi lavori: non abbiamo mai chiesto una rivoluzione, e ci opponiamo fortemente ad una “controriforma”...
    Abbiamo invece sempre insistito per mantenere e valorizzare i punti di forza del sistema comunitario e migliorare e innovare quelle parti del sistema istituzionale deboli e inefficienti, per introdurre più democrazia, più semplicità e più efficienza. Come ho detto due giorni fa innanzi al Parlamento europeo, abbiamo bisogno di un progetto costituzionale che getti le fondamenta dell’Europa per molti anni a venire e che conservi per le nuove generazioni quanto abbiamo fatto di buono in passato.
    Insomma, non è affatto retorico affermare che l’Europa è un progetto rivolto innanzitutto ai giovani. A cominciare dal ruolo dell’Europa nel mondo. La reazione spontanea e convinta dell’opinione pubblica, e in particolare dei giovani, agli eventi in Iraq ha posto l’Europa innanzi alle sue responsabilità mondiali.
    L’Europa è un progetto di pace, che:
    – ha garantito per mezzo secolo la pace in una parte del continente,
    – grazie al progetto di unificazione continentale sta portando tale pace e tale prosperità ai Paesi dell’Europa centrale, orientale e meridionale,
    – sta già proiettando tale stabilità verso le regioni vicine all’Unione.
    L’integrazione europea ci ha permesso di raggiungere successi insperati, di cui il mercato unico, la moneta unica e la libertà di circolazione sono le espressioni più tangibili.
    Il processo di allargamento ci sta permettendo di realizzare la prima unificazione pacifica della storia del nostro continente.
    La nuova strategia di “vicinato” è volta a creare un “anello dei Paesi amici” che dalla Russia arriva al Marocco, con cui vogliamo condividere tutto – pace, prosperità, sicurezza, sviluppo, innovazione, dialogo – tranne le istituzioni.
    Ebbene, questa stessa Europa ha offerto una ben povera immagine di se stessa durante gli eventi iracheni.
    Su questo dobbiamo riflettere ed agire, perché l’Unione non è stata all’altezza delle aspettative, non ha saputo rispondere alla domanda di “più Europa” che veniva da milioni di europei.
    L’Europa non ha risposto perché non aveva gli strumenti per farlo.
    Non esiste ancora una vera Europa della politica estera e della difesa. Non esistono gli strumenti né le procedure adeguate. Né ci siamo mai dati un programma per raggiungere tali obiettivi come è stato fatto per l’euro.
    Più in generale, del resto, non abbiamo ancora tirato tutte le conseguenze che dovrebbero derivare dalla moneta unica, che significa un destino commerciale ed economico unico ma che porta con sé un grande significato politico di unità.
    A tale riflessione deve seguire l’azione.
    L’Europa ha bisogno di una struttura istituzionale più coerente e meno frammentata in politica estera.
    Ha bisogno di un vero e proprio ministro degli affari esteri europeo, membro della Commissione, per garantire efficacia e coerenza ai diversi aspetti dell’azione esterna dell’Unione, oggi frammentati tra varie istituzioni e organi.
    Ha bisogno di poter decidere a maggioranza e non all’unanimità, difficile da raggiungere oggi, impossibile da raggiungere a 25 e più Stati.
    Ricordatevi sempre che il potere di veto è la negazione stessa di una Unione di popoli e Stati democratica.
    Non voglio addentrarmi nei dettagli istituzionali, ma vorrei insistere su un aspetto che è fondamentale per l’Europa di domani, per la “vostra” Europa.

    Lo spirito comunitario e la cultura dell’integrazione

    Ciò che non dobbiamo perdere è lo “spirito comunitario” e la “cultura dell’integrazione”.
    Spirito comunitario significa condividere un grande progetto politico memori delle tragiche esperienze a cui le divisioni del passato hanno portato l’Europa e coscienti della necessità che l’Europa si rafforzi al suo interno e sulla scena mondiale.
    Per i vostri nonni, per alcuni dei vostri genitori, per coloro che hanno vissuto, da giovani o giovanissimi, la tragedia della guerra mondiale, l’importanza dell’Europa non ha bisogno di esser spiegata. Allora, il disastro a cui le divisioni e le contrapposizioni tra gli Europei possono portare erano sotto gli occhi di tutti.
    Neppure ai vostri coetanei dei Balcani le conseguenze dell’assenza di Europa hanno bisogno di essere ricordate, loro che hanno vissuto l’assurdità delle guerre etniche e di religione, dei sacrifici umani per modificare dei confini.
    Spirito comunitario significa sforzarsi di capire le ragioni dell’altro prima di volere imporre le proprie. Significa consapevolezza della necessità di avanzare insieme, uniti e di condividere obiettivi comuni per soddisfare comuni esigenze. Significa rispetto, apertura e multilateralismo.
    Cultura della cooperazione significa relativizzare l’idea di frontiera, che in passato ha sempre significato chiusura, divisione e anche guerra (dopo tutto, lo stesso termine “frontiera” significa “andare al fronte”), significa trasformare i confini in aree di cooperazione e sapere che il bene di uno Stato sta nel bene anche degli altri.
    L’Europa è agli antipodi della logica egemonica o unilaterale, e non può accettarla né al suo interno né sulla scena internazionale.
    Qualche anno fa si parlava di un “nuovo concerto europeo”. Voglio oggi riprendere questa immagine. L’Europa comunitaria è come un’orchestra in cui i violini devono suonare perfettamente e dialogare con i fiati e persino con i timpani che irrompono con la forza con cui entrano nella Nona Sinfonia di Beethoven. Allo stesso tempo, mostrano una presenza minore rispetto alle viole, ma certo indispensabile per raggiungere la potenza e la bellezza di quella sinfonia, che ha avuto una splendida esecuzione proprio davanti alla Porta di Brandeburgo, a Berlino, alla caduta del Muro.
    Utopia europea, mi direte?
    No, se per utopia intendete un progetto irrealizzabile, poiché sono fermamente convinto che possiamo creare l’Europa che vogliamo.
    Sì, se per utopia intendete la forza del sogno, il dinamismo della visione. Il sogno dell’Europa mi ha dato e continua a darmi una forza enorme di fronte a tante scaramucce, a tanti momenti di delusione e d’avversione che ho sentito anche su di me.

    La solidarietà al centro del progetto europeo

    La solidarietà è essenziale per l’Europa: solidarietà tra regioni ricche e regioni povere, tra vecchie e nuove generazioni, tra Europa e Paesi meno sviluppati.
    Ma la solidarietà è anche il fondamento dell’Unione politica.
    L’Europa dell’unificazione continentale deve basarsi sull’idea di responsabilità condivisa, di sostegno reciproco e di cooperazione. Deve favorire l’emergere di un “sentimento di appartenenza”, cioè la consapevolezza e la volontà di appartenere alla comunità politica europea.
    A tal fine, è fondamentale sviluppare una riflessione approfondita sui valori sui quali l’Europa unita va fondata.
    Si pensi al valore e al ruolo delle religioni, a comuni radici storico-culturali, a una memoria storica comune fatta di vittorie, di sconfitte e di gesti eroici per la difesa dei valori della libertà.
    Per favorire tale riflessione, ho costituito due gruppi di grandi personalità che stanno lavorando sulla dimensione spirituale e culturale dell’Europa e sul dialogo interculturale all’interno dell’Unione e nel Mediterraneo.
    In particolare, non dobbiamo pensare alla solidarietà unicamente come ad un concetto statico od orientato verso il passato ma dobbiamo chiederci invece come fare crescere, come sviluppare la solidarietà. Da questo punto di vista, lo stesso progetto europeo diventa qualcosa di dinamico, di evolutivo, volto a risolvere i problemi comuni e a riprodurre così nuove forme di solidarietà politica, economica e sociale.
    E la solidarietà diventa il fondamento di un contratto sociale europeo che si rinnova innanzi alle nuove esigenze.
    Questa è la sfida che abbiamo davanti nel momento in cui, attraverso l’unificazione, le diversità europee saranno ancora più grandi.

    L’Europa dei giovani

    Cari giovani, questa è l’Europa che noi abbiamo costruito e che stiamo consolidando. Non vi ho nascosto le sue imperfezioni, le sue contraddizioni né la sua ricerca di un’identità.
    Ma questa Europa va amata! E va rafforzata.
    A voi spettano in particolare due grandi compiti.
    Difendere la pace. La pace non è uno slogan, ma il risultato di un comune sentire. Ed è possibile se superiamo odio e pregiudizi. Lo abbiamo fatto in passato tra noi Europei. A voi spetta farlo dentro e fuori l’Europa, a cominciare dal Mediterraneo. Lo avete gridato con forza voi, durante la crisi irachena e dovete continuare a farlo, perché avete la forza di chi chiede e grida il giusto.
    Vi spetta poi il compito di rendere possibile la convivenza tra popoli di culture diverse, di colore della pelle diverso, di popoli poveri accanto a quelli ricchi. Una delle difficoltà dell’Europa e del mondo è l’accettazione del diverso, che genera paura e diffidenza.
    Come si può avere paura di essere colpiti da chi è inerme, da chi è più debole?
    Come si possono confondere masse di donne e uomini che guardano all’Europa con tanta speranza con alcuni assassini e terroristi, che fanno innanzi tutto il male della loro gente, e che vanno combattuti con fermezza?
    Vi chiedo un impegno civico e umano. Sono infatti convinto che la politica debba incoraggiare e favorire l’impegno dei giovani. Per questo, in Europa, nei limiti delle nostre competenze, stiamo attuando una strategia specifica.
    Il nostro Libro Bianco sulla gioventù mira a favorire la partecipazione, l’informazione, il servizio volontario e la comprensione reciproca.
    Sono in particolare convinto che il servizio volontario possa diventare un grande fattore di integrazione e di cittadinanza europea attiva.
    Per questo, ritengo un grande passo in avanti la creazione, prevista nel progetto di Costituzione, di un corpo europeo di pace composto da giovani europei, per svolgere attività umanitaria. Credo che anche all’interno dell’Unione, le varie agenzie e centri di volontariato dovrebbero creare delle reti e delle forme di coordinamento e di scambio.
    La Presidenza italiana costituisce una grande occasione per porre le prime basi di tale progetto. Da parte nostra, della Commissione, siamo assolutamente disponibili a cooperare con il governo italiano in tal senso.

    I giovani italiani e l’Europa

    Al momento, io sto dedicando tutte le mie forze e il mio impegno all’Europa. E da Bruxelles, si ama l’Europa e si ama e si capisce meglio il proprio Paese d’origine.
    L’Italia ha fondato l’Europa, l’ha pensata, l’ha modellata. E si appresta a presiederla in un momento cruciale per il suo futuro.
    Per questo, voi non siete né spettatori, né semplici destinatari delle decisioni europee. Voi dovete essere protagonisti dell’Europa.
    Gli italiani sono dappertutto in Europa: gli italiani dell’antica povertà, gli italiani dello sviluppo economico e quelli della politica europea.
    E in questo momento, proprio dalla nostra Costituzione, dal suo articolo 11, viene un insegnamento di pace e di sovranazionalità che costituisce un modello per l’Europa e per il mondo.
    Pensate dunque all’Europa come alla vostra casa. Non giratela da turisti, vivetela da cittadini. Imparate le lingue e la storia degli altri Paesi e saprete farvi apprezzare di più e far apprezzare di più la nostra storia e quella dei nostri padri. Approfittate delle opportunità che l’Europa vi offre, a cominciare dal programma Erasmus, che abbiamo di recente proposto di estendere su scala mondiale (Erasmus Mundus).
    È in Europa che potete realizzarvi. È dai voi che dipende il futuro dell’Europa e il futuro dell’Italia in Europa.
    Pensate dunque all’Europa come alla vostra casa. Non giratela da turisti, vivetela da cittadini. Imparate le lingue e la storia degli altri Paesi e saprete farvi apprezzare di più e far apprezzare di più la nostra storia e quella dei nostri padri. Approfittate delle opportunità che l’Europa vi offre, a cominciare dal programma Erasmus, che abbiamo di recente proposto di estendere su scala mondiale (Erasmus Mundus).
    È in Europa che potete realizzarvi. È dai voi che dipende il futuro dell’Europa e il futuro dell’Italia in Europa.


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