Il tempo libero
tra svago, divertimento
e tempo di libera occupazione
Carlo Nanni *
«Lo svago può essere posto, insieme al culto e con l’istruzione, tra le attività umane di carattere universale che caratterizzano tutte le società»
(J. Rumney - J. Maier, Sociologia. La scienza della società, 1955).
Il tempo libero nella tradizione occidentale tra ambiguità e ambivalenza
Aristotele considerava il tempo libero privilegio dell’uomo libero, che può dedicarsi alla vita intellettuale e alla filosofia, riconoscendo allo schiavo soltanto la necessità del riposo e dello svago per ristabilire le energie fisiche dissipate dal lavoro.
A seguito dell’avvento del cristianesimo il tempo libero acquista un nuovo significato sia come festa religiosa, a cui tutti sono chiamati, per celebrare la gloria di Dio, sia come superamento e integrazione del tempo creato in un tempo eterno. Osserva Eliade: «Una festa ha sempre luogo nel Tempo originario. È appunto la reintegrazione di questo Tempo originario che rende il comportamento umano durante la festa diverso da quello prima e dopo la festa».
Nella società moderna industrializzata, l’invenzione della macchina e la produzione in serie dei beni di consumo garantiscono a molti una maggiore “quantità” di tempo libero, ma nello stesso tempo portano ad un impoverimento della “qualità” di esso, sia psicologicamente, perché è considerato solo un “intervallo” per potere rendere di più nel lavoro, sia culturalmente, perché l’abbondanza dei beni di consumo porta alla dispersione dei divertimenti.
Il tempo libero si presenta nella società contemporanea in tutta la sua “ambiguità” ed “ambivalenza”, perché può essere occasione di realizzazione personale e di partecipazione sociale, ma anche di alienazione e di dissipazione.
Ciò è tanto più vero perché nella società contemporanea la stanchezza è più nervosa che muscolare, più psichica che fisiologica. Siamo tutti facilmente stressati. Si ha obbligatoriamente bisogno dello svago e del divertimento per rilassarsi e disinibirsi dopo la fatica. In tal modo però, come aveva già notato B. Pascal, il divertimento diventa una evasione fittizia, perché ci trastulla ma non ci libera: «ci fa arrivare insensibilmente alla morte».
La comicità e l’umorismo, che tanta parte hanno nello svago, sono un primo segno del superamento del divertimento, ma forse soltanto una cultura, gratuita e disinteressata, oltre ogni logica della produzione e dei consumi, può liberare il tempo libero (che in qualche modo così riprende certe intenzionalità umane che erano presenti nell’idea della “scholé” e dell’ “otium” classici).
Certamente dà spessore al tempo libero il realizzarsi nella figura del gruppo, del “noi-altri”; nell’esperienza del “noi” amicale e conviviale, senza altro scopo che quello di stare insieme; e più ancora quando, insieme, si produce qualcosa che torna a vantaggio di chi è nel bisogno o che comunque è socialmente e comunitariamente utile.
Il tempo di libera occupazione, fonte e stimolo per l’educazione
In tal senso, al fine di superare l’antinomia tra lavoro e svago, è, forse, da introdurre tra tempo libero e tempo occupato, il concetto (e la pratica) del “tempo di libera occupazione”, nel quale ci si sente occupati e responsabili come nel lavoro, ma in cui si svolge una qualche attività, non per necessità o per costrizione, ma volontariamente in spirito di gratuità e di generosità.
Le attività culturali spontanee, il servizio sociale volontario, la vita politica dei partiti, le attività caritative, la stessa esperienza religiosa delle diverse comunità ecclesiali si collocano in questo tempo, che non è lavoro retribuito e però neppure puro svago.
Il “tempo di libera occupazione” rivaluta la persona umana sul lavoro e sulla società, senza negare le attività economiche e le relazioni sociali, anzi, dando loro un valore che le necessità di lavoro e gli obblighi sociali di per se stessi non possono avere. L’uomo in questo tempo si sente padrone delle proprie azioni e delle proprie relazioni, continua, oltre le necessità, il suo impegno per migliorare le condizioni della sua famiglia e del prossimo, ed oltre gli obblighi giuridici continua a dare il suo contributo di partecipazione sociale nelle diverse comunità civili, culturali ed ecclesiali.
È questo tempo della libera occupazione che diventa fonte e stimolo educativo, favorendo il protagonismo, la creatività, ma anche il senso di compartecipazione e di solidarietà: sia con stili di animazione sia anche proprio come progettazione intenzionale, aiutando a passare da spettatori e consumatori ad essere “attori”, produttori, cogestori delle iniziative e delle esperienze che si mettono in atto.
* Docente di filosofia dell’educazione all’Università Pontificia Salesiana
Articolo tratto da una relazione al Seminario di Studio della CEI Tempo libero, turismo, sport in oratorio. Un inventario per una proposta (2006)