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    Come puoi dimenticare?

    Mauro Ceruti

    La memoria non è una pura registrazione del passato. Questa idea ormai da tempo ci è insegnata dalle neuroscienzee dalle psicologie. La memoria è sempre una ricostruzione, soggetta alla deformazione, alla rimozione di eventi realmente accaduti, e persino alla formazione di falsi ricordi. È controllata dal presente, dai desideri, dalle paure...
    La scomparsa di una presenza fisica e la presenza delle sue tracce generano turbamento nel ricordo. Finisce un mondo, vitale. Rimangono le tracce di quella presenza, di eventi condivisi, e di quel mondo. Immagini, che si moltiplicano. La casa è perciò da sempre archetipo della memoria.Walter Benjamin ha mirabilmente raccontato come abitare sia lasciare Impronte. E la casa è il luogo che più si oppone al loro dissolvimento, all'incalzare implacabile dell'oblio. È archivio della memoria. Per questo il rapporto con la casa, coni ricordi;è così complesso e ambivalente. A un estremo, si può diventare prigionieri di presenze spettrali. All'altro estremo, perla loro insopportabilità, si può essere indotti a distruggere ogni traccia del passato, come Desmond Morris, dopo la morte della compagna di 66 annidi vita insieme... E, da parte sua, «l'elogio della dimenticanza» di Bertold Brecht recita: «Come si alzerebbe l'uomo al mattino/senza l'oblio della notte che cancella le tracce?». Per poi concludere: «La fragilità della memoria/dà forza agli uomini».
    Parrebbe, tuttavia, che l'umanità dell'era digitale voglia contraddire questa idea, per affidare, al contrario, la propria forza alla costruzione di una memoria totale, e alla conservazione di un passato che non passa, perché «registrato» in un immenso archivio digitale, sempre disponibile e consultabile. Un enorme archivio di ricordi immateriali, una sorta di gigantesca «enciclopedia dei morti 2.0». Un'enciclopedia scritta, a futura memoria, dai viventi, in presa diretta, registrando tracceimmaterlali, copie fantasmatiche della loro presenza psicofisica, immediatamente destinate ad essere copiate e moltiplicate all'infinito, come «anime informazionali», e ad assumere presto una vita autonoma e immortale, disgiunta dalla mortalità dell'io psicofisico da cui, come tracce, avevano tratto origine.
    È in questo orizzonte che, in un abile intreccio di conoscenze scientifiche, di riflessioni sull'evoluzione dei social network nonché di pregnanti occasioni prese dalla narrazione cinematografica, dalla poesia così come dalla vita, Davide Sisto (Ricordati di me. La rivoluzione digitale tra memoria e oblio) pone la questione in maniera intrigante e documentata. E lo fa con l'aiuto dei filosofi, da filosofo. Domandandosi: come cambia oggi il rapporto fra memoria e oblio, nelle nostre vite consegnate al digitale? Come cambia il nostro modo di ricordare e di dimenticare? Che ne è dell'archetipo della memoria nell'era digitale?
    Prolungando la scia di Benjamin, Sisto interpreta acutamente la dimensione online come una nostra seconda casa. Ma mentre nella casa tradizionale la porta separa l'interno dall'esterno, il dentro dal fuori, la nuova casa ha la porta sempre socchiusa, se non spalancata. Questo è in certo senso l'imperativo di Internet: condividere. Le tracce nella memoria-casa tradizionale sono private e fisiche. Al contrario, le tracce della nuova memoria-casa sono condivise, moltiplicate all'infinito, dotate di vita autonoma. Così dunque, come nel caso di Desmond Morris, nella prima casa è immaginabile svuotare i depositi del passato, cioè porre una barriera fra il mondo finito e il nuovo mondo a venire. AI contrario, è invece pressoché impossibile fare lo stesso nella casa digitale, una casa degli spiriti difficilmente spopolabile...
    Il libro documenta e interpreta le varie tappe attraverso le quali i social network, come Facebook, si sono trasformati in immensi scrigni digitali della memoria. Illustra e interpreta, anche per i meno consapevoli, iniziative come #10YearChallange, AccaddeOggi, Ricordi, Ricordi (www.facebook.com/memories), mostrando come, attraverso queste tappe, in rapidissima successione, la nostra esperienza della memoria sia radicalmente mutata. Presente e passato si mescolano, diventando indiscernibili nell'attualità. il passato è, o almeno sembra essere, sempre meno sotto l'ipoteca delle ricostruzioni dal presente. Ed è sempre più presente, un passato appunto che non passa. «I ricordi sepolti nella memoria - scrive Sisto - hanno oggi la possibilità, in virtù delle tecnologie digitali, di essere dissotterrati in un qualsiasi momento della nostra quotidianità e riportati in vita, riguadagnando la stessa attualità che li ha caratterizzati nel momento in cui sono stati vissuti».
    Questo libro è una profonda quanto piacevole riflessione sui nuovi modi di ricordare, e di dimenticare, nel tempo digitale. E alla fine è un salutare antidoto contro ogni enfasi di magnifiche sorti e progressive di una memoria totale. Pone domande di grande rilievo: una memoria di questo tipo rischia di soffocare il passato e di impedirci di immaginare il futuro? Qual è il senso di ricordi digitali immortali, emancipati da chili ha prodotti? La futura deperibilità o obsolescenza dei supporti quanto, per contro, produrrà il rischio di perdere ogni traccia, ogni memoria della nostra vita, non solo online, eliminando improvvisamente l'epidemia dei ricordi?
    Va letto, questo libro. Quantomeno per contemperare le nuove possibilità offerte alla memoria dagli spettri digitali conta consapevolezza dei meriti dell'oblio, che ci ricorda la nostra natura mortale. E ciò potrà aiutare, come suggerisce l'autore, a «godere soltanto nel presente dei benefici della nostra vita onlife...». Non è in fondo anche questo, da sempre, il compito della buona filosofia?

    RICORDATI DI ME. LA RIVOLUZIONE DIGITALE TRA MEMORIA E OBLIO, Davide Sisto - Bollati Boringhieri, Torino. pp.156, € 17,00

    (Il Sole 24 ore – 15 marzo 2020)


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