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    Misericordia

    Dalla fede alle opere /1

    La spiritualità della misericordia

    A cura di Maria Rattà

     MasterofAlkmaarTheSevenWorksofMercy

     

    LASCIARSI TOCCARE DALLA MISERICORDIA DI DIO

    Credere nel Dio misericordioso

    * Diciamo sì a Dio, che è amore, vita e libertà, e mai delude (cfr 1Gv 4,8; Gv 11,25; Gv 8,32), a Dio che è il Vivente e il Misericordioso. Solo la fede nel Dio Vivente ci salva; nel Dio che in Gesù Cristo ci ha donato la sua vita con il dono dello Spirito Santo e fa vivere da veri figli di Dio con la sua misericordia. Questa fede ci rende liberi e felici.
    (Francesco, Omelia, 16 giugno 2013)

    * Chi non vuole affidarsi a Dio deve ascoltare le voci dei tanti idoli che gli gridano: "Affidati a me!". La fede in quanto legata alla conversione, è l’opposto dell’idolatria; è separazione dagli idoli per tornare al Dio vivente, mediante un incontro personale. Credere significa affidarsi a un amore misericordioso che sempre accoglie e perdona, che sostiene e orienta l’esistenza, che si mostra potente nella sua capacità di raddrizzare le storture della nostra storia.
    (Francesco, Lumen Fidei, n. 13)

    * Gesù parla più volte dell’importanza della fede, piuttosto che dell’osservanza della legge. Davanti alla visione di una giustizia come mera osservanza della legge, che giudica dividendo le persone in giusti e peccatori, Gesù punta a mostrare il grande dono della misericordia che ricerca i peccatori per offrire loro il perdono e la salvezza. Si comprende perché, a causa di questa sua visione così liberatrice e fonte di rinnovamento, Gesù sia stato rifiutato dai farisei e dai dottori della legge. Questi per essere fedeli alla legge ponevano solo pesi sulle spalle delle persone, vanificando però la misericordia del Padre. Il richiamo all’osservanza della legge non può ostacolare l’attenzione per le necessità che toccano la dignità delle persone. Non è l’osservanza della legge che salva, ma la fede in Gesù Cristo, che con la sua morte e resurrezione porta la salvezza con la misericordia che giustifica.
    (Francesco, Misericordiae Vultus, n. 20)

    La gioia di Dio è perdonare

    * Dio è gioioso! E qual è la gioia di Dio? La gioia di Dio è perdonare, la gioia di Dio è perdonare! È la gioia di un pastore che ritrova la sua pecorella; la gioia di una donna che ritrova la sua moneta; è la gioia di un padre che riaccoglie a casa il figlio che si era perduto, era come morto ed è tornato in vita, è tornato a casa.
    (Francesco, Angelus, 15 settembre 2013)

    * Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza.
    (Francesco, Misericordiae Vultus, n. 2)

    La misericordia salva l’uomo dal male e dalla sofferenza

    * La misericordia è la vera forza che può salvare l’uomo e il mondo dal «cancro» che è il peccato, il male morale, il male spirituale. Solo l’amore riempie i vuoti, le voragini negative che il male apre nel cuore e nella storia.
    (Francesco, Angelus, 15 settembre 2013)

    * Spinti dall'amore e dal proposito di placare Dio per le offese recate alla sua santità e alla sua giustizia, ed insieme animati dalla fiducia nella sua infinita misericordia, dobbiamo sopportare le sofferenze dello spirito e del corpo, affinché espiamo i peccati nostri e del prossimo e così evitiamo la duplice pena: del danno e del senso, cioè la perdita di Dio, sommo Bene, e il fuoco eterno.
    (Paolo VI, Signum Magnum, n. 4)

    * Di fronte al peccato, Dio si rivela pieno di misericordia e non manca di richiamare i peccatori ad evitare il male, a crescere nel suo amore e ad aiutare concretamente il prossimo in necessità, per vivere la gioia della grazia e non andare incontro alla morte eterna. Ma la possibilità di conversione esige che impariamo a leggere i fatti della vita nella prospettiva della fede, animati cioè dal santo timore di Dio. In presenza di sofferenze e lutti, vera saggezza è lasciarsi interpellare dalla precarietà dell’esistenza e leggere la storia umana con gli occhi di Dio, il quale, volendo sempre e solo il bene dei suoi figli, per un disegno imperscrutabile del suo amore, talora permette che siano provati dal dolore per condurli a un bene più grande.
    (Benedetto XVI, Angelus, 7 marzo 2010)

    Non indurire il cuore

    * Quando entriamo nel nostro cuore, noi troviamo cose che non vanno, che non vanno bene, come Gesù trovò nel Tempio quella sporcizia del commercio, degli affaristi. Anche dentro di noi ci sono sporcizie, ci sono peccati di egoismo, di superbia, di orgoglio, di cupidigia, di invidia, di gelosie… tanti peccati! Possiamo chiedere al Signore che, come è andato a pulire il Tempio, venga a pulire l’anima. E immaginiamo che Lui venga con una frusta di corde… No, con quella non pulisce l’anima! Voi sapete qual è la frusta di Gesù per pulire la nostra anima? La misericordia. Aprite il cuore alla misericordia di Gesù!
    (Francesco, Omelia, 8 marzo 2015)

    * Occorre che cessiamo di indurire il nostro cuore, per ascoltare la voce del Signore e accogliere la proposta del grande perdono. Il Signore vuol soprattutto farci comprendere che la conversione richiesta non è assolutamente un passo indietro, come avviene invece col peccato. Viceversa, la conversione è mettersi sulla giusta strada, progredire nella vera libertà e nella gioia. È risposta ad un invito che proviene da lui, amoroso, rispettoso e pressante nello stesso tempo: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime". Infatti, vi è forse un peso più opprimente del peccato? Un'angoscia più desolata di quella del prodigo, descritta dall'evangelista san Luca? Al contrario, quale incontro più sconvolgente di quello tra il Padre, paziente e misericordioso, e il figlio tornato sui suoi passi? "Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione".
    (Paolo VI, Gaudete in Domino)

    Conversione, cammino continuo

    * Questo Regno e questa salvezza, parole-chiave dell'evangelizzazione di Gesù Cristo, ciascuno li conquista mediante un totale capovolgimento interiore che il Vangelo designa col nome di «metánoia», una conversione radicale, un cambiamento profondo della mente e del cuore. L'annuncio, in effetti, non acquista tutta la sua dimensione, se non quando è inteso, accolto, assimilato e allorché fa sorgere in colui che l'ha ricevuto un'adesione del cuore. Adesione alle verità che, per misericordia, il Signore ha rivelate. Ma più ancora, adesione al programma di vita - vita ormai trasformata - che esso propone. Adesione, in una parola, al Regno, cioè al «mondo nuovo», al nuovo stato di cose, alla nuova maniera di essere, di vivere, di vivere insieme, che il Vangelo inaugura.
    (Paolo VI, Envangeli Nuntiandi, n. 10)

    * La conversione sì, incomincia – forse – oggi, ma deve continuare con la perseveranza…
    (Francesco, Discorso, 12 marzo 2015)

    *Convertirsi non è questione di un momento o di un periodo dell’anno, è impegno che dura tutta la vita. Dal cuore dell’uomo rinnovato secondo Dio provengono i comportamenti buoni: parlare sempre con verità ed evitare ogni menzogna; non rubare, ma piuttosto condividere quanto si possiede con gli altri, specialmente con chi è nel bisogno; non cedere all’ira, al rancore e alla vendetta, ma essere miti, magnanimi e pronti al perdono; non cadere nella maldicenza che rovina la buona fama delle persone, ma guardare maggiormente al lato positivo di ognuno. Si tratta di rivestirci dell’uomo nuovo, con questi atteggiamenti nuovi.
    (Francesco, Omelia, 28 marzo 2014)

     

    I CONSACRATI, FRUITORI E TESTIMONI DELLA MISERICORDIA DI DIO

    Vita consacrata, dono della misericordia divina

    * La vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata è opera di Dio. L’uomo non è autore della propria vocazione, ma dà risposta alla proposta divina; e la debolezza umana non deve far paura se Dio chiama. Bisogna avere fiducia nella sua forza che agisce proprio nella nostra povertà; bisogna confidare sempre più nella potenza della sua misericordia, che trasforma e rinnova.
    (Benedetto XVI, Angelus, 10 febbraio 2013)

    * La vita religiosa è una convivenza di credenti che si sentono amati da Dio e che cercano di amarlo. Proprio in questo comune impegno potete trovare la ragione più profonda della vostra sintonia spirituale. Nell’esperienza della misericordia di Dio e del suo amore troverete anche il punto di armonizzazione delle vostre comunità. Ciò comporta l’impegno di assaporare sempre più la misericordia che i confratelli vi usano e donare loro la ricchezza della vostra misericordia.
    (Francesco, Discorso, 5 giugno 2015)

    Consacrati, canali della misericordia di Dio

    * «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5, 7). La vita religiosa è indicata come vita pienamente evangelica, in quanto realizza concretamente le beatitudini. Pertanto, come religiosi, siete chiamati ad essere misericordiosi. Si tratta anzitutto di vivere in profonda comunione con Dio nella preghiera, nella meditazione della Sacra Scrittura, nella celebrazione dell’Eucaristia, perché tutta la nostra vita sia un cammino di crescita nella misericordia di Dio. Nella misura in cui ci rendiamo consapevoli dell’amore gratuito del Signore e lo accogliamo in noi stessi, crescono anche la nostra tenerezza, la nostra comprensione e la nostra bontà verso le persone che ci stanno accanto.
    (Francesco, Discorso, 5 giugno 2015)

    * Le persone consacrate sono chiamate in modo particolare ad essere testimoni di questa misericordia del Signore, nella quale l’uomo trova la propria salvezza. Esse tengono viva l’esperienza del perdono di Dio, perché hanno la consapevolezza di essere persone salvate, di essere grandi quando si riconoscono piccole, di sentirsi rinnovate ed avvolte dalla santità di Dio quando riconoscono il proprio peccato. Per questo, anche per l’uomo di oggi, la vita consacrata rimane una scuola privilegiata della "compunzione del cuore", del riconoscimento umile della propria miseria, ma, parimenti, rimane una scuola della fiducia nella misericordia di Dio, nel suo amore che mai abbandona. In realtà, più ci si avvicina a Dio, più si è vicini a Lui, più si è utili agli altri. Le persone consacrate sperimentano la grazia, la misericordia e il perdono di Dio non solo per sé, ma anche per i fratelli, essendo chiamate a portare nel cuore e nella preghiera le angosce e le attese degli uomini, specie di quelli che sono lontani da Dio.
    (Benedetto XVI, Omelia, 2 febbraio 2010)

    * Ogni opera di misericordia deve lasciar trasparire il volto accogliente di Cristo, in modo da permettere a tante persone, che ancora non Lo hanno incontrato o che di Lui si sono fatti un'idea distorta, di riconoscerLo quale veramente Egli è, l'unico Salvatore dell'uomo. Questo comporta che la vostra azione apostolica sia sempre accompagnata dall'assidua contemplazione di Gesù esaltato sulla Croce. È dalla croce che il Verbo, nel silenzio e nella solitudine, "afferma profeticamente l’assoluta trascendenza di Dio su tutti i beni creati, vince nella sua carne il nostro peccato e attira a sé ogni uomo e ogni donna, donando a ciascuno la nuova vita della risurrezione" (Vita consecrata, 23). Quanto più saprete restare ai piedi della Croce, facendo vostro l'atteggiamento di maternità universale della Vergine Maria, tanto più crescerete nell'esperienza della verità di Dio-Misericordia e potrete trasmetterla a quanti incontrerete sul vostro quotidiano cammino.
    (Giovanni Paolo II, Discorso alle partecipanti al capitolo generale delle Figlie della Misericordia e della Croce, 8 gennaio 2000)

    * Quante religiose, e quanti religiosi, bruciano la loro vita accarezzando “materiale” di scarto, accarezzando quelli che il mondo scarta, quelli che il mondo disprezza, che il mondo preferisce non ci siano; quello che il mondo oggi, con metodi di analisi nuovi che esistono, quando si prevede che può venire con una malattia degenerativa, si propone di mandarlo indietro, prima che nasca. E una ragazza giovane, piena di aspettative, incomincia la sua vita consacrata rendendo presente la tenerezza di Dio nella sua misericordia. A volte non lo capiscono, non lo sanno, ma com’è bello per Dio, e quanto bene può fare, per esempio, il sorriso di uno spastico, che non sa come farlo, o quando ti vogliono baciare e ti sbavano la faccia. È la tenerezza di Dio, è la misericordia di Dio. O quando sono arrabbiati e ti danno un colpo… E bruciare la mia vita così, con “materiale” di scarto agli occhi del mondo, questo non parla solamente di una persona; ci parla di Gesù, che, per pura misericordia del Padre, si fece nulla, si annientò, dice il testo della Lettera ai Filippesi, capitolo 2.
    (Francesco, Omelia, 20 settembre 2015)


    LA SPIRITUALITÀ DELLA MISERICORDIA

    Misericordia e preghiera

    * L'orazione ha un sostegno efficacissimo nell'abnegazione di sé, nella penitenza e nella misericordia verso il prossimo. Questa verità è tanto chiara, quanto è certo che le opere buone sono un supposto essenziale di una degna e potente preghiera. Come potrebbe la Chiesa venir meno alla sua missione, la quale in tali circostanze fu sempre quella di implorare la grazia di Dio e la sua misericordia con la preghiera e con la penitenza, in unione col Sacrificio eucaristico dell'Uomo-Dio?
    (Pio XII, Discorso, 13 marzo 1943)

    Implorare la misericordia, guardando al Crocifisso

    * Il Padre di tutte le misericordie accoglie sempre con benevolenza la preghiera di chi si rivolge a Lui. Egli risponde alla nostra invocazione e alla nostra preghiera come Egli vuole e quando vuole, per il nostro bene e non secondo i nostri desideri. Sta a noi discernere la sua risposta e accogliere i doni che Egli ci offre come una grazia. Fissiamo il nostro sguardo sul Crocifisso, con fede e coraggio, perché da Lui provengono la Vita, il conforto, le guarigioni.
    (Benedetto XVI, Discorso, 19 marzo 2009)

    * Le parole di Gesù sulla croce negli ultimi istanti della sua vita terrena offrono indicazioni impegnative alla nostra preghiera, ma la aprono anche ad una serena fiducia e ad una ferma speranza. Gesù che chiede al Padre di perdonare coloro che lo stanno crocifiggendo, ci invita al difficile gesto di pregare anche per coloro che ci fanno torto, ci hanno danneggiato, sapendo perdonare sempre, affinché la luce di Dio possa illuminare il loro cuore; e ci invita a vivere, nella nostra preghiera, lo stesso atteggiamento di misericordia e di amore che Dio ha nei nostri confronti: «rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori», diciamo quotidianamente nel «Padre nostro». Allo stesso tempo, Gesù, che nel momento estremo della morte si affida totalmente nelle mani di Dio Padre, ci comunica la certezza che, per quanto dure siano le prove, difficili i problemi, pesante la sofferenza, non cadremo mai fuori delle mani di Dio, quelle mani che ci hanno creato, ci sostengono e ci accompagnano nel cammino dell’esistenza, perché guidate da un amore infinito e fedele.
    (Benedetto XVI, Udienza Generale, 15 febbraio 2012)

    La preghiera raggiunge il cuore di Dio

    * Convertirsi sempre di nuovo al regno di Dio, alla signoria di Dio, della Verità, nella nostra vita. Lo invochiamo quotidianamente nella preghiera del “Padre nostro” con le parole “Venga il tuo regno”, che è dire a Gesù: Signore facci essere tuoi, vivi in noi, raccogli l’umanità dispersa e sofferente, perché in Te tutto sia sottomesso al Padre della misericordia e dell’amore.
    (Benedetto XVI, Omelia, 25 novembre 2012)

    * Tutte le nostre preghiere - con tutti i limiti, la fatica, la povertà, l’aridità, le imperfezioni che possono avere - vengono quasi purificate e raggiungono il cuore di Dio. Dobbiamo essere certi, cioè, che non esistono preghiere superflue, inutili; nessuna va perduta. Ed esse trovano risposta, anche se a volte misteriosa, perché Dio è Amore e Misericordia infinita.
    (Benedetto XVI, Udienza Generale, 12 settembre 2012)

     


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