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    29. Proverbi

    fabris29


    La raccolta dei “proverbi” è fatta per associazione tematica e lessicale, alfabetica e numerica. Lo stile è caratterizzato dal ritmo poetico dei distici e delle quartine.
    Il Libro dei Proverbi, che fa parte del “Pentateuco sapienziale” canonico, è una raccolta di sentenze posta il nome del re Salomone. Il testo ebraico si apre con questa espressione: Mišlê Šelomòh, “proverbi di Salomone” (Prv 1,1). Il termine ebraico mašàl – plurale mešalîm – designa una vasta gamma di forme espressive, presentate nel prologo del Libro: «Proverbi di Salomone, figlio di Davide, re di Israele, per conoscere la sapienza e l’istruzione, per capire detti intelligenti, per acquistare una saggia educazione… Il saggio ascolti e accrescerà il sapere, e chi è avveduto acquisterà destrezza, per comprendere proverbi e allegorie, le massime dei saggi e i loro enigmi» (Prv 1,1-2.6). Il “proverbio” è una breve sentenza, spesso ritmata, non priva di umorismo e di ironia, con la quale si trasmette il frutto dell’esperienza e della saggezza tradizionale. La chiave di lettura della tradizione sapienziale è suggerita dalla dichiarazione programmatica: «Il timore del Signore è principio della scienza» (Prv 1,7a). La raccolta dei “proverbi” è fatta per associazione tematica e lessicale, alfabetica e numerica. Lo stile è caratterizzato dal ritmo poetico dei distici e delle quartine.

    1. Struttura letteraria e origine

    Nei 31 capitoli del Libro dei Proverbi si possono distinguere nove raccolte di sentenze, risalenti a epoche e autori diversi, di carattere morale riguardante i vari ambiti della vita e dell’esperienza umana. La stesura definitiva risale al periodo postesilico, dopo il V secolo a.C. La prima raccolta abbraccia i primi nove capitoli del libro (Prv 1,8-9,18). Si parla dell’origine della “sapienza”, che, nell’elogio poetico, è presentata come una figura femminile nel suo rapporto con Dio creatore, il mondo e la storia umana: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra…» (Prv 7,22).
    La seconda raccolta salomonica più antica, dal IX al V secolo a.C., abbraccia i capitoli centrali del Libro (Prv 10,1-22,16). Nei capitoli X-XV sono riuniti i proverbi disposti su due righe- distici – caratterizzati dal parallelismo antitetico. Nella sezione di Prv 16,1-22,16, i distici sono costruiti sul parallelismo sinonimico, dove la stessa idea è espressa nei due stichi in termini equivalenti. Nel capitolo XVI la serie di proverbi sono chiamati jahvisti, perché ricorre il nome del “Signore” (Prov 16,1-9). Segue una serie di proverbi regali (Prv 16,10-15). Complessivamente sono I 376 mešalîm, che riguardano la vita morale.
    Una terza raccolta di proverbi è attribuita ai saggi” (Prv 22,17-24,22). All’interno di questa raccolta si trova una sezione che ha notevoli affinità con la raccolta egiziana delle “Istruzioni di Amenomope”, epoca ramesside, 1100 a.C. (Prv 22,17-23,14). Una quarta raccolta dei “saggi” si ha nel capitolo XXIV (Prv 24,23-34). La quinta raccolta, la seconda di carattere solomonico, comprendere 127 mešalîmdistici (Prv 25,1-29,27). La sesta breve raccolta comprende un insieme di sentenze poste sotto il nome di “Agur” (Prv 30,1-14). La settima raccolta è caratterizzata dal “mašal numerico”(Prv 30,1-14). Nell’ottava raccolta sono riunite le “parole di Lemuèl” (Prv 31,1-9). L’ultima nona raccolta è una composizione poetica alfabetica, dove si fa l’elogia della sapienza familiare e rurale nella figura della “donna ideale” (Prv 31,10-31).

    2. Il messaggio

    Nel Libro dei Proverbi l'essere umano è chi realizza la felicità con il giusto equilibrio nel contesto della fede jahvista. La sanzione del bene e del male è intrinseca alle azioni stesse: riuscita o fallimento. Si propone una visione ottimistica del mondo e della realtà: non si pone il problema del male. La retribuzione è il risultato dell'impegno umano. La fonte o autorità delle norme etiche - valori o principi di sapienza - sono la ragione e il buon senso. L’orizzonte religioso è dato dal “timore di Dio”, il senso del limite creaturale, in cui si armonizzano fede e ragione. Questo modello etico-religiosa può essere rappresentato dal “triangolo” sapienziale: Dio – uomo – mondo (storia).


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