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    Per un primo

    approccio a Gesù

    Carlo Caffarra


    01. La presenza di Cristo nella nostra vita di ogni giorno è un dato di fatto ineliminabile: ingombrante per alcuni, insignificante per altri, beatificante per il credente. Ineliminabile: quando scriviamo la data, noi parliamo di Lui; la nostra settimana è organizzata "prendendo spunto" da Lui; togliete dalla nostra città tutti i riferimenti a Lui, e di ciò che fa della nostra città un luogo unico di arte resterebbe ben poco.

    02. Dobbiamo allora porci sempre la domanda: "chi è Gesù?" e [domanda di Pilato: cfr. Gv 19,8] "ma tu di dove sei?". Direi che queste domande ce le dobbiamo porre soprattutto noi credenti. E’ Gesù che ci provoca in un modo singolare: "e voi [i suoi discepoli] chi dite che io sia?".

    1. Gesù Cristo: un "soggetto singolare", senza uguali

    Anche ad un incontro molto superficiale colla persona di Gesù, quale possiamo avere leggendo anche in fretta i Vangeli, noi restiamo sconcertati dalla "paradossalità" della sua persona. E’ una persona in cui convivono qualità contrarie, o che sembrano essere tali.
    (A) Egli si presenta a noi come una persona molto povera, molto umile: quanto alla sua origine [Nazareth: "può venire mai qualcosa di buono da Nazareth" Gv 1,46]; quanto alla sua famiglia [figlio – come si riteneva – di un carpentiere]; quanto alla sua vita quotidiana ["gli uccelli hanno il nido, le volpi hanno le tane, io neppure un sasso su cui posare il capo"].
    Egli preferisce la compagnia dei poveri e degli umili, di chi nella società del tempo non contava nulla: i bambini, le donne, chi non viveva secondo i canoni religiosi del suo tempo [pubblicani, prostitute …].
    Dunque, si direbbe oggi, uno che non è niente perché non ha niente.

    (B) Eppure, questo uomo, ha una consapevolezza di Sé, che nessuno ha mai avuto. Egli rivela che cosa pensa di sé nei confronti dei genitori a dodici anni [cfr. Lc 2,49], nei confronti delle realtà più sante e più venerate dal suo popolo [il Tempio e il Sabato], nei confronti dei personaggi più grandi della storia del suo popolo [Abramo: cfr. Gv 8,56-58; Salomone; Mosè: cfr. Gv 7,19-23], nei confronti del potere politico.
    Ma, soprattutto, Egli dice una cosa "incredibile": Egli condiziona completamente il destino eterno dell’uomo alla posizione che ogni uomo terrà nei suoi confronti [cfr. Mt 25,31-46 = l’avete fatto / non l’avete fatto a ME]. Non solo: ma il solo e semplice fatto di ignorarlo, di rimanere indifferenti davanti a Lui è già giudicato rifiuto.

    (C) E che cosa succede a chi lo ha incontrato sulle strade della Palestina, a chi lo ha ascoltato? Ha suscitato reazioni di odio violento: è stato tacciato di ogni peggiore qualità [è un indemoniato; è un bestemmiatore; è un pazzo; è un imbroglione; è un mago].
    Ma ci sono stati uomini e donne che molto semplicemente, senza nessun preconcetto, lo hanno incontrato ed ascoltato. Non posso ora riferirvi di ognuno di questi incontri. Ne accenno alcuni: Simon Pietro [=Signore, tu solo hai parole di vita eterna!], la pubblica peccatrice [cfr. Lc 7,35-50], la donna adultera [cfr. Gv 8,1-11], Zaccheo [Lc 19,1-10]. Ciascuno può fare questa ricerca nei Vangeli.
    Da questi incontri risultano alcune costanti sulle quali è commovente riflettere.
    - Incontrare Cristo significa cominciare a vivere in una tale compagnia con Lui, che coinvolge tutta la vita: e non ce la fai più a stare senza di Lui.
    - Si costituisce una commovente familiarità ed amicizia: Lui non ha più segreti per chi lo segue, li chiama amici e lava loro persino i piedi. E dalla parte dell’"incontrato" sorge un attaccamento, un’affezione unica: "Signore, tu lo sai che ti amo", gli dice Pietro.

    2. Gesù Cristo: uno che è sconfitto?

    Nella vita degli amici di Gesù, di coloro che lo avevano seguito, che per Lui avevano abbandonato tutto, successe qualcosa di "incredibile" per loro: Gesù venne ucciso! Egli cioè fu condannato dal supremo potere religioso del suo popolo e dall’autorità politica.
    Dobbiamo cercare in tutti i modi di capire che cosa questo avvenimento significò per quelle donne ed uomini, fare ogni sforzo per immedesimarci nell’esperienza vissuta da loro la sera del venerdì.
    Abbiamo un analogato che può per contrasto farci capire un poco: che cosa è stata la morte di Socrate per Platone ed i suoi amici? La più grande costruzione filosofica di tutti i tempi è nata per rispondere a quell’angoscia: perché viene ucciso l’innocente in questo mondo? Allora, questo mondo è indegno di esserci! Allora deve esserci un altro mondo, quello vero. La ricerca di quest’altro mondo, l’affermazione della sua realtà e l’intelligenza della sua costituzione, il progetto per trascriverlo in un qualche modo dentro a questo mondo è la filosofia platonica, costruita nel ricordo di Socrate.
    Ma se questa fu la via di Platone, questa non poteva essere la soluzione di quegli uomini. Essi non avevano vissuto ciò che avevano vissuto a causa di ciò che Gesù aveva detto, ma a causa di chi era Gesù. Non era sufficiente ricordare, per loro, ciò che aveva insegnato: era Lui, la sua Persona in carne ed ossa che aveva trasformato la loro vita. L’attrattiva vera non è il suo insegnamento, ma la sua Persona. Non erano stati degli scolari che, una volta appreso l’insegnamento, potevano ritornarsene a casa; erano amici che vivevano con una Persona. E questa era morta! Nelle pagine dei Vangeli ci sono accenni molto profondi che ci possono introdurre dentro a questo dramma: "noi speravamo", dicono i due discepoli di Emmaus; l’incredulità di Tommaso; il suicidio di Giuda.

    3. Gesù Cristo: uno che ha vinto la morte, perché è risorto!

    E qui avviene il fatto più grande che sia accaduto su questa terra. Quegli uomini e quelle donne vedonoGesù vivo, vivo in carne ed ossa anche se in un corpo glorificato.
    Dovete fare molta attenzione sul contenuto preciso di questa testimonianza. Essa dice che quello stessoGesù che tre giorni prima era stato distrutto nella e dalla morte peggiore, è veramente, realmente, corporalmente vivo. Vivo in se stesso: non nel suo messaggio, non nel suo esempio, ma corporalmente vivo nella sua personale identità. Quegli uomini hanno capito che questo fatto cambiava tutto! Vediamo brevemente perché.
    - Se è vivo nel senso suddetto, Gesù è vivo anche ora, anche per me e per te. Non è solo un ricordo passato: è una presenza viva, attuale. E quindi ti è dato anche ora di vivere la stessa esperienza vissuta da chi lo ha incontrato.
    - Su questo fatto passa la divaricazione essenziale fra chi è cristiano e chi non è cristiano, senza possibilità di un millimetro di compromesso intermedio: o Gesù oggi è corporalmente vivo o Gesù oggi è corporalmente morto. Non c’è via di mezzo. E che Egli sia inscritto nel libro dei morti o no, non è un … dettaglio secondario.
    - Accaduto questo fatto, gli apostoli hanno capito tutta la loro esperienza passata con Cristo: ciò che aveva detto, ciò che aveva fatto. Hanno ripensato tutto il loro incontro con Cristo.
    - E’ cambiato tutto, perché la morte non è l’ultima parola sul destino umano.
    Che cosa allora hanno fatto gli apostoli? Una cosa sola: andare in giro per tutto il mondo a dire in fondo una sola cosa: "Gesù di Nazareth, crocefisso e sepolto, è risuscitato ed è corporalmente vivo e, pertanto, anche ciascuno di voi può incontrarlo e salvarsi".
    Come sono stati trattati questi uomini? Esattamente come Cristo! Alcuni li considerarono degli imbroglioni, dei pazzi, degli allucinati; altri credettero alla loro testimonianza e questi videro accadere anche nella loro vita ciò che era accaduto già nella vita dei testimoni diretti: cfr. 1Gv 1,1-4. E’ cominciato lo stupendo avvenimento che si chiama "CHIESA": uomini "incontrati da Cristo", che a loro volta hanno il compito di "trasmettere l’incontro".

    Conclusione

    Ora ci fermiamo. Era solo un primo approccio alla persona di Gesù, che dovremo approfondire nelle catechesi seguenti. Ed infatti, dopo l’incontro col Risorto ed alla luce di questo incontro, gli apostoli capirono che cosa era successo nella loro vita; vollero capire il significato profondo di tutto, soprattutto di quella "scandalosa morte" sulla Croce.
    Anche noi dovremo lasciarci introdurre più profondamente nella persona del Signore, sotto la guida della dottrina degli Apostoli e la testimonianza di chi anche oggi ha incontrato il Risorto.

    (Catechesi ai giovani: 30 ottobre 1999)


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