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    Io sono la luce

    del mondo

    Carlo Caffarra

     

    Io sono la luce del mondo: chi segue me non camminerà nelle tenebre
    Lc 18,35-43

    Ricordate ancora che cosa abbiamo detto nell’ultima catechesi? Abbiamo cercato di rispondere ad una domanda: che cosa succede nella vita della persona quando si incontra con il Crocefisso-Risorto? Ed abbiamo risposto: il suo peccato è perdonato e la sua libertà è liberata, resa capace di produrre frutti di giustizia, di bontà, di sapienza, di bellezza. Cioè: succede “qualcosa” dentro la tua libertà, che è la chiave di volta di tutto l’arco della tua esistenza. E’ tutto ciò che succede? 
    No! Succede qualcosa di molto grande all’interno di un’altra dimensione della tua persona. Partiamo da un esempio molto semplice. Proviamo a paragonare la nostra vita ad un cammino, ad una strada (è un’immagine presente in tutte le letterature): è la nostra libertà che ci fa percorrere questa strada. Ma la nostra libertà è come una forza cieca: deve essere guidata. La guida della nostra libertà è la nostra ragione. Ed ora facciamo un altro esempio, anzi due. 
    Potete mettervi in cammino se non avete nessuna meta? “Dove vai?” voi non rispondete “da nessuna parte”, perché se uno non ha nessuna meta, non si muove. 
    Secondo esempio. Vi è mai capitato mentre parlate, di dimenticare ciò che state dicendo? Il discorso si blocca, non può più continuare. Non si può più andare avanti se non si sa dove si è cominciato. 
    Dunque: non puoi camminare se non sai dove sei diretto; ti blocchi se non sai da dove hai cominciato. Così è della nostra vita, cioè della nostra libertà: se non sai da dove hai cominciato e dove sei diretto, ti blocchi. Il cammino della vita: da dove è cominciato? Dove è diretto? Sentite che cosa scrive un autore contemporaneo sulla nostra situazione. “Il nichilismo ci ha dato la consapevolezza che noi moderni siamo senza radici, che stiamo navigando a vista negli arcipelaghi della vita, del mondo, della storia: perché nel disincanto non v’è più bussola che orienti; non vi sono più rotte, percorsi, misurazioni pregresse utilizzabili, né mete prestabilite a cui approdare ...... La nostra è una filosofia di Penelope che disfa incessantemente la sua tela perché non sa se Ulisse ritornerà” (F. Volpe, Il nichilismo, ed. Laterza, Bari 1996, pag. 117). 
    Che cosa succede in chi incontra il Crocefisso-Risorto? L’opposto della condizione descritta nella pagine citata: l’uomo scopre definitivamente da dove viene (le sue radici) e dove è diretto (la meta cui approdare). Si accende la luce nella tua ragione. In questa catechesi cercheremo di descrivere questo stupendo avvenimento che accade nell’uomo: vedere nella luce la sua esistenza.

    1. La prima domanda: da dove vengo? Prima di tutto, dobbiamo renderci conto che questa è una domanda che nessuna persona ragionevole può evitare  di farsi. Ci sono domande evitabili e domande inevitabili: certo se non vuoi essere ragionevole, puoi anche censurarle. Perché è una domanda inevitabile? Per un motivo molto semplice. Tu ti trovi dentro alla vita, senza aver deciso tu di entrarvi. Nessuno ti ha chiesto il permesso. Ed allora, non avendo deciso tu di vivere, è inevitabile che tu ti dica: e chi lo ha deciso? da dove cioè vengo? Togliamo subito dalla nostra mente una risposta che sembra risolvere la questione, ma in realtà non risolve nulla: i nostri genitori. No! I tuoi genitori non volevano te: volevano un bambino/bambina. Il bambino poi voluto eri tu: esso lo seppero quando ti videro per la prima volta. 
    Ed allora chi lo ha deciso? guardate bene. Sono possibili solo tre risposte: il caso; la necessità, un Persona. 
    Il caso: è stata una mera casualità che esista tu, che quel bambino/bambina voluto dai tuoi genitori fosse tu e non un altro. Ma fate bene attenzione! Se tu sei venuto al mondo per caso, tu esisti anche per caso. La tua vita è una mera causalità: non ha in sé nessuna ragione d’essere, è priva di significato. Sei nato per caso; vivi per caso; e morirai per caso. 
    La necessità: la tua vita è il risultato dell’incrociarci, del coincidere di forze naturali ed impersonali. E’ per un destino senza volto e senza nome che tu ci sei. 
    Una Persona. Chi incontra Cristo sa che alle sue origini ci sta una Persona che l’ha voluta. Non esisti per caso; non esisti per necessità. Esisti perché qualcuno ti ha pensato, ti ha apprezzato, ti ha scelto, ti ha voluto. Cristo ti svela che all’origine del tuo esservi ci sta un atto di amore: ci svela che Dio è Padre che ci ama e che questo amore sta all’origine della nostra vita. Che cosa succede nella vita della persona che ha scoperto questa verità? Una inesprimibile, incrollabile gioia di essere al mondo, di vivere (anche nelle sofferenze). Per quale ragione? 
    “ Nessun potere ci potrà sottrarre all’amore di Dio in Gesù Cristo nostro Signore, che ci ha accolti nella sua croce e risurrezione. Nessuna forza è superiore alla forza di questo amore, che è al di sopra di ogni potere. «Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze né altezze né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Gesù Cristo nostro Signore», dice Paolo in Rom. 8,38 s. 
    Tutte queste potenze prese insieme, la potenza della morte, ma anche quella della vita e anche quella dell’altezza e della profondità o del presente e del futuro, non superano la potenza dell’amore che Dio ha dimostrato in Gesù Cristo e che egli vuole continuare a darci incondizionatamente. E nessun destino umano può staccarci dall’amore di Cristo, che è più forte. «Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: ‘Per causa tua siano messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello’. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amato» dice Paolo poco prima del testo citato sopra, in Rom. 8,35 ss. Anche il mondo con le sue epoche, che ci lega e ci imprigiona, che ci minaccia e opprime, che ci pressa e ci distrugge, soprattutto mediante le sue inafferrabili forze elementari e le sue correnti psichiche, fisiche, politiche e spirituali, che ci assale con destini imprevedibili che ci sopraffanno, e che incontriamo anche negli uomini benevoli o malevoli e nelle istituzioni umane, anche questo mondo nella sua forza misteriosa, la morte, è finito...” (H. Schlier, Linee fondamentali di una teologia paolina, ed. Queriniana, Brescia 1985, pagg. 141-142).

    Vorrei terminare questo primo punto della catechesi, facendovi riflettere ancora una volta sul fatto che questa è una domanda inevitabile. Inevitabile, perché se tu anche dicessi: “non mi interessa; non voglio pensarci”, di fatto tu hai già dato una risposta. Così facendo, tu vuoi vivere semplicemente “prendendo la vita come viene”. Cioè: vivendo come se tu fossi qui per caso. Vedi? Hai già scelto la tua risposta.

    2. La seconda domanda: dove sono orientato? E questa è una domanda ancora più seria. E’ inutile che ci nascondiamo ... dietro  un dito: i nostri anni sono contati. Non vivremo per sempre. Se c’è una cosa che certamente accadrà nella nostra vita è la morte. Ed allora, i casi sono due: o con la morte finisco tutto (la morte è l’ultima definitiva parola detta sulla mia vita) oppure non finisco tutto, ma la morte mi introduce in una nuova vita. Non c’è via di uscita da questa alternativa. 
    Qualcuno potrebbe dire: questo è decisamente un problema evitabile, dal momento che riguarda il “dopo” la mia morte e non “l’adesso” della mia vita. In realtà non è così, perché precisamente “l’adesso” della tua vita (il suo significato) dipende dal come sarà, se ci sarà, il dopo la tua morte. Infatti, se la meta finale verso cui sono incamminato è il mio totale annientamento, già da ora io sto vivendo per niente. 
    Ora chi incontra Gesù Cristo, il crocefisso-risorto, scopre che la meta finale della sua vita non è l’annientamento totale di se stesso. Egli scopre che è destinato alla vita eterna, perché è destinato a vivere sempre con Cristo, che è risorto precisamente per questo. 
    Allora vedete come l’origine si aggancia ala meta finale. Non esisti per caso: sei stato pensato, apprezzato, scelto e voluto. In vista di che cosa? Perché tu viva pienamente e per sempre in Cristo e con Cristo, risorto precisamente per introdurti in questa vita! Come essa è piena di mistero! 
    L’immagine del “cammino” che abbiamo usata all’inizio, adesso diventa chiaro. La tua vita è un cammino che parte da un atto di amore ed è orientato verso la vita. Tu lo puoi percorrere. Perché? Perché sai da dove vieni e dove vai: Cristo è la tua luce; perché hai la libertà per farlo: Cristo è la tua liberazione. 
    Ecco che cosa significa che Cristo colla sua morte e risurrezione ha sciolto l’enigma della vita. S. Paolo ci fa uno stupendo riassunto di questa soluzione. 
    “«Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso, e nessuno muore per se stesso. Perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita per essere il Signore dei morti e dei vivi». Per effetto della morte e risurrezione di Gesù Cristo, noi apparteniamo a lui, siamo sua proprietà, come esprime il genitivo: siamo dunque del Signore. E poi viviamo orientati a lui, sempre rivolti a lui, per così dire, e aperti a lui, sia che viviamo sia che moriamo non siamo più soli. Con la sua croce e risurrezione egli - che ci ama di un amore invincibile, che neanche la morte riesce a vincere - ci ha fatto suoi e, accogliendoci nel suo amore superiore alla morte, ci ha strappati alla morte e ci ha uniti a sé.” (H. Schlier, Linee fondamentali di una teologia paolina, ed. Queriniana, Brescia 1985, pag. 148).

    Conclusione

    Sono stato il 4 dicembre alla festa di S. Barbara, dai Vigili del fuoco. Tra le manifestazioni eseguite, in una alcuni si lanciano dal quarto piano di un palazzo, nel vuoto. Non si fecero male; non ebbero paura. Perché? Erano sostenuti, durante tutta la caduta, da una corda. Ho pensato: ecco la vita del credente! Egli si lancia colla sua libertà dentro al vuoto di ogni significato, ma lo fa con coraggio ed arriva sulla terra. Perché? Perché è attaccato a Cristo. Quella mattina ho visto che cosa significa credere ed incontrare il crocefisso-risorto.

    CATECHESI AI GIOVANI 
    21 dicembre 1996


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