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    Oratorio:

    missione aperta

    nel continente giovanile

    Domenico Sigalini

    La Chiesa italiana afferma che ci vuole una «organica, intelligente e coraggiosa pastorale giovanile» (ETC 45) e che «è indispensabile valorizzare gli ambienti educativi e i luoghi dove i giovani vivono, operano, crescono e si incontrano» e tra questi si evidenzia l'oratorio.
    Abbiamo invitato don Domenico Sigalini, incaricato CEI del servizio di PG a trattare il tema di apertura al convegno: «Oratorio: missione aperta nel continente giovanile».
    Per la sua esperienza di coordinatore di PG di una diocesi come Brescia, che ha una tradizione oratoriana consolidata, e per il suo inserimento nelle scelte della Pastorale Giovanile Salesiana, essendo uno dei collaboratori di NPG, ci potrà dare un apporto qualificato, ma soprattutto vissuto, su quale è il cammino, che la Chiesa italiana intende percorrere in questi anni 90 «per e con i giovani», e come la scelta dell'oratorio sia indispensabile e qualificante la PG oggi.

    1. Il nuovo contesto ecclesiale italiano in cui si pone oggi l'oratorio

    * LA COMUNITÀ CRISTIANA SOGGETTO DI EDUCAZIONE

    In anni non molto lontani l'educazione dei giovani alla fede era appannaggio di qualche giovane prete o di qualche ambiente soltanto. I giovani venivano affittati a qualche specialista. Oggi invece assistiamo a una presa di coscienza della responsabilità di molti soggetti.
    – la moltiplicazione dei soggetti interessati al mondo giovanile
    I genitori si sentono più responsabili di una educazione cristiana; si sono accorti che non la si può raggiungere automaticamente nella società o in una vita «parrocchiale» generica. Gli adolescenti mostrano di aver bisogno di un interesse più esplicito da parte dei loro genitori.
    Gli insegnanti nelle scuole spesso si sentono destinatari di domanda educativa da parte dei giovani, vengono coinvolti nella loro ricerca più di ieri, con meno distinzione di compiti e di ambiti.
    I vari corsi per animatori e catechisti del mondo giovanile hanno messo a disposizione parecchi laici, giovani coppie, giovani adulti capaci di impegno duraturo e pazienza educativa.
    Una rinnovata attività ludica, sportiva, culturale di tante parrocchie può contare su adulti disponibili ad affiancarsi ai giovani in molti momenti del loro tempo libero.
    Si sono moltiplicate associazioni, movimenti, gruppi che offrono ai giovani varie idee forza o punti di vista da cui guardare alla vita e crescere nella fede e nella testimonianza.
    Molte congregazioni religiose maschili e femminili hanno ridefinito un loro progetto di pastorale giovanile fedele al proprio carisma, ma tutto da spendere per la crescita globale del giovane.
    La triste esperienza dell'emarginazione e della tossicodipendenza ha dato origine a molte comunità di ricupero, variamente denominate, che hanno come soggetti i giovani e che orientano a loro una vasta gamma di disponibilità civili e religiose.
    La stessa esperienza del volontariato maschile e femminile non è solo e soprattutto un servizio, ma un modo dí crescere dei giovani, un vero e proprio tirocinio di formazione e di crescita, che concentra in una scelta anche temporanea tutte le possibilità di costruzione della propria identità umana e cristiana. È evidente allora che tutti coloro che lavorano a questo progetto si devono sentire educatori dei giovani e non usufruitori della loro generosità. Tanto più che questi stessi giovani volontari diventano a loro volta educatori o per lo meno, compagnie educative di altri più giovani di loro.
    Molte amministrazioni comunali hanno studiato, e talvolta anche ben realizzato, dei progetti per i giovani e hanno messo a disposizione strutture e persone per il mondo giovanile.
    La moltiplicazione dei soggetti è una ricchezza, ma esige progettualità. È necessario che ciascuno risponda ai suoi compiti, metta a disposizione i suoi doni, si senta valorizzato nei suoi punti di vi-sta, ma ancor prima è necessario che il giovane non sia oggetto solo di tante preoccupazioni, ciascuna delle quali si ritaglia il suo pezzo di giovane da costruire, ma partecipi alla sua crescita. Questo non avviene senza un progetto chiaro.
    – fragilità del giovane e disequità generazionale
    In tutti i corsi per animatori in cui faccio scegliere tra alcune attività formative quelle più urgenti, risaltano sempre il decondizionamento o la prevenzione; ci si accorge cioè che il mondo giovanile è molto fragile rispetto alle proposte dei mass-media o della moda.
    Lo stesso rapporto tra le generazioni non è caratterizzato da equità in quanto l'adulto non lascia al giovane più di quanto ha ricevuto, ma molto meno sia in beni economici (cfr. aumento del debito pubblico), sia in beni morali, sia in beni ecologici. Adulti e giovani hanno fatto un patto suicida: balliamo, divertiamoci, perché in futuro non sappiamo se sarà ancora possibile.
    – una rinnovata visione della comunità
    La comunità cristiana sta vivendo lentamente, ma decisamente livelli di corresponsabilità abbastanza nuovi. Molti cristiani diventano soggetti della loro educazione, della missione, della presenza nel mondo e nella stessa Chiesa.

    L'IMPERATIVO: PROGETTUALITA IN PASTORALE GIOVANILE

    L'imperativo generalmente condiviso di una progettualità in pastorale giovanile verte sulla definizione di
    – una figura di giovane credente
    Da qui nasce la necessità avvertita e spesso attuata di fare un progetto di pastorale giovanile, cioè di intervenire secondo mete ampie, distribuire gli obiettivi secondo una certa gradualità, individuare ruoli diversificati e soprattutto coinvolgere tutti non in una operatività separata, ma nel ripensare alla figura di giovane credente per cui le comunità si sentono di spendere e impiegare le proprie risorse.
    – alcune linee di metodo
    Entro questo quadro nascono alcune linee orientative comuni, riguardo al modello educativo, al posto della catechesi, alle proposte forti da fare, all'attenzione vocazionale, alla formazione degli animatori.

    * NECESSITA DELL'ELABORAZIONE DELLA DOMANDA EDUCATIVA E RELIGIOSA
    Il problema che interessa tutti è però di fare alcune decisioni più impegnative nella comunità cristiana per divenire interlocutori validi nella ricerca di senso e di valori che i giovani vivono molto più delle generazioni che li hanno preceduti.

    * IMPORTANZA DELLA MEDIAZIONE, COME RICERCA DI LUOGHI PER ELABORARE LA DOMANDA
    Per rispondere alle domande dei giovani occorre attivare anche spazi e tempi in grado di far incontrare le persone con la proposta. La distanza tra la vita quotidiana e le proposte di fede è troppo ampia perché un giovane la possa colmare da solo. Occorrono allora «luoghi, relazioni, ambiti» entro cui cercare il senso della vita e fare incontrare la ricerca col Signore della vita.
    Entro questo contesto:

    2. La pastorale giovanile italiana esige che l'oratorio assuma alcune qualità

    * tessuto di relazioni
    È prima di tutto un luogo di grande comunicazione tra giovani e adulti, tra giovani di varie età e estrazioni sociali, tra gruppi di amici, tra diverse aggregazioni.

    * presenza educativa continua e progettuale
    Non si può affittare a un ambiente un qualsiasi obiettivo educativo quasi che automaticamente si produca educazione. Occorre essere presenti costantemente con proposte esperimentabili e verificabili.

    * diversificazione di itinerari e di livelli di appartenenza
    Dati i livelli diversi di provenienza dei giovani, sia per la cultura che per la fede o gli stessi strati sociali, occorre offrire cammini diversificati di crescita e quindi ammettere diversi gradi di appartenenza alla comprensione e attuazione della meta generale del-l' oratorio .

    * laboratorio di progettualità
    Per questo motivo l'oratorio non può essere una sussidioteca, ma un laboratorio in cui si smontano e rimontano le varie iniziative

    * scelte educative in sequenze differenziate, in cui si è capaci di mettere al centro la persona e le sue domande e riscrivere per lei tutta la ricchezza che è la proposta di fede.

    * parte integrante della comunità cristiana
    L'oratorio non può essere una riserva per chicchessia, una parrocchia parallela, ma il «luogo» in cui la comunità cristiana esprime la sua capacità e responsabilità educativa, lo strumento che la parrocchia si dà per aiutare i giovani a crescere nella globalità di una vita orientata all'esperienza di Gesù.

    * giovanile nelle responsabilità di conduzione, nella vivacità, nelle proposte e nei destinatari
    Sono i giovani che educano o annunciano il vangelo agli altri giovani. È necessaria la presenza degli adulti, ma non mai in forme tali da privare i giovani della loro responsabilità e protagonismo.

    * presenza dell'adulto
    L'adulto è il sostegno, il custode dei progetti, è la garanzia che la comunità segue i suoi giovani, è il modello che incarna gli ideali che la comunità propone.

    * figura e ruolo del presbitero
    La presenza del prete, che purtroppo spesso manca negli oratori, è necessaria non tanto per l'organizzazione, ma per esprimere quel ruolo di guida verso Cristo, anche sacramentale, quel collegamento o comunione con tutta la comunità assolutamente necessari per una sicura educazione alla fede.

    * apertura al territorio
    L'oratorio è la soglia della comunità cristiana, spesso ne è la frontiera; è sicuramente il luogo in cui si incontrano tutte le esigenze giovanili e in cui si può stabilire una progettualità capace di ridare al territorio tutta la sua valenza educativa.

    * responsabilità ecclesiale
    Alcuni oratori non parrocchiali, sono l'unico strumento educativo di un certo territorio o di una città. Per i giovani che lo frequentano è l'unica possibilità di incontrare Cristo, di fare cammini di fede e occorre rispondere seriamente a tale domanda.

    (FONTE: CISI, L'oratorio via per educare i giovani al vangelo della carita. Atti convegno 1992, pp. 27-32)


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