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    La coppia e
    l'istante messianico

    Carmine Di Sante

    Titolo 'suggestivo' che, come vuole l'etimo dell'aggettivo appena utilizzato, 'suggerisce', cioè insinua nella mente del lettore pensieri e sentimenti che gli sono estranei o che, nascosti nelle sue profondità, attendono di essere risvegliati e portati allo scoperto. Ma quali pensieri e sentimenti? Suggestivo, il titolo è anche ambiguo, prestandosi ad una pluralità di accezioni che ne fanno, appunto la suggestione. Di qui l'importanza di precisarlo, chiarendo che cosa, per chi scrive (ed eventualmente per chi legge, per entrare in dialogo con la proposta di chi scrive), esso può e vuole significare.

    Questo scritto nasce dalla reazione alla suggestione di questo titolo e offre una chiave di lettura che, coniugando messianismo biblico e vita di coppia, lasci intra-vedere lo splendore che da questa coniugazione si sprigiona.

    Il messianico

    Il termine messianico è tra i più difficili da definire per gli stessi 'esperti' che, tra loro, registrano pareri divergenti. Qui noi lo assumiamo nel senso neutro di 'ciò che riguarda il messianismo' e ne costituisce il nucleo essenziale o la sostanza. 'Invenzione' esclusiva del popolo ebraico, il messianico è una delle categorie più importanti con cui Israele ha interpretato il mondo, dandone la traduzione narrativa soprattutto attraverso gli scritti del profetismo.

    Ciò che la categoria esprime è il sentimento /convincimento che l'esistenza umana, nella sua pluralità di forme, è profondamente segnata dalla presenza del negativo che, come un macigno precipitato sulla strada, ne impedisce il pieno dispiegamento, ma che prima o dopo ne sarà liberata e allora, 'in quel giorno' o 'in quel momento' ci sarà per tutti sulla terra la pienezza della felicità e della pace. Il 'messianico' - lo sguardo messianico sul reale - è sguardo che, nel negativo, intra-vede un al di là del negativo che del negativo è e vuole essere il ribaltamento. Lo sguardo messianico è sguardo di 'perforazione' che apre una 'fessura' nel presente, dalla quale appare un mondo inedito rispetto al mondo dell'esperienza, dove gli uomini 'forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra' (Is 2, 4) e dove:

    Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli; il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide; il bambino metterà la mano nel covo dei serpenti velenosi (Is 11, 6-8).

    Dove si colloca, per lo sguardo messianico, questo mondo inedito intravisto e celebrato con una ricchezza tale di immagini da fare della bibbia il serbatoio inesauribile dei simboli e delle metafore? Se per la lettura tipologìca cristiana, influenzata dal dualismo greco, questo dove si colloca nell' aldilà metastorico in cui si è introdotti con la morte, per lo sguardo messianico sí colloca nella storia, anche se non presente ma futura. Il mondo inedito intravisto dallo sguardo messianico non è l'aldilà ma il futuro come nuova possibilità storica.

    Ma se il messianico è possibilità storica, chi ne è il soggetto capace di instaurarlo, trasformando la possibilità (della quale, per questo, se ne può parlare solo al futuro) in realtà? Il 'cuore' del messianico e la sua potenza sono condensati nella risposta a questa domanda. Per il messianico, il futuro inedito intravisto dal suo sguardo, non è realizzato da Dio e neppure dall'uomo ma dal 'patto d'amore' tra l'uno e l'altro, dove a prendere l'iniziativa è Dio che, innamorato dell'uomo, chiede a quest'ultimo il suo sì come risposta. Ciò significa che, per il messianico, il mondo giusto e felice, ordinato e buono non è un factum ma un faciendum, non qualcosa che esiste come dato, disponibile al desiderio e alla presa, ma qualcosa (ma qui 'qualcosa' è altro dalla cosa, trattandosi di un appello rivolto alla volontà!) che esiste come compito e come comando e che, come la felicità in una relazione di coppia, è da costruire. Questo faciendum è il 'sì' dell'uomo a Dio, l'obbedienza al suo amore che chiede di amare il prossimo come lui lo ama, gratuitamente e incondizionatamente.

    Nella definizione del messianico è questo l'aspetto più importante e originale che ne segna la differenza irriducibile sia dalla visione apocalittica che attende il mondo nuovo dall'intervento esclusivo di Dio, sia dalla visione marxista o storicistica che affida l'instaurazione del mondo nuovo allo spontaneo dispiegarsi delle leggi universali, poco importa se leggi dell'essere, della dialettica, del progresso, della scienza, della tecnica o dell'eros.

    Se messianico è lo sguardo che coglie il mondo affidato alla responsabilità dell'io o proprio sì a Dio, per il Nuovo Testamento Gesù è messia per aver pronunciato questo sì nel cuore della violenza, amando i suoi nemici gratuitamente come Dio; e così ridischiudendo e riattivando il 'cuore' del messianico - il patto tra Dio e l'uomo, tra l'appello del primo e la risposta del secondo - senza il quale il messianico si snatura in rivoluzione o in progresso, in illusione o disperazione. Per il racconto neotestamentario Gesù è messia o Cristo (la traduzione greca del messia ebraico) per avere reintrodotto nella storia umana, storia di indifferenza e di violenza, il principio 'alleanza' o misericordia che la rigenera e, rigenerandola, instaura il mondo come mondo redento o messianico.

    La coppia

    Cosa ha a che fare l'esperienza di coppia con il messianico? Quale il filo di collegamento tra l'amore di un uomo e di una donna e la visione messianica della bibbia che a fondamento della felicità e della pace non pone l'eros naturale ma il patto di amore tra Dio e l'uomo?

    È noto che, nella bibbia, il profeta Osea assume l'amore di un uomo e di una donna come paradigma dell'incontro tra Dio e l'uomo:

    Quando il Signore cominciò a parlare a Osea gli disse: 'Va', prenditi in moglie una prostituta e abbi figli di prostituzione, perché il paese non fa che prostituirsi allontanandosi dal Signore' (Os 1, 2).

    Ordine paradossale, per spiegare il quale il midrash (il metodo rabbinico di spiegare i testi biblici) ricorre ad una storia che narra come Osea, quando fu scelto da Dio per essere inviato ad annunciare la conversione ad Israele, gli si oppose non credendo alla sua misericordia. Fu per questo, allora, che l'Onnipotente gli ordinò di prendere in moglie una prostituta ingiungendogli, dopo un po', di separarsi da lei. Ma a questa ingiunzione il profeta avrebbe risposto: "Come potrei ripudiare una donna che, bene o male, mi ha dato dei figli?". Al che il Signore di rimando: "Se tu non puoi separarti da una prostituta e da figli, che per il mestiere di lei, non sai neanche se sono tuoi, come potrei io abbandonare Israele, i cui figli sono tutti figli miei, come i figli di ogni altra nazione al mondo?".

    Il matrimonio di Osea con la prostituta ha un valore simbolico o 'sacramentale', nel senso che attraverso di esso Dio svela e annuncia il suo volere di salvezza. Ma questo annuncio di salvezza non consiste nel dire che là dove un uomo e una donna si amano là Dio è presente (nella storia d'amore tra Osea e la prostituta non c'è reciprocità e se di amore si può parlare è solo da parte di Osea il cui amore per la sua donna è unilaterale e per questo pura grazia!) bensì nel dire che Dio ama l'uomo asimmetricamente, al di là della logica e del buon senso, come Osea, che ama una donna che non vuole saperne di essere amata e continua a prostituirsi con i primi arrivati; e che il suo amore gratuito ha valore di comandamento che chiama ad amare come lui ama.

    Questa lettura del simbolismo matrimoniale capovolge quella alla quale si è abituati nella tradizione cristiana, perché pone a suo fondamento non la relazione di eros riuscita bensì il suo fallimento. Il matrimonio di Osea non ha nulla di riuscito o realizzato ed è quanto di più 'irregolare' si possa immaginare. Eppure è proprio questa situazione 'irregolare' che, per il racconto biblico, è rivelativa: dell'amore gratuito di Dio, illogico e inspiegabile come quello di Osea per la prostituta della quale è perdutamente innamorato; e del suo valore esemplare per la soggettività umana chiamata ad amare come Dio: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati" (Gv 13, 34).

    Ma perché, per dire l'amore gratuito di Dio, il testo biblico assume un matrimonio 'fallito' e 'irregolare' e non piuttosto uno felice e realizzato, dove l'eros fluisce e rifluisce nella gioia della reciprocità e dello scambio?

    Il legame profondo, per la bibbia, tra la coppia e il messianico è nella risposta a questa domanda: perché anche la coppia va 'messianizzata'; soprattutto la coppia, che nella creazione e della creazione è il vertice. Va 'messianizzata': che vuol dire: anch'essa, come ogni altra realtà umana, ha bisogno di essere 'trasfigurata' (con il linguaggio classico della teologia: 'redenta') e il segreto o principio che la 'trasfigura', portandola dall'incompiutezza alla compiutezza - il sogno della comunione e della felicità - è la responsabilità dell'io che, in risposta alla gratuità di Dio, si fa relazione gratuita a sua volta. 'Messianizzare' la coppia vuol dire introdurvi questo principio o segreto che promette di portare a compimento l'amore a cui essa aspira. Principio che rifonda l'eros in un al di là dell'eros che dell'eros non è né la negazione né la riduzione ma la radice che lo nutre e, se in crisi, lo riattiva o, ss tradito, lo districa dalle maglie della vendetta e della violenza. Questo al di là dell'eros è la gratuità: lo sguardo con cui accogliere e amare il partner incondizionatamente e per sempre, senza porre condizioni e senza esigere risposta; la rinuncia a fare dello scambio e del 'chi ha ragione' o del 'chi dà di più' il principio della relazione; in una parola: la promessa di prendersene a cuore l'alterità e il destino, restandogli accanto 'nella buona e nella cattiva sorte', come recitano le parole semplici e vertiginose che sigillano il patto di amore.

    Coniugare messianismo e coppia è lasciare intravedere a un uomo e a una donna che si amano lo splendore della luce del gratuito che custodisce e invera l'eros.

    L'istante

    Narra un midrash che un giorno Rabbi Joshuah ben Levi si recò dal profeta Elia per chiedergli quando arrivasse il messia e che il profeta gli rispondesse di andare lui stesso a chiederglielo:

    Rabbi Joshuah disse: «Ma dov'è?». Elia rispose: «Alla porta di Roma». «E come lo riconoscerò?» «Siede fra i lebbrosi mendicanti. Ma mentre questi si tolgono e si rimettono le bende tutte in una volta, il Messia si toglie le bende a una a una e se le rimette una alla volta. Egli pensa che Dio lo può chiamare in ogni momento a portare la redenzione e si tiene sempre pronto». Rabbi Joshuah andò da lui e lo salutò: «Pace a te, maestro!». «Pace a te, figlio di Levi!». «Quando verrai, maestro?». «Oggi». Più tardi Rabbi Joshuah ben Levi si lamentò con Elia: «Il messia mi ha mentito. Ha detto che sarebbe venuto oggi e non è venuto». Ma Elia disse: «Non l'hai capito bene. Egli ti ha citato il salmo 95, 7: 'Oggi, se ascolterete la sua voce' (Talmud babilonese Sanhedrin 98)».

    Questa splendida storia insegna che il tempo del messia è 1' 'oggi'. Un oggi che non si iscrive nell'arco temporale che distende il tempo tra il passato e il futuro e lo raccoglie nel presente, e neppure nell'ordine oggettivo delle condizioni e delle trasformazioni esterne bensì nella profondità del soggetto umano: non del soggetto conoscente, ludico, erotico o estetico, bensì del soggetto responsabile o etico che sceglie di 'ascoltare la sua voce'. Cioè: che accoglie e ama con la stessa gratuità divina.

    L' 'oggi messianico' è perciò l'istante della decisione con cui l'io sceglie di amare come Dio ama; istante che non dipende dalle condizioni esterne, siano esse sociali, fisiche, psichiche, politiche, ambientali, economiche, o storiche, ecc. ma dalla 'decisione': l'evento con cui l'io recide i suoi legami (è questo il significato della radice 'de-cidere', che vuol dire 'tagliare') con il contesto che lo determina e pone un gesto - il gesto sovrano dell'amore gratuito - che non è il prodotto del mondo ma la generazione o rigenerazione di un nuovo mondo. L'istante messianico è l'istante della bontà o santità che non è di questo mondo (intendendo per mondo il determinismo del 'già' dato) ma pone in essere il nuovo mondo, inteso come mondo giusto e buono, felice e ordinato, il mondo messianico per l'appunto.

    Se l'istante messianico - l'istante della bontà o santità - rifonda e rigenera tutte le esperienze, la coppia più di ogni altra è attesa di questa rifondazione e rigenerazione: perché 'luogo' della trasmissione del mistero della vita; perché spazio utopico della felicità e del piacere; ma, soprattutto, perché intreccio inestricabile che annoda bios e psiche, istinto e libertà, ricerca di sé e apertura all'altro. L'istante messianico è l'istante che districa questo intreccio inestricabile, introducendo nella coppia il principio gratuità o - in linguaggio teologico e cristologico - il comandamento di amare come Dio ama e come Cristo ha amato: "Voi mariti amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei...Ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito". Il senso di questo testo paolino, messo dalle chiese al centro delle loro teologie e antropologie matrimoniali, non è un 'giogo' opprimente, ma il segreto offerto alla coppia per dispiegare l'amore a misura del loro sogno.

    È nota la crisi della coppia e le difficoltà delle relazioni in cui entra in gioco la sessualità umana. La cultura dominante promuove il mito della liberalizzazione sessuale, per la quale l'eros è tanto più se stesso e fonte di felicità quanto più libero dai vincoli e dalle norme esterni all'io, ed occulta il fatto che le possibilità d'intesa tra i sessi si riducono, come ha denunciato lo scrittore francese Michel Houellebecq nel suo ultimo romanzo, Le particelle elementari (Bompiani 1999), suscitando un coro di proteste per aver rotto l'incantesimo dell"eros è sempre bello', e come non si stanca di ribadire il grande antropologo René Girard per il quale il desiderio oltre che spinta all'altro è anche ostilità e violenza nei suoi confronti.

    L'istante messianico della coppia è l'istante in cui, sospendendo la logica della reciprocità e dello scambio e mettendo da parte le sue ragioni e i suoi 'diritti', il partner accoglie e ama l'altro gratuitamente, come Dio. E. Leclerc ha scritto che evangelizzare un uomo vuol dire "comportarsi con quest'uomo in modo che senta e scopra che in lui c'è qualcosa di salvato, qualcosa di più grande e di più nobile di quello che pensava, e si risvegli così ad una nuova coscienza di sé" (Sagesse d'un pauvre, Editions franciscaines, Paris 1984, p. 150).

    L'istante messianico della coppia è l'istante in cui il partner ama l'altro incondizionatamente e dove l'altro, amato incondizionatamente, sente e scopre che in lui c'è qualcosa di salvato, qualcosa di più grande e di più nobile di quello che pensava, così risvegliandosi o nascendo alla coscienza della sua assoluta dignità e unicità. L'otto agosto del 1943, Etty Hillesum scriveva alla cugina Mary dal campo di Westerbork:

    Dicono che la gente di Westerbork non ti offre molte occasioni di amarla. Qualcuno ha detto: 'La massa è un orribile mostro, i singoli individui fanno compassione'. Ma ho dovuto ripetutamente constatare in me che non esiste alcun nesso causale fra il comporta mento delle persone e l'amore che si prova per loro. Questo amore del prossimo è come un ardore elementare che alimenta la vita. Il prossimo in sé ha ben poco a che farci. Maria cara, qui di amore non ce n'è molto eppure mi sento indicibilmente ricca, non saprei spiegarlo a nessuno (Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, p. 114).

    L'istante messianico della coppia è l'istante in cui il partner scopre che 'non c'è alcun nesso causale fra il comportamento' del partner e 'l'amore che si prova' per lui e che 'l'amore è come un ardore elementare' che non ha niente a che fare con l'altro, essendo un nostro dono fatto all'altro. In questo istante e da questo istante - l'istante della bontà o santità - la comunione e la felicità sbocciano silenziosamente nel giardino della coppia e accade che il paradiso scende sulla terra:

    Desiderare per gli altri, con la stessa intensità, quanto desideriamo per noi stessi, quasi immedesimandoci: questa è carità, e questo è 'paradiso' (C. M. Martini, Paradiso. Se l'uomo guarda il volto di Dio, in «La Repubblica» 9.9. 2000, p. 51).


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