Interrogazione
scolastica
Professore: Allora, Corsetti, oggi ti fai interrogare?
Allievo: Sì, professò, ho studiato, devo solo andare in bagno un attimo.
P. Dai, fai presto.
G. Arivo!
(Dopo 15 minuti...)
G. Era no spasmo intestinale.
P. Tutto risolto? Possiamo iniziare? Parlami di Hobbes dai.
G. Ah, dovrebbe essere quello de pacta sunt Cervantes.
P. Cervantes? Servanda, servanda!
G. Professò, non è che c'ha na mentina, na liquirizia, che me se schiarisce la voce!
P. Santa pazienza... Concentrati per favore. Allora Hobbes?
G. Posso parlarle de Locke?
P. Parlami di Locke.
G. Allora scrisse la «Lettera sulla tolleranza», tipo tolleranza zero no?
P. Cosa dici?
G. C'ho n'attimo de confusione, posso leggere sul quaderno, c'ho la memoria visionaria io e allora se non visiono non so.
P. Cioè visiono dunque so!
G. Come?
P. Lasciamo perdere. Passiamo a Cartesio.
G. Ah, il bel René, ho letto che nella filosofia era uno rigido mentre nella vita se la spassava. Ma è vera sta cosa, prof?
P. Adesso fai pure le domande? Di' qualcosa, dai, di' qualcosa di filosofia, ma anche di letteratura, di arte, di scienze, di matematica, ma ti prego... di' qualcosa...
G. Gli assi cartesiani...
P. E cosa sarebbero?
G. Dicesi asso cartesiano uno studente particolarmente brillante in filosofia...
P. E tu? Tu ti senti un asso?
G. Io me sente nà schiappa, professò. Io vengo a scuola perché me ce mannano. È na sofferenza... anche perché c'ho ventanni, so arto du metri e nun riesco proprio a stare dentro sto banco, me viene l'insofferenza, l'agitazione... me devo alza in continuazione? Ma per chi li fanno sti banchi? Pei i bassi cartesiani?
(Stefano Cazzato, Rocca 10/2014, p. 35)