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    Gender Ideology

    Giornata di lavoro

    nel Pontificio Consiglio per la Famiglia

    Carlos Simón Vázquez

    Il gender è una questione paradigmatica dell’odierna civiltà. E’ un elemento significativo della cosiddetta rivoluzione culturale dell’Occidente con i suoi concetti e con i suoi meccanismi. Il suo carattere multiforme richiede necessariamente, per forza di cose, una riflessione multidisciplinare. E’ quanto emerso in queste due intense giornate.
    Abbiamo affrontato, da diversi punti di vista, la questione gender, ma alcuni di essi potrebbero essere oggetto di un ulteriore approfondimento.
    Ieri ad esempio, sulla questione bi‐polare, composta dalla datità e plasticità, si sono avuti degli sviluppi importanti, con una produzione di dati che stimolano nuove analisi.
    Natura, cultura, storia, vengono declinate e, direi, sfidate dalla gender theory. Non si tratta solo di una rilettura dell’uomo, e quindi del suo agire e delle sue relazioni, ma addirittura di una rilettura del rapporto dell’humanum con il mondo in questo particolare momento storico.
    Un altro elemento da considerare, infatti, è la storia. Perché il gender? Come il professor Giovanni Salmeri ieri accennava, è a questa domanda che dobbiamo rispondere articolatamente rifuggendo qualsiasi tentazione semplicistica. Soffermarci, tra l’altro, su questo vasto tema, ci ha consentito di averne una visione approfondita ma, allo stesso tempo, ha permesso di collegare la nostra riflessione – con tutte le informazioni emerse – all’istituzione del matrimonio e della famiglia. Non dimentichiamo infatti che ci troviamo nella sede che, specializzata in questa
    materia, ha l’obiettivo di offrire il proprio peculiare servizio alla Chiesa e ai Vescovi del mondo.
    Come rendere allora oggi questo servizio ancora più fruttuoso? Tra i molteplici compiti della Chiesa e degli uomini di buona volontà si distingue la cosiddetta “sfida educativa”, legata indissolubilmente alla missione del matrimonio e della famiglia.
    Come creare buoni percorsi educativi, comunicando la vivacità necessaria a trasmettere alle nuove generazioni la realtà della bellezza dell’uomo, creato maschio e femmina, nella differenza sessuale, nella differenza esistenziale che consente un’unità duale, che arricchisce l’alterità, definisce l’humanum e forgia la base della comunione con l’altro e con gli altri? Come aiutare le famiglie in questo compito? Cosa possono offrire concretamente le diverse scienze, attraverso i loro statuti, a questa comunità di vita e di amore che fatica, per tanti versi, a trasmettere la vita, l’educazione e l’amore alle nuove generazioni – in occidente in genere e in Europa particolarmente? Papa Francesco stesso ci sprona a ritrovare le radici della nostra identità e quella fondata sull’umanesimo giudizioso trasmesso dalla fede cristiana (Incontro di Papa Francesco con la Comunità di Sant’Egidio, 15‐6‐2014).
    La sfida, direi, è epocale. Il contesto culturale e storico più generale ci parla di un tentativo olistico teso ad annullare le differenze e ad uniformare il reale. La tentazione moderna di ridurre la sapienza e il creato alla conoscenza epistemologica delle scienze naturali e alla lettura soggettiva di esse, ignorando le loro contraddizioni interne, ha avuto come obiettivo principale il dominio. Ma l’operazione di ridurre per dominare riecheggia la massima baconiana “sapere è potere”.
    Riducendo il sapere infatti dominiamo, conquistiamo il potere, elemento imprescindibile per ri-creare un uomo nuovo in un mondo nuovo.
    Uno sconvolgimento che si ottiene con il potere delle idee e con il potere del linguaggio. Permettetemi di fare alcuni esempi in questo senso: da governo a
    governance; da felicità a qualità della vita; da famiglia a famiglia in tutte le forme; da genitori a riproduttori; da vita umana a vita in tutte le forme, ecc.
    Cosa fare in questo contesto? La Chiesa è veramente povera di mezzi e di individui, ma il nostro dato, la nostra datità è ricchezza razionale e condivisibile: è la luce, la vita, l’amore, la via, la verità per tutti. Si inserisce qui il discorso fede‐ ragione che adesso non possiamo trattare come meriterebbe. Ma penso sia comunque importante evidenziare quali sono gli interrogativi fondamentali ai quali offrire una risposta umana e cristiana.
    In particolare vorrei mettere in collegamento la vostra scienza con questa domanda basilare: “Come mostrare la bellezza dell’uomo e della donna, del loro universo onnicomprensivo, delle loro singolarità, che reclamano una dignità altrettanto singolare? Come rendere questo possibile? Con quali mezzi?”. E’ in questo la specificità, il proprium dello scopo che ci siamo prefissati, il quale ci porterà a delle prospettive sempre più concrete solo con il dialogo costante, il dibattito e un serio confronto.
    Queste due giornate non intendono terminare nelle solite generiche diagnosi o proposte che, sebbene necessarie, a volte possono diventare talmente ambiziose da essere poco realistiche. Vogliamo invece assumere oggi un compito concreto, preciso, non facile: meditare e riflettere su come possiamo aiutare le famiglie del pianeta nel ruolo affascinante, insostituibile e necessario di trasmettere ai figli la grandezza e la bellezza del loro essere maschi e femmine nell’odierna società.
    La Santa Sede e il Pontificio Consiglio per la Famiglia vi sono grati. Oggi iniziamo insieme un importante lavoro al servizio della Chiesa e del mondo.
    Grazie. Simposio 10-11 giugno 2014


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