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    Dal Sinodo 1980

    al Sinodo 2014

    Luigi Lorenzetti *

    L'articolo, in uno sguardo retrospettivo, ripensa il Sinodo 1980 alla luce dell'esortazione post-sinodale Familiaris consortio (1981) che rappresenta, in tema di matrimonio e famiglia, un punto di arrivo del primo decennio del dopo Concilio e ugualmente il punto di partenza dei tre decenni successivi; valuta la recezione/non recezione dell'insegnamento ecclesiale del dopo Concilio; infine, considera il Sinodo 2014 in base allo Strumento di lavoro. [1].


    SINODO 1980 NELL'ESORTAZIONE POST-SINODALE FAMILIARIS CONSORTIO (1981)

    Dopo quindici anni dal concilio Vaticano II (1962-1965), [2] si è tenuto il Sinodo dei vescovi (1980) su I compiti della famiglia nel mondo contemporaneo. [3] Giovanni Paolo II pubblica, a un anno di distanza, l'esortazione post-sinodale Familiaris consortio (1981) per rispondere all'«ampio elenco di proposte» del Sinodo e «dare le indicazioni opportune per un rinnovato impegno pastorale in questo fondamentale settore della vita umana ed ecclesiale». [4]
    Il Sinodo 1980 è il punto di arrivo sulle nuove problematiche matrimoniali e familiari del primo decennio del dopo Concilio nella Chiesa cattolica. L'articolo non ricostruisce l'ampio dibattito dei padri sinodali, [5] ma lo ripensa attraverso l'esortazione post-sinodale Familiaris consortio che ha guidato la pastorale matrimoniale degli ultimi tre decenni. A breve commento, alcune linee dottrinali sono importanti e attuali.

    I criteri di riferimento

    Il documento insegna che il primo e fondamentale riferimento dell'insegnamento ecclesiale, in tema di matrimonio e famiglia, è la parola di Dio (il Vangelo). D'altra parte, come potrebbe la Chiesa parlare di disegno di Dio sul matrimonio se perde di vista la parola di Dio?
    Ugualmente importante, anche se diverso, è la conoscenza della situazione per evitare di parlare per tutti i tempi e per nessun tempo. L'esigenza di contemporaneità, nella Familiaris consortio, è solidamente motivata con un triplice passaggio: primo, è «alle famiglie del nostro tempo» che va annunciato il Vangelo di Cristo; secondo, «sono le famiglie implicate nelle presenti condizioni del mondo che sono chiamate ad accogliere e a vivere il progetto di Dio che le riguarda»; terzo, «l'intelligenza più profonda dell'inesauribile mistero del matrimonio e della famiglia» proviene anche dalle «domande, ansie e speranze dei giovani, degli sposi e dei genitori di oggi». [6] Il terzo passaggio costituisce uno dei segni dei tempi da decifrare per comprendere il disegno di Dio. In altre parole, la conoscenza della situazione della famiglia è un luogo teologico da interpretare, alla luce del Vangelo, negli aspetti postivi/negativi, umani/disumani, di grazia/peccato.

    Il cambiamento del concetto di matrimonio

    In riferimento alla contemporaneità, sono rilevanti e attuali le analisi dei padri sinodali dei paesi europei e nord americani che evidenziano le profonde trasformazioni sociali e culturali e, tra queste, il cambiamento dello stesso concetto di matrimonio.[7] Quello che ieri era al centro (dato istituzionale e strutturale) è andato in periferia; e quello che era in periferia (l'amore) è venuto al centro.
    Nella cultura contemporanea si riconosce che l'amore è creatore di un legame, ma si esclude che sia necessariamente per sempre. Si evidenzia, così, una profonda contraddizione: da un lato, si esalta l'amore come movente, giustificazione e ideale della vita di coppia; lo si esalta come mai era accaduto nelle generazioni precedenti; dall'altro, si teorizza la fragilità e instabilità e, in nome della libertà, si prendono le distanze dall'istituzione, civile e religiosa, del matrimonio.

    Il senso (finalità) del matrimonio

    La grande questione riguarda, nelle società moderne, il senso (significato, finalità) del matrimonio. Il pensiero cristiano tradizionale, dal periodo medievale (san Tommaso) fino al concilio Vaticano II, aveva formalizzato la questione dei fini secondo un ordine gerarchico: fine primario è la procreazione-educazione dei figli; secondario (anche se essenziale) è il mutuo aiuto (mutuum adiutorium) dei coniugi. È superfluo notare che quando si stabilisce una gerarchia, il secondo ci perde sempre.
    Il concilio Vaticano II segna una svolta: abbandona la tradizionale teoria della gerarchia dei fini non per sminuire la finalizzazione procreativa, «preziosissimo dono del matrimonio», [8] ma per dare centralità alla relazione uomo-donna, fondata sull'amore, quale struttura costitutiva della coppia e della famiglia. Così, in base alla visione biblica, definisce il matrimonio «comunità di vita e di amore», [9] e pone al centro la relazione coniugale. [10] Nella visione personale-relazionale, tutto diviene più autentico, ma anche più precario e, quindi, maggiormente coinvolgente la libertà-responsabilità nella comprensione della fedeltà e perennità, quali esigenze dell'amore, massimamente se è considerato nella reciprocità amore umano-amore divino che identifica la visione sacramentale del matrimonio.
    Inoltre, il Concilio valuta, in positivo, la dimensione sessuale da comprendere nella prospettiva della procreazione e, insieme, dell'amore coniugale. [11] Spetta ai coniugi armonizzare l'amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita e, per questo, sono indicati criteri generali (non generici). [12]

    La prospettiva personale-relazionale

    Nella prospettiva personale-relazionale, si pone con chiarezza la Familiaris consortio che, nel solco del Concilio, definisce il matrimonio: relazione uomo-donna che ha l'amore dato e ricevuto, perenne ed esclusivo, come fondamento, giustificazione, movente, traguardo. [13]
    Il documento tratta, inoltre, problematiche particolari: le nuove modalità dell'apertura alla vita; [14] il ruolo maschile/femminile nell'educazione dei figli, nel quale si riconoscono le istanze della donna per una presenza nella società; [15] il richiamo dell'apertura della famiglia alla Chiesa e alla società in base alla necessaria e reciproca collaborazione. [16]
    Sui mezzi di regolazione delle nascite – questione discussa al Sinodo – la Familiaris consortio ribadisce la norma dell'Humanae vitae (1968), [17] ma con un'argomentazione più antropologica e soprattutto con la comprensione delle difficoltà di osservarla, che non sempre sono addebitabili a egoismo o edonismo. [18] Si rende necessario, pertanto, conoscere le situazioni per verificare le concrete possibilità che, dal già della situazione, aprono al non ancora. [19]
    Si considera il fenomeno, in crescita, delle situazioni matrimoniali irregolari: il matrimonio per esperimento; unioni libere di fatto; separati e divorziati non risposati; [20] divorziati risposati. Si avverte di evitare giudizi generalizzanti: sotto la stessa denominazione delle tipologie, ad esempio coppie di fatto, si coprono realtà molto diverse; occorre valutare «caso per caso» e lasciare aperta l'eventuale regolarizzazione.
    Una particolare considerazione riguarda i divorziati risposati. [21] Si avverte che bisogna distinguere (non confondere) le diverse situazioni. Inoltre, si raccomanda alla pastorale di non limitarsi al divieto ai sacramenti e a preoccuparsi, invece, di indicare le strade aperte che rendono possibile, a partire dalla situazione irreversibile che si è creata, un vero rapporto con Dio e con la comunità cristiana.

    L'insegnamento del trentennio

    La Familiaris consortio (1981), a seguito del Sinodo 1980, costituisce un'importante tappa del cammino della Chiesa in risposta ai problemi sociali e culturali del dopo Concilio. [22] In continuità, il magistero ecclesiale, in questo periodo, è intervenuto in modo impegnativo sia a livello pontificio  [23] sia a livello delle Conferenze episcopali nazionali. [24] Ma quale recezione si è verificata o non si è verificata?


    QUALE RECEZIONE NEI TRE ULTIMI DECENNI?

    A distanza di 34 anni, il bilancio non è soddisfacente. L'insegnamento ecclesiale è stato abbastanza disatteso: non è conosciuto o, se è conosciuto, lo è in maniera riduttiva e considerata lontana e divergente dalla mentalità e dalla prassi dei cattolici, anche praticanti. E quanto risulta dalle risposte al Questionario inviato alle 114 Conferenze nazionali dei cinque continenti in preparazione al Sinodo del 2014. [25]
    La mancata recezione, anzi il divario con l'insegnamento della Chiesa, ha più di una causa. Tra queste, la polarizzazione o concentrazione sulle questioni particolari che si sono succedute in questi ultimi decenni: la contraccezione moderna nel primo decennio postconciliare; in seguito le nuove tecniche della procreazione; le situazioni irregolari; i problemi di inizio e fine vita; il rapporto legge morale-legge civile. Le questioni particolari sono trattate a sé stanti e non sufficientemente nell'orizzonte del senso (valore, finalità del matrimonio) e, così, restano mancanti del necessario contesto.
    Tali polarizzazioni hanno contribuito, inoltre, a ridurre il messaggio cristiano su matrimonio e famiglia a una morale di tipo precettistico: del permesso/proibito, lecito/illecito. La morale è anche morale delle norme, ma queste vengono dopo. Prima ci sono i valori (le direzioni, il progetto) ai quali le norme sono funzionali e strumentali. Così, prima della normativa in ambito sessuale, viene il significato (il senso) della sessualità; prima del divieto dell'aborto viene il significato (valore) della vita; prima dei mezzi regolativi della natalità, viene il senso (significato) dell'apertura della vita, ecc.
    La trasmissione pastorale si è limitata di frequente a «La Chiesa permette/proibisce». L'argomento di autorità è certamente importante, ma non è sufficiente per arrivare a convinzioni personali, come ha osservato – al Sinodo 1980 – il card. G.B. Hume. «Dobbiamo parlare loro (ai coniugi) con gentilezza, guidarli gradualmente e parlare un linguaggio che li induca a dire: "Sì, questo è giusto; ora è chiaro; accetto"». [26]
    Inoltre, la trasmissione dell'insegnamento ecclesiale non ha saputo sufficientemente collegare morale e situazione, che è tutt'altro che morale della situazione. Una morale che ignora la persona in situazione provoca facilmente la persona a disinteressarsi della norma.
    Un serio deficit di trasmissione si è verificato a riguardo delle situazioni matrimoniali irregolari e, tra queste, i divorziati risposati. La pastorale ha trasmesso prevalentemente, se non esclusivamente, le strade chiuse, trascurando di indicare le strade aperte, esplicitamente raccomandate dalla Familiaris consortio. Da qui, il no ai sacramenti è sperimentato come esclusione dalla salvezza, una condanna, una scomunica.


    VERSO IL SINODO 2014

    A distanza di trentaquattro anni (1980-2013), papa Francesco, dopo una consultazione, ha deciso di dedicare il prossimo Sinodo (5-19 ottobre 2014) al matrimonio e alla famiglia. [27] Nel frattempo si è indicato il programma: Le sfide pastorali nel contesto dell'evangelizzazione, con finalità conoscitiva o esplorativa della situazione, quale emerge dalle risposte al Questionario ora riportate nello Strumento di lavoro che è alla base della discussione dei padri sinodali. A questo, in stretta connessione, seguirà il secondo Sinodo (2015), Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione della famiglia, con la finalità di elaborare una pastorale unitaria per tutta la Chiesa.
    Il Sinodo 2014 si mette in ascolto delle sfide attuali alla famiglia. Si tratta di conoscerle oggettivamente, o il più oggettivamente possibile e, alla luce del Vangelo, valutarle in vista di dare risposte adeguate.
    In considerazione della situazione attuale, le principali sfide, alle quali la Chiesa s'impegna a rispondere, provengono da un duplice versante: uno, il più radicale, riguarda la crisi e, insieme, la forte domanda di senso (significato, finalità) del matrimonio e della famiglia; l'altro riguarda le nuove situazioni difficili. Sull'uno e sull'altro versante, ci si può limitare ad alcune riflessioni.

    Primo versante: la crisi e la forte domanda di senso

    Se si va oltre le apparenze, si osserva che la forte domanda si manifesta a un livello più profondo di quello che si è soliti pensare. La domanda, cioè, non riguarda primariamente le regole o il cosa fare, ma il perché fare, vale a dire il senso, la finalità. In tema di matrimonio, le domande si concentrano prevalentemente sulla questione della finalità: perché sposarsi? Qual è la ragione d'essere del matrimonio, come istituzione religiosa o civile? Cosa è meglio: il matrimonio senza amore o l'amore senza matrimonio? Che senso ha una vita di coppia divenuta insignificante? Se l'amore non c'è più, non è forse meglio prenderne atto e tirare le conclusioni? E ancora: perché il figlio, un secondo figlio, un terzo figlio? E si potrebbe continuare, ma è sufficiente per riconoscere che la domanda si manifesta a un livello più profondo di quello normativo.
    Se la domanda è a quel livello, la pastorale non vi risponde se si attarda esclusivamente o prevalentemente sulle norme morali concrete. Queste sono importanti, ma vengono dopo. Prima viene il senso (finalità, bene-valore) del matrimonio e famiglia.
    È necessario, pertanto, che la pastorale ritorni alla sacra Scrittura dell'Antico e Nuovo Testamento, così da proporre il «Disegno di Dio su matrimonio e famiglia». È questa la priorità indicata dallo Strumento di lavoro che è alla base del Sinodo 2014. [28] In questa direzione, si è posta anche la relazione del card. W. Kasper al Concistoro dei cardinali del 21-22 febbraio 2014. [29]
    «Il Vangelo della famiglia da proporre nelle circostanze attuali» (B. Forte, segretario speciale del Sinodo): è questo il nucleo centrale della pastorale della Chiesa. Per annunciare il Vangelo della famiglia nelle società contemporanee, è necessario, ma non basta, evidenziare le divergenze tra la cultura cristiana e la cultura (culture) moderna sulla concezione dell'amore coniugale, sulle forme di convivenza e la concezione di libertà, ecc. È determinante mostrare, in teoria e soprattutto nella prassi, che i valori cristiani, pur partendo dalla fede, sono profondamente umani (non confessionali). Così è razionalmente dimostrabile che la differenziazione sessuale (maschile-femminile) qualifica il matrimonio e lo distingue da altre forme di convivenze. Così, è razionalmente dimostrabile che l'amore coniugale ha in se stesso la qualifica di fedeltà e di perennità: è per sempre.
    La società non può ignorare altri tipi di convivenza, eterosessuale e omosessuale, più o meno largamente diffusi, ma questi non sono confondibili con il matrimonio, che è un'altra realtà.
    La Chiesa risponde «alle sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell'evangelizzazione» se non si limita a parlare di crisi, del resto evidente, ma s'impegna a rispondere alle attese, aspirazioni degli uomini e delle donne del nostro tempo. Non c'è nessuno al quale sia precluso un cammino di speranza.

    Secondo versante: situazioni difficili

    La seconda parte dello Strumento di lavoro elenca una lunga lista di situazioni difficili. [30] Dal Vangelo della famiglia non si può pretendere di avere la risposta bell'e fatta per tutti i problemi. Dal Vangelo della famiglia, tuttavia, deriva il contesto nel quale la Chiesa, che cammina nel tempo, può trovare le soluzioni giuste.
    Lo Strumento di lavoro non si limita a elencare le varie situazioni difficili; le accompagna con proposte che affida ai padri sinodali. Le proposte indicate sono lontane sia da un atteggiamento giustificatorio che di mera condanna o disapprovazione. In positivo, orientano a un atteggiamento di accompagnamento. In questa prospettiva, si colloca una Chiesa in uscita e dalle porte aperte che include e non esclude; che accoglie ognuno per quello che è e lo aiuta a diventare quello che ancora non è. [31]
    Una pastorale della famiglia è una pastorale della speranza: là dove sembra che non ci sia più nulla da fare e da dire, sa dire «Alzati e cammina». Una pastorale della speranza è anche una pastorale profetica: «Profeta è chi dà una lettura inattesa, sconvolgente, degli avvenimenti quotidiani, che apre un cammino di luce e di speranza là dove altri vedono ombre e ostacoli». [32]

    * Luigi Lorenzetti, docente di etica teologica allo Studio teologico S. Antonio di Bologna, affiliato alla Facoltà teologica dell'Emilia-Romagna; e già docente all'Istituto superiore di scienze religiose di Trento; direttore emerito della Rivista di Teologia Morale.

    RTM (2014)183, 335-345

    NOTE

    l Instrumentum laboris «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell'evangelizzazione» per la III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi.
    2 Il concilio Vaticano II dedica il primo capitolo della seconda parte della costituzione pastorale Gaudium et spes alla «Dignità del matrimonio e della famiglia», nn. 47-52: EV 1/1468-1491.
    3 Il Sinodo si è tenuto dal 26 settembre al 25 ottobre 1980. Si è concluso con 43 Proposizioni presentate a Giovanni Paolo II: EV 7/695-806; 695-806; e con un Messaggio dei padri sinodali alla Chiesa universale: EV 7 /807 -856.
    4 Familiaris consortio, n. 2: EV 7/1527.
    5 Cf. l'imponente e qualificata opera di G. CAPRILE, Sinodo dei vescovi 1980, La Civiltà Cattolica, Roma 1981, 842.
    6 Familiaris consortio, n. 4: EV 7/1532-1533.
    7 H. LÉGARÉ , vescovo di Grouard-McLennan (Canada), in CAPRILE, II Sinodo dei vescovi 1980, 123: «Per molti giovani di oggi, nei paesi industrializzati, il matrimonio e la famiglia non hanno il medesimo significato che avevano per le generazioni precedenti. Per molti l'istituzione sociale ed ecclesiale del matrimonio sembra aver perso il suo ruolo normativo. Per essi soltanto l'amore fonda la coppia, se ne fa un assoluto che giustifica, senza riferimento ad altri valori, i rapporti sessuali, la convivenza prematrimoniale».
    8 Gaudium et spes, n. 50: EV 1/1478.
    9 Ivi, n. 48: EV 1/1471: «L'intima comunità di vita e d'amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale, vale a dire dall'irrevocabile consenso personale. [...] E così l'uomo e la donna, che per il patto di amore coniugale "non sono più due, ma una sola carne" (Mt 19,6), prestandosi un mutuo aiuto e servizio con l'intima unione delle persone e delle attività, esperi-mentano il senso della propria unità e sempre più pienamente la raggiungono».
    10 J. DOMINIAN, Matrimonio: Fede e amore, Cittadella, Assisi 1984, 35. A commento della comprensione del significato del matrimonio del concilio Vaticano II, da filosofo scrive: «Le Chiese sono passate a descrivere il matrimonio in termini di alleanza, di dedizione, di relazione e così hanno raggiunto il nucleo centrale dell'esperienza umana e il divino mistero di questo rapporto».
    11 CE Gaudium et spes, nn. 49.51: EV 1/1475-1477.1481-1484.
    12 CE ivi, n. 50: EV 1/1479.
    13 CE Familiaris consortio, nn. 11-15: EV7 /1557 -157 4.
    14 Cf. Familiaris consortio, n. 41: EV7 /1658-1661.
    18 CE ivi, nn. 22-25: EV 7 /1594-1606.
    16 CE ivi, nn. 42-64: EV 7/1662-1721.
    17 CE ivi, n. 32: EV 7 /1620-1624.
    18 CE ivi, nn. 79-84: EV 7/1781-1802.
    19 CE ivi, nn. 9.34: EV7/1551-1552.1631-1635.
    20 Cf. ivi, nn. 80-83: EV 7/1782-1795.
    21 CE ivi, n. 84: EV7/1796-1802.
    22 Cf. «Matrimonio e famiglia a vent'anni dalla Familiaris consortio (19812001)», con interventi di G. CAMPANINI – C. ZUCCARO – P. RUDÉLLI – A. FUMAGALLI – E. SOLMI – L. LORENZETTI, in Rivista di Teologia Morale (2001)132, 483-531.
    23 PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA (1983), Carta dei diritti della famiglia: EV 9/538-552; GIOVANNI PAOLO II, Lettera alle famiglie nell'anno internazionale ONU della famiglia (1994): EV 14/158-344; Catechismo della Chiesa Cattolica (1993); Deus caritas est, nn. 2.11: EV23/1541-1542.1559-1560; Sacramentum caritatis, nn. 27-29: EV24/134-138; Lumen fidei (2013), nn. 52ss.
    24 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia (1993), Annunciare, celebrare, servire il «Vangelo della famiglia», Roma 1993.
    25 Cf. «Questionario sulla famiglia: risposte», in Regno-doc. (2014)5, 162 (vescovi tedeschi); (2014)7, 241 (vescovi austriaci); (2014)7, 246 (vescovi svizzeri); (2014)9, 290 (vescovi belgi); (2014)9, 295 (vescovi francesi); (2014)9, 298 (vescovi giapponesi).
    26 Card. G. HUME, in CAPRILE, Il Sinodo dei vescovi 1980, 416.
    27 Nell'intervista al direttore del Corriere della sera del 5 marzo 2014, alla domanda sui grandi cambiamenti dopo la Familiaris consortio, papa Francesco risponde: «Tre mesi dopo la mia elezione mi sono stati sottoposti i temi per il Sinodo, si è proposto di discutere su quale fosse l'apporto di Gesù all'uomo contemporaneo. Ma alla fine con passaggi graduali – che per me sono stati segni della volontà di Dio – si è scelto di discutere sulla famiglia che attraversa una crisi morale molto seria». E ha aggiunto: «È difficile formarla. I giovani si sposano poco. Vi sono molte famiglie separate nelle quali il progetto di vita comune è fallito. I figli soffrono molto. Noi dobbiamo dare una risposta. Ma per questo bisogna riflettere molto in profondità [...] è alla luce della riflessione profonda che si potranno affrontare le situazioni particolari, anche quelle dei divorziati, con profondità pastorale».
    28 Delle tre parti dell'Instrumentum laboris, la prima è dedicata a «Il disegno di Dio su matrimonio e famiglia», nn. 1-49; qui 1-3: «La famiglia alla luce del dato biblico»; 4-7: «La famiglia nei documenti della Chiesa».
    29 W. KASPER, Il Vangelo della famiglia, Queriniana, Brescia 2014, 76.
    30 Instrumentum laboris, nn. 80-120: «Le situazioni pastorali difficili». La lista è lunga, oltre quelle già in precedenza trattate (le convivenze, le unioni di fatto, separati, divorziati e divorziati risposati), ne comprende di nuove: «i figli e coloro che restano soli», n. 87; «le ragazze madri», n. 88; «non praticanti e non credenti che chiedono il matrimonio», n. 105; «le unioni tra persone dello stesso sesso», nn. 110-120.
    31 Cf. L. LORENZETTI, «Una nuova visione di Chiesa. Il Vangelo alle famiglie in condizioni difficili», in Regno-att. (2014)4, 73-76.
    32 Così il card. R. ETCHEGARAY al Sinodo 1980, in CAPRILE, II Sinodo dei vescovi 1980, 113.


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