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    Per un approccio globale all'animazione culturale nella scuola


    Documento redazionale

    (NPG 1983-6-4)

    1. LE REALTÀ IN GIOCO ED IL «PUNTO DI VISTA» DELLA NOSTRA RIFLESSIONE

    1.1. Le realtà in gioco

    Il tema comporta un complesso «gioco» tra quattro realtà: giovani, scuola (cattolica), cultura, animazione culturale. Esse vanno esaminate per se stesse e per le «relazioni» che stabiliscono entro il sistema «animazione culturale della scuola (cattolica)».
    Questo comporta di conseguenza quattro letture, in qualche modo «preparatorie»
    per affrontare il tema nella sua globalità:
    - lettura a partire dal mondo giovanile come condizione (dato oggettivo: la situazione) e cultura (dato soggettivo: la risposta dei giovani);
    - lettura a partire da una definizione di cultura e del rapporto difficile fra giovani e cultura, fino a parlare di «crisi di identità culturale» dei giovani;
    - lettura a partire dall'animazione culturale, come originale «scommessa antropologica» sul futuro della vita e dell'uomo e come originale «modello educativo» che si distanzia sia dall'autoritarismo e sia dal permissivismo;
    - lettura a partire dalla specifica funzione educativa della scuola rispetto ad altre agenzie formative e dalla situazione di fatto della scuola italiana.

    1.2. Il «punto di vista»

    Tra le varie letture scegliamo un punto di vista da cui organizzare la nostra riflessione.
    Può essere formulato cosi: come l'animazione culturale può aiutare la scuola a superare la crisi di identità culturale, e di conseguenza personale, delle nuove generazioni? Formulando cosi la nostra riflessione ci sembra di prendere atto delle difficoltà strutturali, istituzionali, culturali, educative che coinvolgono la scuola e di scegliere un «tema generatore» (l'animazione), in grado, a nostro avviso, non di risolvere tutti i problemi della scuola (cattolica), ma almeno di «innescare» un processo di cambiamento nel nome della «scommessa» sull'uomo (e quindi sull'educazione dell'uomo) che l'animazione rilancia e propone.

    2. LA SCUOLA OGGI

    Per poter parlare di animazione nella scuola occorre affrontare due discorsi preliminari:
    - la funzione della scuola dentro i processi formativi della persona e dentro la stessa società;
    - la situazione attuale della scuola in Italia.

    2.1. La funzione della scuola

    2.1.1. Il referente ultimo della scuola è il processo di crescita della persona, che è il risultato dell'interazione tra:
    - le potenzialità soggettive;
    - le concrete possibilità storico-ambientali;
    - le attività sociali di aiuto specifico allo sviluppo delle nuove generazioni.
    Soffermandoci sulle attività sociali a servizio della formazione delle nuove generazioni vanno ricordati in particolare i processi di socializzazione, inculturazione ed educazione:
    - attraverso la socializzazione gli individui si inseriscono (o vengono inseriti) nelle strutture e forme di vita della società in cui si trovano à vivere, mutuandone valori e norme di comportamento ed occupandone ruoli e posizioni dentro il sistema sociale;
    - attraverso la inculturazione gli individui di una data società o gruppo storico particolare vengono ad acquisire (o si fa loro acquisire) il patrimonio sociale di idee, valori, norme, modelli espressivi e comportamentali che globalmente diciamo cultura;
    - attraverso l'educazione, intesa come attività personale e sociale «intenzionale» e «metodica», si promuove la crescita di una personalità capace di vivere la vita intensamente e responsabilmente.[1]

    2.1.2. L'educazione viene realizzata in diversi ambienti e forme (la famiglia, il gruppo spontaneo, la scuola...).
    Tra le varie forme educative la scuola ha una sua funzione specifica che può essere raccolta attorno a due obiettivi:
    - la formazione di una identità personale, intesa come capacità di relazionarsi con se stessi, gli altri e la società a partire da un «centro» esistenziale elaborato soggettivamente che dà senso a tutto;
    - la formazione alla professionalità, intesa come abilitazione a inserirsi nella vita sociale con competenza e senso di responsabilità, a partire dalla acquisizione dei «contenuti» elaborati dalle generazioni precedenti.

    2.1.3. Per raggiungere questi obiettivi la scuola utilizza alcuni strumenti:
    - la scuola educa anzitutto attraverso l'insegnamento, per far acquisire alle nuove generazioni il patrimonio culturale della società in cui vivono e, più in generale, dell'umanità, inteso sia come un insieme di contenuti culturali (= cultura «già fatta») sia come un insieme di strumenti e metodologie per fare cultura (= verso la «cultura da fare»);
    - la scuola educa attraverso l'abilitazione ad un certo stile di vita, fatto di orientamenti democratici, senso della responsabilità collettiva, rispetto e valorizzazione del pluralismo;
    - la scuola educa attraverso la creazione di un dato clima o ambiente che «impegna» in qualche modo gli allievi, stimolandoli ad accogliere la vita e a decidere di viverla, come si diceva, intensamente e responsabilmente.

    2.1.4. Per tanti versi la scuola, oggi soprattutto che si è intensificato nella società lo scambio di informazione a partire da sempre nuove agenzie culturali, si muove su un terreno comune ad altre funzioni sociali: ciò che la connota e la qualifica sono alcuni «atteggiamenti» riconducibili al consolidamento del «principio di realtà»:
    - i problemi vengono affrontati in modo critico: mentre si insegna e si riflette sui problemi si fa appello alla capacità di prendere posizione, prendere le distanze per vederli nella loro specificità, mettere in crisi le rappresentazioni del reale elaborate in precedenza e a riformularle in nuove sintesi;
    - i problemi e le situazioni vengono affrontate in modo sistematico, in modo cioè che nella rete delle informazioni le «parti» siano collegate al «tutto» e la totalità sia in grado di illuminare i «frammenti» e cosi giungere ad una unitaria «teoria dell'esperienza» e ad una integrazione organica con il patrimonio culturale;
    - i problemi e le situazioni infine vengono affrontate in modo interdisciplinare, attraverso quindi letture diverse, per una comprensione sempre più ricca dei fatti, che riportano in primo piano l'educazione alla lettura-interpretazione-decisione personale dell'allievo.

    2.2. La situazione della scuola secondaria in Italia

    Quanto detto sulla «funzione educativa» e sul «dover essere» non può far dimenticare la situazione della scuola secondaria in Italia.
    Le disfunzioni e le ambivalenze non sono poche. Le raccogliamo, in vista di un'ulteriore approfondimento, attorno ad alcuni nodi problematici.

    2.2.1. La funzione educativa della scuola viene anzitutto resa problematica dalla situazione strutturale in cui i giovani vengono a trovarsi e dalla loro risposta soggettiva a tale situazione:
    - a livello strutturale ricordiamo tre elementi: la marginalità a cui i giovani sono costretti, lo scarso potere innovativo che essi manifestano (e che è loro concesso!), la frammentarietà dell'esperienza sociale;
    - a livello soggettivo ricordiamo la difficoltà a darsi una identità personale e il diffondersi di identità a livello «subculturale» che usufruiscono di elementi sparsi e derivanti da istanze contraddittorie, come quella del privato (sia in senso individualistico che personalista), del consumo, dell'irrazionalità, della razionalità concreta, del bisogno del sacro.[2]
    Venendo più da vicino alla presenza dei giovani nella scuola si può osservare:
    - la scuola è per i giovani un momento, relativamente secondario della loro autorealizzazione, che trova invece nel tempo cosiddetto «libero» e nel gruppo spontaneo i suoi momenti forti;
    - i giovani sembrano consapevoli che la scuola non è oggi luogo di acquisizione di professionalità (e quindi punto di partenza per un inserimento nella società) e non sono disposti a valutare la scuola unicamente dal punto di vista dell'aiuto alla formazione di una identità personale.

    2.2.2. Ai problemi dei giovani si aggiungono quelli degli insegnanti, per i quali si può osservare:
    - la scarsa qualificazione professionale ricevuta e la scarsa disponibilità per una formazione permanente;
    - il senso di frustrazione derivante dalla «confusione culturale» dentro la scuola (dove più che il pluralismo, tra gli stessi insegnanti, sembra imporsi l'ignoranza e il reciproco disinteresse) e dal cattivo funzionamento della macchina scolastica (disservizio, precariato, assenteismo...);
    - l'individualismo educativo, senza alcun vero confronto sul progetto educativo e prima ancora sul modello d'uomo che ogni insegnante persegue;
    - il senso diffuso di «estraneità» dell'insegnamento rispetto ai reali problemi della società, della evoluzione culturale, della ristrutturazione del mondo del lavoro, oltre che l'estraneità ai reali problemi dei giovani alla ricerca (faticosa) di una identità personale.

    2.2.3. Infine i problemi della scuola come «struttura»:
    - la scuola non solo è in difficoltà per cogliere la sua funzione educativa dentro la società, ma sembra anche venir meno al suo compito primordiale di «trasmettere» ai giovani informazioni;
    - al di là degli slogan come «scuola, laboratorio sociale» o «potenziale di innovazione sociale» della scuola, si assiste ad una scuola disancorata dalla società, alla deriva, al cui interno sembrano funzionare leggi di pura sopravvivenza quotidiana; la funzione sociale della scuola vive drammaticamente la dialettica tra coscienza della propria potenzialità ed esperienza della propria impotenza innovativa;
    - consapevole di aver poche carte da giocare sul piano della preparazione professionale degli allievi, la scuola sente di non essere neppure in grado di assolvere adeguatamente il suo compito di formazione alla identità; l'ondeggiare tra i due scopi (formazione-professionalizzazione) crea ulteriore confusione sia negli insegnanti che negli allievi.

    3. LA CULTURA

    Si vuol parlare di animazione culturale nella scuola. Ma che contenuto dare al termine cultura?

    3.1. Cosa si intende per cultura

    3.1.1. Partiamo da una definizione introduttiva di cultura.
    «La cultura è il patrimonio di testi e di codici in cui si esprimono la concezione del mondo, il sistema dei valori, le opinioni, le credenze e le modalità di organizzazione interna di una data società».
    Ogni cultura implica e si propone di integrare:
    - un insieme di informazioni, contenuti, programmi;
    - un orientamento alla vita, uno stile di vita.

    3.1.2. Se la cultura è il repertorio, il serbatoio, l'enciclopedia in cui è distribuito il nostro sapere non bisogna però intendere questo come qualcosa di «esterno» alle persone, ma come il luogo in cui l'esperienza di un popolo modella in profondità la personalità individuale. La cultura è in fondo la condizione per la formazione dell'identità personale, il terreno fecondo in cui ogni soggetto può costruire se stesso in modo unico ed irripetibile.

    3.1.3. La cultura è un «organismo vivente» in lenta e progressiva evoluzione. L'evoluzione è data dalla mutazione dei valori dentro l'organismo-cultura. Si può distinguere cosi tra cultura già fatta (il passato), cultura in atto (il presente), cultura da fare (il futuro).
    «Dentro» la cultura e a partire dalla «memoria della cultura» che ne costituisce il nucleo, si osservano i fenomeni di «comunicazione», che possono caratterizzarsi come apprendimento, scambio reciproco, riformulazione, insegnamento, socializzazione, educazione, allevamento... La scuola fa proprie alcune modalità di comunicazione dentro la cultura.

    3.2. Fare cultura nella scuola

    3.2.1. Circa la funzione della scuola rispetto alla cultura si veda il punto 2.1. (La funzione della scuola), precisando ancora una volta che la trasmissione-acquisizione della cultura è condizione per una corretta formazione dell'identità personale, come capacità di relazione e transazione tra individualità e socialità, mondi vitali e sistemi sociali, secondo le dimensioni dello spazio (relazione tra corporalità soggettiva e territorio) e del tempo (relazione tra «memoria» e «utopia» per vivere oggi).

    3.2.2. Il punto di vista specifico della scuola sulla cultura, se ripensato dentro il problema dell'identità storico-culturale del soggetto, è quello di un serio apprendimento della «cultura già fatta» in vista del comprendere e vivere in questa cultura e dell'«inventare» la cultura da fare.

    3.2.3. Non si possono tacere alcuni nodi della scuola nel suo approccio alla cultura:
    - c'è anzitutto da chiedersi quale proposta culturale la scuola stia facendo alle nuove generazioni. Fino a che punto «trasmette contenuti» e fino a che punto educa ad utilizzare «strumenti» per leggere e interpretare il presente e per ipotizzare e costruire il futuro?
    - c'è da chiedersi quale «forma mentis» e «quali strumenti culturali» la scuola fornisce ai giovani. Fino a che punto li sollecita ad apprendere, non senza fatica e costanza, quegli «strumenti di lavoro» che devono servire al giovane nella vita personale e sociale?
    - c'è la tentazione in alcuni insegnanti perplessi di fronte all'attuale momento culturale, di rifugiarsi nuovamente nell'apprendimento del passato in quanto tale, vedendovi una sorta di magica salvezza dell'identità personale; c'è scarsa attenzione alla «domanda educativa» dei giovani, ai «temi generatori» della nostra epoca come luoghi in cui «riformulare» i contenuti culturali.

    3.2.4. C'è, in particolare, da tener presente la logica di fondo e lo stile educativo sottostante alla riforma della scuola secondaria. Che «proposta culturale» emerge? Come valutarla?

    4. L'ANIMAZIONE CULTURALE

    Veniamo al terzo «polo» della nostra riflessione.
    L'animazione è un termine vago, inflazionato e facile da annacquare.
    È possibile tuttavia utilizzarlo in senso specifico, ristretto, come si vedrà.

    4.1. Immagini potere di animazione

    L'animazione non è:
    - uno strumento per far passare ad altri ciò che si è elaborato;
    - una batteria di tecniche per facilitare l'apprendimento e lo studio;
    - una pedagogia che privilegia la «relazione» dimenticando il confronto sui «contenuti»;
    - un modo per gestire il tempo libero dei giovani (e non un tempo «serio» come la scuola!);
    - una parola alla moda, che abbaglia, ma in fondo svapora i problemi;
    - l'entusiasmo con cui si fanno le proposte ai giovani, magari vendendo loro materiali molto tradizionali...

    4.2. Un uso «qualificato» di animazione

    Cosa si intende positivamente per animazione culturale?

    4.2.1. L'animazione si pone al centro di alcuni «conflitti» come catalizzatore attivo di una nuova qualità di vita. Nel nostro caso:
    - conflitto tra giovani e adulti;
    - conflitto tra giovani e cultura;
    - conflitto tra giovani e istituzioni sociali;
    - conflitto tra giovani ed esperienza religiosa cristiana.
    Per affrontare i conflitti, senza nascondersi i problemi ma cercando «vie d'uscita» verso «nuove sintesi», l'animazione si propone come un'originale «scommessa educativa» che esprime un particolare «modello educativo».

    4.2.2. L'animazione è anzitutto una scommessa educativa, cioè un modo di pensare all'uomo, ai suoi dinamismi, ai processi in cui gioca la sua maturazione. Essa si esprime in una scommessa sull'uomo, come essere capace di autoliberazione attraverso l'assunzione di una coscienza critica e riflessa di se stesso, della propria storia, della cultura, del mondo.

    4.2.3. L'animazione è in secondo luogo un modello educativo che:
    - a partire dalla sua scommessa elabora una sua «antropologia educativa» e propone una particolare lettura dell'attuale momento culturale, con attenzione soprattutto ai giovani;
    - riformula l'obiettivo generale dell'educazione sulla base della sua antropologia e della crisi di identità culturale in cui si dibattono i giovani;
    - seleziona le risorse educative disponibili in vista di un progetto di animazione;
    - crea un «clima consensuale» di scambio culturale tra adulti e giovani dentro un «contesto sociale»;
    - organizza le risorse attorno ad una relazione giovani-adulti contrassegnato dalla «asimmetria educativa» (dato il diverso bagaglio culturale accumulato dall'adulto) e dall'«agire comunicativo» (ognuno mette a disposizione il «suo» bagaglio).

    4.2.4. Una attenzione particolare va data agli obiettivi intermedi dell'animazione culturale, perché sono generatori di una serie di indicazioni strategiche la cui prossimità all'azione è assai elevata.
    Questi obiettivi vengono raccolti intorno a tre aree di intervento:
    - l'area dell'inserimento attivo delle nuove generazioni nella cultura attuale, come luogo in cui possono definire una identità, una individuazione personale che non derivi semplicemente da una sorta di maturazione intrapsichica ma anche, e forse soprattutto, dall'inserimento critico e attivo nell'alveo della cultura;
    - l'area della partecipazione alla elaborazione di una nuova cultura e di una nuova società. L'animazione non offre un suo progetto di società, ma un suo particolare modo di porsi di fronte ad ogni proposta sociale e culturale. In questo modo abilita alla libertà, alla creatività radicata nell'esperienza storica della tradizione, alla scoperta di nuovi stili di vita più rispondenti alla realtà sociale e culturale attuale;
    - l'area della esplicitazione della dimensione religiosa della esistenza umana. L'animazione culturale tende ad abilitare le nuove generazioni ad un radicamento della loro esistenza attorno a quello che gli antropologi chiamano il «centro», che consente all'uomo di cogliere la vita non più come un insieme disorganico di segmenti e frammenti, ma come qualcosa che da una parte manifesta dall'interno un orientamento ed un senso e dall'altro invoca la sua riunificazione intorno al centro stesso. Centro che pone l'uomo come confine dello spazio-tempo, come apertura al mistero trascendente.

    4.2.5. Dire animazione è allora dire un'originale proposta educativa. Nell'attuale momento storico, segnato dalla conflittualità sociale diffusa, pluralismo culturale e dilatazione della soggettività, l'animazione si pone come uno stile educativo, in mezzo ad altri stili dal neodirettivismo al tecnologicismo educativo.
    In particolare intende contrastare una certa sfiducia e uno scoraggiamento in atto tra gli educatori.

    4.3. Perché animazione «culturale»?

    Questo modello di animazione si specifica come «culturale», in quanto è un modo di educare che:
    - pone al centro del suo interesse la maturazione dell'identità storico-culturale delle nuove generazioni;
    - concepisce la cultura come realtà in evoluzione;
    - inserisce le nuove generazioni nella «cultura già fatta» in vista in una «cultura da fare» oggi e nel futuro, a partire dalla scommessa che nuove sintesi culturali sono, oltre che doverose, possibili;
    - fornisce gli strumenti (primi fra tutti il «metodo della ricerca» e la «presa di coscienza» in gruppo) per elaborare faticosamente nuovi modelli d'uomo. È un metodo pertanto con cui «inventare le cose e la cultura.

    5. QUALE ANIMAZIONE CULTURALE NELLA SCUOLA?

    Chiariti i «termini» in gioco (scuola, cultura, animazione) possono essere ripresi e dilatati gli interrogativi di partenza.

    5.1. Alcuni pregiudizi

    5.1.1. Parlare di animazione suscita in alcuni insegnanti il ricordo negativo di forme di animazione praticate, attorno al '75-'76, come autogestione, centralità del gruppo, emarginazione degli insegnanti, assenza di programmazione, superficialità e fuga dal rigore scientifico, critica senza corretta informazione... Come evitare di ricadere in quei rischi?

    5.1.2. L'animazione richiama a molti, anche insegnanti, il tempo libero ed il gruppo spontaneo. Come far sì che essa sia, per esprimerci con delle immagini, «animazione nelle lezioni» e non solo «animazione negli intervalli»?
    In secondo luogo, cosa comporta l'utilizzo dell'animazione, nata e praticata anzitutto in gruppi spontanei, in un contesto come quello scolastico in cui la classe è un gruppo strutturato non spontaneo?

    5.2. Problemi

    5.2.1. L'animazione è normalmente incentrata sul rapporto tra un animatore ed un gruppo spontaneo. Nella scuola invece abbiamo più insegnanti da una parte ed un gruppo organizzato dall'altra.
    Molti problemi nascono dal difficile rapporto tra gli insegnanti come comunità educante che elabora e realizza un «progetto educativo». Cosa ha da proporre a riguardo l'animazione culturale? In altre parole: quale comunità educante in un contesto di frammentazione e pluralismo culturale?

    5.2.2. L'animazione è spesso conosciuta come dinamica di gruppo, attenta quindi alla qualità dei rapporti interpersonali, al buon clima di gruppo, alle motivazioni al lavoro e allo studio.
    Quando si parla di animazione culturale si è invece attenti anche allo scambio di contenuti culturali. Che rapporto viene a stabilirsi tra dimensione interpersonale e dimensione culturale nell'animazione «dentro» la scuola?

    5.2.3. La scuola con i suoi scopi educativi è già un «sistema educativo» a sé stante. A che titolo l'animazione si inserisce nella scuola?
    L'animazione vi si può inserire come stile educativo che riformula gli obiettivi e gli strumenti tradizionali della scuola.
    Quale, a questo punto, intende essere il contributo dell'animazione «al fare cultura» nella scuola? In che cosa consiste questo contributo:
    - a livello di «concezione» di uomo e di cultura;
    - a livello di proposta «culturale» da privilegiare;
    - a livello di obiettivi perché la scuola sia servizio alla formazione dell'identità storico-culturale dei giovani;
    - a livello di strumenti di lavoro culturale.

    5.2.4. Ed ancora, come questo contributo dell'animazione culturale può essere riformulato:
    - per l'ambiente scuola e per lo stile di vita che vi si conduce;
    - per la riformulazione della funzione e della figura dell'insegnante/animatore;
    - per le singole discipline di insegnamento;
    - per il coordinamento interdisciplinare dell'insegnamento;
    - per il confronto fra i modelli di cultura che gli insegnanti privilegiano.

    5.3. Alcune esigenze da rispettare

    5.3.1. Alcune esigenze che una proposta di animazione nella scuola deve rispettare e fare proprie:
    - non svaporare la funzione della scuola in un «generico educativo» che dimentica la funzione di «trasmettitore ed elaboratore culturale» e di acquisizione di strumenti e metodi di lavoro culturale; a volte si ha l'impressione che la scuola sia solo un pretesto per dedicarsi unilateralmente allo sviluppo di positive dinamiche relazionali;
    - non annacquare l'urgenza di riqualificazione professionale degli insegnanti in un generico appello all'animazione; l'animazione va a sua volta riformulata dentro tale «urgenza» professionale;
    - non dimenticare i limiti della scuola sull'innovazione sociale, pena il ricreare slogan impraticabili e quindi frustranti;
    - in mezzo a tanti problemi si è assistito in questi anni ad un grosso sforzo di riqualificazione didattica dell'insegnamento; una proposta di animazione non può fare riferimento a modelli didattici in effetti non più praticati, ma «qualificare» le attuali metodologie didattiche.

    5.3.2. Dato infine che si parla di «scuola cattolica» si pongono ulteriori problemi a cui l'animazione culturale deve rispondere:
    - si nota spesso una distanza tra il modello di cultura che circola nella scuola e il modello di cultura della società;
    - si osserva spesso una dialettica sofferta tra «componente religiosa» della scuola e «componente laica», sia a livello di persone (religiosi-laici) che di contenuti (tradizionali-aperti all'oggi);
    - come garantire un corretto rapporto tra evangelizzazione e promozione culturale? I problemi si pongono sia a livello di contenuti (il confronto vangelo-cultura-culture) che metodologico (attraverso quali strumenti attuare il confronto?). Da notare che il problema si pone non tanto come rapporto tra fede e cultura, quanto come rapporto tra educazione alla fede ed animazione culturale dei giovani nella scuola.

    6. PER UNA RIFLESSIONE ARTICOLATA

    Una riflessione organica dovrebbe prevedere i seguenti «approfondimenti».

    6.1. Un approfondimento sul concetto di cultura così come viene inteso dall'antropologia culturale, dalla linguistica e dalla semiologia. L'obiettivo è di tipo «formale»: chiarire non tanto i «contenuti» di una proposta culturale, quanto la «struttura» e le relazioni interne alla cultura in vista di una «comunicazione» giovani-cultura.

    6.2. Un approfondimento del concetto animazione culturale, intesa come stile educativo che può dar luogo ad una rinnovata passione e competenza educativa alla scuola.

    6.3. Un approfondimento del contesto in cui avviene l'animazione culturale, cioè la scuola secondaria vista nella sua funzione educativa e sociale e nella situazione di fatto.

    6.4. Un approfondimento sul rapporto evangelizzazione ed animazione culturale, cioè sul rapporto tra logica e processi specifici dell'educazione alla fede e la logica dell'animazione culturale.

    6.5. Un approfondimento sulla comunità educante nella sua complessa attività di:

    - identificazione dei fini, metodi e strategie dell'animazione culturale;
    - gestione concreta dei processi di animazione;
    - integrazione tra educazione alla fede e promozione culturale.

    6.6. Un ultimo approfondimento sulla funzione e identità personale dell'insegnante-animatore:

    - quale riformulazione della sua identità umana e cristiana, a livello di atteggiamenti e stile di vita, viene suggerita;
    - quale riqualificazione professionale è richiesta se vuole qualificare il compito educativo come animazione.


    [1] Cf C. Nanni, Alla scoperta dell'animazione, in NPG gennaio 1983, pp. 77-79.
    [2] Cf G.C. Milanesi, L'identità sociale dei giovani, in NPG febbraio 1983, pp. 66-73.

     


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