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    Preadolescenti
    nel tempo libero
    tra amici e «amica TV»

    Alberto Colombo

    (NPG 1994-01-70) 

    Intervistando anni fa in una scuola di Milano un preadolescente di terza media circa le attività del tempo libero, ottenni la seguente definizione: «la televisione è un'altra amica; è un amico, un'amica, è tutto se non hai amici». Quella risposta mi affascinò ed incuriosì a tal punto che mi riproposi di sviluppare quella provocazione in occasione della mia tesi di laurea.

    Assunti di partenza

    Vorrei solo premettere che la ricerca da me compiuta possiede i pregi e i limiti di ogni ricerca sperimentale; ma vuole anche essere un piccolo contributo allo studio di quell'arcipelago multiforme, e al tempo stesso da poco esplorato, che va sotto la definizione convenzionale di «preadolescenza».
    Nella speranza che questa fatica possa essere d'aiuto a tutti coloro che verso i preadolescenti nutrono una comune preoccupazione e condividono quella medesima passione che va sotto il nome di «educazione». Il tema specifico del lavoro è stato così formulato: la socializzazione dei preadolescenti nel tempo libero «tra» gruppo dei pari e medium-televisione. Come assunti di partenza, deducibili e rintracciabili dalle ricerche esistenti, ho voluto porre le seguenti proposizioni:
    1. Il medium-televisione e il gruppo de pari costituiscono per i preadolescenti due agenzie non istituzionali (come invece sono la famiglia e la scuola) di socializzazione nel tempo libero; al loro interno i preadolescenti compaiono come soggetti attivi nel vivere il delicato momento della vita che attraversano.
    2. Il gruppo dei pari e il medium-televisione sono i due perni principali attorno a cui ruota la socializzazione dei preadolescenti nel tempo libero.
    3. Il medium-televisione inteso come agenzia di socializzazione rappresenta una minaccia ad un corretto processo di socializzazione, nella misura in cui diviene, in modo più o meno latente, strumento di evasione dalle dinamiche di socializzazione con la realtà, con l'ambiente, con i pari. 

    OBIETTIVI DI RICERCA

    Partendo dagli assunti sopra esposti, ho voluto che la ricerca fosse anche una scheggia di novità rispetto alle ricerche precedenti, intendendo tematizzare il rapporto tra preadolescenza e medium-televisione e guardando al preadolescente «tra» pari e medium-televisione. Gli obiettivi di ricerca che ho formulato sono quindi i seguenti:
    1. convalidare l'importanza e la funzione che il gruppo dei pari ha all'interno della socializzazione preadolescenziale, verificando ambiti e modalità del rapporto del singolo preadolescente con il gruppo dei pari;
    2. analizzare la funzione attribuita dal preadolescente al medium-televisione, verificando il ruolo del medium stesso come maggiormente fruito nell'ambito del tempo libero rispetto agli altri massmedia, «fotografando» modalità e tempi del consumo televisivo, tenendo presente che questo accade maggiormente in ambito domestico;
    3. verificare l'ipotesi che il medium-televisione costituisca pericolo e funzione di evasione nei seguenti termini:
    - evasione dalla realtà. Il medium-televisione propone al preadolescente e pone il preadolescente in un mondo fittizio, nonché svolge funzione di «riempitivo» all'interno dell'organizzazione del tempo libero. Perciò in molti casi (forse la stragrande maggioranza) le trasmissioni televisive costituiscono un normale passatempo e un abituale «rumore di sottofondo» paragonabile a quello di altri elettrodomestici e «sotto-sogliare» rispetto all'attenzione effettiva di chi si trova nel locale dove il televisore è acceso;
    - evasione dalle dinamiche di socializzazione familiare. Il medium-televisione disturba, se non addirittura sostituisce, le interazioni tra i componenti il nucleo familiare, oltre ad essere di fatto un elemento dell'arredamento della casa e, allegoricamente, il nuovo camino-focolare attorno a cui la famiglia intera si riunisce, specialmente la sera, cercando il calore e il colore di suoni, immagini, emozioni;
    - evasione dalle dinamiche di socializzazione con il gruppo dei pari. Il medium-televisione svolge funzione vicaria del gruppo dei pari, cioè viene fruito spesso molto più da preadolescenti con problemi in ordine alla socializzazione con i coetanei. Ed impedisce, comunque, nella stragrande maggioranza dei casi, che il preadolescente condivida altri tipi di esperienze col gruppo dei pari medesimo;
    4. conoscere il comportamento del preadolescente all'interno del processo di identificazione-identità che si verifica durante la fruizione televisiva, interrogando circa il personaggio televisivo a cui voler assomigliare e quello eleggibile «ad occhi chiusi» come amico;
    5. da ultimo, e qui consiste la novità della ricerca, cogliere la figura del preadolescente nel tempo libero «tra» gruppo dei pari e medium-televisione. Intendendo i pari come «realtà» ed il medium-televisione come «illusione», ma cercando anzitutto di capire se nel tempo libero il rapporto dei preadolescenti con queste due agenzie di socializzazione sfoci in una concordanza («et...et») oppure in una discordanza («aut...aut») fra le medesime. 

    LO STRUMENTO DI RICERCA E IL CAMPIONE

    Per effettuare la ricerca sperimentale ho scelto il mezzo del questionario. Nel predisporlo ho tenuto conto anche della metodologia dei questionari utilizzati da altre ricerche su argomento simile, anche se compiute prevalentemente con bambini della scuola materna ed elementare.
    Allo strumento ho dato il nome di Questionario PATV (Preadolescenza e Televisione). Con ciò ho voluto esplicitamente ricollegarmi al Questionario PA predisposto dai Cospes. Il Questionario PATV, diversamente dall'impostazione di gran parte delle ricerche effettuate in passato da altri studiosi che hanno usato un approccio di carattere sistemico, è stato progettato esclusivamente in riferimento al contesto preciso su cui interrogare i preadolescenti: il tempo libero. Con ciò non ho inteso contraddire la validità dell'approccio sistemico ai fini di una presentazione più globale delle diverse variabili, ma ho cercato solo di focalizzare l'attenzione su di un sottosistema, una variabile precisa, quale appunto il tempo libero come luogo spazio della socializzazione preadolescenziale «tra» gruppo dei pari e medium-televisione.
    Le tre sezioni in cui il Questionario PATV si può suddividere risultano le seguenti:
    - la socializzazione del preadolescente nel tempo libero con il gruppo dei pari;
    - la socializzazione del preadolescente nel tempo libero con il medium-televisione;
    - la socializzazione del preadolescente nel tempo libero «tra» gruppo dei pari e medium-televisione.
    Se per alcuni items era facile fare riferimento a quelli formulati da altre ricerche, per quanto concerne la fruizione e l'interazione tra amici e medium-televisione ho dovuto costruire gli items del questionario. Il Questionario PATV è composto da 53 items, alcuni dei quali costituiti da domande aperte. Le domande aperte sono state formulate con l'intento in alcuni casi di spezzare il ritmo incalzante degli items precedenti, ed in altri casi di operare nel preadolescente una sorta di sintesi alzando il tono del procedere dei quesiti del questionario.
    Costruito il Questionario, ho cercato la «materia prima», i preadolescenti a cui somministrarlo. Dopo aver trovato nei confronti della ricerca scetticismo in un contesto di scuola statale, ho trovato invece disponibilità ed interesse in una scuola privata. Il campione di ricerca è costituito solo dai 137 alunni ed alunne della scuola media. La ricerca, quindi, è basata su un campione certamente limitato, ma abbastanza attendibile per quanto riguarda la provenienza dei preadolescenti e le caratteristiche differenti delle famiglie di provenienza, all'interno di una scuola cattolica. I preadolescenti sono risultati così suddivisi: 60 di prima media, 28 di seconda media, 49 di terza media, e più in particolare 67 maschi e 70 femmine. La somministrazione del Questionario è stata effettuata durante le ore di lezione e impegnando i preadolescenti per non più di trentacinque minuti. 

    I RISULTATI DELLA RICERCA

    I questionari utili all'elaborazione dei risultati sono stati 133. Cerco ora di sintetizzare gli esiti della ricerca ripercorrendo gli obiettivi che mi ero proposto e ponendo in risalto suggestioni fornite dalle risposte dei preadolescenti.

    Primo obiettivo: i preadolescenti e il gruppo dei pari nel tempo libero

    La ricerca ha convalidato senza ombra di dubbio l'importanza (riconosciuta da tutti gli studiosi) del gruppo dei pari all'interno del processo di socializzazione dei preadolescenti. Il gruppo dei pari, seppur assumendo diversa intensità e diversa sfumatura ed assolvendo funzioni diverse a seconda dell'età, resta sempre e in ogni caso l'agenzia di socializzazione «vincente» nel tempo libero dei preadolescenti.
    Per il 67,5% del totale è bello stare con i propri amici, sia con molti che con pochi. Per il 44,3% l'amicizia ha dichiaratamente valenza di «volersi bene, condivisione, rapporto per sempre, dono», mentre per il 33,8% si riduce a semplice stare insieme, ed il 15,1% definisce l'amicizia solo come «legame tra due». Da ultimo c'è la definizione di amicizia come «divertimento» (6,9%).
    Nell'analizzare le attività dello stare in compagnia emerge comunque che i maschi sono più «gironzoloni-giocherelloni» e le femmine più «chiacchierine-confidenziali».
    I luoghi dove i preadolescenti incontrano il gruppo dei pari sono riconducibili sempre più alle quattro mura di casa (40,2%) e sempre meno agli ambienti educativi. Gli stessi ambienti oratoriani-parrocchiali, a cui il 55,8% dei preadolescenti dice di appartenere, sono frequentati nel tempo libero in misura molto minore (8,9%): sembra che siano soprattutto le femmine a frequentare maggiormente tali luoghi di aggregazione. Dal punto di vista della frequenza e dell'aggregazione risultano quindi più interessanti gli ambienti sportivi. In sintesi, la socializzazione nel tempo libero con il gruppo dei pari è per i preadolescenti occasione normale attraverso cui stare in compagnia anzitutto per passare il tempo, e poi per crescere e maturare insieme.

    Secondo obiettivo: i preadolescenti e il medium-televisione nel tempo libero

    L'analisi della funzione attribuita dai preadolescenti al medium-televisione conferma i risultati delle ricerche precedenti. Infatti la fruizione televisiva è l'attività principale (55,1%) del tempo libero (cioè anche terminati i compiti di scuola). C'è però da evidenziare, analizzando le percentuali suddivise per sesso, che le femmine attribuiscono uguale fruizione ed importanza tanto al consumo televisivo quanto all'ascolto di musica e canzonette (36,8%).
    A livello generale i messaggi audiovisuali sono in modo massiccio maggiormente fruiti rispetto ai messaggi scritti: la lettura di libri, fumetti e riviste ha riscontrato una percentuale (18,1%) addirittura inferiore alla sola fruizione di messaggi musicali (25,5%), oltre ad evidenziare il fatto che i preadolescenti leggono meno con il passare degli anni.
    La definizione di medium-televisione data dai preadolescenti è stata: anzitutto «comunicazione» (31,5), e in seconda istanza «svago-passatempo» (28,3%). A conferma di ciò i preadolescenti affermano di fruire del medium-televisione principalmente per due motivi: perché «diverte (40,3%) e «perché non si sa cosa fare» (14,4%).
    Le reti televisive maggiormente fruite sono Italia Uno (58,9%) e Canale Cinque (32,2%). Tra le reti RAI solo Rai Uno è quella maggiormente fruita, con una percentuale comunque bassissima (7,5%).
    Il genere televisivo preferito dai preadolescenti è il telefilm (57,2%), seguito dallo sport (12,2%), mentre quello
    più detestato è la telenovela (e per questo Rete Quattro, nel cui palinsesto pullula questo genere di programmi, non compare tra le reti seguite più spesso).
    Abbastanza interesse solleva nei preadolescenti anche il genere «contenitore» (programmi quali Ore 12, I fatti vostri, Ci siamo, Domenica In, Buona Domenica). C'è da sottolineare però che i generi televisivi fruiti in compagnia di altre persone si differenziano da quelli fruiti con il gruppo degli amici. Se, ad esempio, in compagnia di altri i telegiornali sono fruiti dal 63,9%, quando si passa alla fruizione con gli amici questi stessi programmi vengono fruiti solo dal 2,3%. Ed ancora: i documentari vengono visti con altri dal 47,7% del totale, ma solo dal 9,8% in compagnia del gruppo dei pari. Questo testimonia anche che il consumo televisivo avviene soprattutto tra le quattro mura di casa ed in compagnia delle persone che strettamente compongono il nucleo familiare.
    Dalle risposte al Questionario emerge che nell'84,9% delle case dei preadolescenti sono presenti da due a più di due apparecchi televisivi. Il consumo televisivo avviene soprattutto nei locali dove il preadolescente passa abitualmente le ore pomeridiane e serali: in salotto o studio (78,8%), in cucina (42,8%) ed anche nella propria camera da letto (29,4%), segno che un preadolescenti su tre circa trova un televisore anche accanto al proprio letto.
    Confermano i dati presentati le attività «abbinate» al consumo televisivo: i preadolescenti mentre guardano il medium-televisore non fanno niente (60,4% ), mangiano (58,7% ), giocano (30,8% ).
    È oltremodo da rilevare, anche in vista di una comprensione più attenta del rapporto tra socializzazione familiare e socializzazione con il medium-televisione, il seguente dato: il 79,6% dei preadolescenti afferma di guardare la Tv la sera, in compagnia dei propri genitori, mediamente dalle ore 20 alle ore 23. Per il resto il consumo televisivo avviene nel pomeriggio (tra le 14 e le 18) da soli (51,9% ), con i fratelli e le sorelle (35,6%). Il 37,7% fruisce del medium-televisione da solo anche la sera dalle 20 alle 22.

    Una fruizione «telecomandata»

    Molto importante è pure il comportamento dei preadolescenti durante la visione dei programmi: seguono con attenzione, provano fastidio se si verificano disturbi al proprio consumo televisivo. E non solo disturbi «esterni» al televisore, ma anche «interni»: l'85,0% dei preadolescenti cambia canale o si occupa d'altro nel momento in cui compaiono gli spot pubblicitari. Il che induce a negare l'ipotesi diffusa che i preadolescenti siano fruitori incantati del medium-televisore e in particolar modo degli spot pubblicitari di cui sono infarciti i programmi. Nonché ridimensiona le affermazioni di chi accusa i preadolescenti di far largo uso del telecomando durante il consumo televisivo. Dai dati risulta semmai che i preadolescenti si informano circa programmi previsti dal palinsesto televisivo «moltissimo-molto-abbastanza» (72,2%) e durante la fruizione televisiva sono spesso loro a selezionare i programmi (72,3% ).
    I dati fin qui esposti sottolineano soprattutto che, come già detto, non solo il consumo televisivo dei preadolescenti nel tempo libero avviene prevalentemente tra le quattro mura domestiche, ma anche è riconducibile, in termini di compagnia, alle persone presenti in casa di volta in volta durante l'arco della giornata al pomeriggio i fratelli, alla sera i genitori.
    Un altro dato emerso, che non ci lascia sorpresi, è constatare come il televisore sia divenuto, nella maggior parte delle case con il passare degli anni, non più un optional o un soprammobile di lusso, ma un elemento irrinunciabile dell'arredamento, collocato nel luogo più comodo per assolvere (a tratti) alla funzione di «nuovo focolare domestico» che porta calore e colore, e non solo nelle fredde e grigie sere d'inverno.

    Terzo obiettivo: medium-televisione come evasione per i preadolescenti?

    La ricerca si proponeva di verificare l'ipotesi secondo cui il medium-televisione può costituire uno strumento di evasione da tre «sottoprocessi» di socializzazione: con la realtà, con la famiglia, con il gruppo dei pari.

    Evasione dalla realtà o mediatore della realtà?

    Non sembra sussistere pericolo che il medium-televisione sia un'evasione dalla realtà. Tuttavia l'impressione è che i preadolescenti, pur comprendendo la diversità tra parirealtà e Tvillusione, preferiscano attuare la propria socializzazione con la realtà extrafamiliare non in modo diretto, quanto invece mediato dal medium-televisore stesso. Affermo questo a partire da quanto i preadolescenti riferiscono: nel tempo libero fruiscono del medium-televisione due o più di due ore (59,4%) ricevendo notizieinput di cui si dicono ghiotti (il 30,0% dice che il medium-televisore fa conoscere cose nuove, il 21,7% che fa discutere su cose importanti), al di là del solo utilizzo come passatempo.
    Il medium-televisione è per i preadolescenti un comodo strumento attraverso cui avere tutte quelle informazioni che, in sua assenza essi dovrebbero rintracciare «direttamente sul campo». Da notare che questo dato va collegato anche con la tendenza, già vista, alla domesticità di questi preadolescenti: rispetto a risultati di ricerche precedenti, che sostenevano la tipicità preadolescenziale della spazio-motorietà (nel cortile, nella strada, nel quartiere), questa ricerca ha invece riscontrato un'inversione di tendenza del fenomeno. I preadolescenti da noi intervistati (e qui potrebbe essere determinante la tipicità del campione di soggetti provenienti da famiglie in genere più protettive) sono definibili quasi come «ragazzi d'appartamento», o certo meno «ruspanti» che non altri di contesti diversi.
    Il medium-televisione costituisce per i preadolescenti in questa ricerca non tanto una «evasione dal reale», quanto una «invasione del reale» attraverso immagini, suoni, linguaggi, personaggi e significati di tipo medianico A mio parere si intravede in questa situazione il pericolo già accennato in altri studi: i preadolescenti sono più portati non tanto forse a credere vere tutte le immagini proposte dal medium-televisione, ma certamente ad avere atteggiamenti di tipo rinunciatario nei confronti di una socializzazione più diretta con il mondo circostante.
    Il medium-televisione non appare tanto rumore sotto-sogliare all'interno delle mura domestiche (anche se in tante case accade così, e ciò è testimoniato dal 18,8% dai preadolescenti che, quando rincasano, trovano il televisore già acceso), quanto «medium» («tramite» appunto) tra le mura domestiche e tutto ciò che «sta fuori». Potrebbe verificarsi ulteriormente, più di quanto già non accada ora, che i preadolescenti utenti televisivi nel tempo libero siano come affacciati ad una finestra che guarda sul mondo, ma incapaci di varcare la soglia della «visione» diventando protagonisti, e che il medium-televisione li abitui ad essere sempre più «spettatori» e sempre meno «attori». Queste considerazioni costituiscono forse un punto cruciale, ma sono suggestioni provocanti per eventuali ulteriori ricerche in merito.

    Evasione dalle dinamiche di socializzazione familiare?

    Dalle risposte date al Questionario emerge che i genitori lasciano scegliere ai figli i programmi «qualche volta» (75,2% ) o «sempre» (24,1%) e che i preadolescenti discutono con i genitori i programmi visti «qualche volta» (63,9%), «sempre» (18,7%) o «mai» (11,5%)-
    È interessante notare, all'interno del dato già accennato (la fruizione televisiva di tutta la famiglia dalle ore 20 alle ore 23 nel 79,6% dei casi), il potere decisionale nella scelta dei programmi. Infatti, se il papà seleziona i programmi nel 64,9% dei casi, la mamma fa lo stesso solo nel 47,5% dei casi. Addirittura nell'11,9% dei casi non si fa alcuna selezione.
    Emerge quindi un affresco abbastanza confuso del comportamento familiare di utenti televisivi ed una vaga presenza dei genitori («qualche volta») nello scegliere i programmi e nel commentarli coi figli.
    Per queste ragioni mi sembra che tra i tre «ambiti a rischio» (realtà, famiglia, gruppo dei pari) le dinamiche di socializzazione familiari siano le più esposte al pericolo intravvisto nell'obiettivo di ricerca.
    Anche se si tratta di «pericolo mascherato» da un risvolto «positivo». Emerge infatti dai dati raccolti che ad un diffuso allarmismo da parte dei genitori nei confronti del medium-televisione in generale, e del consumo televisivo dei figli preadolescenti in particolare, fa seguito, ed ora si verifica normalmente, un atteggiamento definibile come «accompagnatorio» da parte dei genitori verso la fruizione televisiva preadolescenziale. E in più si verifica una situazione generalizzata dove il consumo televisivo è attività principale del tempo libero, come anche del tempo di interazione tra genitori e figli all'interno delle mura domestiche.
    Ecco allora il «pericolo mascherato»: il medium-televisione non costituisce solo pericolo di evasione da parte dei preadolescenti dalle dinamiche familiari di socializzazione, quanto piuttosto anche l'occasione perché tali dinamiche si verifichino: e si verifichino secondo modalità del tutto diverse e nuove rispetto alla «trasmissione generazionale», che in passato avveniva all'interno dell'istituzione familiare i suoni e le immagini che il tubo catodico propone a tutta la famiglia. Quindi di «trasmissioni» si tratta, ma di trasmissioni televisive fruite dal nucleo familiare prevalentemente riunito davanti al medium televisione alla sera (quando si cena e nelle ore successive). Capita cioè che genitori e figli, adulti e preadolescenti, si trovino sullo stesso livello in qualità di utenti televisivi.
    Quanto esposto fin qui porta a far pensare che il dialogo stesso tra genitori e figli possa essere recuperato anche grazie al recupero dell'attenzione al medium-televisione e ai suoi programmi (attenzione troppe volte snobbata da parte dei genitori e degli educatori). I genitori, insomma, davanti all'innegabile «carisma» del medium-televisione, forse sembrano capire che uno dei modi per voler bene ai propri figli sia apprezzare soprattutto ciò che piace ai figli stessi.
    E quindi piace il medium-televisione, che per i figli è certamente non solo un giocattolo (discorso a parte meriterebbe vedere cosa sia in realtà per i genitori il medium-televisione: mobile della casa, passatempo, babysitter alla portata di tutte le tasche...). E, proprio perché il medium-televisione non è solo giocattolo, ma è qualcosa di più, riesce ad incollare da un lato i più piccoli per ore davanti allo schermo (almeno finché i genitori non staccano o figli o la presa d'alimentazione dell'apparecchio), e dall'altro i più grandi, che nel medium televisione trovano una «comunicazione» già pronta.

    Evasione dalle dinamiche di socializzazione col gruppo dei pari?

    «Se ti trovassi a fare una scelta tra restare in compagnia di un amico/a o della televisione, cosa sceglieresti?». La domanda è abbastanza esplicita. I preadolescenti hanno risposto: «l'amico/a» (97,1%). Anche se nella risposta alla domanda successiva il 31,8% trovano normale definire il medium-televisione come «altro/a amico/a».
    Il vantaggio maggiore arrecato dal medium-televisione allo stare con il gruppo dei pari è secondo i preadolescenti il divertimento (46,7%); lo svantaggio maggiore è il togliere tempo ad altri modi di stare insieme (61,8%).
    Fin qui i dati «crudi». Ma, più in particolare il pericolo costituito dal medium-televisione come evasione dalle dinamiche di socializzazione con il gruppo dei pari è da verificare nelle risposte alle domande concernenti la stessa fruizione televisiva. Si riscontra così che il consumo televisivo in compagnia del pari ha una percentuale del 23,3% e precede solo il consumo televisivo in compagnia dei nonni, quello con il solo papà, quello con la sola mamma. Ed ancora, che gli amici hanno scarso potere decisionale nella scelta dei programmi (8,3%) e che, nell'elencare con chi si fruisce il medium-televisione nelle ore pomeridiane e serali, i preadolescenti non hanno citato gli amici. Tuttavia i preadolescenti parlano dei programmi televisivi con i propri amici «spesso» (30,9%) e «con tutti gli amici indistintamente» (67,7%). Inoltre il 68,4% del totale è convinto che i propri amici guardino la stessa quantità di programmi.
    Tutti questi dati indicano come difficilmente i preadolescenti paragonano il medium-televisione al gruppo dei pari e che, semmai, come già accennato prima, il medium-televisione è inteso come attività che toglie tempo ad altri modi di stare in compagnia.
    I risultati della ricerca portano quindi ad affermare che il medium-televisione è per i preadolescenti più un disturbo che una reale evasione rispetto alle dinamiche di socializzazione col gruppo dei pari; disturbo che non ha i requisiti per svolgere nella realtà funzione vicaria del gruppo dei pari. Infatti il gruppo dei pari ha per i preadolescenti ruolo importantissimo ed insostituibile, soprattutto grazie alla sua forte connotazione di «realtà».
    I preadolescenti affermano di preferire il gruppo dei pari perché in questo trovano emozioni vere e non illusorie come quelle contenute nel medium-televisione il 73,7%; del totale dice che nel gruppo dei pari trova le seguenti caratteristiche che lo rendono più interessante rispetto alla fruizione televisiva: «sincerità-dialogo-amicizia» e il 56,5% trova nel medium-televisione «niente» che lo renda più piacevole dello stare con il gruppo dei pari.
    Concludendo sinteticamente l'analisi di questo sub-obiettivo, il gruppo dei pari interessa i preadolescenti molto più dei sogni proposti dal medium televisione.

    Quarto obiettivo: quale identificazione o possibile amicizia con i personaggi televisivi?

    Ho tentato di far rispondere a questo quesito chiedendo ai preadolescenti a quale personaggio televisivo vorrebbero assomigliare e quale personaggio televisivo sceglierebbero «ad occhi chiusi» come amico/a.
    Ad entrambe le domande i preadolescenti hanno risposto «nessuno». Vogliono quindi assomigliare a «nessuno» (20,4%) e scelgono come amico «nessuno» (19,0%).
    Però come seconda scelta hanno indicato, in entrambi i quesiti, i personaggi del telefilm Beverly Hills 90210. In successione i personaggi a cui voler assomigliare, sono: Lorella Cuccarini (17,7%), Silvester Stallone (5,4%), Kevin Costner e Gerry Scotti (3,1%) e molti altri. Mentre i personaggi, televisivi, dopo «nessuno» e «quelli di Beverly Hills 90210», scelti come amici sono: Gerry Scotti (8,4%), Paolo Villaggio e «uno qualunque» (4,6%), Marco Columbro (4,5%), Fabrizio Frizzi (3,1%), Lorella Cuccarini (2,9%).
    Ho elencato i primi in classifica, volendo da subito rimarcare la massiccia presenza tra questi di personaggi conduttori del genere «contenitore».
    Voglio segnalare che, a proposito del personaggio televisivo cui voler assomigliare, Lorella Cuccarini è stata scelta solo dalle femmine per la caratteristica della dolcezza e Silvester Stallone è stato scelto solo dai maschi per la caratteristica della forza, anche se nella graduatoria delle doti a partire dalle quali voler assomigliare ai personaggi televisivi, l'ordine è stato il seguente: simpatico (57,2%), bello (43,2%), bravo che fa bene le cose (35,9% ), amico (32,2%).
    Emerge, in sintesi, anzitutto che i personaggi elencati sono comunque una scelta di ripiego rispetto a «nessuno» e «quelli di Beverly Hills 90210» (telefilm che ha riscosso enorme successo nella stagione televisiva 1992/1993). In secondo luogo, spicca l'alto grado di simpatia (per maschi e femmine e a tutte le età) di cui godono Lorella Cuccarini (insieme a Marco Columbro) e Gerry Scotti.
    È mia impressione che (a partire dai risultati fin qui presentati nel passare in rassegna gli obiettivi di ricerca) i protagonisti di Beverly Hills 90210, Gerry Scotti, Lorella Cuccarini, Marco Columbro siano visti dai preadolescenti e stimati non in qualità di eroi ma di «gente comune», di simile. Sono come «altri se stessi» e come «altri con cui socializzare», additati dai preadolescenti forse perché riescono a farsi capire, parlano il loro stesso linguaggio, conoscono i loro problemi, possiedono le stesse attese, appagano gli stessi sogni: ma soprattutto sono capaci di faretenere compagnia, divertire.
    Cioè permettono ai preadolescenti utenti televisivi di «riempire il tempo libero» ottenendo un «tempo pieno»; o, meglio ancora, un «tempo pieno» di elementi meno reali della realtà che li circonda e più affascinanti dei sogni che animano la loro immaginazione. Infatti è interessante chiederci: quale altro ruolo il genere televisivo «contenitore» (di cui la coppia CuccariniColumbro e Gerry Scotti sono conduttori per Canale Cinque) svolge all'interno della socializzazione dei preadolescenti con il medium-televisione, se non quello appunto di passatempo?

    Quinto obiettivo: i preadolescenti «tra» gruppo dei pari e medium-televisione: aut...aut o et...et?

    Anche l'ultimo degli obiettivi della ricerca sembra focalizzato.
    Sembra logico affermare, proprio a partire dai dati emersi nella rassegna degli obiettivi fin qui operata, che i preadolescenti sono utenti televisivi tutt'altro che incantati, tutt'altro che resi stupidi ed apatici dai programmi televisivi fruiti e tutt'altro che smaniosi di assomigliare ai personaggi proposti dallo schermo televisivo.
    In sintesi i preadolescenti sono certamente assidui fruitori televisivi, ma attenti e, a tratti, anche saggi nell'intrattenersi davanti al medium-televisione. Affascinati sì, coinvolti sì, ma non stravolti.
    Il processo di socializzazione dei preadolescenti nel tempo libero «tra» gruppo dei pari e medium-televisione non è allora riconducible ad un «aut.. aut».
    Il preadolescente opera un «et... et»: questo mi sembra il vero significato di quel «tra» che nel titolo ho voluto enunciare. Dire che il preadolescente nel proprio tempo libero è «tra» gruppo dei pari e medium-televisione significa concludere che i preadolescenti di questa ricerca hanno evidenziato come, pur restando insostituibile il gruppo dei pari, il loro processo di socializzazione desume da una e dall'altra di queste agenzie elementi, modelli di comportamento, linguaggi, eventualmente anche valori, ritenuti utili perché il proprio tempo libero «passi» con ritmi graditi ed attività gratificanti.
    Questo dato emerge chiaramente dalle risposte al Questionario: i preadolescenti affermano tal trovare nel medium-televisione programmi (17,6%) e divertimento (16,1%) come un piacere in più rispetto allo stare con il gruppo dei pari e al trovare «sincerità-dialogo-amicizia» (73,7%) nel gruppo dei pari, e come elementi più interessanti del consumo televisivo. Il medium-televisione serve per avere «divertimento-comicità» che nel gruppo dei pari i preadolescenti ritrovano meno frequentemente; il gruppo dei pari, è più piacevole del medium-televisione perché fatto da persone «in carne ed ossa» con cui avere rapporti emotivi immediati, ma più veri reali dell'emotività e dell'immediatezza che scaturiscono dal consumo di programmi televisivi.
    Il gruppo dei pari non è fatto da personaggi, da «maschere», ma da persone con cui dialogare, con cui scambiare confidenze, con cui passare il tempo senza accorgersi che il tempo passa. Ricordo ancora che, ponendo ai preadolescenti la «scelta obbligata» tra amico/a e medium-televisione, questi scelgono il gruppo dei pari (97,1%) anche se ho affermato che si potrebbe definire il medium-televisione come «altro/a amico/a» (31,8).
    Tali considerazioni ribadiscono ciò che il gruppo dei pari possiede come caratteristica «vincente» rispetto al medium-televisione: l'interattività. Mi rendo conto di quanto interessante possa essere seguire l'evoluzione di tale aspetto della socializzazione preadolescenziale, nel momento in cui anche il medium-televisione potrà offrire modo e mezzi per interagire con i suoi fruitori.
    C'è chi sostiene che in quel momento lo stesso modo di «fare televisione» cambierà in rapporto al modo di «vedere la televisione», così che il rapporto emittenteutente ne uscirà ridisegnato.
    Qualcuno afferma che la televisione di tipo tradizionale sarà, in quel momento, destinata a scomparire. 

    CONCLUSIONE

    La ricerca è stata appassionante. Si potrebbe certo analizzare con più calma i dati raccolti, ma soprattutto, a partire dai risultati, sono affiorate nuove suggestioni e la voglia di sviscerarle e di verificarle con ulteriore studio e ricerca.
    D'altra parte voglio sottolineare che lo studio del rapporto con il medium-televisione è da ricondurre certamente anche al personale rapporto che ognuno intrattiene con il medium-televisione stesso.
    E ciò a ricordare che il medium-televisione, proprio perché «medium», mezzo, strumento creato dall'uomo, quando è usato dalle mani dell'uomo stesso assume connotazioni di volta in volta diverse, soggette a cambiamenti e a variabili esterne strettamente da collegare non ultimo con la socializzazione che qualunque singolo o gruppo possono effettuare «con» e «attraverso» tale medium-agenzia di socializzazione.
    Vorrei qui ricordare cosa è stato, cosa ha significato per l'uomo il medium-televisione la sera del 20 luglio 1969, a differenza della sera del 12 giugno 1981. Nel primo caso il medium-televisione è riuscito ad affascinare e stregare milioni di telespettatori mostrando il volto dell'uomo sulla Luna; nel secondo caso il medium-televisione era lì che indugiava (ed è riuscito persino a coinvolgere-sconvolgere i telespettatori che indugiavano con lui) sull'orlo del pozzo di Vermicino che nascondeva Alfredino ingoiato dalla Terra. Tra tutti i telespettatori di quella singolare sera di dodici anni fa pochissimi, forse nessuno ricordava in quel momento che il 2 aprile 1981, quindi pochi mesi prima, Enrico, un preadolescente di undici anni di Sassari, aveva tentato il suicidio perché i suoi genitori non gli avevano permesso di vedere un programma di cartoni animati.
    Sono convinto che preoccupazione di altri ambiti e ambienti educativi può essere anche e soprattutto capire i mezzi a disposizione degli uomini che ne fanno uso, e non disgiungere nello studio e nella ricerca (e nello studio e nella vita) le dinamiche di crescita e gli strumenti attraverso cui crescere.
    Un tentativo può essere, allora, cercare di capire la funzione del medium-televisione e, al tempo stesso, il processo di socializzazione tra questo medium e gli utenti che, a detta di tanti, sono più «indifesi»: i ragazzi.
    Mentre costoro, forse come tutti, cercano (ed ottengono senza fatica) nel medium-televisione un orizzonte «diverso» e più «assolato» di quello che vedono attorno a loro: preadolescenti, quindi, seppur fruitori assidui del medium-televisione, molto meno incantati e molto più saggi di quanto si creda.


    T e r z a
    p a g i n A


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