Tra “bro” e “fra”…
ci vorrebbe un amico!
Gloria Sortino
“Combo” perfetta! Sin da piccolissimi cerchiamo qualcuno che possa tenerci compagnia, ma nell’adolescenza, più che negli altri momenti della nostra vita, la necessità di trovare approvazione si amplifica in maniera esponenziale. Si passa dai 12-13 anni, quando si fa parte di tutte le comitive possibili e immaginabili, ai 16-17 dove rimangono quelle che hanno resistito al tempo. Pur di sentirci inclusi in un progetto, in un’idea o anche in una semplice risata di gruppo, si farebbe di tutto: dallo stare con persone più grandi/piccole, a chi ha caratteri diametralmente opposti. Si prova una sorta di piacere nell’idea una compagnia numerosa di amici che escono per fare una passeggiata, ci si sente come protetti da uno scudo che nessuno è in grado di colpire. Con gli anni questa concezione un po’ matura: c’è chi continua a circondarsi di persone, chi si isola totalmente e chi si circonda degli amici più stretti. Perché il nostro carattere cambia, e cresce giorno per giorno insieme a noi, forgiandoci interamente. Per questo si perdono amici, per incomprensioni mal gestite, per decisione di entrambi, e se ne ritrovano degli altri, a un corso di scuola, in palestra, o perché amici di amici. Perdere un’amicizia lo paragono al muro portante di una casa che si frantuma e non lascia nemmeno un mattone superstite. Come ricostruire un riparo sicuro, se si hanno solo lenzuola con cui coprirsi al massimo fin sopra i capelli, convinti di essere protetti dalla prossima delusione? Ritrovarne un’altra è come prendere una boccata d’aria, come se si potesse uscire senza indossare la mascherina. Forse non si è più abituati a riporre fiducia in qualcuno, ma senti che in una qualche maniera ti puoi fidare, ma non sai spiegare come. Poi c’è pure a chi piace trascorrere il tempo da solo, è il pensiero di stare con qualcuno suona già come qualcosa di fastidioso. A 16 anni se si ripensa a tutte le persone conosciute, si fa un respiro di sollievo, quasi ad essersene sbarazzati. Eppure ognuno di loro, nel bene e nel male, ha contribuito a renderci le persone che siamo adesso. Perché imparare significa trarre insegnamento da ciò che ci fa stare ancora in piedi e da quello che ci ha fatto sprofondare nei giorni d’angoscia.