A=A e A≠B
Stela Mile
Chi l’avrebbe mai detto che avrei scritto di filosofia! Mi perdoni il filosofo Parmenide se uso il suo principio di identità per il quale ogni cosa è uguale a se stessa, e il principio di non-contraddizione, per il quale è impossibile che una stessa cosa sia ciò che non è.
Che c’entrano? Non mi piace usare i termini “noi adolescenti”, ma ci capiremo se dico
“noi persone alle prime armi con la vita”, va già meglio, no? Siamo nella fase in cui le interazioni con gli altri ci assillano e ci danno un perenne stato di timore nel non essere abbastanza soddisfacenti, come se noi fossimo una A, convinti che la soddisfazione maggiore arriverebbe comportandosi da B. O come se, consapevoli di sembrare una B, ci deformiamo così tanto per tentare di diventarci. Così perdiamo di vista la tenerezza della nostra identità!
Qualche tempo fa impanicata nel pensare a delle opinioni sbagliate su di me, che potevo aver fatto trasparire a dei ragazzi conosciuti da poco; forse ero sembrata troppo “convinta”, acida o chi sa quali altre cose brutte partorite dal mio cervello. Mi ritrovai a parlarne con una persona molto importante per me e le sue parole mi han fatto finalmente spalancare gli occhi e mi hanno salvato la sanità mentale: «Stella, le stesse paranoie che ti fai tu a fine giornata, se le fan anche gli altri. Ripensano tutti “Oh, quanto sono stato strano oggi”, non “Oh, ma quanto era strana Stella”. Gli altri si complessano su se stessi tanto quanto tu ti complessi su di te». Dunque non sono pazza, menomale!
Ora, un scioglilingua dopo l’altro, la morale è che non è sulle impressioni che dobbiamo puntare a vivere; siamo esseri razionali dotati di una psicologia complessa, non categorizzabile da opinioni marginali deformate. Si vede che mi piace la filosofia!
Dico a me, ma anche a te:
«Siamo A=A, Noi=Nostro ego, ed impieghiamo anni su anni per costruirlo, perché è crescendo che ne prendiamo consapevolezza. Ci impegniamo a migliorarlo, non a cambiarlo, e per farlo, oh!, solo noi sappiamo quanto abbiamo faticato. Non si gioca di probabilità per capire quanto uno possa essere uguale all’altro: siamo ciò che siamo, non ciò che non siamo!