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    Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile di Roma

    “FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME” (Lc 22,19) 



    Scheda sesta: Febbraio 

    Che cosa fa la Chiesa?

    La Chiesa fa l’Eucaristia e testimonia la carità


    I. Di che cosa parliamo

    * Questa scheda completa la precedente. Se Gesù tramite “l’Eucaristia fa la Chiesa”, Egli vuole che “la Chiesa faccia l’Eucaristia”, vuole cioè che la Chiesa gli presti la sua voce, il suo cuore, la sua vita, sia veramente il suo ‘corpo’ per rendersi presente tra noi e manifestare il suo amore come all’Ultima Cena. Si dice che la Chiesa è sacramento, cioè segno efficace, di ciò che Gesù vuole essere e fare per noi, anzitutto quindi l’Eucaristia e la carità che la ispira.
    * Ma la Chiesa riesce fare un buon servizio eucaristico? Qui vengono in mente cose che fanno arrossire, ma anche cose che fanno godere. Riguarda il nostro modo di fare Eucaristia.
    Aspetti bui: la partecipazione assai bassa alla Messa domenicale, specie nel mondo dei giovani; l’attenzione scarsa, la distrazione alta, il sentimento comunitario quasi assente; l’ignoranza forte… Battute raccolte: “Anche se non vado a Messa, mi sento credente”; “Alla domenica andiamo in chiesa e preghiamo Dio, tu preghi il tuo ed io prego il mio”: si può?
    Una battuta di un giovane sconsolato: “Sono cattolico, è domenica e per di più devo andare a messa!”
    Aspetti toccanti: “Ah, quella messa in montagna!”; la messa di quando il tuo amico è morto in un incidente; la messa di cresima o della GMG… Altre battute: “Se tutte le Messe fossero belle, fatte per noi e con noi giovani..”; “Mi sento più buono e in pace quando faccio la comunione”; “Alla Messa non dico di no, ma…”.
    Una rapida indagine tra i compagni: Vai a Messa? Perchè sì, perché no? Cosa è per te la Messa?
    * Partiamo ancora una volta dalle parole di Benedetto XVI nel Convegno di giugno.
    Egli non tratta tutto della Messa, tocca tre punti: la grazia della Chiesa di poter celebrare l’eucaristia, la testimonianza della carità verso gli altri dopo aver ricevuto la carità di Gesù stesso fino al sacrificio di sé, e implicitamente il valore superiore della Eucaristia nel Giorno del Signore - domenica - (di questo accenneremo nella scheda ottava). Sono aspetti da allargare e da verificare nel momento della riflessione e condivisione.
    “Centro della vita della parrocchia, come ho detto, è l'Eucaristia, e particolarmente la Celebrazione domenicale. Se l'unità della Chiesa nasce dall'incontro con il Signore, non è secondario allora che l'adorazione e la celebrazione dell'Eucaristia siano molto curate, dando modo a chi vi partecipa di sperimentare la bellezza del mistero di Cristo. Dato che la bellezza della liturgia «non è mero estetismo, ma modalità con cui la verità dell'amore di Dio in Cristo ci raggiunge, ci affascina e ci rapisce» (Sacramentum caritatis n. 35), è importante che la Celebrazione eucaristica manifesti, comunichi, attraverso i segni sacramentali, la vita divina e riveli agli uomini e alle donne di questa città il vero volto della Chiesa”.

    Annotiamo questi accenti
    - L’Eucaristia è un evento centrale, non marginale nella vita della comunità cristiana, la cui cellula più piccola e vitale è la parrocchia. Senza Eucaristia, anzitutto domenicale, la parrocchia svanisce poco a poco. Ovviamente chi perde la messa, come cristiano svanisce pure lui.
    - “L’adorazione e la celebrazione dell'Eucaristia siano molto curate, dando modo a chi vi partecipa di sperimentare la bellezza del mistero di Cristo, manifesti, comunichi, attraverso i segni sacramentali, la vita divina e riveli agli uomini e alle donne di questa città il vero volto della Chiesa”. Abbiamo riportato le stesse parole del Papa perché sono limpide ed essenziali
    Non basta la Messa, occorre che sia una ‘bella Messa’, ed è tale non in forza di chitarre e di tante parole, ma perché come in uno specchio si vedono, si sentono Gesù e la sua Chiesa
    - Il Papa accenna anche all’adorazione eucaristica. L’Eucaristia è più ampia che la Messa: vi è appunto l’adorazione del Santissimo Sacramento ossia di Gesù nell’ostia consacrata risposta nel tabernacolo. Entrare in chiesa è fare ‘visita’ al Signore, fargli compagnia, dialogare con Lui, è bella esperienza di Chiesa. Anche a Roma diversi giovani amano il momento dell’adorazione del Santissimo e vi sono diverse chiese aperte con l’ostensorio esposto.
    - Il Papa parla di “celebrazione” dell’Eucaristia, ossia di un rito fatto di segni, di parole e gesti, che richiedono attenzione, partecipazione, convinzione.
    “Veramente non si nasce capaci di Messa, ma si diventa”

    * Se l’Eucaristia fa la Chiesa essendo un gesto di amore, per solo amore, allora essa genera una Chiesa fatta di amore e per l’amore, detta con linguaggio cristiano, carità. L’abbiamo visto nella scheda precedente. Adesso il Papa ci porta ad un altro livello: l’amore generato da Gesù nella Chiesa, è dalla Chiesa accolto e reso testimonianza di vita.
    Ecco le bellissime parole di Benedetto XVI che sono uno scoperto elogio della Chiesa di Roma.
    “La Parola annunciata e vissuta diventa credibile se si incarna in comportamenti di solidarietà, di condivisione, in gesti che mostrano il volto di Cristo come di vero Amico dell’uomo. La silenziosa e quotidiana testimonianza della carità, promossa dalle parrocchie grazie all'impegno di tanti fedeli laici, continui ad estendersi sempre di più, perché chi vive nella sofferenza senta vicina la Chiesa e sperimenti l'amore del Padre, ricco di misericordia. Siate, dunque, «buoni samaritani» pronti a curare le ferite materiali e spirituali dei vostri fratelli. I diaconi, conformati con l'ordinazione a Cristo servo, potranno svolgere un utile servizio nel promuovere una rinnovata attenzione verso le vecchie e le nuove forme di povertà. Penso inoltre ai giovani: carissimi, vi invito a porre a servizio di Cristo e del Vangelo il vostro entusiasmo e la vostra creatività, facendovi apostoli dei vostri coetanei, disposti a rispondere generosamente al Signore, se vi chiama a seguirlo più da vicino, nel sacerdozio o nella vita consacrata”.
    Il pensiero è concreto.
    Merita richiamare quel “Penso ai giovani”, dice il Papa, che dall’Eucaristia si fanno capaci di carità, carità che il Papa vede in una estensione ampia (creativa), ma dove evidenzia quella carità eccellente di incontrare altri giovani da portare al Signore Gesù, anzi di farsi come Gesù, assumendo la vocazione sacerdotale o religiosa, per amare di più.

    II. In ascolto della Parola di Dio

    Proponiamo due passi emblematici: uno di come va celebrata l’Eucaristia secondo San Paolo scrivendo alla Chiesa di Corinzi; l’altro di come la Chiesa di Gerusalemme dalle prime origini vive nella solidarietà l’esperienza di fede generata dalla ‘frazione del pane’ in Atti 2.42.

    Dalla Prima lettera ai Paolo ai cristiani di Corinto 11, 17- 12
    “17Mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi, perché vi riunite insieme non per il meglio, ma per il peggio. 18Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. 19È necessario infatti che sorgano fazioni tra voi, perché in mezzo a voi si manifestino quelli che hanno superato la prova. 20Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. 21Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. 22Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
    23Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». 25Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». 26Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. 27Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. 28Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; 29perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. 30È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. 31Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; 32quando poi siamo giudicati dal Signore, siamo da lui ammoniti per non essere condannati insieme con il mondo.
    33Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. 34E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.

    Atti 4,32-35
    32La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. 33Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. 34Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto 35e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.

    … e della Chiesa

    Prendiamo dall’Esortazione Sacramentum Caritatis, n. 88
    “Nasce così intorno al mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del prossimo, che « consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo ». In tal modo riconosco, nelle persone che avvicino, fratelli e sorelle per i quali il Signore ha dato la sua vita amandoli «fino alla fine» (Gv 13,1). Di conseguenza, le nostre comunità, quando celebrano l'Eucaristia, devono prendere sempre più coscienza che il sacrificio di Cristo è per tutti e pertanto l'Eucaristia spinge ogni credente in Lui a farsi « pane spezzato » per gli altri, e dunque ad impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno. Pensando alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, dobbiamo riconoscere che Cristo ancora oggi continua ad esortare i suoi discepoli ad impegnarsi in prima persona: « Date loro voi stessi da mangiare » (Mt 14,16). Davvero la vocazione di ciascuno di noi è quella di essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo”.
    Merita confrontarsi con quanto dice l’Esortazione al n. 89, parla delle “implicazioni sociali del mistero eucaristico”.
    Così pure l’Enciclica di Benedetto XVI, Deus caritas est, nella seconda parte dona indicazioni concrete sull’“esercizio dell’amore da parte della Chiesa quale comunità di amore”.
    Nell’ultima Enciclica Caritas in veritate l’impegno caritativo autentico (in veritate) si confronta seriamente con la questione sociale oggi.

    III. Una traccia di riflessione e condivisione

    Due piste si aprono in maniera privilegiata.

    * Io, noi e la Messa
    - Che dici delle tue (vostre) messe? Ci vai? Perché sì e perché no?
    - Il confronto con quanto dice la scheda ti convince? Quali sono le tue domande sull’Eucaristia?
    - Gesù riesce ad essere stimolo alla carità come Lui ci dimostra nel Vangelo?
    - Quando vado a Messa mi sento chiesa, comunità o personaggio solitario?
    - Sono accettabili espressioni quali “io sono cattolico ma non praticante”?

    * La Messa e noi
    - “Dobbiamo scoprire la Messa o noi resteremo come Lazzaro dentro la tomba. La Messa è la nostra risurrezione”. Che ne dici? Esagerato? Quale anima di verità c’è dentro?
    - Un buon impegno è prendere il messalino e vedere il rito della Messa in tutte le sue parti, cercando di dartene una ragione. Fatelo insieme come una esplorazione di una miniera di pietre preziose.
    Un suggerimento: quanti nomi ha l’Eucaristia? V. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1328-1332.

    IV. Preghiera conclusiva

    Facciamo nostra la formula della Messa prima della comunione: “Prima di partecipare al banchetto dell’Eucaristia, segno di riconciliazione e vincolo di unione fraterna, preghiamo insieme come il Signore ci ha insegnato”: Padre Nostro…
    Signore, perdonaci, perché fino ad adesso abbiamo pensato la Messa secondo noi; invece facendo questa riflessione a poco a poco veniamo a conoscere quale sia la Messa secondo te.
    Ti ringraziamo per gli orizzonti che ci apri: la testimonianza del tuo amore sconfinato per ciascuno di noi facendoci tua Chiesa e impegnandoci a prolungare tale stile di vita nel nostro ambito di vita. Siamo un po’ trepidanti, ma sinceri: vogliamo partecipare alla messa da cristiani. Rendici capaci di fare belle messe, e quando sono così così, riteniamo che tu ci sei sempre, amico e compagno di viaggio come con i due di Emmaus, magari giustamente ci rimproveri, ma ci apri gli occhi alla gioia di averti incontrato.



    Scheda settima - Marzo

    Quale missione

    ha la Chiesa?

    Fare “la carità nella verità” e annunciarlo a tutti


    I. Di che cosa parliamo

    * “Quando la Chiesa pensa se stessa si vede missionaria”. E’ una nota affermazione di Paolo VI, che possiamo rovesciare nel suo contrario: “Quando la Chiesa non è missionaria, non pensa veramente a se stessa”, ha la testa occupata in altro: procurarsi sicurezza materiale, guadagnarsi una buona reputazione sociale, diventare mecenate di cultura, partecipare alle grandi assemblee della terra, lasciarsi restringere lo spazio facendo soltanto quello che vuole la società civile, od anche costruire intorno a sé muraglioni alti contro il mondo, sognando di ritornare al sacro romano impero, di brandire la spada contro i nemici di Dio...
    Probabilmente il mondo giovanile non ha di questi pensieri, ma si avvicina ad essi quando il giovane credente ha una fede chiusa in sé, non ha coraggio di annunciare il Vangelo prima con la vita e poi anche con le parole…
    Ma vi sono ancora giovani che accogliendo le parole di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI e ultimamente di Gesù manifestano con gioia la propria fede, a scuola non si tirano indietro, magari fanno parte di qualche movimento o associazione.
    O si è cristiani come missionari, o cristiani non si è!
    Ma come?
    * Ancora una volta ci aiuta Benedetto XVI nel suo discorso progettuale al convegno di giugno.
    Il suo intervento che non vuol essere esaustivo sottolinea questi dati:
    - Fare missione vuol dire “annunciare il vangelo agli abitanti di Roma” secondo una eccellente tradizione storica e un recente passato bene impegnato (missione cittadina).
    Dice il Papa: “Nei secoli passati, grazie alla generosa testimonianza di tanti battezzati che hanno speso la vita per educare alla fede le nuove generazioni, per curare gli ammalati e soccorrere i poveri, la comunità cristiana ha annunciato il Vangelo agli abitanti di Roma. Questa stessa missione è affidata a noi oggi, in situazioni diverse, in una città dove non pochi battezzati hanno smarrito la via della Chiesa e quelli che non sono cristiani non conoscono la bellezza della nostra fede. Il Sinodo Diocesano, voluto dal mio amato predecessore Giovanni Paolo II, è stato un'effettiva receptio della dottrina conciliare, e il Libro del Sinodo ha impegnato la Diocesi a diventare sempre più Chiesa viva e operosa nel cuore della città, attraverso l'azione coordinata e responsabile di tutte le sue componenti. La Missione cittadina, che ne seguì in preparazione al Grande Giubileo del 2000, ha consentito alla nostra comunità ecclesiale di prendere coscienza del fatto che il mandato di evangelizzare non riguarda solo alcuni ma tutti i battezzati. È stata una salutare esperienza che ha contribuito a far maturare nelle parrocchie, nelle comunità religiose, nelle associazioni e nei movimenti la consapevolezza di appartenere all'unico Popolo di Dio, che — secondo le parole dell'apostolo Pietro — «Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui» (1 Pt 2,9). E di ciò questa sera vogliamo rendere grazie.
    - Finalmente il Papa sottolinea una metodologia ben collaudata da riprendere.
    “La crescita spirituale ed apostolica della comunità porta poi a promuoverne l'allargamento attraverso una convinta azione missionaria. Prodigatevi pertanto a ridar vita in ogni parrocchia, come ai tempi della Missione cittadina, ai piccoli gruppi o centri di ascolto di fedeli che annunciano Cristo e la sua Parola, luoghi dove sia possibile sperimentare la fede, esercitare la carità, organizzare la speranza.
    Questo articolarsi delle grandi parrocchie urbane attraverso il moltiplicarsi di piccole comunità permette un respiro missionario più largo, che tiene conto della densità della popolazione, della sua fisionomia sociale e culturale, spesso notevolmente diversificata. Sarebbe importante se questo metodo pastorale trovasse efficace applicazione anche nei luoghi di lavoro, oggi da evangelizzare con una pastorale di ambiente ben pensata, poiché per l'elevata mobilità sociale la popolazione vi trascorre gran parte della giornata”.
    - In questa direzione non dimentichiamo il richiamo fatto ai giovani citato sopra: “carissimi, vi invito a porre a servizio di Cristo e del Vangelo il vostro entusiasmo e la vostra creatività, facendovi apostoli dei vostri coetanei”.
    * Sottolineiamo due elementi che entrano nel quadro di un impegno missionario portato avanti da giovani :
    - “Facendovi apostoli dei vostri coetanei”. Confessiamo che vi è tutto un cammino da impostare, comunità da sensibilizzare, esperienze concrete da provare nella scuola, al pub, nel campo sportivo, nelle relazioni di amicizia…, distinguendo la testimonianza, che è sempre prima cosa, dall’intervento esplicito con parole e fatti, che deve essere assunto con più coraggio.
    - Non dimentichiamo che la missione va compresa dentro la Chiesa, come la sua missione, in relazione con l’Eucaristia come motivazione radicale: Egli ci incontra nella messa e ci manda nella vita a testimoniarlo, secondo il suo stile di carità senza limiti e dunque con un atteggiamento di amore sincero dove si intrecciano bontà, ascolto, compassione, aiuto.
    A questo proposito merita attenzione l’ultima enciclica di Benedetto XVI, Caritas in veritate che estende il coraggio di amare nell’ambito economico e sociale, tanto complesso, difficile eppure bisogno di parole nuove, di azioni nuove, di persone nuove.

    II. In ascolto della Parola di Dio

    I passi biblici sulla missione sono tanti nei Vangeli, dove il missionario è Gesù che manda in missione, negli Atti dove gli apostoli la realizzano, nelle Lettere dove Paolo la testifica in prima persona.

    * Gesù manda in missione - Mc 16,14-20
    14Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. 15E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
    19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
    20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
    V. anche Mt 10; Mc 6,7-2.30-33

    * La prima Chiesa in missione - Atti 8,26-40
    26Un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». 27Egli si alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etìope, eunuco, funzionario di Candace, regina di Etiopia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, 28stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaia. 29Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va’ avanti e accòstati a quel carro». 30Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». 31Egli rispose: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. 32Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo:
    Come una pecora egli fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa,
    così egli non apre la sua bocca. 33Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, la sua discendenza chi potrà descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.
    34Rivolgendosi a Filippo, l’eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». 35Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù. 36Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c’era dell’acqua e l’eunuco disse: «Ecco, qui c’è dell’acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?». [37] 38Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco, ed egli lo battezzò. 39Quando risalirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada. 40Filippo invece si trovò ad Azoto ed evangelizzava tutte le città che attraversava, finché giunse a Cesarèa.
    V. anche Atti 4; 13-14; 16-17; 18-20

    * La testimonianza di Paolo - Seconda lettera ai cristiani di Corinto 11,21-33
    “Tuttavia, in quello in cui qualcuno osa vantarsi – lo dico da stolto – oso vantarmi anch’io. 22Sono Ebrei? Anch’io! Sono Israeliti? Anch’io! Sono stirpe di Abramo? Anch’io! 23Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte. 24Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i quaranta colpi meno uno; 25tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. 26Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; 27disagi e fatiche, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. 28Oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. 29Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?
    30Se è necessario vantarsi, mi vanterò della mia debolezza. 31Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco”.
    V. anche Rom 15, 14-33; 1Cor 2,1-5

    … e della chiesa

    Esortazione Apostolica, Sacramentum Caritatis, n. 84.
    Eucaristia e missione. 84. Nell'omelia durante la Celebrazione eucaristica con cui ho dato inizio solenne al mio ministero sulla Cattedra di Pietro ho detto: « Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l'amicizia con Lui ». Questa affermazione acquista una più forte intensità se pensiamo al Mistero eucaristico. In effetti, non possiamo tenere per noi l'amore che celebriamo nel Sacramento. Esso chiede per sua natura di essere comunicato a tutti. Ciò di cui il mondo ha bisogno è l'amore di Dio, è incontrare Cristo e credere in Lui. Per questo l'Eucaristia non è solo fonte e culmine della vita della Chiesa; lo è anche della sua missione: « Una Chiesa autenticamente eucaristica è una Chiesa missionaria ». Anche noi dobbiamo poter dire ai nostri fratelli con convinzione: « Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi! » (1 Gv 1,3). Veramente non c'è niente di più bello che incontrare e comunicare Cristo a tutti. La stessa istituzione dell'Eucaristia, del resto, anticipa ciò che costituisce il cuore della missione di Gesù: Egli è l'inviato del Padre per la redenzione del mondo (cfr Gv 3,16- 17; Rm 8,32). Nell'Ultima Cena Gesù affida ai suoi discepoli il Sacramento che attualizza il sacrificio da Lui fatto di se stesso in obbedienza al Padre per la salvezza di tutti noi. Non possiamo accostarci alla Mensa eucaristica senza lasciarci trascinare nel movimento della missione che, prendendo avvio dal Cuore stesso di Dio, mira a raggiungere tutti gli uomini. Pertanto, è parte costitutiva della forma eucaristica dell'esistenza cristiana la tensione missionaria .

    III. Una traccia di riflessione e condivisione

    * Farsi raccontare cosa è stata la Missione cittadina a Roma negli anni ’90. Il Papa la porta come modello da continuare.
    * In anni recenti la pastorale giovanile a Roma ha organizzato ‘missioni cittadine’ di giovani verso altri giovani, nella scuola, nei pub, in altri luoghi del tempo libero. Farselo dire, se non lo si conosce, capirne le motivazioni, la preparazione dei missionari, lo svolgimento, gli esiti.
    * E perché no?, proprio accettando l’invito del Papa di lavorare in ambiti specifici, provare a pensare ed impostare esperienze missionarie a livello interparrocchiale o di prefettura.
    * Individuare quali ‘occasioni missionarie’ (‘apostoli fra i vostri coetanei’, chiede il Papa) si offrono in casa e fuori casa, nella parrocchia, nella scuola, nei luoghi di svago?
    * Raccontarsi lealmente esperienze missionarie, accolte o rifiutate.

    IV. Preghiera conclusiva

    Il Padre Nostro è preghiera tipicamente missionaria: nella prima parte diciamo lo scopo della missione: “Venga il tuo Regno”, perché in ogni situazione di vita possano regnare giustizia, amore, pace; e nella seconda affermiamo il metodo della missione: l’amore senza frontiere, di cui il perdono generoso ne è prova, perché imita l’agire di Dio verso di noi: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori!”.
    Lo preghiamo insieme, facendo una catena di mani: Padre Nostro…
    Signore hai detto parole molto forti: “Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi» (Mc 8,38). Aiutaci a non dimenticarle! Ma aiutaci a non dimenticare quelle altre: “Chi avrà dato da bere anche solo un bicchiere d’acqua fresca ad uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico non perderà la sua ricompensa” (Mt 10,42). Ed ancora: “Nel mondo avrete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo” (Giov 16,33).


    T e r z a
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