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    Scheda terza - Novembre 

    Di chi è la Chiesa?

    È di Gesù il Signore risorto e dei suoi discepoli


    I. Di che cosa parliamo

    * La realtà della Chiesa rischia di svanire nell’impreciso, nel generico, nell’accusatorio, come appare in queste affermazioni: “Tutti , battezzati o meno, siamo Chiesa”; “Il Regno di Dio appartiene ad ogni uomo di buona volontà, non c’è bisogno di essere cristiani”; “Gesù ha predicato il Regno di Dio e dopo - per sbaglio - è nata la Chiesa”; “Se Gesù ha fondato la Chiesa, tanti uomini di Chiesa l’hanno tradito; la Chiesa non è più credibile”
    Insomma quale è il vero rapporto tra Gesù e la Chiesa?
    * Ci apre bene la strada alla verità, questo testo della Lumen Gentium, il documento sulla Chiesa (n.3)
    “È venuto il Figlio, mandato dal Padre, il quale ci ha scelti in lui prima della fondazione del mondo e ci ha predestinati ad essere adottati in figli, perché in lui volle accentrare tutte le cose (Ef1,4). Perciò Cristo, per adempiere la volontà del Padre, ha inaugurato in terra il regno dei cieli e ci ha rivelato il mistero di lui, e con la sua obbedienza ha operato la redenzione.
    La Chiesa, ossia il regno di Cristo già presente in mistero, per la potenza di Dio cresce visibilmente nel mondo. Questo inizio e questa crescita sono significati dal sangue e dall'acqua, che uscirono dal costato aperto di Gesù crocifisso (Gv 19,34), e sono preannunziati dalle parole del Signore circa la sua morte in croce: « Ed io, quando sarò levato in alto da terra, tutti attirerò a me » (Gv 12,32). Ogni volta che il sacrificio della croce, col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato (1Cor 5,7), viene celebrato sull'altare, si rinnova l'opera della nostra redenzione.
    E insieme, col sacramento del pane eucaristico, viene rappresentata ed effettuata l'unità dei fedeli, che costituiscono un solo corpo in Cristo (1Cor 10,17).
    Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo, che è la luce del mondo; da lui veniamo, per mezzo suo viviamo, a lui siamo diretti”.

    Spieghiamo questo testo molto denso
    * La Chiesa come popolo di Dio precede la venuta di Gesù, ma riceve da Gesù il suo volto compiuto e genuino, per cui assieme alle “pecore perdute della casa di Israele” - come Lui amava dire (Mt 10,6) - fanno parte della Chiesa (è il nome usato da Gesù) tutti coloro che credono in Lui, ricevono il battesimo, accettano le regole di vita della comunità.
    * Gesù è venuto ad annunciare il Regno di Dio, ossia la decisione suprema del Padre di amare il mondo peccatore e di salvarlo. Mentre svolgeva la sua missione, ha pensato e voluto la Chiesa, come ‘ambasciatore’ (sacramento) del Regno. A questo scopo si è scelto dei discepoli, dodici dei quali li ha costituiti apostoli. Li ha formati, li ha difesi, ha fatto fare loro il tirocinio, ha nominato espressamente Pietro il primo degli apostoli, suo vicario (cfr Mt 16,16-20), ed infine dopo la sua risurrezione li ha mandati a predicare a tutto il mondo il Regno di Dio con le parole e i segni prodigiosi dell’amore, del suo amore. La Pentecoste esprime questo inizio della Chiesa la cui storia continua da oltre due millenni.
    * È importante notare il legame profondissimo che sta fra Gesù e la Chiesa: questa nasce dalla pasqua di Gesù, ossia dalla sua passione, morte e risurrezione, dal dono totale di Se stesso ai discepoli che pure l’hanno abbandonato ed insieme dal fatto che Egli è risorto ed ha riconvocato i suoi che erano dispersi. I due di Emmaus lo attestano bene: si fa incontrare da loro disperati e li riporta felici nella comunità da cui erano scappati.
    * San Paolo adopera una immagine ardita per dire tale legame tra Gesù e la chiesa, è quella del corpo, dove tante membra sono unite tra loro sotto una sola testa: il corpo dalle tante membra è la Chiesa, la testa è Gesù Risorto, il Signore. Il Concilio ne parla ampiamente (v. qui sotto nella rubrica in ascolto della Chiesa).
    * Un’ultima osservazione capitale: la Chiesa ogni volta che fa “memoria del Signore” nella Eucaristia, rinasce come Chiesa, perché va alla sorgente dell’amore del Cristo che l’ha generata. Lo ricorderemo nella scheda successiva.
    La Chiesa senza Gesù è come un corpo senza testa; Gesù senza Chiesa è come una testa senza corpo. La Chiesa è il corpo mistico di Gesù, rientra nel mistero (=mistico) di Dio.

    II. In ascolto della Parola di Dio

    Dalla prima lettera di Paolo ai cristiani di Corinto 12, 12-27
    In questo passo viene espresso bene che la Chiesa è corpo di Cristo e noi discepoli ne siamo le membra.
    12Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. 13Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
    14E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. 15Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. 16E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo.
    17Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? 18Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. 19Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? 20Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. 21Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». 22Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; 23e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, 24mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, 25perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. 26Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. 27Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra.

    … e della Chiesa

    Da Lumen Gentium n. 7
    7. La Chiesa, corpo mistico di Cristo.
    Il Figlio di Dio, unendo a sé la natura umana e vincendo la morte con la sua morte e resurrezione, ha redento l'uomo e l'ha trasformato in una nuova creatura (Gal6,15); (2Cor5,17).
    Comunicando infatti il suo Spirito, costituisce misticamente come suo corpo i suoi fratelli, che raccoglie da tutte le genti. In quel corpo la vita di Cristo si diffonde nei credenti che, attraverso i sacramenti si uniscono in modo arcano e reale a lui sofferente e glorioso.
    Per mezzo del battesimo siamo resi conformi a Cristo: « Infatti noi tutti fummo battezzati in un solo Spirito per costituire un solo corpo » (1Cor12,13). Con questo sacro rito viene rappresentata e prodotta la nostra unione alla morte e resurrezione di Cristo: « Fummo dunque sepolti con lui per l'immersione a figura della morte »; ma se, fummo innestati a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una resurrezione simile alla sua » (Rm6,4).
    Partecipando realmente del corpo del Signore nella frazione del pane eucaristico, siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi: « Perché c'è un solo pane, noi tutti non formiamo che un solo corpo, partecipando noi tutti di uno stesso pane» (1Cor10,17).
    Così noi tutti diventiamo membri di quel corpo (1Cor12,27), «e siamo membri gli uni degli altri» (Rm12,5). Ma come tutte le membra del corpo umano, anche se numerose, non formano che un solo corpo così i fedeli in Cristo (1Cor12,12). Anche nella struttura del corpo mistico di Cristo vige una diversità di membri e di uffici. Uno è lo Spirito, il quale per l'utilità della Chiesa distribuisce la varietà dei suoi doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza e alle necessità dei ministeri (1Cor12,1). Fra questi doni eccelle quello degli apostoli, alla cui autorità lo stesso Spirito sottomette anche i carismatici (1Cor14,1). Lo Spirito, unificando il corpo con la sua virtù e con l'interna connessione dei membri, produce e stimola la carità tra i fedeli.
    E quindi se un membro soffre, soffrono con esso tutte le altre membra; se un membro è onorato, ne gioiscono con esso tutte le altre membra (1Cor12,26).
    Capo di questo corpo è Cristo. Egli è l'immagine dell'invisibile Dio, e in lui tutto è stato creato.
    Egli è anteriore a tutti, e tutte le cose sussistono in lui.
    È il capo del corpo, che è la Chiesa.
    È il principio, il primo nato di tra i morti, affinché abbia il primato in tutto (Col 1,15).
    Con la grandezza della sua potenza domina sulle cose celesti e terrestri, e con la sua perfezione e azione sovrana riempie delle ricchezze della sua gloria tutto il suo corpo (Ef 1,18).
    Tutti i membri devono a lui conformarsi, fino a che Cristo non sia in essi formato (Gal 4,19). Per ciò siamo collegati ai misteri della sua vita, resi conformi a lui, morti e resuscitati con lui, finché con lui regneremo (Fil 3,21); (2Tm 2,11); (Ef 2,6).
    Ancora peregrinanti in terra, mentre seguiamo le sue orme nella tribolazione e nella persecuzione, veniamo associati alle sue sofferenze, come il corpo al capo e soffriamo con lui per essere con lui glorificati (Rm8,17). Da lui « tutto il corpo ben fornito e ben compaginato, per mezzo di giunture e di legamenti, riceve l'aumento voluto da Dio » (Col 2,19). Nel suo corpo, che è la Chiesa, egli continuamente dispensa i doni dei ministeri, con i quali, per virtù sua, ci aiutiamo vicendevolmente a salvarci e, operando nella carità conforme a verità, andiamo in ogni modo crescendo verso colui, che è il nostro capo (Ef 5,11). Perché poi ci rinnovassimo continuamente in lui (Ef 4,23), ci ha resi partecipi del suo Spirito, il quale, unico e identico nel capo e nelle membra, dà a tutto il corpo vita, unità e moto, così che i santi Padri poterono paragonare la sua funzione con quella che il principio vitale, cioè l'anima, esercita nel corpo umano. Cristo inoltre ama la Chiesa come sua sposa, facendosi modello del marito che ama la moglie come il proprio corpo (Ef 5,25); la Chiesa poi è soggetta al suo capo. E poiché «in lui abita congiunta all'umanità la pienezza della divinità » (Col 2,9), egli riempie dei suoi doni la Chiesa la quale è il suo corpo e la sua pienezza (Ef 1,22), affinché essa sia protesa e pervenga alla pienezza totale di Dio (Ef 3,19).

    III. Una traccia di riflessione e condivisione

    * L’argomento è molto alto. Consigliamo di chiarire meglio le cose dette nel primo paragrafo con l’aiuto dell’animatore.
    * Illuminante è il n.7 della Lumen Gentium (riportato “in ascolto della Chiesa”) che contiene in maniera ordinata diversi pensieri. Provate insieme a rileggere il testo e a rispondere a questa domanda: quale relazione sta fra Cristo e la Chiesa secondo il Concilio?
    * Ancora questo testo conciliare afferma che la Chiesa diventa corpo di Cristo grazie a dei sacramenti: quali?
    * Ti sono nuove queste informazioni? Che incidenza possono avere nella vita cristiana? Quale legame pensi di avere con Gesù: burocratico, superficiale, esistenziale?
    * Dopo questo identikit sulla verità della Chiesa, ha ancor senso dire: “Cristo sì, Chiesa no”?
    Cosa rispondere a chi lo dicesse?

    IV. Preghiera conclusiva

    * Lo dice a voce alta il celebrante nella Messa: “Il Signore ci ha donato il suo Spirito, perciò con la libertà di figli” diciamo: Padre nostro…
    Signore Gesù ti apparteniamo e tu ci appartieni, noi siamo come le membra al corpo, siamo il tuo Corpo, e tu sei il nostro Capo. Siamo i tuoi occhi che vedono i bisogni dei nostri fratelli; siamo le tue mani che toccano le persone per guarirle; siamo i tuoi piedi perché tu, attraverso di noi, possa raggiungere ogni persona per quanto dispersa; siamo il tuo cuore per amare come tu sai amare. Questa è la Chiesa: riconoscere che noi abbiamo bisogno assoluto di te, e che tu vuoi avere bisogno di noi! È stupefacente, è incoraggiante, è vero!



    Scheda quarta - Dicembre

    Di cosa vive la Chiesa?

    La Chiesa vive di Parola di Dio, di Eucaristia, di carità


    I. Di che cosa parliamo

    * La Chiesa è viva, fatta di persone vive, o non è Chiesa! Purtroppo sono in circolazione idee strane su questa qualità di Chiesa viva.
    Vi è chi visita una Chiesa come un museo, ricco di opere d’arte del passato, scattando tante foto, ma senza fare un atto di adorazione per il ‘capo di casa’ che è Gesù presente nel tabernacolo.
    Altri vorrebbero la Chiesa come una succursale dei grandi magazzini per i poveri, che magari faccia giocare i ragazzi per tenerli fuori della strada, ma lasci perdere di parlare di Dio, del Vangelo, della preghiera e della Messa, dei comandamenti, del peccato, della verità e della carità come stile di vita…
    Altri accettano che la Chiesa sia fatta di persone, ma la loro persona con i loro amici, facendone un ghetto…
    * Invece la Chiesa in quanto corpo di Cristo risorto dai morti e permeata dello Spirito Santo che è il respiro della vita di Dio, ha in dono la vita di Gesù, di riceverla per sé e di darla ad ogni persona, una vita che non è mediocre o puramente umana, è appunto la vita stessa di Gesù il Vivente. È la sua vocazione irresistibile. Ma per vivere occorre nutrirsi. Ebbene: di cosa si nutre la vita della Chiesa, cioè noi cristiani?
    Qui ci fa da maestro, Benedetto XVI, proprio nel suo discorso al convegno diocesano di giugno:
    * Anzitutto l’ascolto della Parola di Dio:
    “Affinchè le comunità, anche se qualche volta numericamente piccole, non smarriscano la loro identità e il loro vigore, è necessario che siano educate all’ascolto orante della Parola di Dio, attraverso la pratica della lectio divina, ardentemente auspicata dal recente Sinodo dei Vescovi. Nutriamoci realmente dell’ascolto, della meditazione della Parola di Dio. A queste nostre comunità non deve venir meno la consapevolezza che sono ‘Chiesa’ perché Cristo, Parola eterna del Padre, le convoca e le fa suo Popolo. La fede,infatti, è da una parte una relazione profondamente personale con Dio, ma possiede una essenziale componente comunitaria e le due dimensioni sono insuperabili”.

    Notiamo i seguenti punti
    - Ascoltare la Parola di Dio significa che la relazione così vitale della Chiesa con Dio, con Gesù non è un incontro tra muti. L’amore fa parlare, crea comunicazione, fa comunione. La Parola di Dio, annota il Papa, è Gesù stesso, la sua vita, le sue parole, i suoi atti, la sua morte e risurrezione. Questo ci porta a leggere i Vangeli (e la Bibbia che è il loro necessario contesto). Essi sono la memoria attuale di Gesù, il loro racconto determina il nostro incontro con Lui.
    - Il Papa specifica come deve essere l’ascolto della Parola di Dio: è un ascolto-dialogo orante fin dagli inizi della Chiesa, è chiamato lectio divina, nome latino che si potrebbe tradurre ‘scuola della Parola’, comprende ascolto di un passo biblico, meditazione, condivisione, preghiera. Sarà la nuova frontiera della Chiesa (giovane) nel terzo millennio
    - Vi è un ascolto personale, ma anche comunitario. Ascoltare insieme Dio significa determinare anche un ascolto reciproco tra noi credenti.
    * Poi viene l’Eucaristia
    Continua ancora Benedetto XVI: “Se è la Parola a convocare la Comunità, è l’Eucaristia a farla essere un corpo: “Poiché c’è un solo pane - scrive Paolo -, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1Cor 10,17). La Chiesa dunque non è il risultato di una somma di individui, ma un’unità di coloro che sono nutriti dall’unica Parola di Dio e dall’unico Pane di vita…Centro della vita della parrocchia è l’Eucaristia, e particolarmente la Celebrazione domenicale”.
    L’intenso richiamo del Papa ci porta a sviluppare specificamente questo rapporto tra Chiesa ed Eucaristia nelle due schede che seguono, sapendo che proprio tale rapporto è al centro della verifica cui è chiamata la nostra diocesi di Roma.
    Intanto questo breve testo ci dà la prospettiva entro cui ogni cristiano giunge a riconoscere la fede autentica.
    - Senza Eucaristia non vi è Chiesa in pienezza: il loro rapporto è vitale e dunque necessario e indissolubile.
    - L’Eucarestia fa della comunità convocata dalla Parola di Dio, un corpo vivente, il Corpo di Gesù.
    - Di qui scaturisce una qualità essenziale della Chiesa come corpo, una profonda unità nella varietà dei membri, come il corpo appunto. La Chiesa è comunione di persone, prodotto della comunione eucaristica, cioè dalla comunione di Gesù con noi.
    - L’Eucaristia è al centro della parrocchia, ne è come il cuore, ed ha un appuntamento speciale settimanale: la domenica, il giorno di festa della Chiesa.
    * Poi, la carità
    Conclude così il suo pensiero papa Benedetto: “Infine non va dimenticata la testimonianza della carità, che unisce i cuori e apre all’appartenenza ecclesiale. Alla domanda come si spieghi il successo del Cristianesimo dei primi secoli, l’ascesa di una presunta setta ebrea alla religione dell’Impero, gli storici rispondono ch fu particolarmente l’esperienza della carità dei cristiani che ha convinto il mondo. Vivere la carità è la forma primaria della missionarietà. La Parola annunciata e vissuta diventa credibile se si incarna in comportamenti di solidarietà, di condivisione, in gesti che mostrano il volto di Cristo come di vero Amico dell’uomo”.

    Annotiamo:
    - La carità o amore da cristiani (agape è la parola specifica dei vangeli per indicare amore di puro dono, grazia, charis da cui carità) non è qualcosa che viene dopo: nella riflessione del Papa, la carità è circolarmente legata alla Parola e alla celebrazione eucaristica: da queste due esperienze il discepolo impara cosa sia amare alla scuola di Gesù, quanto egli ci ama e come ci insegna a farlo. Solo così può e deve corrispondere la nostra esperienza di amati che amano.
    - Si noterà lo stretto legame della carità con Cristo: facendo la carità, riusciamo a far vedere il volto amico del Signore.
    - Esiste una verifica di ineguagliato spessore storico: dove vi è testimonianza di amore, il Vangelo, la Chiesa sono risultati sempre credibili. Si pensi alla testimonianza di Madre Teresa.

    II. In ascolto della Parola di Dio

    È tratta da un famoso discorso di Gesù, in cui Egli dopo aver moltiplicato per la folla affamata i pani e i pesci afferma ai suoi discepoli che questo è un segno che rimanda a Lui , ‘il pane della vita’ (per questo è chiamato discorso del ‘pane di vita’). Egli con infinito amore, con la sua parola e il suo corpo fa la Chiesa. E la Chiesa, per bocca di Pietro afferma di volere stare sempre con Lui, giacché “Tu hai parole di vita eterna”.

    Dal vangelo secondo Giovanni 6, 35-69
    35Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! 36Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. 37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, 38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. 40Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
    41Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». 42E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?... Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
    59Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. 60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». …
    66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
    La prima comunità cristiana vive esemplarmente questo legame tra Chiesa, Eucaristia e carità, diventando icona esemplare di ogni comunità per sempre.

    Dagli Atti degli Apostoli 2, 42-47
    42Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. 43Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. 44Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; 45vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, 47lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.

    … e della Chiesa

    Dall’esortazione Apostolica di Benedetto XVI, Sacramentum Caritatis
    Eucaristia, pane spezzato per la vita del mondo (n. 88)
    « Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo » (Gv 6,51). Con queste parole il Signore rivela il vero significato del dono della propria vita per tutti gli uomini. Esse ci mostrano anche l'intima compassione che Egli ha per ogni persona. In effetti, tante volte i Vangeli ci riportano i sentimenti di Gesù nei confronti degli uomini, in special modo dei sofferenti e dei peccatori (cfr Mt 20,34; Mc 6,34; Lc 19,41). Egli esprime attraverso un sentimento profondamente umano l'intenzione salvifica di Dio per ogni uomo, affinché raggiunga la vita vera. Ogni Celebrazione eucaristica attualizza sacramentalmente il dono che Gesù ha fatto della propria vita sulla Croce per noi e per il mondo intero. Al tempo stesso, nell'Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del prossimo, che « consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo ».(240) In tal modo riconosco, nelle persone che avvicino, fratelli e sorelle per i quali il Signore ha dato la sua vita amandoli « fino alla fine » (Gv 13,1). Di conseguenza, le nostre comunità, quando celebrano l'Eucaristia, devono prendere sempre più coscienza che il sacrificio di Cristo è per tutti e pertanto l'Eucaristia spinge ogni credente in Lui a farsi « pane spezzato » per gli altri, e dunque ad impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno. Pensando alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, dobbiamo riconoscere che Cristo ancora oggi continua ad esortare i suoi discepoli ad impegnarsi in prima persona: « Date loro voi stessi da mangiare » (Mt 14,16). Davvero la vocazione di ciascuno di noi è quella di essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo.

    III. Una traccia di riflessione e condivisione

    * Proviamo a riflettere sui contenuti di questa scheda: Chiesa-Eucaristia-carità. Quale è il filo logico che li collega?
    * Quali aspetti ti colpiscono di più e di quali vorresti avere più spiegazione?
    * Perché non si può pensare e volere la Chiesa soltanto, in ‘orizzontale’, come si dice, quale sede della caritas, o centro culturale, o luogo di difesa dei diritti umani, o esclusivo punto di incontro per pregare? D’altra parte si può pensare la Chiesa solo ‘in verticale’, senza questi ed altri aspetti esteriori, visibili? Cosa da unità profonda a tutti questi aspetti diversi?
    * Hai fatto esperienze di ascolto della Parola di Dio? In quale maniera: partecipando alla lectio divina in comunità, al gruppo biblico, corsi biblici?
    * Una riflessione sulla Parola di Dio nella messa domenicale (lettura ed omelia): riesci a seguire? Quali suggerimenti puoi dare?

    IV. Preghiera conclusiva

    Prima preghiamo il Padre Nostro e poi diciamo insieme la preghiera che il celebrante pronuncia, avanti la comunione invitando al segno di pace:
    Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli:
    «Vi lascio la pace, vi do la mia pace», non guardare ai nostri peccati,
    ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà.
    Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
    La pace del Signore sia sempre con voi. E con il tuo spirito.
    Scambiatevi un segno di pace.
    Diamoci reciprocamente un segno di pace
    Signore, venendo a contatto con te è come entrare in un mare immenso di cose da conoscere, di storie che ci illuminano, di verità che non capiamo bene, ma che intuiamo essere giusto così (come capire Dio?) e che però non ci spaventano perché tutto è espressione di amore-dono. La Chiesa, cioè noi, anche noi giovani, abbiamo per casa l’amore, limpido, generoso, coraggioso, operoso come quello di Gesù. Cominciamo a capire meglio che l’Eucaristia, la messa domenicale non è il rito magico di uno sciamano, ma la testimonianza aperta, seria e gioiosa che tu, Gesù, ci vuoi bene e ci sospingi nella vita secondo il tuo progetto di amore.


    T e r z a
    p a g i n A


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