Attesi dal suo amore
    Proposta pastorale 2024-25 

    MGS 24 triennio

    Materiali di approfondimento


    Letti 
    & apprezzati


    Il numero di NPG
    luglio-agosto 2024
    600 cop 2024 2


    Il numero di NPG
    speciale sussidio 2024
    600 cop 2024 2


    Newsletter
    luglio-agosto 2024
    LUGLIO AGOSTO 2024


    Newsletter
    SPECIALE 2024
    SPECIALE SUSSIDIO 2024


    P. Pino Puglisi
    e NPG
    PPP e NPG


    Pensieri, parole
    ed emozioni


    Post it

    • On line il numero di LUGLIO-AGOSTO di NPG sul tema degli IRC, e quello SPECIALE con gli approfondimenti della proposta pastorale.  E qui le corrispondenti NEWSLETTER: luglio-agostospeciale.
    • Attivate nel sito (colonna di destra "Terza paginA") varie nuove rubriche per il 2024.
    • Linkati tutti i DOSSIER del 2020 col corrispettivo PDF.
    • Messa on line l'ANNATA 2020: 118 articoli usufruibili per la lettura, lo studio, la pratica, la diffusione (citando gentilmente la fonte).
    • Due nuove rubriche on line: RECENSIONI E SEGNALAZIONI. I libri recenti più interessanti e utili per l'operatore pastorale, e PENSIERI, PAROLE

    Le ANNATE di NPG 
    1967-2024 


    I DOSSIER di NPG 
    (dall'ultimo ai primi) 


    Le RUBRICHE NPG 
    (in ordine alfabetico
    e cronologico)
     


    Gli AUTORI di NPG
    ieri e oggi


    Gli EDITORIALI NPG 
    1967-2024 


    VOCI TEMATICHE 
    di NPG
    (in ordine alfabetico) 


    I LIBRI di NPG 
    Giovani e ragazzi,
    educazione, pastorale

     


    I SEMPREVERDI
    I migliori DOSSIER NPG
    fino al 2000 


    Animazione,
    animatori, sussidi


    Un giorno di maggio 
    La canzone del sito
    Margherita Pirri 


    WEB TV


    NPG Facebook

    x 2024 400


    NPG X

    x 2024 400



    Note di pastorale giovanile
    via Giacomo Costamagna 6
    00181 Roma

    Telefono
    06 4940442

    Email


     

    Promuovere

    la cultura vocazionale

    nel servizio educativo

    in oratorio, e non solo,

    in zona pastorale

    Mario Delpiano

     

    Premessa: A carte scoperte!

    Parzialità di una collocazione. Il mio Un punto di osservazione e di azione sulla realtà molto ristretto e collocato: la recente esperienza quasi ventennale nel sud dell’Italia, e in Calabria in particolare, ma ha portato per obbedienza a lavorare sulla frontiera della prima evangelizzazione o della ri-evangelizzazione del mondo giovanile e su di un territorio dove “fondare” o “rifondare” la presenza salesiana oratoriana. Si tratta quindi di un lavoro, per comunicare in metafora, di dissodare il terreno, di togliere i sassi, di arare in profondità, di bonificare in molti casi il terreno stesso, di provvedere a canali o sistemi di irrigazione, di affidamento al cielo, di semina abbondante e fiduciosa senza parsimonia, come in zona missionaria. E poi di fiduciosa attesa che dalla terra spuntino i primi germogli, di far festa al loro spuntare, e di curare la crescita delle nuove piantine, sempre lasciando ad altri la gioia della fioritura e soprattutto la festa della raccolta.
    Lì dove si avviano processi di evangelizzazione attraverso la scelta dell’educazione nello stile dell’animazione, il conseguimento dei frutti maturi di una pastorale giovanile che sbocca in una pastorale vocazionale esplicita specifica… è una gratificazione che raramente è concessa (a me mai direttamente finora) e rappresenta il conseguimento di una tappa dell’itinerario di educazione alla fede che solo alcuni privilegiati hanno. Ciò non toglie che ci si senta tutti uniti attorno ad un’avventura, l’evangelizzazione attraverso l’educazione, che è una scommessa “di comunità”. E pertanto quando si vince, si vince tutti e non solo qualcuno!
    Questo non vuol dire che nella mia esperienza non abbia lavorato per una scelta di educazione e di pastorale giovanile che sbocca in cammini vocazionali specifici, anzi.

    Quale pastorale giovanile vocazionale?

    Promuovere la dimensione vocazionale esplicita nella cultura educativa-pastorale vuol dire nient’altro che interrogarsi sulla qualità della PG.
    Quale cultura vocazionale? Quale antropologia, pedagogia e teologia pastorale della vocazione in tempo di pluralismo?

    Il sospetto su “vocazione” e “chiamata di Dio”

    Proveniente da un tempo di Progettualità personale, la progettazione della propria vita (autorealizzazione come compimento di un progetto da decifrare e da delineare che trascende il soggetto) a partire dai dati che essa ti dona, mi sono trovato entro un orizzonte culturale nel quale era necessario ripensare il senso della “chiamata-vocazione” e del “Progetto di Dio sulla vita del giovane” . Infatti abitare la postmodernità significa vedere con sospetto metodologico e poi con creatività culturale le parole “vocazione” e “progetto di Dio sull’uomo”.
    Tali parole infatti acquistano senso pieno solo dentro un orizzonte consapevolmente credente e per noi cristiano. Da qui lo sforzo di ritrovare attorno alla “vita” e alla sua “interpellante esigenza”,
    la possibilità di parlare di “chiamata alla vita” (pro-vocazione) e dunque di assunzione di consapevolezza e di responsabilità attorno ad essa: in essa è l’altro che chiama e pretende risposta da me. Quell’altro sarà l’altro nella sua irriducibile differenza, sarà l’altro la cui differenza è riconducibile a ragioni storiche e ad irresponsabilità, potrà essere “quell’altro che io scopro di essere”, sarà infine l’Altro radicalmente Altro che viene a me come sorpresa e come visita a mani piene, ma è soprattutto l’altro come essere di bisogno che si fa “voce che chiama”

    Dentro un preciso modello di PG

    Facendo pastorale giovanile in qualità, perché la dimensione vocazionale l’attraversa in tutto il suo cammino, anche se un’area apposita dell’itinerario di educazione alla fede la tematizza.
    La pastorale vocazionale attraversa tutta l’azione della PG e non ne è un capitolo, magari finale, di corollario o di culmine, come spesso è stata considerata.
    La chiamata attraversa tutta la vita del giovane, come dell’adulto, in ogni momento … perché ogni evento di vita richiede consapevolezza e responsabilità per decidersi.
    - Una prassi orientata da una teoria: un progetto di pastorale giovanile come teoria per una prassi sempre più complessa che diventa progetto e itinerario di educazione alla fede contestualizzati;
    - Una pastorale giovanile realizzata attraverso la mediazione educativa dell’animazione culturale dentro una bellissima compagnia di tanti (sdb, cooperatoti, Fma e laici) che ci ha visti coinvolti nel ripensare l’evangelizzazione (NE) oggi e il SP in dialogo con le scienze dell’educazione per circa 20 anni!!!
    - Sempre dentro una comunità educativa-pastorale (l’appartenenza e i suoi vari livelli) , con la ricchezza della varietà vocazionale e le differenti vocazioni, che testimonia la fedeltà di Dio all’uomo nel servizio ai giovani ed è sempre il soggetto dell’ azione pastorale e grembo vitale di ogni ri-generazione.

    La peculiarità della collocazione territoriale: una pastorale giovanile oratoriana di zona o vicariale

    La peculiarità della dimensione territoriale estesa, entro cui è collocato l’Oratorio: “la zona”, o la Vicaria, quando non la Diocesi. Anche questo dato strutturaòe segna la limitatezza della mia esperienza di lavoro di oratorio “in zona o vicaria”pastorale;
    Cosa è “zona / vicaria” entro cui si colloca questa tipologia di oratorio: è un territorio caratterizzato dalla molteplicità di presenze ecclesiali (es. parrocchie), di progetti espliciti o impliciti, di offerte educative e in alcuni casi anche pastorali, rivolte sul territorio verso i medesimi destinatari; pluralità di figure, di presenze/testimonianza, di modelli, di proposte di “vita spesa o giocata per” (dunque di vocazioni e di carismi anche, laicali, consacrate, secolari, monastiche e religiose, sacerdotali …); di pluralità di sistemi di riferimento valoriale e anche di appartenenze;
    E’ il cambio di mentalità pastorale dei sacerdoti, anche giovani, che stenta e fatica, nonostante le lungimiranze di qualche vescovo o la carenza di formazione anzitutto nel clero.
    - La variabili di questa prospettiva e gli elementi nuovi rispetto ad una pastorale oratoriana ordinaria sono:
    - Pluralità di offerte educativo pastorali, da vivere come ricchezza di risorse più che come concorrenza; diversità delle proposte e progettualità (spesso anche implicite) che non devono creare conflittualità tra i diversi soggetti educativi; compresenza di concrete forme vocazionali adulte: occasioni in più di confronto personale con modelli diversi di scelte di vita; con tutti i rischi sul fronte giovanile conseguenti della dispersione, frammentazioni, adesione parziale e selettiva, eccedenza delle opportunità e semplificazione, pluralità delle appartenenze;
    - Dover far fronte a mentalità culturali e pastorali tradizionali o ristrette, che restano prigioniere di logiche di mercato, di concorrenzialità rispetto alle proposte, di conquista e di conflittualità riguardo ai “destinatari”, di resistenza ad un cambiamento culturale in cui la parrocchia non ha più i confini tra le vie, ma vanno create forme di integrazione e di creazione di vere e proprie “comunità” educative e cristiane.

    Nell’oggi della situazione giovanile al sud

    Facendo i conti con il contesto socioculturale e la situazione giovanile segnato da:
    - assenza dal vocabolario giovanile della parola “vocazione”; ciò non toglie che possa essere riscoperta anche con altro gioco linguistico: la responsabilità suscitata dall’altro;
    - scomparsa e inagibilità della categoria “Progetto” per la vita personale … in un tempo di assoluto presente in cui è impossibile e spesso inutile far progetti, nel momento in cui sono destinati ad infrangersi nella preclusione al futuro delle nuove generazioni operata dal mondo adulto; per cui vivere diventa o lasciarsi vivere consegnati al destino o attendere che la vita che viene da fuori ti raggiunga e ti apra possibilità inedite;.
    - fragilità della identità preadolescenziale, e adolescenziale e difficoltà a ricomporre in unità di senso i frammenti;
    - anche il “proprio sogno su di sé in preadolescenza” è funzionale alla acquisizione della dimensione temporale e alla minima proiezione verso un futuro … che si accompagna e spesso è schiacciato dai molteplici sogni sulla propria vita, in gran parte “preconfezionati” e illusori;
    - difficoltà e reattività a pensare il proprio futuro da parte di adolescenti e giovani per il semplice fatto della scoperta sulla propria pelle di essere costretti dalla realtà a cambiare sogni e progetti di sé, nella consapevolezza sperimentata che si sarà altri da quello che si sogna;
    - l’età della gioventù come tempo propizio anche se alquanto problematico, di una scelta di vita dentro un personale minimale progetto di vita o di identità personale, sociale, culturale e professionale. Questo è il tempo per passare dalla “vocazione” alle “scelta tra le differenti vocazioni”;
    - l’ostacolo dell’imperante narcisismo dell’identità giovanile sfrutto sia del contesto del postmoderno che dell’educazione familiare oggi.

    Dentro una più ampia progettualità

    L’oratorio in zona pastorale richiede alcune condizione che oggi appaiono nella mia realtà un’utopia e per ora soltanto un sogno.
    Pertanto:
    - non basta che l’oratorio sia collocato in zona pastorale se manca la cultura di rete e del lavorare in una sinergia di rete almeno (più difficile un progetto unico) tra le diverse agenzie che operano nel territorio sul fronte giovanile (coop, associazioni, parrocchie, scuole, realtà più variegate, anche se non agenzie non formalmente educative).
    - occorre che il lavoro in zona pastorale sia collocato dentro una condivisa visione di lavoro in “unità pastorale” di tipo progettuale, altrimenti viene meno la dimensione sinfonica conviviale delle differenze che si esprime nella condivisione/ integrazione dei progetti o anche solo nella comunicazione delle proposte, nel sostegno reciproco, nell’interscambiabilità dei ruoli o per lo meno nella loro integrazione flessibile; da qui spesso nascono le rivalità e le concorrenze;
    - è necessario, soprattutto con la presenza di una pluralità di enti, associazioni, cooperativa, enti no profit che operano laicamente sul territorio attraverso l’educativo, un patto educativo del territorio e una “progettualità educativa territoriale” tutta da costruire nel futuro, almeno al sud;
    - nella mia esperienza: tentativi di lavoro senza la necessaria pre-comprensione e condivisione del lavoro di unità pastorale e di educativa di rete … hanno portato a risultati alquanto limitati e pertanto iniziali e poco significativi.
    - Soprattutto va superata la cultura concorrenziale e conflittuale del lavoro sociale ed educativo pastorale assunto dalla logica di mercato, per entrare nelle logiche della cooperazione e della integrazione dei progetti e dei soggetti. Una utopia o quasi. Ma verso di essa merita fare i passi praticabili.

    L’impianto di una pastorale giovanile di qualità

    La rilevanza testimoniale e al contempo propositiva della scelta dei “compagni di viaggio”

    Decidere di camminare con tutti a partire dagli ultimi, con gli “occhi aperti” per “ri-conoscere” (Emmaus, Matteo 25) e con la “com-passione” che nasce dalla sguardo di simpatia è già un elemento strutturale del progetto di non poca rilevanza vocazionale.
    Il saper “camminare con tutti” e non scegliersi i compagni di strada, per una vita, ispirata all’amore alla vita nella sue forme più fragili, perché ci sia davvero vita piena e abbondante per tutti, costituisce già di per sé una linea di progettualità educativa-pastorale che intende rispondere agli appelli incondizionati della vita e della storia. Anzi, siamo ordinariamente sempre noi a scegliere i destinatari e i compagni di viaggio, più spesso solo loro a scegliere noi, a chiederci di dare risposta alla loro fame e sete di vita e di senso. Sono i giovani più poveri che chiamano ed infrangono spesso i progetti ben confezionati, ed attendono un sì o un no a chiamata, spesso proveniente solo dal corpo muto di chi ha subito violenza (il mezzo-morto della parabola del samaritano).

    L’impianto di obiettivi della pastorale

    Pertanto il grande compito della ricostruzione della identità personale aperta all’incontro con l’altro si coniuga progressivamente come “responsabilità” di fronte alle chiamate della vita.
    Dentro l’orizzonte antropologico e teologico della “gratuità” e della logica del dono e per- dono
    * ri-conoscenza e gratitudine;
    * ospitati e chiamati ad acconsentire al circolo del dono: la mia, la tua vita può diventare dono per l’altro.
    - ricostruire l’identità/differenza personale del giovane nel tempo della frammentazione … (passare dalle singole tessere al mosaico, collegando i punti del disegno che si emergono dal discernimento);
    - dentro la cultura (l’avventura del senso che attraversa l’esistenza);
    - aperta e nell’esodo verso l’altro: l’altro come luogo ermeneutico dell’io e della chiamata: l’altro interpella la responsabilità;
    - identità/differenza come responsabilità consapevole: saper dare risposte all’altro come domanda
    - la scoperta del ”l’altro che io sono a me stesso”
    - nell’incontro con l’Altro trascendente che mi viene incontro nel Volto e nella storia di Gesù e attraverso i volti di tante storie narrate da testimoni;
    - condividendo nella compagnia dei credenti tutta la propria responsabilità e dunque il dover dar risposte all’appello dell’altro che chiede vita: una unica vocazione lungo i percorsi di tante vocazioni.

    Globalizzare il sogno

    Ricuperare e coltivare la capacità di sognare in grande e il “recupero della dimensione del “sogno” dall’ “in piccolo” al sogno “in grande” sul mondo: per la vita di tutti.
    Ma anche la capacità di dare “segni” ai “sogni”! Passare dai segni ai sogni e dai sogni ai segni: es. animatori di strada nei vicoli del centro storico e tra i figli dei pescatori o dei trafficanti della marina all’esperienza con i “meninos de rua” o dei “cicos de calle” da Guayaquill o a Quito.
    Si tratta di globalizzare l’amore alla vita e la solidarietà, rompendo le solidarietà chiuse.
    La vita come servizio (e servizio educativo del prendersi cura) smascherando le logiche di potere e di onnipotenza(ridimensionando anche il proprio servizio).

    A livello metodologico

    La organizzazione delle risorse e la elaborazione di un modello integrato di strategie capaci di immettere nel circolo della comunicazione educativa, sono elementi non secondari di metodo per una pg di qualità e una pv incisiva.

    - L’indispensabile lavoro di rete e il cambio di mentalità
    Maturare la consapevolezza e la decisione che soli non si vada nessuna parte; che se l’azione educativa non è integrata in sinergia con quella delle altre agenzie, non si raggiungeranno mai gli obiettivi che ci si propone: lavorare in rete.
    Ciò significa perciò anche fine della cultura autarchica anche salesiana. Si tratta di una necessità sentita solo da qualcuno ed è invece una urgenza oggettiva per un efficace lavoro educativo pastorale. Una cultura di rete non da dare per scontata, ma da creare con paziente tessitura.
    E’ un punto di arrivo e non di partenza. E’ più sentita nel sociale e nel civilistico che nell’ecclesiale (“Noi abbiamo tutto e siamo tutto, l’altro non ci appartiene!”).
    Abilita al confronto con le differenze, anche con le differenti vocazioni e progetti di vita, oltre che progettualità educative e pastorali differenti verso la convivialità.
    Richiede di vivere la differenza come ricchezza e risorsa … da qui l’impossibilità di pensare ad una pastorale vocazionale mono-tona, mono-loga, che si concentra su di una o poche figure vocazionali.
    Esige un lavoro di squadra e una sintonia grande per lo sviluppo insieme delle diverse vocazioni.

    - Fare i conti con il livello della domanda di vita e la sua elaborazione: questo è accoglienza
    Dal punto di vista metodologico diventa rilevante la scelta dell’educazione della domanda di vita, come progressiva capacità di “dare risposte all’altro”: dietro la domanda non c’è solo il bisogno dell’altro, ma c’è sempre l’altro che interpella.

    - Educare alla fede facendo fare esperienze
    E’ l’esperienza che cambia dentro e in profondità e libera responsabilità e consapevolezza di dover dare una risposta all’altro e ai problemi.
    Parliamo di esperienze generatrici e perturbatrici di contatto con la realtà in una dimensione di “globalizzazione”. Esperienze che favoriscono nel giovane la “generazione” dell’identità personale e l’incontro (un camposcuola, un campo estivo di servizio, una pasqua a taizè, un Meeting o una GMG), ed esperienze anch’esse necessarie che scombussolano l’equilibrio ordinario creatosi nell’identità e lo mettono in crisi, provocano la ristrutturazione dell’assetto personale sbilanciando verso l’altro.
    Le esperienze che ti fanno cambiare la vita perché ti danno una dimensione planetaria dei problemi veri: i week end missionari e il contatto con l’ “altro mondo”: Albania, Madagascar, Equador, estate ragazzi a Platì o san Luca: Non solo avventura .. esperienze di dischiudimento: quando torni non sei più quello di prima (perché ridimensiona i problemi che nascono dall’autoreferenzialità e sollecita a porre al centro quelli veri della vita e di quella fragile e minacciata (che cosa posso fare io per te, per loro?). E’ il luogo in cui si imparare a lasciarsi interpellare radicalmente dall’altro, il povero, il soggetto di bisogno.

    - Lavorando le esperienza con la comunicazione educativa nel suo luogo vitale
    Tra relazione educativa diffusa (tutti educano tutti e orientano tutti) e relazione educativa concentrata nelle figure di Educatori si sviluppa e si alimenta la comunicazione educativa che lavora in profondità le esperienze.
    I processi di cambiamento profondo ed interiore, di cambio di mondo (linguaggio) e di prospettiva (da quale punto di vista guardo e giudico la storia) sono sempre serviti da quel lavoro paziente di ascolto, confronto, silenzio, ricerca, approfondimento che solo la comunicazione tra diversi (nel gruppo con gli altri da sé) può assicurare. Qui è spendibile tutta l’asimmetrica dell’educatore adulto testimone che continuamente spinge verso nuova consapevolezza e responsabilità il gruppo e i singoli (tra direzione spirituale diffusa e direzione spirituale personalizzata).
    Certamente anche per la pg oratoriana di zona resta un caposaldo ineludibile la scelta del gruppo come luogo di comunicazione vitale e del gruppo primario anzitutto, nel suo cammino evolutivo verso il decentramento e la maturità. Sono convinto, e l’esperienza ce lo conferma, che il cambio profondo e il consolidamento degli atteggiamenti e la strutturazione progressiva dell’identità giovanile, oltre la quotidiana esperienza della relazione con l’altro all’interno del gruppo, trovano solamente nel gruppo giovanile il “grembo vitale” per la nascita dell’identità matura. L’opinione crescente del pensare che la relazioni a tu per tu con l’adulto, tanto più se esclusiva, e l’esperienza di appartenenza solo occasionale e funzionale per vivere per vivere momenti per quanto intensivi di esperienza, siano risorse sufficienti per il raggiungimento della integrazione fede-vita nell’identità giovanile di oggi sia una illusione oltre che un tentativo di semplificazione della complessità che è solo una illusoria scorciatoia. Sì, è vero, dobbiamo riconoscerlo, è sempre più difficile oggi fare gruppo come un tempo!

    - I momenti celebrativi come momento di dischiudimento
    E qui emerge la rilevanza della celebrazione dell’esperienza e della vita, perciò di lettura con sguardo di fede della vita e degli eventi di tutti i giorni (I quaderni di celebrazioni giovanili) nell’appuntamento delle veglie giovanili e nella Eucarestia in stile giovanile: la messa giovani come preziosa risorsa ordinaria settimanale eccezionale.
    E qui dentro la lettura insieme e in profondità della vita dei giovani, i momenti comunitari qualificanti “ordinari” di spiritualità giovanile, cioé di coscientizzazione giovanile, momenti che amplificano e focalizzano lo sguardo di fede sulla vita quotidiana.
    E poi i momenti straordinari: ritiri, EESS, Meeting, giornate speciali, incontri con testimoni: come i Monaci di Taizè, la iconografe di Crochi, la preghiera dei salmi cantata sulla cetra all’eremo di sant’Ilarione, la familiarità con la Parola di Dio nella lectio all’eremo Monserrat da suor Mirella, la pasqua giovani alla comunità monastica di Santa Mara, l’incontro con una testimone di giustizia, con un missionario-volontario, l’accoglienza della storia di una vittima della violenza, la proposta di una iniziativa di un militante di Libera, la marcia della pace …

    Per continuare a camminare

    L’educazione da credenti ha a che fare col “mistero” della persona abitata dallo Spirito del Risorto.
    Questa consapevolezza dell’educatore testimone è indispensabile per non divenire “manipolatori”, “sirene” o “padroni”, siamo “solamente servi”! Un mistero dunque, quello che abita la persona, che va ri-conosciuto, servito, contemplato, pregato, ammirato.
    Con una attenzione: Il principio di equifinalità dei processi educativi in una concezione sistemica dell’educazione che fa spazio alla libertà. L’esito dei processi messi in atto nell’educazione e ancor più nell’educazione alla fede sono caratterizzati dalla assoluta l’imprevedibilità; gli esiti sono sempre sorpresa e novità.
    Possono essere desiderati, sognati, anticipati, ma mai assicurati, tanto meno una volta per tutte.
    Pertanto il gioco della responsabilità personale è sempre circondato dal “mistero, dallo stupore, dalla trepidazione, dal silenzio rispettoso di chi tace e contempla di fronte al “sacrario della coscienza dell’altro” (certo anche dal misterium iniquitatis: la tragica possibilità che io e/o l’altro non viviamo al livello necessario di consapevolezza e di responsabilità intorno a quello che la vita chiama).
    Ma questa accettazione discreta della imprevedibilità ci rende anche aperti ed attenti al fatto che nulla resta definitivo oggi nella vita giovanile, anche nelle scelte importanti di stato, e questo lascia ancora più aperto lo spazio per “riconoscere gli appelli”, anche quelli ritenuti fuori tempo, per decidersi, mobilitare e orientare tutto l’amore alla vita e la responsabilità personale.
    Qualcuno di voi dirà: tutto qui? Noi ci aspettavamo che raccontassi di “proposta, ricerca, di accompagnamento, di discernimento, …”.
    La mia esperienza piccola e collocata, parziale e discutibile, è questa e io ve l’ho regalata. Dentro c’è il distendersi della via vita per i giovani e il più o meno affascinante e problematico incontro con loro, e attraverso di loro, con Lui, il Risorto che cammina al nostro fianco.
    Tutto questo per me è bastato a riempire di senso una vita e una scelta di vita, con la gioia contagiosa che nasce dall’Incontro.
    Sono certo che basterà a riempire anche un domani di senso la vita di qualche giovane come me, anche se 20, 40, o 50 anni dopo!


    T e r z a
    p a g i n A


    NOVITÀ 2024


    Saper essere
    Competenze trasversali


    L'umano
    nella letteratura


    I sogni dei giovani x
    una Chiesa sinodale


    Strumenti e metodi
    per formare ancora


    Per una
    "buona" politica


    Sport e
    vita cristiana
    rubrica sport


    PROSEGUE DAL 2023


    Assetati d'eterno 
    Nostalgia di Dio e arte


    Abitare la Parola
    Incontrare Gesù


    Dove incontrare
    oggi il Signore


    PG: apprendistato
    alla vita cristiana


    Passeggiate nel
    mondo contemporaneo
     


    NOVITÀ ON LINE


    Di felicità, d'amore,
    di morte e altro
    (Dio compreso)
    Chiara e don Massimo


    Vent'anni di vantaggio
    Universitari in ricerca
    rubrica studio


    Storie di volontari
    A cura del SxS


    Voci dal
    mondo interiore
    A cura dei giovani MGS

    MGS-interiore


    Quello in cui crediamo
    Giovani e ricerca

    Rivista "Testimonianze"


    Universitari in ricerca
    Riflessioni e testimonianze FUCI


    Un "canone" letterario
    per i giovani oggi


    Sguardi in sala
    Tra cinema e teatro

    A cura del CGS


    Recensioni  
    e SEGNALAZIONI

    invetrina2

    Etty Hillesum
    una spiritualità
    per i giovani
     Etty


    Semi e cammini 
    di spiritualità
    Il senso nei frammenti
    spighe


    Ritratti di adolescenti
    A cura del MGS


     

    Main Menu