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    Giovani

    e scelte vocazionali:

    processi educativi

    Linee per un approfondimento di gruppo

    A cura di Riccardo Tonelli

    Un convegno come è questo, centrato sull'assemblea come soggetto creativo del progetto, affida compiti impegnativi ai lavori di gruppo, orientati a suggerire linee di interpretazione e di progettazione all'assemblea.
    Questa scelta richiede ai gruppi di lavoro la doppia fatica di
    • essere creativi al massimo
    • essere organici e controllati... come dovrebbe fare un relatore cui è affidato il compito di studiare un argomento.
    Di qui la necessità di orientare il lavoro di gruppo in ordine alla sistematicità e di sostenerlo nella creatività.

    LA PROSPETTIVA GENERALE

    Studiamo il tema del convegno da tre punti di prospettiva complementari:
    • il suggerimento di processi educativi (= selezione, verifica, riorganizzazione delle risorse educative e pastorali di cui si dispone) con esplicita connotazione dinamica (perché si tratta di processi... fondamentalmente quindi nella logica degli "itinerari");
    • la meta e il criterio: la proposta, il sostegno, l'approfondimento di precise e concrete scelte vocazionali (= il processo educativo e pastorale viene studiato in questa precisa e fondamentale dimensione... e non sotto altri punti di vista);
    • nell'attuale concreto contesto culturale, che condiziona e influenza i giovani (adolescenti e giovani).
    Nel piano di lavoro, i primi punti ricordano il cammino percorso e in qualche modo suggeriscono il quadro di riferimento generale. I punti successivi, affidati ai gruppi, sollecitano verso il concreto, sul piano della verifica e della progettazione.

    UNA COLLOCAZIONE NEL PLURALISMO

    È fuori discussione la constatazione che il tema e le prospettive scelte per analizzarlo si trovano oggi al centro di un ampio ventaglio di posizioni teologiche e antropologiche, con riflessi notevoli nell'ambito educativo e pastorale.
    Ciascuno di noi ne risulta certamente segnato nelle valutazioni e nelle proposte.
    Per operare assieme, in vista di un progetto di futuro, non possiamo rinunciare alla nostra personale sensibilità, frutto delle tante esperienze che fanno la nostra esistenza salesiana. Siamo però sollecitati a lasciarci giudicare e verificare da un riferimento più ampio e orientativo.
    Il convegno ha scelto di fare del magistero ecclesiale e del carisma salesiano (come appare dai documenti SDB e FMA: gli ultimi capitoli), della tradizione ripensata in chiave ermeneutica (riferimento alla prima relazione) e soprattutto del grande progetto di "spiritualità giovanile salesiana" (SGS) che stiamo vivendo, il criterio di verifica, di giudizio e di orientamento.
    La differenza personale e istituzionale è ricchezza comune perché ci aiuta ad emigrare dalle nostre posizioni verso punti di incontro condivisi.

    LA SCELTA VOCAZIONALE

    La prima operazione da realizzare è l'intesa operativa sull'oggetto della ricerca: scelta vocazionale.
    Una spiritualità della vita quotidiana ricentra sulla quotidianità (come spazio normale e come luogo di esercizio) la scelta vocazionale.
    Pensiamo a vocazioni per la vita quotidiana, da esercitare nel ritmo della vita quotidiana.
    Questo significa una scelta di fondo: ogni vita è una vocazione... che ciascuno esprime e realizza
    nella ricchezza della sua esperienza e sensibilità, come risposta alle esigenze che ha colto e compreso nel
    contesto in cui vive.

    La vita come vocazione

    La nostra risposta alla vita come vocazione si esprime in una coraggiosa qualità fondamentale, che la faccia dono per la vita e la speranza di tutti, nel progetto di esistenza che Gesù ci consegna. In questa scelta di fondo abbiamo compreso ed espresso la radice di ogni progetto vocazionale. Essa dà unità vocazionale anche dentro le necessarie differenze.

    La chiamata alla radice di ogni vocazione

    Alla radice della vocazione c'è sempre una chiamata. Chi chiama? Come chiama? La categoria delle "mediazioni sacramentali", tanto centrale nella SGS, ci aiuta a rispondere a questi due interrogativi: è Dio che chiama e chiama tutti; lo fa attraverso la vita stessa e, in concreto, attraverso i mille eventi che la punteggiano. Le chiamate dirette e immediate sono un'eccezione... e spesso solo simboliche.

    La dimensione salesiana delle scelte vocazionali

    Il cammino vissuto in questi anni attorno al progetto di SGS, ci consegna un modello concreto di progetto di vita da assumere e realizzare in ogni scelta vocazionale:
    • Il servizio alla vita da salesiani: se la meta vocazionale è il servizio alla vita e alla speranza, tra le tante possibilità operative, Don Bosco ce ne ha affidata una: l'educazione come espressione del nostro amore incondizionato ai giovani. Rappresenta l'orizzonte vocazionale originale, capace di prendere le distanze anche da altre modalità, magari più seducenti. La proposta viene realizzata attraverso il racconto di storie vissute: quali modelli possiamo proporre?
    • Va recuperata, oggi soprattutto, la dimensione religiosa dell'esistenza e, di conseguenza, di ogni servizio alla vita e alla speranza. Don Bosco lo diceva con modelli antropologici e teologici suoi... che di certo non possiamo ripetere alla lettera. La fedeltà a lui ci costringe però a cercarne di nuovi... per non affidare al silenzio o al solo entusiasmo passeggero una dimensione che consideriamo irrinunciabile. La SGS ci consegna dimensioni concrete e modalità operative: il riferimento all'evento dell'Incarnazione che fa riscoprire la radice profonda della nostra vita quotidiana, suggerisce un modo originale di accostarci alla persona di Gesù e di leggere il Vangelo, una qualità tipica del pregare e celebrare.

    LA QUALITÀ DI OGNI VOCAZIONE

    Dobbiamo dare uno spessore concreto e verificabile alla scelta e alla decisione vocazionale. Il fatto è troppo decisivo per lasciarlo nel vago o nel generico.
    Possiamo condividere e rilanciare la scelta di fondo, che sta alla radice del cammino fatto attorno agli itinerari di formazione cristiana: l'unica vocazione si esprime e si concretizza nelle differenti vocazioni.
    Questo vale per le vocazioni speciali (come è la vocazione sacerdotale e quella di speciale consacrazione) e per ogni scelta vocazionale, chiamata a realizzarsi all'interno di un unico progetto vocazionale, centrato sulla decisione di fare della propria vita una forte risposta vocazionale.
    Il passaggio dal generale al particolare richiede attenzioni precise: sulla qualità della proposta generale e sull'offerta di un orientamento specifico.
    Alcune condizioni possiamo ricordare... raccogliendone ancora dal cammino vissuto in questi anni.

    Condizioni "spirituali" per fare spazio sincero alla vocazione

    Il profondo legame tra servizio alla vita, proprio di ogni scelta vocazionale e regno di Dio, tipico di una vocazione cristiana e salesiana, pone l'attenzione su tre elementi irrinunciabili:
    • La coscienza che il servizio alla vita non può mai prescindere, per la sua pienezza, dal riferimento al mistero di Dio e al mistero "rivelato" dell'uomo;
    • L'affermazione, fatta esplicita nella nostra consacrazione religiosa, della priorità fontale dell'azione di Dio (il Regno di Dio).
    • La spiritualità: serviamo la vita e la speranza nel nome e per la potenza di Dio. Ogni persona, impegnata vocazionalmente per la vita e la speranza di tutti, si comprende e vive come "soltanto servo".

    Un progetto comune "in crescita"

    Per tanto tempo le scelte vocazionali erano organizzate in una scala di valutazione che costruiva una specie di classifica. Riguardava sia le scelte di vita (le vocazioni "religiose" erano al primo posto...), sia le scelte professionali (alcune considerate... più coerenti al vangelo di altre...).
    Sono innegabili le radici teologiche e antropologiche di questo modo di pensare. La nuova sensibilità teologica e antropologica richiede un coraggioso cambio di mentalità e la verifica dei modelli di spiritualità che giustificano le prospettive tradizionali e sollecitano verso quelle nuove.
    Per verificare la qualità della scelta vocazionale e sulla coerenza esistenziale in cui viene vissuta... non basta certo fare riferimento alla sola soggettività personale (o al massimo... di gruppo). Esistono criteri capaci di misurare la nostra soggettività?
    Per noi: il servizio alla vita - nel progetto di Dio in Gesù - attraverso l'educazione.

    Lo spazio per le vocazioni speciali (sacerdozio e vita consacrata) nelle vocazioni ordinarie
    La decisione di porre le scelte vocazionali tutte sullo stesso piano... fa correre il rischio di svuotare la scelta vocazionale per la vita sacerdotale e per la vita consacrata, soprattutto quando si fa riferimento all'esercizio di professioni comuni (per esempio: l'educazione e il servizio ai giovani... per la famiglia salesiana).
    Dove trovare quella specificità che la renda alternativa e affascinante... capace di giustificare un ritmo controcorrente (nell'esercizio dei consigli evangelici...)?
    Rinunciando alla diversità (nei sistemi simbolici di identificazione... per esempio), possiamo fare spazio alla radicalità? E quale?

    I PROCESSI FORMATIVI E LA DECISIONE VOCAZIONALE

    Un dato oggi largamente condiviso sottolinea la funzione speciale dell'ambiente (clima, modelli, valori dominanti, priorità e preoccupazioni...) nei processi educativi. Questo vale in modo speciale per le scelte vocazionali.
    Il racconto delle esperienze proposte nella "tavola rotonda" ci aiuta con suggerimenti e provocazioni.

    Verifica della funzione dell'ambiente

    In ordine alla funzione di sostegno dell'ambiente educativo, due temi meritano una riflessione attenta e la progettazione di interventi adeguati:
    • l'inserimento di tutti gli elementi favorevoli
    • e il controllo di quelli negativi... almeno attraverso correttivi adeguati.
    Possiamo elencare suggerimenti concreti ai due livelli, con riferimento
    • alla proposta verso scelte vocazionali
    • al sostegno (incoraggiamento - appoggio - accompagnamento) di chi ha fatto una scelta vocazionale.

    Tempi e momenti "favorevoli"

    Nel ritmo della vita ordinaria esistono tempi e momenti che possono diventare preziosi per la proposta vocazionale.
    Quali?
    Nel carisma salesiano i momenti favorevoli sono quelli del ritmo ordinario. La tradizione salesiana suggerisce però tempi e momenti forti (le feste, l'incontro con testimoni, i campi formativi, gli esercizi spirituali...).
    • Possiamo suggerire elenchi con l'indicazionbe eventuale di priorità e di condizioni?
    • Come armonizzare i tempi forti con quelli ordinari?

    Il nodo dell'accompagnamento

    Esiste una cultura operativa... dell'accompagnamento vocazionale? Come si esprime di fatto e come dovrebbe realizzarsi?
    Possiamo suggerire proposte concrete e innovative per "prima — durante — dopo"?

    Gli ambienti salesiani come "strutture di riferimento"

    Il rapporto tra formazione alla scelta vocazionale (tipica del momento formalmente formativo: gruppi, scuola, esperienze associative, oratorio e centro giovanile...) e verifica — sostegno di una prassi vocazionale matura e coerente (nell'esercizio delle proprie quotidiane responsabilità professionali) richiede all'ambiente salesiano una qualità "nuova", che tenga conto dei tempi e dei contesti diversi e delle prospettive vocazionali diverse.
    In concreto:
    • nel tempo della permanenza nella struttura formativa... l'apertura verso l'esterno (tempi, esperienze, problemi, persone...) va pensata con attenzione e prospettiva coraggiosa. Come? In quale direzione correva la formazione di un tempo? Cosa si potrebbe recuperare dalla logica "protettiva" di un tempo... anche nella necessaria apertura verso l'esterno?
    • Nel tempo nuovo dell'esercizio della propria professionalità vocazionale, sembra urgente il "ritorno" periodico ad ambienti di riferimento... per ritrovare sostegno, incoraggiamento, rilancio... profezia carismatica. Funzionano così le strutture di ritorno? Come dovrebbero realizzarsi per essere davvero sostegno formativo di riferimento... e non solo momento di nostalgia? Che tipo di esperienza cristiana dovrebbe essere sperimentata in questi momenti speciali di riferimento?

    Modelli, testimoni, i compagni di viaggio

    In una stagione come è la nostra, le proposte passano sempre di più attraverso il contatto vivo e stimolante con persone, eventi, esperienze.
    L'ipotesi va certamente verificata, per cogliere senso e limite ed eventualmente mettere in cantiere correttivi adeguati.
    Accogliendo, in linea di massima questa logica, va verificato e progettato:
    • chi sono i "compagni di viaggio" nella proposta vocazionale?
    • Funzionano come modelli alti e provocanti... o come testimoni vicini... o tutti i due i livelli? Cosa significa e come realizzare l'ipotesi?
    • Non possiamo dimenticare che i modelli sono spesso un dato "strutturale" (le persone che frequentano i nostri ambienti, gli exallievi a cui si fa riferimento più frequente, i santi che fanno bella mostra nelle nostre cappelle, le feste che celebriamo con maggio intensità... Va tutto bene o si richiede un poco di verifica e di riprogettazione?
    • Per fare proposte di scelte vocazionali a raggio vasto (tutta la vita cristiana... nel ritmo dell'impegno professionale ordinario e speciale...) non potrebbe essere utile verificare e riprogettare... ritratti, poster, inviti, lapidi?

    TEMPI E INTERVENTI DI VITA LITURGICA E SACRAMENTALE

    Il punto di riferimento della vita cristiana è l'incontro personale con Gesù, confessato nella comunità ecclesiale come il Signore.
    Tutto il cammino tende a questo obiettivo ed è su questa meta che si verifica e si consolida.
    Si tratta in definitiva di far maturare progressivamente l'incontro con Gesù in una reale esperienza di fede, capace di coinvolgere tutta l'esistenza. L'incontro con Gesù si trasforma in una conversione continua della propria vita alla sua Parola e alla sua causa, nella celebrazione della fede nella vita liturgica e sacramentale, in una sequela coraggiosa della sua persona, che porta a rompere con il peccato e con i modelli di vita che ne derivano, nella disponibilità a "portare con gioia la croce" in tutti i momenti della propria giornata per vivere con coerenza e autenticità la propria decisione.

    Il clima generale di esperienza cristiana

    L'incontro con il Signore Gesù e la sua espressione in una vita cristiana impegnata vocazionalmente, è frutto di un processo.
    Nel nostro progetto educativo e pastorale, questo progetto si esprime in tappe e richiede continuamente l'assunzione di criteri che ne verifichino progressivamente l'autenticità.
    Dal cammino percorso in questi anni è possibile indicare alcune di queste tappe fondamentali.
    • Prima di tutto è necessario aiutare ogni giovane a scoprire le grandi risorse che lui è e che si porta dentro.
    • Da questa scoperta gioiosa nasce il desiderio di far fruttificare i doni ricevuti. Il primo grande dono è la vita stessa, che bisogna imparare ad amare, a gestire, a servire.
    • Il giovane apre così gli occhi su di sé e su quanto lo circonda e scopre il legame di solidarietà che unisce le persone tra di loro. La solidarietà diventa immediatamente responsabilità: impegno, continuo e concreto, per restituire a ciascuno la pienezza della sua vita.
    • La scoperta della vita come dono e come responsabilità porta il giovane a scoprire con gioia il Signore della vita per vivere la propria esistenza come risposta concreta alla presenza del Dio della vita. Il suo impegno per servire la vita diventa condivisione della compassione di Dio per la vita di tutti.
    • Un serio cammino vocazionale richiede, in sintesi, un continuo allenamento alla generosità e alla disponibilità. Questi due atteggiamenti generano la gioia di donare la vita per la vita di tutti. Siamo così ad un livello alto di esperienza cristiana solida e di esperienza religiosa impegnata.
    Come valutiamo questo processo?
    Sembra praticabile o richiede aggiustamenti sostanziali per diventare veramente incidente... o, al contrario, per non risultare eccessivamente esigente e discriminante?
    In questo cammino possiamo collocare interventi ed esperienze speciali che lo sollecitino e lo assicurino? Per esempio... quali?

    I grandi avvenimenti ecclesiali e il ritmo quotidiano

    Il processo di incontro personale con il Signore Gesù è segnato da "eventi" religiosi e decisamente vocazionali.
    Essi si distendono in un ritmo che va dall'evento straordinario (per esempio GMG e "giornate salesiane") a quelle del ritmo ordinario (celebrazioni della Parola, letture e narrazioni evangeliche...).
    • Possiamo tentare una rassegna proponibile, accogliendo e organizzando le nostre esperienze'?
    • Come dare a questi eventi la connotazione vocazionale, esplicitamente cristiana. coraggiosamente impegnativa?
    • Come armonizzare in logica educativa l'evento forte e quello ordinario?
    • Cosa possiamo fare - di più e di meglio - per restituire alla Parola di Dio (ascolto -celebrazione - contemplazione) e alla vita liturgica e sacramentale la loro irrinunciabile risonanza vocazionale?

    VERSO UNA CULTURA VOCAZIONALE

    In questi anni, da molte parti, i progetti di formazione vocazionale sono stati collegati alla necessità di costruire nell'ambiente concreto di vita una "cultura vocazionale" (uno stile di vita che permetta di respirare gli atteggiamenti irrinunciabili per una esperienza vocazionale cristiana e salesiana).
    Due compiti sono urgenti:
    • la definizione di questi atteggiamenti irrinunciabili con relativa verifica critica di quelli dominanti
    • la messa in opera di interventi e di esperienze che siano in grado di scatenare e sostenere questi atteggiamenti.
    Su questi due compiti si richiede un lavoro attento e creativo:

    Quali atteggiamenti

    Raccogliendo la riflessione di questi anni, si propone un elenco, tutto da verificare, da integrare e soprattutto da misurare sull'ambiente concreto di azione.
    Per esempio:
    • abilitare la persona alla decisione e alla fedeltà coraggiosa alla decisione. Certo, decisione e fedeltà vanno misurate sulle cose che contano veramente: il servizio alla vita e la compassione per la vita di tutti;
    • ricostruire, in una esistenza che è continuamente minacciata dall'esteriorità e dall'efficienza, la dimensione del mistero, per poter riconoscere che quello che non si vede è più importante di quello che si vede;
    • ritrovare il significato irrinunciabile del limite e, di conseguenza, del dolore e della morte come esigenza di verità e come condizione per restituire la vita, affidandosi al suo mistero e al suo Signore;
    • un nuovo modo di vivere la radicalità: la compagnia in un servizio alla vita che nasce dalla sincera e intensa capacità di "farsi prossimo", soprattutto con coloro che sono più bisognosi ed emarginati;
    • la riscoperta del significato irrinunciabile del silenzio e dell'interiorità, per respirare verità dal mistero che la realtà si porta dentro;
    • la serietà e responsabilità in ordine alla questione del senso della propria vita e del fondamento della speranza, per scoprire che solo sfondando il proprio vissuto e affidandoci al mistero possiamo comprenderci e sperare;
    • l'esperienza evangelica di una libertà, grande perché esito nella morte di Gesù e del dono del suo Spirito, che ha come unico inquietante confine il servizio e la solidarietà;
    • il superamento di visioni ristrette (che fanno diventare grossi i problemi piccoli) per aprirsi fattivamente alle frontiere del mondo intero, da cui giungono le sfide più drammatiche: povertà, emarginazione e sopraffazione, fame e sfruttamento, spesso guerra e violenza.

    Interventi e esperienze da programmare

    Il consolidamento di questi atteggiamenti richiede la realizzazione di interventi adeguati. Quali?

    (Assemblea Nazionale di pastorale giovanile, Roma Salesianum 24-26 febbraio 2006)

     


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