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    Giovani e Beatitudini /5

    Coloro che sono

    pieni di misericordia

    Luis A. Gallo


    Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia (mt 5,7)

    C'è un brano nei vangeli che illustra meravigliosamente il significato di questa quinta beatitudine: è la parabola del Buon Samaritano. Eccola, nella sua stupenda ricchezza e incisività:
    "Un uomo scendeva da Gerusalemme verso Gèrico, quando incontrò i briganti. Gli portarono via tutto, lo presero a bastonate e poi se ne andarono lasciandolo mezzo morto. Per caso passò un sacerdote; vide l'uomo ferito, passò dall'altra parte della strada e proseguì. Anche un levita del tempio passò per quella strada; anche lui lo vide, lo scansò e proseguì. Invece un uomo della Samaria, che era in viaggio, gli passò accanto, lo vide e ne ebbe compassione. Gli andò vicino, versò olio e vino sulle sue ferite e gliele fasciò. Poi lo caricò sul suo asino e lo portò a una locanda e fece tutto il possibile per aiutarlo. Il giorno dopo tirò fuori due monete d'argento, le diede al padrone dell'albergo e gli disse: 'Abbi cura di lui e anche se spenderai di più pagherò io quando ritorno". A questo punto Gesù domandò: 'Secondo te, chi di questi tre si è comportato come prossimo per quell'uomo che aveva incontrato i briganti?'. Il maestro della legge rispose: 'Quello che usò di misericordia verso di lui'. Gesù allora gli disse: 'Va' e comportati allo stesso modo'" (Lc 10,30-37).
    Nel racconto si dice che tutti e tre i passanti, tanto il sacerdote quanto il levita e il Samaritano, videro l'uomo mezzo morto ai margini della strada, ma mentre i due primi lo scansarono e proseguirono per il loro cammino, il terzo "ne ebbe compassione". Il termine usato dall'evangelista Luca in questo punto è molto espressivo. Il Samaritano, dice, visto l'uomo mezzo morto, si commosse fino alle viscere. Gli altri due invece, pur vedendolo, non ebbero la stessa reazione, o almeno la repressero, poiché essa non arrivò a produrre gli stessi effetti che invece produsse nel Samaritano.
    Questi effetti sono espressione di una sollecitudine davvero estrema: "... gli andò vicino, versò olio e vino sulle sue ferite e gliele fasciò, poi lo caricò sul suo asino e lo portò a una locanda e fece tutto il possibile per aiutarlo"; non solo, ma ancora, "il giorno dopo tirò fuori due monete d'argento e le diede al padrone", affinché se ne prendesse cura fino al suo ritorno, disposto a rimborsare anche di tasca sua quanto venisse da lui speso a questo fine. Difficilmente si poteva dipingere a tinte più vive l'interessamento di un uomo per un altro. E, per di più, per un altro sconosciuto e ... nemico!
    Tutto questo darsi da fare del Samaritano ha una chiara sorgente: la sua reazione "viscerale" davanti alla "miserevole" condizione dell'uomo incontrato ai margini della strada. Egli si sentì toccato nel vivo delle sue viscere da ciò che "vide". Non rimase insensibile ma, viceversa, si sentì intensamente e personalmente interpellato. E, lasciandosi trasportare dalla sua commozione, si mise ad agire per venire incontro alla sua situazione. "Si fece prossimo di quell'uomo che aveva incontrato i briganti", come dice Gesù. In una parola, "gli usò di misericordia".
    Le due componenti, intensa emotività da una parte e impegnata operatività dall'altra, caratterizzano il suo comportamento. Egli è un uomo "buono" (la narrazione è passata alla storia come la parabola del "Buon" Samaritano!). Egli è l'immagine viva della misericordia, nel senso etimologico della parola (miseri-cor-dia: avere cuore per il misero).
    Uomini come questo sono di sicuro quelli che si meritano la beatitudine di Gesù: "Beati voi, misericordiosi, perché troverete misericordia". Sulla sua bocca questa beatitudine suona a complimento e ad augurio. Complimento, perché chi la merita viene riconosciuto come uno che partecipa nello stesso grande progetto di Gesù, il regno di Dio; augurio, perché gli si promette un futuro pieno di gioia. Per lui è un vero vangelo, una vera buona notizia.
    Ma, in realtà, il primo a meritarsi questa beatitudine è lo stesso Gesù. Infatti, ci sono nei vangeli diversi testi in cui il suo atteggiamento viene descritto con lo stesso termine con cui Luca caratterizzò la reazione del Samaritano misericordioso della parabola. Uno di essi, forse il più emblematico, è quello di Mc 1,40-41 in cui egli si ritrova davanti un lebbroso che gli chiede con grande fiducia e speranza di aiutarlo: "Se vuoi, tu puoi guarirmi". Marco dice che Gesù, alla presenza di questo morto-in-vita, "si sentì toccato nelle viscere". E, continua raccontando, mosso da quella viva compassione, "lo toccò con la mano e gli disse: Sì, lo voglio: guarisci! Subito la lebbra sparì e quell'uomo si trovò guarito". La sua reazione è così forte che lo porta perfino a superare la esigente legge della purità legale, che proibiva di toccare un lebbroso sotto pena di contrarre impurità legale.
    Potremmo dire che Gesù non solo agì sempre misericordiosamente, ma pure che "morì di misericordia". Egli portò il suo atteggiamento di attenzione e di tenerezza particolare verso i più piccoli e deboli, i più "mori-bondi", fino alle ultime conseguenze. La croce è la suprema espressione di questo suo modo di reagire.
    E, dietro a Gesù, ci sono stati nella storia sempre uomini e donne che si sono meritati la beatitudine della misericordia. Tanti santi e sante hanno brillato nella chiesa per il loro eroico impegno nelle "opere di misericordia". Quelle cosiddette spirituali, e quelle corporali. Ce ne sono anche oggi. Quanti e quante, magari nel nascondimento e senza fare chiasso, si danno da fare generosamente per accudire i malati, sfamare gli affamati, consolare i tristi, visitare i carcerati, accogliere i senza tetto ... Ne abbiamo già ricordato un esempio luminoso: Madre Teresa di Calcutta e tutti quelli che la seguono nell'accudire gli ultimi della società, i "barboni", gli ammalati senza assistenza, gli extracomunitari ...
    Una cosa possiamo aggiungere: ci vogliono ancora oggi, indubbiamente, delle "Madre Teresa" che spendano la loro vita e brucino con generosità le loro energie nella misericordia assistenziale, ma ci vogliono anche degli uomini e delle donne che siano capaci di esercitare una autentica misericordia socio-politica, mirata a organizzare e far funzionare la convivenza collettiva "a partire dagli ultimi", con l'attenzione posta in maniera privilegiata sui più deboli in ogni senso e ad ogni livello, senza dimenticare quello in cui si giocano le sorti planetarie dell'umanità. Uomini e donne, in definitiva, che gestiscano veramente il potere decisionale all'insegna della beatitudine proclamata da Gesù: "Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia".

    PER IL LAVORO PERSONALE E DI GRUPPO

    Rileggi con calma la parabola del Buon Samaritano. Cerca di vedere con chi ti identifichi dei tre uomini che incontrano l'uomo mezzo morto ai margini della strada ...
    Ripassa la tua vita alla sua luce e cerca i momenti in cui sei stato generosamente vicino a chi soffriva, o ti sei battuto per i più deboli, per gli esclusi. Rivivi i momenti di profonda gioia che hai sentito in quelle circostanze: hai condiviso con Gesù la beatitudine dei misericordiosi!

    Preghiera

    Tu hai avuto una illimitata capacità
    di lasciarti commuovere fino alle viscere
    dalla "miseria" altrui, Gesù,
    e sei vissuto e morto "nella misericordia".
    Concedimi a partecipare di questa tua capacità.
    Convincimi dal di dentro che questa è l'unica strada
    che porta alla felicità.
    Fa' che anche il mio cuore sia toccato
    dal dolore e dalla sofferenza degli altri,
    così che da cuore duro diventi, sul tuo esempio,
    cuore misericordioso.
    Amen.


    T e r z a
    p a g i n A


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