Giovani e Beatitudini /4
Gli affamati della giustizia
Luis A. Gallo
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati" (Mt 5,6)
Beati quelli che sono perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli (Mt 5,10)
Il nostro modo corrente di intendere la giustizia non coincide esattamente con quello proposto da Gesù nella beatitudine da lui proclamata sul monte. Il suo lo deborda, pur implicandolo.
Per noi, la giustizia consiste nel fatto che ad ognuno venga dato ciò che gli corrisponde. In un processo, a chi è colpevole il castigo, a chi è innocente il riconoscimento della sua innocenza; nella società, ad ognuno ciò che è suo secondo i suoi diritti o di proprietà o di lavoro. Ci muoviamo all'interno del binomio diritto-dovere. E ne siamo sempre più sensibili.
Gesù si muove su un'altra lunghezza d'onda. Egli parla della giustizia nell'alveo della grande tradizione biblica, nella quale essa è anzitutto una qualità di Dio. E non nel senso che egli sia un giudice che presiede il tribunale davanti al quale devono comparire tutti gli uomini, ma nel senso che interviene per salvare dall'ingiustizia chi è incapace di salvarsi da sé. Egli fa giustizia inizialmente salvando il popolo ebreo schiavo in Egitto, liberandolo poi costantemente dai nemici che lo opprimono e, al suo interno, proteggendo "l'orfano, la vedova e lo straniero", i quali, nel linguaggio dell'Antico Testamento, sono il prototipo del debole e dell'indifeso.
Anche quando la Bibbia parla di un suo inviato (il futuro re-messia) che realizzerà pienamente i suoi voleri nel mondo, lo descrive come uno che farà giustizia in quel preciso modo. Nel salmo 72 viene così descritta la sua figura, all'interno della preghiera che si fa per lui:
Dio, da' al re il tuo giudizio,
al figlio del re la tua giustizia;
regga con giustizia il tuo popolo
e i tuoi poveri con rettitudine.
Le montagne portino pace al popolo
e le colline giustizia.
Ai miseri del suo popolo renderà giustizia,
salverà i figli dei poveri
e abbatterà l'oppressore ...
Egli libererà il povero che grida
e il misero che non trova aiuto,
avrà pietà del debole e del povero
e salverà la vita dei suoi miseri.
Li riscatterà dalla violenza e dal sopruso,
sarà prezioso ai suoi occhi il loro sangue.
Basta dare uno sguardo, anche fugace, ai vangeli, per avvertire che Gesù sentiva intensamente fame e sete di questa giustizia. Tutta la sua attività è ispirata alla sua realizzazione. È facile cogliere in essi il suo ardente desiderio di "rendere giustizia ai miseri del suo popolo", di "salvare la vita dei miseri".
Nel vangelo di Luca troviamo questa frase posta nella sua bocca: "Fuoco sono venuto a portare alla terra; e come vorrei che fosse già acceso!" (Lc 12,49). Possiamo pensare che questo fuoco sia stato quell'intensissimo desiderio che lo spingeva a voler instaurare la vera giustizia di Dio nel mondo. Un desiderio che lo portava a privilegiare nella sua attenzione e nella sua sollecitudine i più deboli, i più emarginati, gli esclusi, gli ultimi della società. E a riempirsi di gioia quando riusciva a farlo, come si vede in Lc 10,21-22, dove egli esulta nello Spirito e rende grazie al Padre, appunto perché questi "piccoli" sono raggiunti dalla sua azione. È che davvero "ai suoi occhi era prezioso il loro sangue", cioè la loro vita, la loro salute, la loro dignità. In una parola, la loro felicità.
L'amore appassionato per questa giustizia gli rese però la vita difficile. Quelli che non la amavano, anzi, la rifuggivano soprattutto perché volevano difendere ad ogni costo le proprie posizioni ingiuste, anche servendosi a questo scopo della religione, videro in lui un pericolo e una minaccia. Lo perseguitarono perciò in mille modi, e infine l'appesero ad una croce. Non sapevano che così gli aprivano la via alla pienezza della vita.
Oggi c'è indubbiamente nel mondo una accresciuta sensibilità per la giustizia. Soprattutto per quella sociale, che è diventata quasi una bandiera per la rivendicazione dei diritti dei più deboli. È che si è andato prendendo coscienza delle tremende ingiustizie esistenti. Ingiustizie che hanno dei risvolti non solo individuali, ma anche e pesantemente sociali, fino a raggiungere livelli planetari. Come hanno evidenziato crudamente i documenti papali da qualche decennio in qua, la maggior parte dell'umanità, quella che è stata chiamata Terzo Mondo, è in situazione di estrema e umiliante povertà. Una povertà che le viene inflitta attraverso meccanismi socio-economici che non permettono a milioni di uomini e donne di avere neanche il minimo necessario per vivere con dignità. A questo si aggiungono le ingiuste emarginazioni sociali, politiche e culturali della donna, l'esclusione e perfino la persecuzione di coloro che non praticano la propria religione, l'isolamento di coloro che sono culturalmente o sessualmente diversi ...
Ma, tutto sommato, si può dire che oggi più che in altri tempi c'è più fame e sete di quella giustizia sognata da Gesù. Dappertutto spuntano movimenti di rivendicazione dei diritti degli ultimi: dei poveri, dei terzomondiali, delle donne, dei neri, degli omosessuali ... Sono movimenti che vogliono ottenere giustizia per essi, e si impegnano in quella direzione tanto a livello assistenziale (quanto volontariato è cresciuto in questi anni!) quanto a livello socio-politico. Alcuni lo hanno fatto e lo fanno pagando duramente di persona. Sono stati perseguitati, esiliati, torturati in mille modi inumani, e perfino li hanno eliminati, come fecero in altri tempi con Gesù. Il caso del vescovo Romero, assassinato nel Salvador per la sua indomita difesa dei più poveri, è certamente uno fra tanti altri.
Siano essi cristiani o no, credenti in Dio o no, non si può negare che meritano la beatitudine di Gesù: hanno vera fame e sete di giustizia come lui. Alla fine, al momento della verità, si sentiranno dire, con immensa gioia da parte loro: "Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e siete venuti a visitarmi, carcerato e siete venuti a trovarmi" (Mt 25,34-36).
PER IL LAVORO PERSONALE E DI GRUPPO
Nella Seconda Lettera di Pietro si dice che "noi aspettiamo, secondo la promessa, nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia" (2Pe 3,12). Ma quella terra nuova va anticipata ora. Dipende anche da te che lo sia.
Gesù ti dice che sarai felice se davvero avrai fame e sete di questa giustizia; se cercherai, come lui, di privilegiare nelle tue preoccupazioni quelli che nel mondo, vicino e lontano, sono i più deboli. Renderli felici sarà la fonte della tua felicità.
Rifletti un momento sulle tue scelte quotidiane. Vedi fino a che punto sono permeate da questo grande desiderio.
Preghiera
Gesù,
nel tuo cuore ardeva un fuoco,
quello di instaurare nel mondo la giustizia di Dio.
Accendilo anche nel mio cuore.
È piccolo e spesso freddo e pieno di altri desideri,
ma se tu lo tocchi,
arderà come il tuo
di quella fiamma che nel tuo nome
non si spegnerà più.
E io sarò felice ...
Amen.