CIAK SUL
MONDO INTERIORE
Alessandra Augelli
Guardare un film attiva non di rado una serie di domande, introspezioni, revisioni interiori.
La trama, i personaggi, la sceneggiatura, ma anche la fotografia, la musica, le parole contribuiscono ad aprire delle finestre nella nostra interiorità.
A seconda del tempo che stiamo vivendo e della nostra disponibilità a lasciarci interrogare, al di là del genere di film e della trama, il film può stimolare l’attenzione verso il proprio mondo interiore e dare avvio alla ricerca di sé.
4 film + un serial
Hugo Cabret
Regia di Martin Scorsese, USA, 2011
Nascosto nella torre dell’orologio della stazione di Paris Montparnasse, il piccolo Hugo Cabret, vive da solo, poiché rimasto orfano e abbandonato da suo zio. Le giornate sono cadenzate dall’impegno di far funzionare gli orologi della stazione. Nel frattempo cerca di sistemare un uomo meccanico, un automa, che suo padre gli ha lasciato in dono. Va alla ricerca dei pezzi mancanti e si impossessa, di nascosto, di alcuni attrezzi del burbero giocattolaio della stazione, che, accortosene, gli sottrae il taccuino del papà, indispensabile per Hugo. Di qui avrà inizio una concatenazione di eventi che aprirà il mondo di Hugo e di altre persone che gli sono intorno.
Hugo Cabret dice: “Così ho pensato che se tutto il mondo è una enorme macchina io non posso essere in più. Io debbo essere qui per qualche motivo”. Mi sento parte di un delicato e complesso meccanismo? Qual è il mio posto nel mondo? C’è un’altra metafora che pensi possa rendere meglio la domanda sulla ricerca di un posizionamento rispetto agli altri e al mondo?
La ricerca della “chiave giusta” per far funzionare le cose e dare accesso al mondo interiore è vissuta come un mistero: il mistero spaventa, ma il papà di Hugo dimostra anche che esso può rendere felici, può stimolare la ricerca ulteriormente. Come vivi il mistero? Quali sono le situazioni o le figure che incoraggiano o demotivano la ricerca di un significato nella vita?
Quando Hugo pensa che l’automa gli avrebbe lasciato un messaggio chiaro da parte di suo padre si rende conto che la risposta contiene in sé altre domande: si arrabbia in un primo momento, è sconfortato, ma poi, grazie anche alla sua amica, fa sì che anche altri riprendano in mano le proprie antiche passioni e ritornino all’autenticità del loro essere al mondo. La ricerca personale del senso coinvolge sempre altre persone e crea circoli virtuosi di apertura e di riflessività interiori: cosa ne pensi? La ricerca interiore è solitaria o comunitaria? Perché?
Ogni cosa è illuminata
Liev Schreiber, USA, 2005
Il giovane Jonathan è un ebreo nato e vissuto negli Stati Uniti, di origine ucraina. Egli fa della memoria, del desiderio di ricordare uno stile di vita. Di fronte agli eventi, tristi o meno tristi della sua esistenza, cerca e raccoglie elementi significativi della storia e li ripone in una busta trasparente. Questo gesto, apparentemente sterile, simile a quella dei poliziotti o agli scienziati, diventa denso di valore quando Jonathan fa “parlare” questi oggetti e li lega tra loro, ricreando legami nella sua famiglia e col suo passato. Inizia così un viaggio, una “rigida ricerca”, in Ucraina per trovare il piccolo e sperduto villaggio, Trachimbrod, in cui visse suo nonno. Nel suo cammino lo affiancheranno una guida locale e suo nipote Alex, che funge da interprete. Alla fine del viaggio Jonathan scopre, grazie ad un'anziana signora che conosceva suo nonno, che il villaggio che sta cercando non esiste più. Tutto ciò che rimane del luogo è custodito rispettosamente da questa donna in scatole di cartone.
“Ogni cosa è illuminata dalla luce del passato; tanto più buio rimane il passato, tanto più siamo privi di un riflesso di luce nell'incognito del presente”: questo il messaggio del film. L’invito a vivere la memoria non come attività “nostalgica” e fine a sé stessa, ma come quel processo che aiuta ad intrecciare emozioni e pensieri e a dare risposta alle domande che ci portiamo dentro, ma che ci apre anche continuamente nuovi interrogativi. Ti perdi spesso nei ricordi? Come intende Jonathan la memoria? E tu come la vivi?
Il gesto di collezionare è importante, ma poi bisogna cercare dei fili, dei collegamenti che tengono insieme oggetti, persone e situazioni: questo significa recuperare la propria storia, in un continuo sforzo di guardarsi dentro e incontrare le altre persone che arricchiscono il proprio percorso. La storia personale non è mai definita una volta per tutte, ma va sempre riscritta nella ricerca interiore. Quali sono i momenti che ti danno modo di ripensare alla tua storia? Con quali “pezzi da collezione” faresti il collage della tua storia?
Kung fu Panda
Film d’animazione, Regia di Mark Osborne, USA, 2008
Il Panda Po, maldestro e un po’ ingenuo, lavora in un piccolo ristorante a gestione familiare ed è un grande fan delle arti marziali. Nella meraviglia e nella preoccupazione generali, Po viene designato da un’antica profezia come il Guerriero Dragone che deve proteggere il villaggio dal leopardo Tai Lung. Entra così in contatto con i leggendari campioni di Kung Fu e viene preparato dal Maestro Shifu, il loro guru.
Vi è nel film l’idea che il caso non esiste e che i fatti e le situazioni della vita ricevono il significato e il senso che noi gli attribuiamo. Il percorso nella propria interiorità inizia proprio quando, pur accettando il mistero, sappiamo dare un significato a ciò che viviamo. Cosa ne pensi? Quali sono le maggiori difficoltà che ostacolano la ricerca interiore?
Il messaggio misterioso che viene consegnato a Po è in realtà uno specchio: cioè l’invito a guardarsi dentro e a ritrovare in sé la fiducia per affrontare la grande sfida della sua vita. C’è qualche situazione o persona che funge da specchio e ti aiuta a guardarti dentro e a recuperare fiducia in te stesso? In che modo lo fa?
Se mi lasci ti cancello
Regia di Michel Gondry – Usa 2004
Joel è malinconico e sognatore, si interroga molto e, profondamente triste, cerca un’altra persona che acquieti la sua ricerca di senso e lo aiuti a “tirarsi su”. Incontra Clementine è una ragazza attiva e carismatica. Joel e Clementine pian piano si innamorano fortemente. Un giorno però, la ragazza, stanca della sua relazione ormai in fase di declino, decide, mediante un esperimento scientifico, di farsi asportare dalla mente la parte relativa alla storia con Joel. Il giovane, una volta venuto a conoscenza di questo fatto, sceglie di fare altrettanto ma durante il procedimento cambia idea e qualcosa va storto…
Clementine dice a Joel: “Troppi uomini pensano che io sia un’idea, che possa completargli o che possa riuscire a ridargli la vita. Ma io sono solamente una ragazza incasinata che cerca la sua pace mentale. Non farmi carico della tua”. Cosa ne pensi di questo? Cosa significa ricerca assieme il senso? Come si può amare, senza sostituirsi all’altro e senza invadere totalmente la sua interiorità?
Nella ricerca interiore spesso è molto difficile fare i conti con alcuni ricordi, ma è ciò che fa crescere e che stimola ulteriormente la riflessione. Da dove nasce il desiderio di cancellare parti della propria storia dalla memoria? Qual è l’aspetto più difficile da accettare quando non riusciamo a dare senso ad alcune parti della nostra storia? Perché l’esperimento scientifico alla fine non riesce? Cosa significa secondo te?
Sant’Agostino
Miniserie, Regia di Christian Duguay – Italia-Germania, 2010
La fiction focalizza l’attenzione, soprattutto nella prima parte, sull’ “uomo” Agostino, che nella sua vita vive l’inquietudine come costante ricerca della verità, ma che d’altro canto, non riesce ad indirizzare bene le sue domande e continua a perdersi. E’ la storia di un uomo vittima del suo narcisismo e delle sue enormi capacità intellettive, che deve fare i conti con i propri conflitti interiori ma anche con la propria vita esteriore.
“Bisogna avere il coraggio di fare a meno della verità, tu hai questo coraggio Agostino?”. Ci si può sottrarre all’inquietudine e al desiderio di ricerca? Quando un’inquietudine può dirsi feconda?
Agostino fugge spesso da situazioni che lo mettono a confronto con le sue responsabilità, ma poi le ritrova costantemente. Fugge anche alla complessità della vita, rifugiandosi in risposte nette e intransigenti, che però non rispondono al suo vero desiderio.
“Non è l’uomo a trovare la verità, deve lasciare che sia la verità a trovare lui”. Fino a che punto è importante la sete di verità? In che modo deve essere vissuta perché ci sia anche la disponibilità a “lasciarsi trovare”?
Vedi anche
Il posto delle fragole
Qui il film completo: https://www.youtube.com/watch?v=0RzSpGfK37E
La leggenda del pianista sull'oceano
«Tu pensa a un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu lo sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quegli 88 tasti la musica che puoi fare è infinita».
Il monologo finale: https://www.youtube.com/watch?v=Y_as5AiPAIk