La strada e la stella
Giustina Colella
Una canzone può raccontare la fede, il fascino ed il mistero, la pienezza e la fecondità che in essa si racchiude?
Lasciare alla musica il compito di parlare di Dio, dell’intimità con cui Egli entra, in punta di piedi, a far parte di noi, è sicuramente un percorso profondo, fatto di domande e interrogativi appassionati, generosi e conciliatori dell’incontro del nostro io con il Suo Tu!
La fede si racconta nella musica quasi al modo in cui la vita si disegna in una curva, fatta di nodi vitali, di eventi, di attese e di incontri, di successi e di delusioni.
La fede si compie lungo l’arco di un cammino, il nostro, e si svolge in un sentiero, la strada: ci chiede di passeggiare con i nostri pensieri, di confrontarci con i nostri dubbi, di sostare con le attese, di affiancarci alle cadute, ai moti burrascosi del cuore e della ragione, in taluni casi potrebbe incorrere in false partenze, che significa tornare indietro e ripartire, ma di sicuro a completamento del viaggio, ci lascia qualcosa di più grande, la trasformazione.
La spiritualità che si cuce addosso alla nostra esistenza è un abito complesso, che deve essere trattato con cura, con attenzione. La spiritualità sceglie il nostro cuore per abitare e la nostra vita per parlare, la stella.
Ed in questo cammino intimamente prospettico, dove si racchiude l’atto di libertà dell’uomo volto a credere, l’accento è la musica a metterlo, perché “La musica è la lingua dello spirito. La sua segreta corrente vibra tra il cuore di colui che canta e l'anima di colui che ascolta” (Gibran).
IN PARTENZA…
La partenza in una gara viene vista come il momento più carico di adrenalina; ci si posiziona lì, tutti dietro al nastro, un inizio dove dal più forte al meno, hanno tutti la medesima importanza. Non conta ancora la grinta, la tenacia, la forza fisica e la concentrazione mentale, conta semplicemente esserci e provare a migliorarsi, comunque vada!
Certo, il traguardo è il sogno di tutti, essere il vincitore assoluto stimola i sogni anche dei meno quotati alla vittoria. Cosa conta allora? È l’impegno, la fatica della preparazione, conta avere la mente sgombera da certezze inspiegate. Conta il dubbio ma altrettanto la fede in se stessi e nelle proprie possibilità, conta la preparazione e chi ti ha guidato verso la gara: il preparatore atletico, il maestro di esperienza capace di veicolare i segreti verso la vittoria!
Ed allora… si parte!
IL MAESTRO - Renato Zero
(La curva dell’angelo 2001)
Il principio è la vita, la voglia di volare ad ali spiegate. L’arrivo è la conquista di Dio, presenza generosa e viva. Ma cosa sta di mezzo fra la partenza ed il traguardo? C’è la strada, la fatica, l’abbandono e la conquista. C’è la ricerca ed ancora un nuovo inizio. C’è la costruzione. E poi c’è il maestro, mentore nei valori e nei pensieri, nei consigli, il giusto appoggio nella sosta.
Maestro è colui che ci permette di guardare dalla giusta prospettiva, chi ci accompagna ad attuare cambiamenti significativi, orientati alla crescita positiva e costruttiva.
Maestro è chi sa porsi sulla soglia, citando Don Tonino Bello: sa attendere senza prevaricare, guarda da lontano con occhi protettivi, “io ti guardo e sento che puoi farcela”, senza infrangere i limiti della libertà, di scegliere ma anche di sbagliare.
Maestro è chi ti apre il cuore a credere, a scoprire il meglio che è nell’intimo del nostro essere “è il momento tuo lanciati così, butta fuori il meglio adesso sì, l’anima ce l’hai, conta su di lei, puoi sfidare il mondo adesso o mai”; maestro è chi ti insegna a guardare avanti, senza rimorsi, senza rancori ma con la sana perfezione della fede in un Tu.
E il tutto si compie nella relazione, che è reciprocità, rispetto, comprensione, ascolto e meraviglia, rischio e compromesso, accoglienza delle imperfezioni e fonte di guadagno emotivo ed affettivo.
Il maestro è colui che ci insegna l’arte del saper incontrare l’altro, la capacità nel comunicare con l’altro, nel tessere con l’altro una relazione: il maestro è l’arte di un educatore alla fede (Cit. Enzo Bianchi).
Maestro è chi accompagna nel silenzio, che si denota come dialogo empatico, attivo e propositivo “ti trasformerai, tu ti evolverai, sulla scena il meglio lascerai, mentre io vivrò silenziosa scia, tu seme della mia follia”, è coraggioso accompagnatore nel praticare l’arte della semplicità e della saggezza, attraverso l’esperienza del sé e dell’Altro da sé, in un continuo gioco di sinonimi, di comunioni e condivisioni.
Maestro è chi ci accompagna sulla soglia del mondo e ci spinge a radicare la nostra esistenza nella Sua essenza.
Chi consideri mentore nella tua vita? Chi ti ha insegnato e guidato fino ad oggi nel tuo cammino? Chi ti ha fornito la “cassetta degli attrezzi” per sentirti nel mondo e non del mondo?
Dio-Maestro: in che modo è presente la guida di Cristo nella tua vita?
Maestro è chi ti insegna a guardare avanti. Cosa intravedi del tuo domani?
Suggerimenti
Questa fase di inizio del percorso può essere arricchita con altre canzoni: “Fa' che non sia mai” (Eramo&Passavanti), “Pioggia sul mio alfabeto” (Pacifico&Ana Moura)
IN CAMMINO…
Durante la strada, mentre si corre e si cerca faticosamente il traguardo, si è soli con se stessi.
Il tempo della corsa è tempo di riflessione, di cadute e di salite. Ecco allora i dubbi che ci assalgono: “arriverò alla meta? Ce la farò con le mie forze a raggiungere la destinazione del percorso”? “Ma l’arrivo esiste per davvero? O è solo il frutto di false speranze”? “Quanto il mio maestro mi ha trasmesso l’importanza di coronare l’obiettivo”?
Ed allora, fra il detto ed il non detto, ecco emergere le distrazioni, magari anche il senso di impotenza e di sconfitta: “non ce la farò mai”, “non ci credo”, “in realtà non c’è proprio niente per cui vale la pena lottare”.
Il cammino si pone allora come il momento della ricerca, della prova, della delusione e del riprogettare. È il tempo di mettere il gioco la ragione sì, “posso farcela, ci devo riuscire”, ma è anche il tempo in cui a giocare è il cuore “ci credo, il traguardo esiste anche se ora non posso vederlo”. Il cammino allora è il tempo della ricerca di senso, è l’azione della semina, in attesa che porti frutto.
CAMBIO DIREZIONE – Francesco Renga
(Ferro e Cartone 2007)
Vivere in altezza ed in profondità un legame implica la messa in gioco di se stessi, senza risparmio. Ci si dona totalmente e completamente si riceve, imprescindibilmente dal contraccambio, in una reciprocità di intenti, attraverso l’empatica affinità di due storie che si uniscono.
Ma non sempre il cammino si compie verso un’unica direzione, “Ognuno è il suo destino il nostro ormai finisce qua”. Cosa ci fa scegliere di cambiare direzione? Il dubbio, la difficoltà, l’inquietudine e la successiva consapevolezza del non stare più bene con l’altro “Cambiare direzione e farsi una ragione che quello che non sei non diventerai fine della storia”.
Il parallelismo fra la storia d’amore fra due persone e quella fra Dio e l’uomo ci aiuta a comprendere come Dio si fa presenza paziente e premurosa proprio quando, colti dalle incertezze, dal dubbio, il nostro fallimento ci allontana da Lui.
Il rischio della fede è insita proprio in quell’alone di mistero e velo che l’accompagna; lasciare il passo all’incredulità ci fa rompere un patto d’amore nato con la vita, un amore totale, incondizionato.
Due persone possono scegliere di cambiare direzione eppur continuare a vivere; l’abbandono da Dio assume invece una veste diversa. Nelle nostre delusioni, nella ricerca di senso, nelle cadute e nella rottura degli equilibri dell’anima che qui gioca la sua partita più grande, Dio si pone in atteggiamento di attesa, senza lasciarci soli.
Ecco come i dubbi del credere diventano nodi vitali verso la costruzione di equilibri ulteriori. Una fase di passaggio dove ci si spoglia di convinzioni, di attribuzioni di senso, per dar sfogo a ciò che può calamitare nuove esigenze. Guardare in modo diverso è allora un momento culminante nel viaggio perché è proprio di qui che si fa strada la necessità di guardare con nuovi occhi, e ci spinge a fare i conti con la consapevolezza che fallire non significa tornare indietro, ma rialzarsi, ricostruirsi nuovi e avere il coraggio di intra-vedere,vedere da dentro, ecco il cambio di direzione!
La possibilità di sbagliare la strada non significa più abbandono, sconfitta, ma più liberamente volontà di varcare la soglia dell’attesa: da qui si scorge il traguardo e la stella.
E TI VENGO A CERCARE – Franco Battiato
(Fisiognomica 1988)
La ricerca interiore si delinea come la condizione essenziale ed esistenziale privilegiata per scoprire ciò che di più profondo e unico il cuore dell’uomo possiede.
Andare a fondo alle proprie radici per “capire meglio la mia essenza” è ricerca spirituale che abbandona ogni forma di finitezza umana e cerca di assomigliare all’immagine divina da cui si è generati, dalla quale si scaturisce come naturale prosecuzione di un senso indispensabile e misterioso.
È un cammino di introspezione dell’anima la fede, “un rapimento mistico e sensuale”, che ci permette di fare un passo all’oltre, di abbandonare l’effimera soddisfazione dei bisogni più terreni e pertanto limitati, finiti; è un processo che ci permette di puntare ad una prospettiva diversa, pronta a “cambiare l'oggetto dei miei desideri”. Non si tratta di rinunciare a se stessi, ma di ampliare il nostro sé, perché è l’occasione che “spinge solo ad essere migliore con più volontà”.
È geniale allora l’intreccio che si crea fra volontà e fede, perché Dio ci indica il percorso, ma siamo noi poi ad essere artefici del manufatto. Ricercare “l'Uno al di sopra del Bene e del Male” richiede una forte dose di coraggio, perché vuole metterci in gioco sul campo della vita, ci spinge a radicarci in ciò che va all’essenza, ne tocca il cuore, ne sintetizza i passi e le armonie, ci fa avvertire il bisogno della presenza, sì, ma ci aiuta a dare forma e sostanza all’«interiore homine»!
Emanciparci “dall'incubo delle passioni” ci avvicina al divino tramite la spiritualità, e questo è il cammino che ognuno di noi dovrebbe compiere nella propria vita.
In ogni parola, in ogni nota, in ogni riflessione, si nasconde il bisogno radicale, inteso come proveniente dalle radici, di esistenza e di essenza, con e per l’a-Altro, che ci fa sentire completi. È un avvicinamento sensuale, dei sensi, dei pensieri, dei desideri, dei principi e dei valori, fra due anime, fra due storie, fra due volti, che si incrociano e si amano al di sopra di tutto. E da questo punto d’arrivo c’è una nuova partenza fatta di possibilità e di crescita, di problematicità e di intrecci: è sinfonia, un tutt’armonico, che scopre le sfumature dei vissuti emotivi e li dirige verso una dimensione nuova, l’ulteriorità!
Quanto conta la volontà personale nella tua ricerca di fede?
La ricerca spirituale abbandona ogni finitezza umana, eppure si tratta di un percorso impervio, rischioso. Quali le tue difficoltà? Quali i rischi che si incontrano?
Suggerimenti
Giunti alla fase di passaggio del percorso l’attività può essere arricchita con altre canzoni che suscitino la riflessione e la manifestazione di dubbi e difficoltà che rientrano nel cammino di fede, necessari spesso proprio per rafforzare un sentimento profondo verso Dio, un atteggiamento radicato in valori e principi essenziali e culminanti nella maturità cristiana: “Hai un momento Dio” (L.Ligabue), “Il testamento di Tito” (F.De Andrè) e con giochi sulla fiducia.
VERSO L’ARRIVO…
Quanta fatica per toccare la meta, il traguardo. Un’erranza sofferta, tagliata spesso dalle contraddizioni dei nostri stessi pensieri.
E dopo aver contato, nel viaggio gli insegnamenti ma anche le cadute, ecco il dischiudersi del senso.
La fede è un atto d’amore ma è anche un patto di relazione. Si trama e si sfila, si disegna e si cancella, e dove si segna la fine si scrive un nuovo inizio. È un continuo scambio processuale, dove nulla si conclude eppur tutto inizia ancora, ci si arrende e ci si ritrova ancora con nuove certezze, che non annullano le vecchie ma ne aggiungono un nuovo in più.
È l’arrivo, la meta, la stella.
ALMENO TU NELL’UNIVERSO – Mia Martini
(La Neve, Il Cielo, L'immenso 2005)
Video
Tracciare il quadro di una società frammentata, spesso cieca, incostante nei valori e nelle scelte, ci abitua a vedere con occhi desolati, pessimisti, una realtà inquieta, vuota e confusionaria.
Eppure, se tutti ci rivolgessimo amorevolmente a Qualcuno di più grande, “un punto sei che non ruota mai intorno a me, un sole che splende per me, soltanto come un diamante in mezzo al cuore”, la possibilità di trasformare, di rendere migliore un mondo creato e speculato dal nostro stesso agire, ci sarebbe.
È un destinatario diverso da quella “gente strana” che “prima si odia e poi si ama”, che “cambia idea improvvisamente”, è un destinatario capace di andare oltre la cecità delle mode sterili, della frammentarietà dei valori e delle abitudini, degli idoli e delle povertà spirituali.
È un destinatario che si fa strada, traccia un sentiero impervio ma fecondo, tortuoso ma in divenire continuo.
È un destinatario che c’è sempre anche “quando la moda cambia senza serietà, (…) come fosse niente”e c’è laddove invece “la gente è sola e come può lei si consola”.
Cosa allora può farci reagire ad una solitudine distruttiva se non armeggiata ad un’ancora solida e rocciosa? Cosa può fare la differenza in una società di massa, indifesa e amorfa al cambiamento?
“Tu, tu che sei diverso, almeno Tu nell’universo” è fiducia verso quel Qualcuno al quale affidare il proprio credo, la fede in qualcosa di più alto, capace di dare senso e valore all’esistenza, perché pronto sempre ad amarci “di più, di più, di più”. Del resto “la misura dell’amore è amare senza misura” (S. Agostino), ed è un sentimento che emerge proprio quando ci si lascia guidare, nella relazione più intima, proprio da un Tu che contiene e sprigiona anche il nostro io.
LA STRADA E LA STELLA – Lucio Dalla
(Luna Matana, 2001)
Compiere un cammino in profondità ci permette di varcare i limiti della finitezza umana, fatta di travagli, di vicissitudini, di erranze, perché ci porta a saltare verso mete diverse, più ricche, più alte, misteriosamente connesse all’essenza nascosta nella vita!
Un cammino tracciato in questa direzione ci fa comprendere come “una sola verità non c’è è gia una verità siamo troppo vicini a confini di fuoco, di ghiaccio, siamo carte nel vento corriamo soltanto, si segue poco l’istinto. chi lo sa perché”: non esistono tante verità, appartenenti a logiche umane che sovrastano ed ignorano ciò che è al di sopra del limite posto dalla nostra stessa cieca ricostruzione del senso dell’essere e dell’esistere.
La fede è la strada e la stella, la fede è la strada che ci permette di non “evitare le mine inesplose nel cuore” ma di viverle a fondo, senza timori, ma con la giusta dose di coraggio che è di chi sa di avere con sé una guida unica, speciale.
La fede è la stella, la luce giusta gettata sulla nostra identità pellegrina, intesa come libera, atta al viaggio, all’attraversamento.
Nella fede accogliamo Dio: Tu “sai come si fa a prendere il volo”, lo accogliamo come compagno di viaggio, come l’ala di riserva (cit. Don T. Bello).
Ancora una volta siamo dinanzi alla scelta: da un lato la diffidenza e la solitudine, diffidenza verso gli uomini, la società, solitudine nelle relazioni, povere, vuote, affaticate, barcollanti, “Abbiam paura di stare insieme abbiam paura di restare soli”.
E poi c’è la via dell’incontro, della fiducia empatica, che si fa strumento efficace nel creare legami autentici, fondati su radici valoriali profonde.
Ciò che si genera è un po’ il senso racchiuso nell’atto dell’addomesticare così come lo intendeva Saint-Exupery nel suo Piccolo Principe: non un formale atto fra preda e cacciatore, bensì un più profondo scandaglio interiore che percepisce l’essenza ed il cuore, che coglie la singolarità e l’unicità, e che fa, nella ricerca della strada, la certezza della stella. Il passaggio è dalla pelle al cuore, dalla fede a Cristo!
La strada è la fede…la stella qual è nella tua vita? Affronti le tue scelte, gli impegni, le difficoltà con fede?
Tu, nell’universo: cosa secondo te Dio ha tracciato di indelebile nella tua vita?
Quali sono le “mine inesplose nel tuo cuore”? lasciarle inespresse è scelta o paura?
Suggerimenti
È il momento di lasciare la parola a chi la strada e la stella l’ha vissuta, l’ha cercata e scoperta. Da qui una canzone può nascere, una frase può dar senso, un silenzio può parlare: CONDIVISIONE!