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    Salmo 85

    Il salmo del Natale

    Ludwig Monti



    Accompagniamo il tempo del Natale meditando il salmo che da sempre la tradizione cristiana ha ritenuto più adeguato per celebrare il grande mistero dell’umanizzazione di Dio. Dopo averne considerato brevemente il senso letterale, ci dedicheremo ad approfondirne l’immagine centrale, cogliendola in tutta la sua ricchezza biblica e poi nel suo compimento nella persona del Messia Gesù.

    1 Per il maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.

    2 Signore, tu ami la tua terra,
    fai tornare i deportati di Giacobbe.
    3 Tu porti la colpa del tuo popolo,
    cancelli tutti i suoi peccati,
    4 ritiri tutto il tuo furore,
    recedi dall’ardore della tua ira.

    5 Ritorna a noi, o Dio nostra salvezza,
    e placa la tua collera con noi.
    6 Sarai per sempre adirato con noi,
    resterai sdegnato di età in età?

    7 Non ritornerai forse a darci la vita,
    non gioirà più il tuo popolo in te?
    8 Mostra a noi il tuo amore, Signore,
    e dona a noi la tua salvezza.

    9 Voglio ascoltare la parola di Dio:
    il Signore annuncia la pace
    al suo popolo, ai suoi adoratori
    perché non ritornino alla loro follia.
    10 La sua salvezza è vicina a chi lo teme,
    la sua gloria abiterà la nostra terra.

    11 Si incontreranno amore e fedeltà,
    si baceranno giustizia e pace.
    12 La fedeltà germoglierà dalla terra,
    dal cielo si affaccerà la giustizia.

    13 Sì, il Signore darà il bene,
    la nostra terra darà il suo frutto.
    14 La giustizia precederà il suo volto,
    i suoi passi tracceranno il cammino.

    Nel salmo 85 Dio, da Sion – cioè dal tempio, sua dimora – benedice il suo popolo e la terra. Il canto inizia con un richiamo ai doni di Dio del passato, con relativa azione di grazie (vv. 2-4), prosegue con la supplica per il tempo presente (vv. 5-8) e si conclude con un messaggio di speranza (vv. 9-14). Il centro del salmo sta nei vv. 9-12, dove Dio assicura la sua presenza e la sua salvezza. Qui si radunano tutti gli attributi del Signore, personificati: Amore, Verità/Fedeltà, Giustizia e Pace (cioè Vita piena, in abbondanza). L’intero componimento sfocia su questa prospettiva luminosa…

    Sostiamo dunque sul vertice del nostro salmo, riascoltando i vv. 11-12:
    Si incontreranno amore (chesed) e fedeltà (’emet),
    si baceranno giustizia (tzedeq) e pace (shalom).
    La fedeltà germoglierà dalla terra,
    dal cielo si affaccerà la giustizia.

    Non ci sono parole adeguate per commentare questa straordinaria visione, un movimento armonico e coordinato che coinvolge il basso e l’alto, la terra e il cielo. Ci affidiamo alla Scrittura e a una breve chiosa di un autore moderno, consci di una ricchezza di significato che può solo essere evocata e ulteriormente approfondita da ogni lettore o lettrice del salmo:

    Sarà infuso in noi uno spirito dall’alto;
    allora il deserto diventerà un giardino
    e il giardino sarà considerato una selva.
    Nel deserto prenderà dimora il diritto
    e la giustizia regnerà nel giardino.
    Opera della giustizia sarà la pace,
    lavoro della giustizia quiete e fiducia per sempre (Is 32,15-17).

    Stillate, cieli, dall’alto
    e le nubi facciano piovere la giustizia;
    si apra la terra e produca la salvezza
    e germogli insieme la giustizia (Is 45,8).
    Come la terra produce i suoi germogli
    e come un giardino fa germogliare i suoi semi,
    così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
    e la lode davanti a tutte le genti (Is 61,11).

    La salvezza nascerà da un incontro folgorante, quello della verità e dell’amore, incontro così perfetto che assicurerà il trionfo della giustizia e della pace (A. Chouraqui).
    Verrà dunque il giorno in cui dalla terra germoglieranno insieme non solo verità/fedeltà, ma anche amore/misericordia e – cosa che il salmo non osa sperare – addirittura la giustizia. Forse sarà questo il frutto prodotto dalla nostra terra di cui un segno tangibile (ma solo una primizia) sarà la prosperità materiale, l’abbondanza dei raccolti (cf. Sal 72,16). Stando al parallelismo, questo frutto corrisponde al bene che il Signore darà; anzi, che “anche” (traduzione letterale del v. 13b) il Signore darà: anche il Signore darà ciò che è bene, ma l’essere umano deve prima essere capace di accogliere tale salvezza. La nostra terra deve prima produrre ciò che spetta a lei dare alla luce.
    Qui il salmo potrebbe chiudersi, e invece vi è posto per un’ultima apertura di orizzonte: “La giustizia precederà il suo volto, i suoi passi tracceranno il cammino” (v. 14). Il Signore, che dimora con la sua gloria nella nostra terra, continua a camminare, mentre la giustizia, proprio lei, gli apre la strada. “Il Signore continua a camminare attraverso la storia: anche il suo popolo con lui?” (L. Alonso Schökel). Ovvero, l’uomo sa (vuole?) restare al passo del Signore Dio, ritornando sempre di nuovo a lui? È così che nell’oggi si può sperimentare la salvezza, vivendo nelle proprie relazioni personali quell’amore e quella giustizia che già possono abbracciarsi, come una primizia del Regno, sulla terra:

    Dice il Signore:
    “Non è forse questo il digiuno che voglio:
    sciogliere le catene inique,
    togliere i legami del giogo,
    rimandare liberi gli oppressi
    e spezzare ogni giogo?
    Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
    nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
    nel vestire uno che vedi nudo,
    senza trascurare quelli della tua carne?
    Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
    la tua ferita si rimarginerà presto.
    Davanti a te camminerà la tua giustizia,
    la gloria del Signore ti seguirà”(Is 58,6-8).

    “La verità è spuntata dalla terra, dal cielo si è affacciata la giustizia” (v. 12): questa affermazione del salmo, con i tempi al passato secondo la versione greca, basterebbe da sé sola per esprimere l’interpretazione cristiana del salmo 85. La tradizione lo ha letto interamente come profezia dell’incarnazione di Dio in Gesù Cristo, riservandolo dunque di preferenza al tempo liturgico del Natale, cioè all’incarnazione, all’umanizzazione di Dio in Gesù. Anche qui le testimonianze sono numerose:
    “David, profetizzando la generazione del Signore Gesù Cristo dalla Vergine … disse: “La verità è spuntata dalla terra” (Ireneo di Lione).
    Con la solennità del Natale celebriamo il giorno in cui si adempì la profezia: “La verità è spuntata dalla terra, dal cielo si è affacciata la giustizia”. La verità che è nel seno del Padre è sorta dalla terra perché fosse anche nel seno di una madre. La verità che regge il mondo intero è sorta dalla terra perché fosse sorretta da mani di donna … La verità che il cielo non è sufficiente a contenere è sorta dalla terra per essere adagiata in una mangiatoia. A vantaggio di chi un Dio tanto sublime si è fatto tanto umile? Certamente con nessun vantaggio per sé, ma con grande vantaggio per noi, se crediamo. Ridèstati, uomo: per te Dio si è fatto uomo (Agostino).
    Nel v. 12 si proclama la teofania del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, grazie al quale soltanto la verità è spuntata dalla terra: poiché egli era la verità (cf. Gv 14,6), e la parola del suo insegnamento evangelico non veniva trasmessa, come in antico, mediante figure e simboli, ma mediante la verità stessa. Per questo è detto: “La Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo” (Gv 1,17). E tutte le sue azioni sono state verità, la sua nascita, la sua passione, e le altre (Eusebio di Cesarea).
    Ora, se tutte le azioni di Cristo, tutti gli eventi che lo riguardano, sono stati verità, allora l’intero salmo 85, sebbene non sia citato letteralmente nel Nuovo Testamento, può e deve essere letto in chiave cristologica. È in Cristo che abbiamo la remissione dei peccati (cf. Ef 1,7); è lui “l’Agnello di Dio che porta il peccato del mondo” (Gv 1,29); è lui che ha chiamato alla conversione, al fare ritorno a Dio (cf. Mc 1,14; Mt 4,17); è lui “la Parola (che) ha preso dimora tra di noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria” (Gv 1,14); è lui che “ci ha lasciato un esempio affinché ne seguiamo le tracce” (cf. 1Pt 2,21). In breve, Cristo è salvezza, gloria, misericordia, verità, pace e giustizia. Sono dunque più che pertinenti al nostro salmo le parole di Paolo VI:
    Dio si è fatto uomo ed è in mezzo a noi … È venuto per farsi conoscere, si è fatto nostro fratello, si è fatto uno di noi … Avrebbe potuto venire come Dio vestito di gloria, di splendore, di luce, di potenza e farci sbarrare gli occhi dalla meraviglia. Invece è venuto come il più piccolo, il più fragile, il più debole degli esseri, perché nessuno avesse vergogna nell’avvicinarlo, perché nessuno avesse timore, perché tutti potessero averlo vicino e annullare tutte le distanze. C’è stato in Lui uno sforzo di inabissarsi, di sprofondarsi dentro di noi, affinché ciascuno di noi potesse sentirsi da Dio pensato, da Dio amato. È la grande parola nella quale si racchiude tutto il cristianesimo.
    Tutto questo può essere ulteriormente sintetizzato nell’incipit del salmo secondo la Vulgata: “Hai benedetto, Signore la tua terra”. Davvero Gesù Cristo è la benedizione di Dio sulla terra: in lui Dio ama e benedice la terra, questa terra, la nostra terra che è anche la sua, in cui egli ha preso definitivamente dimora! Comprendere e credere a questo amore, e leggere la vita di Cristo come segno di questo stesso amore, è il vero atto salvifico, è ciò che può redimerci dalle nostre follie e aprirci, nell’oggi, al disegno di Dio che sarà compiuto nel Regno. Ecco come possiamo celebrare il Natale! Nella ferma convinzione e con la stessa certezza di fede che il salmista mostra nei vv. 9-14: se il Dio della pace è venuto nella carne umana di Gesù Cristo, verrà di nuovo per instaurare il suo Regno, per donarci la pienezza della vita eterna. Possiamo dunque riprendere la preghiera dei vv. 5-8: “Ritorna a noi, o Dio della nostra salvezza…”, ridicendo: “Marana tha! Vieni, Signore Gesù!’”(1Cor 16,22; Ap 22,20). Vieni presto!

    A noi che conosciamo la nostra miseria,
    mostra, Signore, la tua misericordia.
    Il peccato non trionfi nella nostra carne,
    poiché la gloria del tuo amore
    ha preso dimora sulla nostra terra.
    Nel tuo Cristo, infatti,
    misericordia e verità si sono incontrate,
    in lui giustizia e pace si sono abbracciate,
    quando nel grembo di una vergine
    si è compiuto il mistero della sua incarnazione.
    (Orazione salmica di tradizione spagnola, VIII secolo)


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