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    Gesù viene da Dio

    ma nasce da una donna

    1 gennaio 2021


    S. Maria Madre di Dio, anno B


    Enzo Bianchi

    In quel tempo, i pastori andarono a Betlemme, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste parole, cercandone il senso nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
    Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
    (testo dell'evangeliario di Bose)
    Lc 2,22-40

    È il primo giorno del nuovo anno e il Vangelo ci conduce ancora una volta davanti alla mangiatoia di Betlemme, dove è deposto il bambino appena nato: figlio di Maria perché da lei partorito, figlio di Giuseppe secondo la legge (cf. Gal 4,7), figlio che solo Dio poteva darci, e per questo concepito grazie alle energie dello Spirito santo (cf. Lc 1,35).
    L’annuncio della nascita del Messia dato dagli angeli ai pastori (cf. Lc 2,8-15) ha veramente illuminato i loro cuori; la parola che proclamava il compimento della promessa rivolta ai figli di Israele li ha fatti accorrere verso il luogo di quella nascita, dove essi trovano tutto secondo la parola dell’angelo: “Maria, Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia”. Una scena umana, una scena semplice e per nulla straordinaria, che si ripeteva nelle famiglie numerose alla nascita di ogni nuovo figlio. E quel bambino deposto in un umile giaciglio, avvolto in fasce che narrano la sua piccolezza, la sua impotenza, la sua condizione pienamente umana, è riconosciuto dai pastori come il Messia ormai nato nel grembo del resto d’Israele, quella porzione di uomini e donne umili e poveri in attesa solo del Signore (cf. Sof 3,12-13). Quelli che hanno visto diventano subito testimoni e incominciano a narrare la novità di quella nascita a quanti incontrano, trasmettendo insieme alla buona notizia anche la loro meraviglia, il loro stupore e la loro gioia per un’azione compiuta da Dio in modo così nascosto e umile, eppure così evidente agli occhi della fede…
    Maria, dal canto suo, vede, ascolta, pensa, medita e rimedita nel suo cuore questi eventi, fino a trovare nella venuta inattesa dei pastori la conferma di ciò che le era stato annunciato dall’angelo a proposito di suo figlio. Dopo aver generato quel bambino nell’obbedienza di una vita interamente offerta al Signore – come mostra la sua verginità –, ora dovrà costantemente accompagnarlo nella sua crescita quale figlio chiamato a essere conforme alle parole dell’angelo: Gesù è infatti Figlio dell’Altissimo, re sul trono di David, Salvatore e Signore (cf. Lc 1,32-33; 2,11)! Sì, con la nascita di questo figlio la pienezza dei tempi è giunta, la promessa di Dio si è compiuta, e tutto il popolo d’Israele, il popolo dei credenti nel Dio unico e vivente, ha terminato la sua gravidanza: ha generato nel suo grembo, per volontà e azione di Dio, il Messia, il Signore, tramite Maria, la donna figlia di Sion che rappresenta tutti i credenti.
    Il bambino nato è un primogenito (cf. Lc 2,7), è un ebreo, figlio del popolo santo, e come tale porterà nella sua carne il sigillo dell’alleanza con Dio, la circoncisione (cf. Gen 17). Insieme a questo segno, egli riceve un nome che si rivela ancora una volta conforme all’annuncio dell’angelo, un nome che indica la totale appartenenza di quel figlio a Dio e, nel contempo, la sua missione: Gesù, Jeshu‘a, che significa “il Signore salva” e, quindi, Salvatore. All’atto di ricevere questo nome Gesù sparge sangue, allo stesso modo in cui sulla croce, spargendo nuovamente il proprio sangue fino alla morte, riceverà da Dio il nome di Kýrios, di Signore; e Maria, che oggi ci appare quale madre di Gesù, sarà allora riconosciuta quale Madre del Signore, di Gesù uomo e Dio.
    Ecco dunque, all’inizio dell’anno, la benedizione data a tutta l’umanità e all’intera creazione dal Nome di Dio tante volte invocato da Israele (cf. Nm 6,22-27), Nome che, con la venuta nella carne del Figlio di Dio, risuonerà per sempre come “Gesù”. Perché non incominciare questo anno imparando a invocare con fede, speranza e amore, quasi come un ritornello capace di ritmare le nostre giornate, il Nome di Gesù? Non dimentichiamolo, in questo Nome è racchiusa la preghiera più semplice e fondamentale: “Salvami, o Dio! Salva la mia vita! Salva questa nostra umanità! Salvaci, Gesù!”.


    T e r z a
    p a g i n A


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