Fratel Daniel
22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - 23come è scritto nella legge del Signore:Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore - 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 2,22-24 (Lezionario di Bose)
I pochi versetti del vangelo odierno pongono diversi problemi. Gesù è condotto (non è detto da chi) al tempio – sarà la sua prima “apparizione pubblica” –, in occasione del sacrificio di una coppia di tortore o due giovani colombi, “come prescrive la legge del Signore” (v. 24).
Ma di quale sacrificio si tratta? Luca pensa forse al rito di purificazione successivo al parto? Sta scritto infatti: “Se una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà impura per sette giorni… L’ottavo giorno si circonciderà il prepuzio del bambino. Poi ella resterà ancora trentatré giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione… Quando i giorni della sua purificazione saranno compiuti, porterà al sacerdote… un agnello di un anno come olocausto e un colombo o una tortora in sacrificio per il peccato… Se non ha mezzi per offrire un agnello, prenderà due tortore o due colombi: uno per l’olocausto e l’altro per il sacrificio per il peccato. Il sacerdote compirà il rito espiatorio per lei ed ella sarà pura” (Lv 12,2-8).
Ma se si tratta di questo perché Luca parla della “loro” (v. 22) purificazione e non di quella “della madre”? Chi sono questi “loro”? È improbabile che pensi alla purificazione dei genitori, o addirittura dell’intera famiglia del neonato, perché la Scrittura non ne parla. Forse pensa al rito di riscatto del primogenito (cf. Es 34,19-20), ma in questo caso la legge non precisa che debba avvenire attraverso una coppia di tortore o di colombi (tutt’al più prevede un riscatto in denaro; cf. Nm 18,15-16).
D’altronde potrebbe forse Luca immaginare che Maria o Gesù abbiano bisogno di una purificazione? Maria è stata salutata come la “colmata di grazia” (Lc 1,28), sulla quale lo Spirito santo sarebbe sceso e che la potenza di Dio avrebbe coperto della sua ombra per dare vita al Figlio di Dio, e suo figlio è stato chiamato, fin dall’annuncio della sua nascita, “Figlio di Dio” e “santo” (Lc 1,35). Evidentemente, simili persone non hanno bisogno di purificazione!
Rimane un’ultima possibilità, quella che suggerisce la profezia di questo giorno (Mal 3,1-4). Il profeta vi annuncia, dopo l’invio di un messaggero, l’ingresso del Signore, o dell’angelo dell’alleanza, nel suo tempio, il quale “siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, sicché offriranno al Signore un’offerta secondo giustizia” (Mal 3,3). La “loro” purificazione non è quella di Maria o dei genitori di Gesù, ma dei figli di Levi e dell’intera struttura del tempio che deve diventare come la dimora di colui che è appena nato.
L’ingresso del bambino Gesù costituisce la purificazione del tempio, e perciò il suo primo atto da ragazzo sarà di farne la sua dimora (cf. Lc 2,49) e la sua prima visita al tempio, negli ultimi giorni della sua vita, sarà ancora per purificarlo, affinché possa diventare il luogo di preghiera della sua comunità (cf. Lc 19,45-48; 24,53).