VIII. L'AMBIENTE: UNA REALTÀ ORGANIZZATIVA
Nelle nostre precedenti riflessioni, abbiamo parlato spesso di ambiente. Abbiamo asserito che le organizzazioni sono collocate in un contesto ambientale con cui interagiscono. E anche che esse costruiscono l'ambiente mediante la loro attività interpretativa, cercando di risolvere i problemi che si vanno ponendo.
Ora ci soffermiamo a fare qualche considerazione sui rapporti che si instaurano tra ambiente e organizzazione.
1. Il rapporto tra ambiente e organizzazione
Si potrebbe subito affermare che un'organizzazione si adatta all'ambiente in cui si trova. Ma oltre che a non corrispondere al vero, sarebbe come sostenere che le organizzazioni sono in grado di apprendere o di perseguire obiettivi. Però non è lecito cosificare una entità astratta, senza snaturarla.
La realtà che costatiamo è l'interazione collettiva, ossia l'insieme di azioni individuali interdipendenti che mettono l'organizzazione in rapporto con il proprio ambiente. ,@ @u@
Come l'azione di un individuo si consuma nella ricerca intenzionale di soluzioni che rispondano ai problemi, così l'azione organizzativa si inserisce in un processo di apprendimento collettivo in risposta agli stimoli dell'ambiente.
Insomma! Una qualsivoglia comunità parrocchiale interagisce necessariamente con il suo ambiente: essa interpella e provoca la realtà circostante, ma anche ne è sfidata. Una soluzione neutra non esiste, come non si può dare una prevaricazione di principio. Che lo si voglia o no, l'ambiente ha influssi sulla realtà organizzata. Anzi l'organizzazione è da concepire come sistema aperto, poiché non è in grado di sopravvivere, se non instaurando rapporti di scambio con l'ambiente. Non è pensabile una sua assoluta autonomia. Perché valori e credenze non conoscono barriere, Perché le persone partecipano a diversi soggetti organizzati, Perché l'efficacia dell'intento esige qualificazione del compito, della missione. I rapporti di scambio sono importanti, anzi indispensabili. Simboleggiano la vitalità organizzativa, che sta alla base della possibilità di sviluppo e di cambiamento. E' inevitabile il consumo di risorse all'interno di un'organizzazione: le comunità chiuse si sclerotizzano facilmente nei loro rapporti. L'apertura allo scambio con l'ambiente può divenire motivo di costante rinnovamento organizzativo.
2. L'ambiente come rete di organizzazioni
I rapporti di scambio sono una necessità per le organizzazioni. Ma che cosa si scambiano? Possono essere tre le aree dello scambio: gli strumenti di vita, la legittimazione dell'autorità, il patrimonio informativo.
Ogni organizzazione, di qualunque natura sia, necessita di queste risorse, se vuol svolgere il proprio compito. Non può sottrarsi ai mezzi necessari alla sua sopravvivenza materiale, se non vuol fare del pauperismo; non può evitare di essere riconosciuta nella sua legittimità, se intende divenire interlocutore autentico; non può sfuggirle l'importanza decisiva dell'informazione, se le risposte da offrire devono essere congruenti.
Tutto questo si fa più cocente, allorché l'interlocuzione coinvolge potere e dipendenza. A salvaguardia della propria identità si ricorre spesso, se non ad aumentare il proprio potere, per lo meno a diminuire la dipendenza. E' una legge di vita.
La questione non può essere negata per falso moralismo. Anche le nostre comunità sono rette da tale dinamica. Non sempre è possibile riconoscerla, ma misconoscere il problema è correre il rischio di compiere il famoso gesto degli struzzi.
La maggioranza dei rapporti si stabiliscono con altre organizzazione. Il reticolo organizzativo che scaturisce, ne rappresenta connessioni e collegamenti. L'ambiente si conforma come una rete di organizzazioni, che intreccia rapporti in modo singolare. Primo in base alla centralità del riconoscimento in autorità. Si pensi all'autorevolezza della Chiesa oggi nel mondo: anche se spesso esigua è la sua presenza, cionondimeno è essa è interlocutrice dei massimi organismi mondiali. La centralità viene giocata sulla sua forza morale, incarnata in una istituzione di carattere universale. E secondo nell'articolazione dei suoi rapporti vitali. Non sempre, è l'organizzazione in quanto tale che si muove, bensì sono gli uffici rappresentativi a tener vivi i contatti con le altre organizzazioni. Il reticolo si moltiplica ulteriormente, a vantaggio della stessa rete dei rapporti di scambio.
Si deduce allora quanto sia assurdo oggi pretendere di potersi staccare in una sorta di isola felice, e come sia decisivo l'impegno, in mezzo al complesso reticolo, a conservare la propria originaria identità.