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    Introduzione a: «Agire innovativo nella pastorale»



     

    INTRODUZIONE

    L'introduzione di un libro è come aprire la finestra di fronte a un panorama. L'intento è di osservare qualcosa o riconoscere qualcuno, oppure anche semplicemente di seguire un bisogno. Senza dubbio c'è uno scopo: mettere a fuoco punti d'interesse, mentre lo sguardo è avvolto dall'ambiente che sta intorno. Il panorama fa da cornice adeguata a quanto si osserva, che peraltro riceve rilievo, come se fosse esposto a una luce speciale.
    Fuor di metafora, la finestra rappresenta l'argomento del libro, che di necessità si sofferma solo su taluni aspetti importanti del tema. Lo sforzo è di porre in evidenza ciò che è oggetto di attenzione, il testo. Il panorama delinea invece il contesto, senza di cui non è pienamente comprensibile il senso del libro.
    A questo faccio servire l'introduzione: a mettere in contesto il tema che intendo affrontare e ad esplicitare la prospettiva di lettura, quale chiave interpretativa delle questioni sollevate.

    1. Nel contesto del comunicare la fede oggi

    "L'ora è venuta per intraprendere una nuova evangelizzazione": è questo l'appello, che suona anche come sfida, dell'Esortazione apostolica "Christifideles Laici" (34) alla Chiesa d'oggi.
    Di certo non è nuovo il richiamo, anzi il tema sta divenendo oggi ricorrente (cf Evangelizzazione e testimonianza della carità, Convegno ecclesiale di Palermo). Del resto è nell'evangelizzazione che prende corpo la missione della Chiesa: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15). E in forza di tale mandato la Chiesa ha camminato e operato lungo la storia. "Evangelizzare infatti è... la sua identità più profonda" (EN 14). Mediante l'evangelizzazione essa si costruisce come comunità di fede confessata, celebrata e vissuta.

    1.1 Di fronte alle culture del terzo millennio

    Nella storia umana non tutto si sviluppa per crescita armonica; anzi spesso avvengono cambi repentini, si avvertono trasformazioni epocali, che producono "accelerazioni sociali" e "mutamenti culturali" di vaste proporzioni nel mondo intero.
    Oggi ci troviamo di fronte a una svolta in atto. A tale fenomeno si richiama il Papa quando sollecita a impegnarsi per una nuova evangelizzazione.
    Di fronte alle culture del terzo millennio, che si trovano davanti al bivio di perseguire un puro e semplice progresso di benessere o di ricercare una veritiera promozione integrale dell'uomo e di tutti gli uomini, la Chiesa non può stare alla finestra.

    Il comando di Gesù assume un valore tutto singolare: la situazione attuale "esige assolutamente che la parola di Cristo riceva un'obbedienza più pronta e generosa. Ogni discepolo è chiamato in prima persona" (ChL 33).
    "La Chiesa deve fare oggi un grande passo in avanti nella sua evangelizzazione, deve entrare in una nuova tappa storica del
    suo dinamismo missionario" (ChL 35).
    Oggi l'impegno per una nuova evangelizzazione deve assumere sempre più la caratteristica di un progetto, di un programma di Chiesa universale. La meta di tale piano d'azione è molto precisa: "certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali" (ChL 34c). Si tratta di sviluppare con vigore, come alle origini, un potenziale di santità, un grande impulso missionario, una vasta creatività catechistica, una manifestazione feconda di collegialità e di comunione, una combattimento evangelico per promuovere la dignità dell'uomo, per generare un grande futuro di speranza. Questo futuro ha un nome: la civiltà dell'amore (Paolo VI), la civiltà della solidarietà (Giovanni Paolo II - All. 12-X-1984).

    1.2 Un impegno che risale al Concilio Vaticano II

    L'urgenza di nuova evangelizzazione trova le sue origini nel Concilio Vaticano II. Un filo conduttore ne attraversa i documenti: la Chiesa si interroga per progettare tutta la sua azione verso una nuova tappa apostolica. La prospettiva "pastorale", non intesa come un'attività settoriale, bensì quale azione di salvezza che permea l'impegno globale dell'uomo, trasformandolo con la fede, sollecita ad operare una sintesi vitale tra fede e vita, fede e cultura. Il forte appello alla "novità di forma" esige una vera conversione pastorale per far fronte ai tempi nuovi. Si tratta "di dedicarsi con alacre volontà e senza timore a quell'opera che la nostra era esige, proseguendo così il cammino che la Chiesa compie da venti secoli... Altra è la sostanza del deposito della fede, ed altra è la formulazione del suo rivestimento: e a questa bisogna attribuire molta importanza" in prospettiva pastorale, certi "come non mai che la verità del Signore resta in eterno". Anzi "lo spirito cristiano, cattolico ed apostolico del mondo intero, attende un balzo in avanti verso una penetrazione dottrinale e una formazione delle coscienze, in corrispondenza più perfetta di fedeltà" (Giovanni XXIII dell'11 ott. 1962).
    Il rinnovamento della Chiesa apre alla speranza. "Il Concilio - afferma Paolo VI - vuol essere un primaverile risveglio di immense energie spirituali e morali,... si manifesta come il risoluto proposito di un ringiovanimento... Sì, il Concilio tende ad un rinnovamento" della Chiesa in fedeltà al suo Signore (29 sett. 1963). Le sollecitudini pastorali della Chiesa nel mondo contemporaneo sono affrontate con coraggio dalla costituzione "Gaudium et spes". In essa si fa una lettura piena di realismo e carica di speranza, schierandosi decisamente a servizio dell'uomo e dell'umanità: "si tratta di salvare la persona umana, si tratta di edificare l'umana società" (GS 3). La condizione dell'uomo nel mondo contemporaneo è vista infatti come una "sfida" che interroga e attende risposta.

    1.3 Viviamo in un periodo nuovo della storia.

    Oggi si vive "un periodo nuovo della storia, caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti", che progressivamente si estendono all'universo intero: questi si ripercuotono sul modo
    di pensare e di agire della gente, tanto da poter parlare di "una vera trasformazione sociale e culturale" della convivenza umana" (GS 4).
    La Chiesa, mossa dallo Spirito, cerca di discernere negli avvenimenti "quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio", convinta com'è che "la fede tutto rischiara di una luce nuova e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell'uomo" (GS 11), che "il Vangelo di Cristo rinnova continuamente la vita e la cultura dell'uomo" (GS 58). Inviata da Cristo a rivelare e a comunicare la carità di Dio a tutti gli uomini e a tutti i popoli, si pone in stato di missione, di rinnovato sforzo di evangelizzazione (AG 10).
    Ma di fronte alla novità dei tempi occorre "novità di impegno": la nuova evangelizzazione. E' quanto afferma Giovanni Paolo II nel 1984 (a Santo Domingo): l'evangelizzazione deve essere nuova "nei suoi metodi, nel suo ardore e nelle sue espressioni".
    Quel "nuova nel suo ardore" ci suggerisce una nuova Pentecoste da vivere nella Chiesa. Per lo sviluppo della missione evangelizzatrice la mancanza di fervore è uno degli ostacoli più gravi, "tanto più grave perché nasce dal di dentro" (EN 80). Esso rappresenta il fervore dello spirito, la santità della Chiesa, "la sorgente segreta e la misura infallibile della sua operosità apostolica e del suo slancio missionario" (ChL 17).
    E tuttavia, anzi in forza di una nuova spiritualità, siamo chiamati a rinnovare l'azione apostolica e le metodologie pastorali in modo da raggiungere "mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, la linea di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita" in un'opera di inculturazione della fede (EN 20), entrando così nel vivo della storia e nel tessuto concreto dell'esistenza.

    1.4 Novità che sfidano la pastorale

    Vi sono dunque novità che sfidano la pastorale odierna. Non cambia il Vangelo: la fede rimane sempre adesione alla persona di Cristo "via, verità e vita" e la proposta di salvezza della Chiesa per l'uomo vale nel tempo. La verità di Cristo dura per sempre. Cristo è ieri, oggi e sempre.
    Ma l'azione delle comunità ecclesiali si incarna nella storia e la sua prassi pastorale è sottoposta al mutare delle situazioni.
    La pastorale si configura secondo le novità del corso storico.

    * Una prima novità sta nell'odierna coscienza del divenire umano: emerge una nuova cultura.
    Da una concezione piuttosto statica dell'ordine sociale si sta passando sempre più ad una visione dinamica ed evolutiva in cui cambiano i valori e incalzano i mutamenti.
    Si fanno avanti con forza fronti "culturalmente" nuovi, che necessitano di essere illuminati dall'Evangelo. Facendo eco al Concilio (GS), l'esortazione apostolica sui cristiani laici rilancia vaste aree di attenzione: la dignità della persona, l'inviolabile diritto alla vita, la libertà di invocare il nome del Signore, la famiglia quale primo spazio per l'impegno sociale, la solidarietà nelle sue più diverse espressioni, l'impegno politico in vista del bene comune, l'uomo al centro
    della vita economico-sociale... (GS 37-43).
    "La prima strada che la Chiesa deve percorrere...è l'uomo: è la prima e fondamentale via della Chiesa, via tracciata da Cristo stesso" (RH 14). La comunità ecclesiale è chiamata a "vivere il Vangelo servendo la persona e la società" (ChL 36), a "evangelizzare la cultura e le culture dell'uomo" (ChL 44). E la cultura, come bene comune di ciascun popolo, espressione della sua dignità, libertà e creatività, testimonianza del suo cammino storico, deve venire evangelizzata "non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici"; "Deve essere rigenerata mediante l'incontro con la Buona Novella" (EN 20). "Solo all'interno e tramite la cultura, la fede cristiana diventa storica e creatrice di storia" (ChL 44).

    * Una seconda novità consiste nel fatto che l'uomo di oggi si scopre sempre più progetto, affidato alla sua responsabilità.
    La dimensione del futuro domina i processi di sviluppo dell'uomo e la sua verità più profonda si esprime nella proiezione della speranza, nella progettazione di un mondo nuovo. Protagonista della sua storia, egli avverte come suo compito essenziale guidare gli eventi verso un avvenire più umano, agire per trasformare il mondo. La storia quindi, oltre alla necessaria memoria, è considerata progetto da elaborare e da realizzare.
    E' un modo nuovo di concepire l'esistenza, come un reiterato compito di realizzazione personale e di promozione sociale: di liberazione, di salvezza. Ciò mette a fuoco in particolare due sensibilità: la centralità della prassi e la necessità del rinnovamento. Riconoscere un posto preferenziale alle prospettive di futuro significa consegnarsi alla creatività e alla operosità: ma ancor più vuol dire scommettere su nuovi ideali e impegnarsi in orizzonti inediti quali la pace, la giustizia, lo sviluppo, la mondialità, la solidarietà, l'ecologia.
    E tutto ciò viene da lontano: la storia del futuro è segnata dalla storia della salvezza, che Dio mette in opera con l'umanità. Il progetto di Dio sull'uomo si sviluppa nella verità e si costruisce nella carità. Lo Spirito è energia e forza che trasforma, è il promotore del Regno di Dio, che è regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace.
    Sotto il segno della speranza, il messaggio evangelico è un "annuncio profetico di un al di là, vocazione profonda e definitiva dell'uomo": è speranza nelle promesse di Dio, "di cieli nuovi e di terra nuova"; è vittoria definitiva del bene sul male; è vivere nell'amore, perché tutti abbiano la vita che dura per sempre (EN 28).
    Così la speranza cristiana feconda la storia: non si limita all'attesa, anzi prorompe nella preparazione progettata e operosa, diviene instancabile nell'operare per il Regno, che è già tra noi, ma che giungerà a perfezione con la venuta del Signore.

    * E infine c'è una terza novità: l'uomo al centro della vita e della storia.
    In verità le angosce e le speranze che travagliano il mondo contemporaneo risalgono ad un'unica fonte, all'uomo.
    E' nel cuore dell'uomo che si sollevano gli interrogativi più profondi e si consumano le decisioni definitive. Il motore della cultura e della storia è lui: da come lo si concepisce dipende tutta la sua esistenza.
    La Chiesa crede che Cristo è la risposta al mistero dell'uomo. In Gesù di Nazareth la Chiesa svela pienamente l'uomo all'uomo, gli fa noto il senso della sua esistenza, lo apre alla verità intera su di sé e sul suo destino (GS 22). Nel mistero di Gesù trova vera luce il mistero dell'uomo. In questo si fonda la dignità dell'uomo, in tutta la sua verità, nella sua piena dimensione.
    E non si tratta dell'uomo astratto, ma di quello reale, concreto, storico: si tratta di ciascun uomo e di tutti gli uomini nella storia. "E' l'uomo nella sua unica e irripetibile realtà umana, in cui permane intatta l'immagine e la somiglianza con Dio stesso... L'uomo così com'è, è voluto da Dio...: questo è proprio ogni uomo, l'uomo il più concreto, il più reale; questo è l'uomo in tutta la pienezza del suo mistero" (RH 13).
    Con ragione il Concilio afferma: "Chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, si fa lui pure più uomo" (GS 41).
    Nella sua opera di evangelizzazione, la Chiesa "desidera servire quest'unico fine: che ogni uomo possa ritrovare Cristo, perché Cristo possa con ciascuno percorrere la strada della vita" (RH 13). Tale unione di Cristo con l'uomo è un "mistero, dal quale nasce l'uomo nuovo, chiamato a partecipare alla vita di Dio, creato nuovamente in Cristo alla pienezza della grazia e della verità... Questa è la forza che trasforma interiormente l'uomo, quale principio di vita nuova che non svanisce e non passa, ma dura per la vita eterna" (RH 18).
    "Il Vangelo vivente e personale, Gesù Cristo stesso, è la 'notizia' nuova e apportatrice di gioia che la Chiesa ogni giorno annuncia e testimonia" (ChL 7). La suprema novità l'abbiamo nella Pasqua di Cristo: è l'evento definitivo della pienezza di novità che fa tutto nuovo. "Novità" non tanto perché spesso non viene riconosciuta o può suscitare improvviso stupore, bensì perché rappresenta il culmine della avventura umana. Il mistero pasquale di Cristo proclama la meta ultima della storia e la sorgente viva di ogni speranza
    umana.
    Per questo non invecchia e non possiede misura di confronto: Cristo è l'uomo nuovo, perenne novità della presenza e azione di Dio nella storia di ciascuno e di tutti.
    Il compito della nuova evangelizzazione consiste allora nel portare tale annuncio che penetra e trasforma dal di dentro, che rende nuova l'umanità stessa. Eppure non esiste nuova umanità, se non ci sono uomini nuovi secondo l'evangelo. A questo punta l'evangelizzazione: al cambiamento interiore dell'uomo. In virtù della misericordia di Dio e dell'efficacia della sua parola, la Chiesa "cerca di convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini" (EN 18): nel cuore dell'uomo si fa la vera novità.
    E' il grande compito educativo della Chiesa, "esperta di umanità" (Paolo VI): formare l'uomo spiritualmente maturo, cioè l'uomo pienamente educato, che "consiste nel fatto che l'uomo diventi sempre più uomo, che possa essere di più...e che di conseguenza sappia sempre più pienamente essere uomo" (Giov. Paolo II all'UNESCO, 1982 11).

    1.5 Vigile consapevolezza della Chiesa

    Di tutte queste novità la Chiesa attuale ha preso vigile coscienza. Sulla "via che conduce da Cristo all'uomo, su questa via sulla quale Cristo si unisce ad ogni uomo, la Chiesa non può essere fermata da nessuno. Questa è l'esigenza del bene temporale e del bene eterno dell'uomo" (RH 13). La Chiesa non può abbandonare l'uomo: egli "nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale ed insieme del suo essere comunitario e sociale..., è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione: egli è la prima e fondamentale via della Chiesa" (RH 14). In modo sempre nuovo gli deve proporre la salvezza di Cristo, come "luce e forza per rispondere alla suprema sua vocazione" (GS 10).
    La Chiesa è dunque chiamata a rinnovarsi per essere fedele al suo Signore. In particolare, quale "sacramento di Cristo", "in Cristo come sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (GS 1), deve manifestarsi e trasparire come "sacramento universale di salvezza" per tutti (MR 3).
    Tale coscienza la impegna a fondo nella sua missione, nell'opera apostolica di nuova evangelizzazione. E il nuovo contesto storico del mondo contemporaneo la provoca a ricercare "modalità nuove" di approccio pastorale e di dialogo culturale, una rinnovata metodologia pastorale che esprima l'originalità della fede e la peculiarità del tempo presente.
    La novità la stimola a ricomprendere in profondità la sua missione di evangelizzazione e a pensarla nel cuore dei problemi dell'uomo e dell'umanità.

    1.6 Una questione centrale

    In questa ricognizione sulla situazione complessiva in cui la Chiesa si sente collocata ed è posta a operare, si fa avanti con chiara evidenza una questione-chiave, centrale, sotto il profilo pedagogico e pastorale.
    Parole quali "dinamismo, mutamenti, trasformazioni, novità" vengono usate di frequente. Si fa spesso appello alla necessità
    di "rinnovamento, impegno culturale, conversione pastorale", di "creatività, ricerca, progettazione". Sono espressioni di una esigenza di fondo che le intesse tutte. Nella "nuova tappa storica" che stiamo vivendo domina " il CAMBIAMENTO". Lo si coglie come dinamismo della vita, della storia, della cultura. Lo si legge come appello e sfida dell'evangelo, quale più autentica fedeltà al Signore della vita e della storia, quale interpretazione genuina della Pasqua di Cristo e della vita nello Spirito. Quello del cambiamento è un problema nodale oggi: è conversione personale e collettiva; è rinnovamento interiore; è un entrare nei processi culturali in modo vitale, in profondità e fino alle radici. Si tratta dell'uomo concreto, storico a cui rivolgersi per formarne il cuore, la coscienza, per trasfigurarlo con la fede. Urge rifare il tessuto sociale e culturale mediante la forza del Vangelo.
    Ed allora questione cardine oggi è come affrontare il cambiamento, come organizzarsi in esso, come formare i protagonisti.

    2. La prospettiva di lettura: l'educativo

    Il tema dell'AGIRE INNOVATIVO (cambiamento, organizzazione, formazione) si intende qui affrontarlo sotto una prospettiva particolare, quella delle scienze umane e sociali.
    L'azione della Chiesa ha una sua peculiare valenza: si evangelizza per formare "forti personalità cristiane" (GS 31) confidando nella potenza dello Spirito. L'iniziativa è di Dio che chiama alla vita nuova in Cristo.
    Il primo atto di sapienza è riconoscere l'azione di Dio: Egli non soltanto si rivela e si dona, ma apre e sostiene le vie della fede (RdC 163).
    Ma "la Chiesa non proclama un'astratta ideologia, bensì la Parola che si è fatta carne in Cristo, Figlio di Dio, Maestro e Redentore di tutti gli uomini" (RdC 16).
    Inviata ad evangelizzare, non intende fare degli uomini, dottori della fede; ma formare dei credenti, dei discepoli di Cristo, consapevoli che il loro "vivere è Cristo". Si tratta di promuovere l'incontro dell'uomo con Dio: questo è lo scopo dell'evangelizzazione.
    Interessarsi quindi ai dinamismi umani e sociali dell'azione pastorale non può certo significare allora misconoscere l'opera misteriosa di Dio. Significa invece prendere sul serio l'uomo nella sua creaturalità, considerare i dinamismi culturali come terreno su cui viene posto il seme del Regno.

    Dice inoltre che la sapienza dell'uomo è chiamata a responsabilità, che la faticosa ricerca umana è contributo salvifico nell'azione di Dio.
    Per cui l'esigenza di rinnovamento dell'azione pastorale fa appello anche alle scienze dell'uomo, oltre che alle scienze della fede. E tuttavia l'ispirazione è singolare e la prospettiva è unica: che l'uomo abbia la vita e l'abbia in pienezza (Gv 10,10).
    Oggi dunque si pone con urgenza la questione "innovazione". Potrebbe anche suonare un problema scontato, se non superfluo. E tuttavia merita, anzi esige, una approfondita riflessione sotto il profilo dei dinamismi sociali e delle intenzionalità educative nell'orizzonte del rinnovamento pastorale. L'aspetto umano non può essere misconosciuto.
    Il tema del rinnovamento, specie quando ci si addentra nella pastorale giovanile, si impone con una forza tutta singolare. Il giovane, come essere in crescita "esplosiva", o meno drammaticamente in età "evolutiva", si manifesta particolarmente sensibile al variare degli eventi e alle mutazioni del suo mondo. Senz'altro la "novità" culturale è una delle categorie più feconde per interpretare il mondo giovanile, pur non concedendo facili idealismi o presupposte abilità. E tuttavia i giovani sono una vera "risorsa" personale e sociale: anticipano nel presente con una loro originalità valori, modelli, stili di vita, che prefigurano la novità dello sviluppo umano; ed esprimono senza dubbio il potenziale creativo del loro vigore giovanile. Ciò merita ragionata fiducia da accompagnare con attenzione educativa: occorre "riconoscere l'attuale situazione giovanile come suo luogo ermeneutico" (dPG p. 10), per prospettare il rinnovamento pastorale che deve coinvolgere la comunità cristiana nel suo insieme. Temi quali il cambiamento, la cultura organizzativa e la formazione si trovano collocati dentro la voglia di rinnovamento che è certamente opera dello Spirito, ma che si attua nella mediane dei soggetti protagonisti per dare volto a una cultura dell'esistenza, segnata dall'evangelo.
    Nell'azione pastorale odierna il cambiamento viene considerato come problema o provocazione? L'organizzazione della comunità è un fatto marginale o merita una emergente attenzione culturali in vista di adeguate mediazioni? La formazione è considerata oggi la carta vincente per il futuro: ma come vengono valorizzati i dinamismi e i processi formativi nell'ambito ecclesiale?
    Sono interrogativi questi, cui tenteremo di rispondere, coscienti di mettere sul tappeto problematiche poco consuete per i pastori e per gli educatori, ma anche certi di offrire un contributo non secondario a qualificare il tessuto culturale dell'azione ecclesiale e pastorale.


    T e r z a
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