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    Inconscio, intuizione

    e scelta di vita

    Andrea Peruffo

     

    «Ricordo che era un giorno non molto diverso dagli altri; nulla di particolare ma già da un po’ di tempo mi sentivo in agitazione. Stavo cercando qualcosa che potesse dare una svolta alla mia vita nella speranza che ci fosse dell’altro, del nuovo da qualche parte. Non ho chiarezza nel dire quello che mi stava succedendo eppure avevo come la certezza che dovesse esserci qualcosa di diverso. Leggevo molto in quei mesi e ogni occasione mi apriva dei link per viaggiare in altri mondi.
    Voglia di fuga? Stanchezza per la solita routine che sapeva di noia e di vuoto? Poi improvvisamente quel giorno un’intuizione che mi provocò una forte emozione che mi lasciò piacevolmente sereno...».
    Potrebbe essere questo l’inizio di un incontro con un giovane in ricerca. Al di là delle diverse questioni esistenziali legate alla storia personale della persona e dei possibili esiti dell’incontro, ci preme in questo nostro contributo cercare di andare alle radici psicologiche profonde dell’esperienza vissuta che sembra trovare una svolta in quell’intuizione che provoca una forte emozione.
    In un nostro precedente intervento a questo proposito avevamo affrontato il tema dei precursori del pensiero, facendo riferimento ad un livello di vita psichica che precede il formarsi del concetto, della distinzione, del pensiero riflesso e che trova le sue radici in quello che viene chiamato inconscio strutturale non originato dalle operazioni di rimozioni [1].
    Continuando ora quella riflessione - aiutati in particolare dal lavoro di Matte Blanco - vogliamo approfondire il rapporto fra questo tipo di «pensiero non pensato» e il mondo delle emozioni, nella consapevolezza che il prepensato è costituito soprattutto da emozioni e da legami che si scrivono nella nostra psiche in modo indelebile e profondo a partire dalle prime esperienze della vita.
    L’intuizione [2] come esperienza di vita sembra abbia a che fare proprio con questo tipo di mondo interno che cercheremo di analizzare.

    Dall’inconscio strutturale al pensiero

    Prima di addentrarci nel cuore del nostro discorso richiamiamo alcuni concetti fondamentali.
    - Dal punto di vista storico è ormai un dato acquisto che il lavoro di Freud come esploratore dei livelli inconsci della mente umana e più propriamente dei suoi vissuti emotivi, ci invita a superare una visione dell’uomo monodimensionale governato dalla ragione e dal principio aristotelico di non contraddizione. Seguendo la sua ricerca nell’analisi dell’inconscio si è fatta strada la possibilità di un vissuto psichico primitivo, proto-mentale governato dalla «con-fusione» e da regole diverse rispetto al funzionamento conscio, che se in alcuni momenti può creare disfunzioni patologiche, per altri versi permette alla mente di funzionare correttamente. «In epoche preverbali e presimboliche, caratterizzate da una reciproca identificazione madre-bambino, dalle forme proto-linguistiche di comunicazione, da stati affettivi condivisi e da uno stato relazionale in cui l’intersoggettività implica interfantasia, il neonato sarà in grado di crearsi delle rappresentazioni affettive e depositarle nella sua memoria implicita. Esse costituiranno la struttura inconscia non rimossa della sua mente» [3]. Matte Blanco, psicanalista cileno ma che ha vissuto per molti anni in Italia, chiama questa modalità di funzionamento simmetrica in opposizione al funzionamento asimmetrico che opera continuamente nello sforzo di chiarificare e distinguere.
    - Precisando ulteriormente e usando il linguaggio di Matte Blanco si può pensare all’uomo come caratterizzato da due modalità di pensiero: un modo di essere asimmetrico che distingue e separa e da cui discende il pensiero logico aristotelico e il modo di essere simmetrico che tende ad omogeneizzare e che è alieno ad ogni forma di distinzione e divisione chiarificatoria. Sembra che il bambino alla nascita sia dominato da questa modalità di pensiero che non riconosce la differenza fra emozione e pensiero. Si tratta di un mondo che Matte Blanco pensa come inesprimibile, non rappresentabile e non verbalizzabile eppure capace di far sentire la sua influenza per tutta la vita della persona.
    - La con-fusione che si riscontra a certi livelli di vita psichica e che emerge in tutta la sua gravità nelle derive psicotiche (si parla anche di pensiero primario), ha come origine la logica simmetrica dove si ha identità fra una parte e il tutto, tra un singolo elemento e tutti gli elementi che appartengono alla stessa classe [4]. La realtà umana segnata dalla presenza di questi due mondi che si intrecciano in modo sempre nuovo dà luogo a quella che viene chiamata da Matte Blanco antinomia fondamentale che costituisce il motore dinamico dello psichismo umano e che ne determina la sua vitalità.
    - L’esplorazione da parte del pensiero di questo mondo più arcaico - in termini matteblanchiani l’esplorazione del mondo simmetrico da parte dell’asimmetrico - è un processo mai finito, inesauribile, illimitato, ed è per la persona un processo continuo di conoscenza e di ricchezza creativa.
    «Trova qui applicazione uno dei significati etimologici della parola intelligenza: intellegere, leggere dentro. Tutta l’attività artistica è il risultato di un leggere all’interno dell’essere simmetrico e lo stesso vale per la conoscenza psicologica e matematica. L’inconscio è inesauribile e la funzione di traduzione è, nel migliore dei casi, l’inizio di un compito che potrebbe aver fine solo nel dispiegamento di uno spazio-tempo infinito» [5].
    - Possiamo pensare alla memoria come al luogo della nostra storia conscia e inconscia, il luogo dei nostri affetti, emozioni, pensieri e dei nostri sogni.
    Avevamo accennato all’inizio alla memoria implicita che possiamo distinguere da quella esplicita. Mentre quest’ultima è quella che comunemente usiamo nel nostro pensiero cosciente, la prima non è ne cosciente ne verbalizzabile. Ha a che fare sia con i sistemi più arcaici che con le aree più recenti del nostro sistema nervoso centrale; in essa troviamo le tracce delle prime relazioni madre-bambino fondamentali per l’inizio della strutturazione dei processi organizzativi del Sé. In altre parole, il contatto fisico con la madre stimola emozioni e veicola affetti che costituiscono gli elementi centrali di un apprendimento relazionale che vengono depositati in quella che viene appunto chiamata memoria implicita del neonato, non ricordabile dal soggetto ma presente e operante nella sua vita.

    La struttura bi-logica del pensiero: emozioni ed infinito

    Quando si parla di emozioni facciamo sempre l’esperienza della povertà del nostro linguaggio che non riesce ad esprimere con chiarezza quella che è la natura più profonda dell’esperienza vissuta.
    Abbiamo visto come l’inconscio strutturale pre-riflesso sia costituito da vissuti emozionali e relazionali che possiamo raggiungere solo attraverso una qualche forma di pensiero asimmetrico. Matte Blanco usa l’immagine del rivestire la simmetria di una pellicola di asimmetria in modo da poter estrarre qualcosa da quel vissuto per renderlo utilizzabile a livello conscio in una qualche forma articolata e creativa.
    Si viene così a creare un intreccio fra modalità diverse di pensiero che dà luogo a tre tipi di logiche: quella bivalente legato al pensiero asimmetrico nella quale le proposizioni sono vere o false (in uno sforzo continuo di chiarificazione e distinzione); quella simmetrica propria dell’inconscio mai raggiungibile nella sua globalità; e la terza - che Matte Blanco chiama bi-logica - che corrisponde all’intreccio fra le due logiche precedenti in forme e proporzioni più o meno variabili.
    L’esperienza psichica dell’uomo può allora essere concepita come un’esperienza strutturata in una serie infinita di strati in cui la nostra capacità di differenziare diminuisce con il crescere della logica simmetrica. Se prevale la simmetria prevale la con-fusione, l’emotività, il senso di essere in balia dei nostri stati interni primitivi, mentre in senso opposto c’è la lucidità e la chiarezza del pensiero logico-razionale.
    Abbiamo anche visto che il mondo simmetrico è frutto delle prime esperienze conoscitive del bambino in cui si coglie l’oggetto non a partire dal concetto ma dal sentirlo come in relazione con se stessi. Si memorizza e interiorizza il senso di sicurezza che deriva da un attaccamento sicuro che porta ad una «pienezza di vita» che il bambino percepisce come pace e benessere e si aggiunge il senso di essere riconosciuti come persone degne di attenzione e di cura in un ambiente prevedibilmente positivo e gratificante. Ma allo stesso tempo si interiorizzano anche le paure di essere abbandonati, rifiutati come pure la percezione che non tutto sia a nostra disposizione e che quindi siamo essere limitati [6]. Il tutto in una sorta di consapevolezza che nel bambino assume i caratteri debordanti dell’infinito e quindi del paradisiaco nel caso di benessere, o del tremendamente ansiogeno e minaccioso nel caso della sofferenza. Ma queste caratteristiche debordanti e infinitizzanti possono essere presenti anche nell’esperienza dell’adulto, per esempio negli attacchi di panico o in positivo nell’esperienza dell’essere innamorati.
    «Costitutivo dell’emozione è il fatto che questa coglie sull’oggetto qualcosa di infinitamente traboccante nei suoi confronti dal momento che ogni qualità viene conferita all’oggetto solo mediante il suo passaggio all’infinito» [7]. Viene qui esplicitato il concetto di infinito caro a Matte Blanco e che affronta in molte pagine del suo lavoro.
    Per chiarire il suo pensiero prova ad esemplificarlo a partire dall’esperienza dell’innamoramento. Quando una persona è innamorata, sente nei confronti della persona che ama, al culmine dell’esperienza, qualcosa di totalizzante. In un certo senso predomina l’esperienza dell’infinito dove tempo e spazio perdono il loro significato: più forte è l’emozione tanto più chiaramente contiene esperienze infinite [8]. Dal momento in cui la persona riesce a non essere travolta dall’emozione ed è capace di mantenere una certa lucidità, si ha la presenza di pensiero nella forma classica: si concretizza in questa situazione quella che abbiamo chiamato struttura bi-logica. La realtà in questione viene trattata simultaneamente come fosse divisibile, eterogenea, formata da parti, e dall’altro lato come se fosse indivisibile, infinita (compresenza di simmetria e asimmetria) [9].
    Questa struttura bi-logica evidenzia come la distinzione e la chiarezza che la persona riesce a raggiungere del suo mondo interiore non sia mai qualcosa di perfettamente lucido, al riparo da elementi emozionali che imprimono il loro segno e la loro connotazione alla conoscenza del reale. La ricchezza della mente è data, però, proprio da questo intreccio fra sentire e pensare dove il pensare permette al sentire di prendere forma per diventare esperienza condivisibile e in senso contrario il sentire permette al pensare di mantenere la sua creatività e novità. È anche chiaro, in quanto parte della nostra esperienza, che il sentire può essere vissuto come minaccia e potenziale attentato alla necessità logico-razionale del pensiero asimmetrico [10].
    Per questo la struttura bi-logica, proprio nel suo essere intreccio di mondi diversi, testimonia lo sforzo mai esaurito da parte dell’uomo e della sua coscienza finita di catturare nelle sue «reti» logiche, fatte di spazio e tempo, quello che è il mistero dell’uomo nella sua indicibilità.
    Mi sembra che questo tipo di impostazione ci dia, dal punto di vista psicologico, una chiave interpretativa dell’esperienza dell’intuizione pensabile come manifestazione concreta dell’essere bi-logico del pensiero.

    La capacità simbolica dell’uomo come struttura bi-logica del pensiero

    Le considerazioni fin qui fatte ci permettono anche di ripensare alla funzione simbolica dell’uomo.
    Infatti, il processo di traduzione del mondo inconscio in quello conscio potrebbe essere rivisitato affermando che nella psiche avviene una specie di riversarsi simbolico dell’essere simmetrico in quello asimmetrico.
    Il simbolismo risulta, così, essere una delle modalità che l’essere umano usa per esplorare la realtà più profonda di sé. Dire una cosa attraverso un’altra senza però esaurirla nell’affermazione fatta, mettere in relazione una o più cose in modo tale che acquistano reciprocamente una luce e significato nuovo, ricercare l’unità a partire da situazioni di rottura precedenti, sono solo alcuni esempi di come il simbolismo possa aiutare la comprensione del vissuto umano. Secondo il modello teorico psicoanalitico, la capacità di usare i simboli mette in evidenza una certa formazione e strutturazione dell’Io. «Solamente nel momento in cui l’istanza egoica si costituisce è possibile riconoscere la realtà come altro da me e dunque distinguere il simbolo, di pertinenza dell’Io, dalla cosa simboleggiata» [11].
    Se però da una parte l’Io è chiamato in causa, dall’altra la fonte dalla quale attingere per questo processo è altra rispetto all’Io ed è da ricercare nella profondità dell’inconscio (strutturale e non), ossia nella modalità simmetrica del pensiero contestualizzato in una cultura di appartenenza. La funzione simbolica è allora come il trait-d’union fra simmetria e asimmetria, «è il regolatore di un flusso di comunicazione permanente che consente alle idee di essere produttrici di senso ulteriore, oltre che portatrici di un senso definito» [12]. In questo percorso il processo simbolico cerca di costruire ponti all’interno dello psichismo umano riuscendo a collegare esperienze diverse nel tempo e nello spazio in intrecci carichi di significato nuovo [13]. Tutto questo è espressione di quella che abbiamo chiamato struttura bi-logica del pensiero.
    Prima di chiudere il discorso sul simbolo dobbiamo riscontrare un altro aspetto significativo per il discorso che stiamo facendo. Il simbolo infatti è capace di dare spazio più di altri strumenti, al vissuto emozionale della persona. È esperienza comune quella di commuoverci di fronte a certe immagini ad alto valore simbolico come può essere una bandiera, un regalo, una foto, una croce… Attraverso il rimando simbolico la persona può entrare in contatto con le sue esperienze emotive più o meno coscienti salvaguardando allo stesso tempo la ricchezza e l’inesauribilità del mistero che le è proprio.
    La storia emotiva e relazionale dei nostri primissimi anni di vita memorizzata in modo implicito viene così resa almeno in parte accessibile all’individuo adulto che vive certe esperienze, non tanto nel suo contenuto concreto (i fatti che hanno segnato la vita della persona), ma nella sua valenza emotivosimbolica.

    L’intuizione nella scelta di vita

    Possiamo sintetizzare il nostro percorso richiamando le conclusioni parziali raggiunte:
    - La struttura bi-logica di pensiero si presenta come uno strumento teorico utile per descrivere molte esperienze della nostra vita psichica. In particolare è utile per coniugare insieme lo sforzo di una conoscenza logico-razionale con quella più emotivo-intuiva;
    - La facoltà simbolica del pensiero con la sua capacità di collegamento fra inconscio e conscio, fra pensiero ed emozione e nel suo rinvio ad una realtà altra rispetto alla fattualità del momento, si presenta come un’espressione particolare della struttura bi-logica della mente.
    Entrambi queste considerazioni ci possono aiutare a comprendere l’esperienza dalla quale eravamo partiti. Riascoltiamo le parole dell’amico incontrato.
    «Non ho chiarezza nel dire quello che mi stava succedendo eppure avevo come la certezza che doveva esserci qualcosa di diverso…. Poi improvvisamente quel giorno un’intuizione che mi provocò una forte emozione che mi lasciò piacevolmente sereno…».
    Notiamo in questo passaggio per certi versi conclusivo di un percorso di ricerca personale e allo stesso tempo premonitore di ulteriori sviluppi, la compresenza di pensiero ed emozione: c’è come un sentire che non è solo sentire e allo stesso tempo un pensare che non assume la chiarezza di un pensiero compiuto e di una scelta concreta. Nell’intuizione che la persona dice di avere, pensiero ed emozione si fondono in un’esperienza non ben definibile ma allo stesso tempo concreta e reale.
    Il processo conoscitivo che si attiva nell’esperienza dell’intuizione permette al nostro amico di vivere una comprensione emozionale della sua vita che lo porta oltre lo stato di con-fusione, di agitazione interiore e di non chiarezza che stava vivendo in quel periodo.
    La ricerca che sta vivendo fatta di lettura e di lavoro introspettivo da una parte dovrebbe portalo a trovare chiarezza e certezze secondo una prospettiva logico razionale, dall’altra parte potrebbe lasciarlo ostaggio del suo marasma interiore fatto di sogni, di fughe solitarie e di ideali irrealistici.
    La comprensione emozionale sperimentata, attivata dalle strutture bilogiche del pensiero, può essere il risultato di un lavoro di recupero, attraverso diversi rimandi simbolici, di memorie implicite, di emozioni e di relazioni interiorizzate e che lo rimandano alla sua realtà più profonda e misteriosa.
    Potremmo descrivere questo processo come un cogliere asimmetricamente qualcosa del mondo simmetrico in una operazione di chiarificazione progressiva.
    Al momento attuale abbiamo un sentire nuovo, un vivere e percepire la presenza con se stesso non più da straniero ma nel benessere di sentirsi di nuovo a casa, al sicuro come un neonato fra le braccia di sua madre. Questa situazione gli permette così un lavoro ulteriore di esplorazione e di progressiva chiarificazione.

    L’intuizione: qualcosa da educare

    Potremmo ora chiederci se questo tipo di esperienza sia solo frutto del caso, di un dono particolare che in certi momenti qualcuno vive, oppure può diventare una capacità da educare.
    Per rispondere a questa questione credo sia importante recuperare le ultime battute di un testo di Bollas dove scrive: «La funzione interrogativa dell’inconscio lavora costantemente su quel sapere che portiamo dentro di noi come conosciuto non pensato, così come la forza di questo sapere ispira la curiosità intrapsichica. La domanda infinita.» [14].
    Mi sembra interessante la prospettiva che Bollas apre quando parla di funzione interrogativa dell’inconscio in relazione al non pensato. Altrove si parla di curiosità, di capacità di porre domande, di desiderio di conoscere come spinta che possiamo immaginare in due direzioni: verso un più in profondità e verso un oltre.

    Verso la profondità. Nell’andare in profondità si tratta di entrare in contatto con la verità di se stessi conosciuta più come emozione che come pensiero compiuto. Un cammino intenzionale mosso dal desiderio, dall’impegno, dalla volontà di esplorare la propria vita nel suo passato implicito per renderlo disponibile al presente e alle scelte future: il futuro appare così una chiave d’accesso per esplorare il nostro passato e rielaboralo in modo nuovo [15].
    L’intuizione nasce da questo cammino spesso faticoso dove a volte quasi per caso, ma non a caso, si creano connessioni e agganci inaspettati. «Il conosciuto non pensato è una forma di conoscenza che possediamo grazie alle primissime esperienze del mondo oggettuale. Agli albori della vita umana i significati, siano essi traumatici o generativi, non possono essere pensati. Il senso di ciò che apprendiamo nei primi anni è immagazzinato dentro di noi in varie forme: immagini, paradigmi che governano le nostre congetture, stati d’animo che partecipano alla polifonia del carattere. […] Solo più avanti nella vita, in una sorte di riedizione, si prenderà nota dell’affetto immagazzinato, non di rado associandolo a un’esperienza banale. Dall’adolescenza in poi siamo quindi visitati di continuo da arrivi che provengono da vissuti iniziali. In analisi questi arrivi prendono la forma di treni di pensiero, che seguiamo nel processo associativo. In realtà sono mossi dalla forza della conoscenza, ma una conoscenza che inevitabilmente porta con sé la domanda: cosa significa questo?» [16].
    Questo compito di consapevolezza progressiva di sé deve essere affrontato attraverso la collaborazione fra pensiero ed emozione poiché questa via è l’unica che concretamente disponiamo per entrare in contatto con l’indivisibile. «Pensare, sentire ed essere sono la nostra sola speranza» [17]. Sentire l’essere come una totalità una e indivisibile non è dissociabile da un orientamento a pensare l’essere come composto da un sistema asimmetrico di relazioni. In questo senso sentire e pensare diventano i poli di un’oscillazione e di un confronto che pur nelle loro contraddizioni e conflitti sono essenziali per la vita umana [18].

    Verso l’oltre. Nella seconda direttrice invece il lavoro di conoscenza che porta all’intuizione è un percorso che spinge oltre la persona stessa in una apertura e disponibilità all’altro. Infatti, il confronto e contatto con l’altro, per esempio nella relazione educativa, può essere capace di attivare nel soggetto quel pensierosentimento di una umanità integrata, pacificata e inquieta allo stesso tempo che accompagna ogni intuizione e scelta di vita. In questa seconda direttrice l’altro diventa portatore di un ideale di umanità cercato e desiderato, diventa appello verso un oltre l’uomo stesso, diventa desiderio imitativo del testimone.
    La consapevolezza della propria vita che il soggetto assume nella relazione educativa è così un prototipo del funzionamento generale della mente, che nel presente della sua situazione deve continuamente fare i conti con le contraddizioni della propria esistenza dove il desiderio di distinguere e di chiarificare si confronta con l’indivisibile, il con-fuso, l’infinito di certi vissuti emotivi. Nel linguaggio di Matte Blanco abbiamo chiamato questa esperienza antinomia fondamentale, continuamente operante in relazione ai diversi mondi di cui è capace la mente umana.

    Intuizione: fra futuro e passato

    L’esperienza dell’intuizione come siamo andati a descriverla nasce in un intreccio temporale fra passato, presente e futuro che non possiamo pensare in una successione temporale lineare.
    Il presente, l’esperienza che il soggetto sta vivendo, lo porta a interrogare intenzionalmente il suo passato, non solo quello esplicito ma anche quello implicito il quale fornirà alla ricerca della persona elementi nuovi a livello emotivo e relazionale che a loro volta interagiranno con il futuro pensato e/o sognato dalla persona.
    «Ogni volta che ci poniamo di fronte al possibile, a ciò che potremmo essere quando progettiamo il futuro, quando anticipiamo con la decisione l’azione che verrà, il passato si modifica, viene riletto, acquista un nuovo significato.
    Dunque noi riscriviamo continuamente la nostra vicenda e quella del mondo. La nostra memoria è selettiva e ricostruisce la storia e la biografia a partire dal progetto. Alla relazione lineare si affianca dunque un rapporto circolare. Il nostro domani dipende dalla matrice del passato, ma ciò che saremo rilegge e rielabora ciò che siamo stati» [19].

    Intuizione e spiritualità

    Infine un accenno al rapporto fra pensiero ed emozione a partire dall’esperienza mistica.
    Abbiamo detto che il rapporto interattivo fra mondo simmetrico e asimmetrico sta all’origine dei processi creativi, artistici, matematici ma anche mistici. Mi rifaccio qui ad un passaggio dell’esperienza spirituale di Etty Hillesum come ci è arrivata dai suoi scritti. In quelle pagine ci racconta di come sia cresciuta la sua intimità con Dio e dal punto di vista della sua umanità noi la vediamo crescere in un processo di unificazione e integrazione interiore sintetizzato nel suo desiderio di essere «il cuore pensante della capanna» [20]. Rileggiamo le sue parole: «Di notte, mentre ero coricata nella mia cuccetta, circondata da donne e ragazze che russavano piano, o sognavano ad alta voce, o piangevano silenziosamente, o si giravano e si rigiravano – donne e ragazze che dicevano così spesso durante il giorno ”non vogliamo pensare”, ”non vogliamo sentire, altrimenti diventiamo pazze” – a volte provavo un’infinita tenerezza, me ne stavo sveglia e lasciavo che mi passassero davanti gli avvenimenti, le fin troppe impressioni di un giorno fin troppo lungo e pensavo: “Su, lasciatemi essere il cuore pensante di questa baracca!”» [21].
    Nel contesto estremo del campo di concentramento l’alternativa fra il non pensare e il non sentire delle sue compagne di avventura è per Etty desiderio di sentire e pensare. Lei trova la vita nella capacità di integrare questi due mondi che l’hanno portata ad una freschezza di pensiero e di santità che ci è data come modello da seguire.

    NOTE

    1 A. Peruffo, Il pensiero non pensato, in «Tredimensioni», 6 (2009), pp. 233-243.
    2 Dal punto di vista filosofico il tema dell’intuizione è stato oggetto di numerose riflessioni. Con Kant possiamo pensarla come il primo livello di conoscenza che poi viene elaborata e integrata o sintetizzata dall’intelletto e dalla ragione. Nel linguaggio di Bergson è una forma peculiare di conoscenza difficilmente definibile: con l’intuizione si sperimenta un tipo di conoscenza che, proprio perché inquadrata nella completa riflessività del soggetto, si presenta con un carattere immediato e irrazionale ma non per questo non vero.
    3 M. Mancia, Psicoanalisi e neuroscienze: l’inconscio non rimosso e il pensiero di Matte Blanco, in A. Ginzburg, R. Lombardi (a cura di), L’emozione come esperienza infinita, Franco Angeli, Milano 2007, p.86. Cf anche D.J. Siegel, La mente relazionale, Raffaello Cortina, Milano 2001.
    4 In matematica, solo pensando ad un insieme infinto si può riscontrare la coincidenza fra una parte e il tutto. Di qui l’idea per il titolo del principale lavoro di Blanco.
    5 I. Matte Blanco, L’inconscio come insieme di infinti, Einaudi, Torino 1981, p. 321.
    6 Cf la posizioe schizo-paranoide e maniaco-depressiva della Klein.
    7 P. Bria, L’esperienza emozionale come base empirica dell’infinito, in A. Ginzburg, R. Lombardi (a cura di). L’emozione come esperienza infinita, cit., pp. 154-155.
    8 I. Matte Blanco, Pensare, sentire, essere, Einaudi, Torino 1995, p.49.
    9 Ibid., p.83 10 Cf F. Oneroso, Emozioni e reversabilità: le origini e la coscienza del tempo, in A. Ginzburg, R. Lombardi (a cura di), L’emozione come esperienza infinita, cit., p.121.
    11 G. Martini, Ermeneutica e narrazione, Bollati Boringhieri, Torino 1998, p.151.
    12 Ibid., p.152.
    13 Un esempio tipico di questa operazione si realizza nel sogno.
    14 C. Bollas, La domanda infinita, Astrolabio, Roma 2009, p. 175.
    15 Cf A. Melucci, Il gioco dell’io. Il cambiamento di sé in una società globale, Feltrinelli, Milano 1991, p. 18. Su questo si veda anche A. Peruffo, Cosa ne facciamo del nostro passato, in «Tredimensioni» 4 (2007), pp. 182-192.
    16 C. Bollas, La domanda infinita, Astrolabio, Roma 2009, pp. 170-171.
    17 I. Matte Blanco, Pensare, sentire, essere, cit., p.154.
    18 Cf R. Lombardi, Sull’essere: “dispiegamento” della simmetrizzazione vita-morte, in A. Ginzburg, R. Lombardi (a cura di), L’emozione come esperienza infinita, cit., p.133.
    19 A. Melucci, Il gioco dell’io. Il cambiamento di sé in una società globale, Feltrinelli, Milano 1991, p.18.
    20 Cf anche C. Dobner, Alcuni processi affettivi nell’esperienza mistica: il caso di Etty Hillesum in «Tredimensioni», 6 (2009), pp. 252-259.
    21 Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 2009, p. 230.

    (Tredimensioni 9(2012) 19-31)


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