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    Il tempo nell'eterno

    Carlo Molari

    clessidra

    Vorrei introdurre una riflessione di tipo teologico sul senso del tempo, per mostrare che nella prospettiva di fede il tempo acquista un grande valore. Dio infatti, pienezza compiuta, creando partecipa la perfezione alle creature in modo temporale. Esse infatti possono accoglierla solo a frammenti e in eventi successivi.

    La creatura è tempo

    Suscitando la creatura, Dio perciò crea il tempo, che non ha sostanza in sé, ma è una caratteristica delle creature. Essere creati significa dipendere totalmente nell'essere e nell'operare. La dipendenza della creatura si sviluppa in eventi successivi. La perfezione divina, infatti, è talmente ricca e profonda che non può essere accolta completamente in un istante. La successione degli eventi costituisce la trama del divenire delle creature. Sulla terra solo l'uomo ne è consapevole e vive perciò il tempo come dimensione del suo mistero. Gli eventi passati rimangono come informazione che percorre l'universo in tutti i sensi, ma rimane nella creatura come struttura che rende possibile il suo divenire. Il passato vale in quanto, accogliendo la forza creatrice siamo diventati e facendone memoria possiamo ancora utilizzarlo come possiamo anche ricuperarlo o redimerlo nei suoi aspetti negativi. Il bene compiuto si moltiplica nelle novità che rende possibili, il male riconosciuto diventa occasione per mettere in moto dinamiche opposte, aprendoci ora alla forza creatrice che irrompe come novità di vita.

    Anche il futuro esiste già nella forza creatrice non come già determinato ma come reale possibilità di vita e di azione. Siamo diventati attraverso il passato e diventeremo accogliendo il futuro in virtù della struttura che il passato ci offre e per il dono che il presente ci consegna.

    Il tempo perciò è una realtà antropologica e come tale non è reversibile. Noi diventiamo con il passare del tempo. Il tempo, infatti, ci costituisce viventi, perché solo in una successione di eventi siamo in grado di accogliere le offerte vitali che ci vengono fatte. Come creature perciò noi siamo tempo e le sue scadenze sono le tappe della nostra identificazione. L'uomo è in divenire e la sua identità sta nel futuro, poiché egli nasce come possibilità da realizzare e come struttura da svolgere. Attraverso le scelte, i gesti quotidiani, le speranze, l'uomo accoglie e sviluppa progressivamente la sua identità personale fissandola nella forma, che la morte consegnerà alla storia e alla eternità. Tutti, perciò per crescere, abbiamo bisogno di essere inseriti in strutture comunitarie, che richiamandosi ad una tradizione e attraverso intrecci di rapporti ci offrano doni vitali, aprendoci ad una perfezione che non possiamo sviluppare da soli.

    Struttura interiore

    Alla triplice dimensione temporale dell'esistenza corrispondono la memoria, l'attesa e l'amore. che sono strutture interiori: psichiche e spirituali. La memoria come riverbero del passato continuamente ricuperato, l'attesa come accoglienza del futuro che lentamente si affaccia, e l'amore come sintonia alla vita che si offre nel presente. In termini cristiani parliamo di fede, come accoglienza della tradizione che viene dal passato, di speranza come attesa di Dio che irrompe dal futuro, e di carità, come accoglienza puntuale dell'azione creatrice di Dio, che in noi diventa dono da mettere in circolo nella rete vitale in cui siamo inseriti. Se le cose stanno così, è chiaro che per l'uomo il senso del tempo sta negli eventi che gli offrono la possibilità di diventare se stesso. Non è però il presente a dare senso al futuro, ma al contrario è il futuro reso possibile che può dar senso compiuto al presente. Questo spiega perché il presente non basti mai all'uomo, e perché egli tenda sempre oltre se stesso verso traguardi nuovi. La ragione adeguata di tutto ciò che egli è e fa, non sta nel presente, ma nel futuro. Il che significa che il senso adeguato della vita, l'uomo non lo può trovare in modo definitivo nelle azioni che compie, nelle imprese che realizza o nei beni che possiede, ma nella vita che diffonde attorno a sé, attraverso cui diventa se stesso. Il senso del suo esistere l'uomo lo scopre quando raccoglie il suo passato in modo da riempire il presente e realizzare il suo divenire.

    Non è il tempo (le cose, i rapporti o gli eventi) che ha consistenza e senso in sé, ma è il dono che l'uomo, accogliendolo da Dio, vi introduce a dargli senso. Di fronte a fatti incomprensibili o assurdi la domanda vera da formulare non è: «perché ciò accade?», ma: «quale atteggiamento assumere perché tutto acquisti senso per il futuro?». La trascendenza dell'uomo sta appunto nella capacità di introdurre senso nuovo in ciò che egli vive: egli può modificare il valore delle situazioni e può introdurre significati inediti negli stessi eventi del passato e della creazione. La ragione di questa possibilità sta nel fatto che il Bene, la Verità, la Bellezza, la Giustizia, la Vita sono realtà presenti e si offrono all'uomo in modo tale da condurlo alla sua identità definitiva. La condizione perché ciò avvenga è che le persone accolgano e siano fedeli alla Vita. Tutto è possibile perché Dio è il Presente. La perfezione che rende possibile lo sviluppo delle creature esiste già in modo compiuto ed opera nelle creature. La realtà di Dio rende reale il tempo. Il divenire è aperto al compimento perché il Tutto esiste già e può comunicarsi. Il tempo è il riflesso dell'Eterno.

    (Rocca, 6/2012, pp. 54-55)


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