Inventare la pace
Carlo Molari
Non è esatto dire che gli uomini sono stati sempre gli stessi, che hanno avuto sempre le medesime reazioni e si sono comportati sempre allo stesso modo. Analizzando attentamente la storia, è possibile individuare nell'umanità numerose mutazioni spirituali accadute nei lunghi millenni della sua esistenza.
Gli uomini nuovi di cui parlavo ieri non sono i tecnici, gli scienziati, gli specialisti delle diverse branche del sapere, sono invece quelli che sperimentano e introducono nuove forme di umanità.
Li potete trovare ovunque, ma spesso nel loro tempo sono degli emarginati, vivono in solitudine, la loro presenza è avvertita quando viene meno: sono i cosiddetti uomini di frontiera. Ogni generazione ne deve esprimere qualcuno perché l'umanità possa procedere. Gli uomini nuovi della nostra generazione sono i costruttori di pace. Il processo di unificazione della umanità, che si è accelerato da alcuni decenni, esige con urgenza la loro moltiplicazione. Non si tratta soltanto di ottenere la distruzione degli armamenti, ma di avere un altro atteggiamento, di parlare un altro linguaggio, di incontrare le persone in modo diverso, di reagire con sensibilità nuova. Insomma di essere una persona con caratteristiche inedite.
È chiaro che l'uomo di pace non nasce improvvisamente. È il risultato di un lungo processo spirituale che coinvolge molte persone. Anche quelli che non lo possono diventare più perché sono stati educati diversamente e procedono con meccanismi di reazione ormai immutabili, anche costoro possono contribuire alla nascita dell'uomo di pace.
Questa è l'impresa più urgente della nostra generazione. Ed è importante chiedersi come realizzarla praticamente.
In primo luogo è essenziale considerare la pace come un traguardo necessario e come il compito più importante affidatoci dalla storia. In altri tempi si considerava la violenza come un male minore, insopprimibile e si giunse perfino a sacralizzarla, giudicando in certe circostanze i risultati della lotta come l'espressione di un giudizio divino. Oggi si è compresa l'assurdità di una simile impostazione.
In secondo luogo ci si deve impegnare ad attuare piccoli cambiamenti quotidiani. Reagire in modo diverso alle offese, per esempio, correggere con animo pacato e con delicata attenzione, incontrare in modo più sereno e aperto i propri colleghi, imparare a perdonare e così via.
Infine è necessario diffondere l'ideale della pace, diventarne apostoli. Le occasioni possono essere numerose ogni giorno, nelle discussioni fra amici, nei dialoghi a tempo perduto sulle spiagge o sui sentieri di montagna. Non lasciate mai passare giorno senza aver detto o fatto qualcosa a favore della pace universale. Il mondo è pronto. C'è un lungo cammino da compiere, è vero, ma il traguardo è già alla nostra portata.