Il vero io
Temi di spiritualità giovanile
Non esiste un modo in cui tu possa semplicemente conquistare il tuo ego o annientarlo, come molti asceti hanno cercato di fare. Questi sforzi finiscono per rafforzarlo, perché è il tuo ego a combattere e conquistare. Tu non lo puoi distruggere, ma puoi metterlo in disparte e trascenderlo. Puoi togliere la trave dal tuo occhio.
L'immagine usata da Gesù per rappresentare il tuo vero io è l'occhio sano, senza travi né altre ostruzioni. "Togli la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene" (Lc 6,42). "La lucerna del tuo corpo è l'occhio. Se il tuo occhio è sano, anche il tuo corpo è tutto nella luce; ma se è malato, anche il tuo corpo è nelle tenebre" (Lc 11,34). Il tuo vero io è seppellito sotto il tuo ego o falso io, sotto la trave di legno.
Ma come puoi togliere la trave? Come si mette in disparte il proprio ego? Come si diventa disinteressati e liberi dall'ego?
Il primo passo è diventare pienamente coscienti del proprio ego e di tutte le sue macchinazioni e duplicità. Lo sfoggio di fiducia in sé stesso compiuto dall'ego maschera la realtà delle sue paure, angosce, preoccupazioni e insicurezze. Il passo successivo è riconoscerlo come una falsa immagine di te, un'illusione. L'ultimo passo è dissociarti dal tuo egocentrismo. Ne prendi le distanze e ci ridi sopra. Ne fai un oggetto esterno. Una volta che vedi questa falsa immagine di te come un oggetto là fuori, puoi smettere di identificarti con essa. Come dicono alcune tradizioni spirituali, diventi "il testimone" che guarda la falsa immagine e la rifiuta: quello non sono io. lo sono il testimone. Il testimone è il mio vero io.
Abbiamo visto Gesù compiere questa operazione nel deserto. Egli ha rifiutato di identificarsi con le false immagini di sé mostrategli da Satana, l'abile imbroglione che rappresentava il suo ego. Le false immagini prendono la forma di una tentazione (Mt 4,1-11 e parall.).
Per la maggior parte di noi ci vogliono anni di silenziosa riflessione per raggiungere questo risultato. Più volte ci lasciamo riportare indietro, torniamo a identificarci con i nostri ego. Siamo tentati di agire o di pensare egoisticamente, ci ricaschiamo. Quando ci rendiamo conto di quello che abbiamo fatto, possiamo fermarci, ridere di noi stessi e tornare alla posizione del testimone. Il processo è molto simile a quello della pratica della meditazione con il mantra. Ci si distrae continuamente, ma ogni volta si torna dolcemente al proprio mantra. Pazienza, non dobbiamo sentirci in colpa per le nostre mancanze di concentrazione. Sono un fatto normale.
Nello stesso tempo, cominceremo a notare i segni del nostro vero io. Quando iniziamo a provare un forte desiderio di conoscere la verità su noi stessi, senza preoccuparci di quanto potrebbe rivelarsi umiliante, è il nostro vero io che emerge. Quando siamo capaci di ridere delle buffonate del nostro ego, è il nostro vero io che ride. Quando siamo sinceramente commossi e sentiamo compassione per qualche persona bisognosa, è il nostro vero io. Quando cominciamo a sentirci veramente grati per i molti doni che la vita ci offre, possiamo essere certi che questo sentimento non viene dall'ego. L'ego è totalmente incapace di gratitudine.
Un'altra manifestazione del vero io sono le sensazioni genuine di tristezza e di rammarico quando riconosciamo di essere responsabili e colpevoli di un male compiuto. Ci sono anche altri segni, come vedremo nei prossimi capitoli.
È importante ricordare che non possiamo imparare a conoscere noi stessi semplicemente leggendo libri e articoli sul comportamento umano. Abbiamo bisogno di periodi di solitudine e silenzio per approfondire le nostre riflessioni e, anche se ci occorre l'aiuto degli altri, alla fine sarà durante i tempi di silenzio che toglieremo la trave dal nostro occhio, guariremo dalla lunga notte della cecità e cominceremo a guardare il mondo così com'è e come lo vedeva Gesù: dalla parte giusta.
(Alberto Nolan, Cristiani si diventa, EMI 2009, pp. 116-117)