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    Pregare sempre

    Lc 18, 1-8

    Carlo Molari

     orante apollinare

     

    Può darsi che l'espressione: «Il figlio dell'uomo troverà la fede sulla terra?» sia stata detta da Gesù in un altro contesto e che quindi non sia in connessione con il tema della preghiera. Ma in ogni caso c'è una relazione profonda tra l'atteggiamento di fede e la consapevolezza della presenza di Dio, e quindi la vita di preghiera. È una connessione intrinseca, perché non ci può essere preghiera se non c'è fede.
    Fermiamoci a considerare cosa significhi pregare e perché sia necessario pregare "sempre". Infine vedremo che cosa cambia nella vita quando impariamo a pregare sempre.
    Prima però premetto una piccola annotazione tecnica. La parabola è un racconto tutto particolare, centrato su un messaggio, spesso racchiuso in una formula, o anche in una parola. Nella parabola odierna c'è una duplice formula riassuntiva: quella introduttoria di Luca: «Disse una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi» e quella finale di Gesù: «E pensate che Dio non risponda a coloro che gridano? Lo farà prontamente». Tutto il resto della parabola serve solo come cornice, non bisogna fare altre applicazioni o trovare altri riferimenti, perché si va fuori strada. Per esempio, in questo caso il giudice disonesto non è Dio, sarebbe insensato pensarlo. Del resto lo stesso giudice dice: «Io che non temo Dio». Anche l'atteggiamento della donna non corrisponde all'insegnamento di Gesù, che altrove dice che pregando non dobbiamo dire molte parole, perché Dio sa già quello di cui abbiamo bisogno.
    Leggere perciò il racconto come allegoria per trovare ad ogni sua componente un riferimento in ordine all'insegnamento sulla preghiera condurrebbe fuori strada: occorre cogliere il messaggio centrale e interrogarsi approfondendolo nel suo significato. Cerchiamo di farlo.

    Pregare "sempre" perché creature

    La ragione della necessità di pregare, e di pregare "sempre", sta nella natura stessa della preghiera. Noi spesso non comprendiamo la necessità di pregare perché abbiamo un'idea inesatta della preghiera infantile o antropomorfica, come se la preghiera consistesse nell'esporre a Dio i nostri bisogni, o, peggio ancora, nel sollecitare Dio a fare qualcosa che non sta facendo, in modo da supplire alle nostre carenze. Anche questo è insensato: l'azione di Dio ci avvolge continuamente e ci offre molto di più di quello che noi desideriamo; perché la forza creatrice contiene già tutto. Anche la perfezione che acquisteremo al termine della vita è già nell'azione di Dio, solo che noi non siamo in grado di accoglierla e di interiorizzarla. La preghiera è un esercizio per essere in armonia con la Sua parola, in sintonia con la Sua azione; per essere in comunione con Lui.
    Noi come creature abbiamo necessità assoluta di essere continuamente sostenuti nella nostra realtà. Non dico semplicemente nella nostra vita, ma proprio nella nostra realtà fisica, biologica, psichica, spirituale: noi abbiamo bisogno di essere continuamente alimentati, sostenuti, perché non c'è in noi la fonte della vita, né la radice dell'essere.
    Se io per esempio sostengo questi occhiali, li tengo in alto, non posso dire: «Adesso che gli occhiali sono in alto posso togliere la mano», perché gli occhiali cadrebbero; tenerli in alto con la mano significa continuamente resistere ad una forza, in questo caso alla forza di gravità, e quindi tenerli in una condizione che non è loro, che non corrisponde alla loro natura. Così noi come creature non abbiamo in noi la ragione dell'esistere.
    Se noi esistiamo a livello fisico, è perché un'energia continuamente ci costituisce e ci attraversa, per cui siamo continuamente strutturati nella nostra realtà e siamo inseriti nel grande processo cosmico.
    A livello biologico ugualmente abbiamo continuamente bisogno di essere alimentati attraverso il cibo e il respiro. Siamo viventi solo in modo provvisorio e precario, perché non abbiamo in noi la ragione della vita. Non ci sarebbe la morte e neppure la malattia o la perdita delle forze, se fossimo noi il principio della nostra vita biologica.
    A livello psichico abbiamo continuo bisogno dell'amore altrui: man mano che cresciamo siamo in grado di coglierlo anche nelle sue espressioni minime, profonde, ma ne abbiamo sempre bisogno.
    E così a livello spirituale siamo continuamente alimentati dal rapporto con Dio. Quando giungiamo a sviluppare il livello spirituale, tutti gli altri livelli vengono assunti, per cui siamo in grado di vivere positivamente anche situazioni biologiche e psichiche difficili: abbiamo un altro occhio per vedere in profondità, abbiamo la capacità di assumere tutte le dinamiche inferiori e di orientarle diversamente.
    Tutti gli uomini debbono pervenire a sviluppare la vita spirituale, quella per cui sono in grado di gestire in un modo armonico tutte le altre dimensioni. Se non sviluppiamo la dimensione spirituale qualcosa ci manca, perché non riusciamo a vivere bene nessun aspetto della nostra realtà. Spirituale non vuol dire "religioso", ci sono anche spiritualità atee, o spiritualità che non si riferiscono ad un Dio o ad un Dio personale così come noi lo pensiamo. È certo infatti che quello che noi pensiamo non è Dio. Non dobbiamo mai identificare Dio con la nostra immagine, la nostra sensibilità, il nostro modo di vedere. Ma, ripeto, la dimensione spirituale è essenziale in tutti.
    Per questo la preghiera è necessaria, ed è necessaria a tutti. Non la ripetizione delle formule, non la moltiplicazione delle parole: queste sono sempre parole umane, e come tali non sono assolute. Possono essere necessarie in una certa fase, però sono funzionali ad un'altra caratteristica vitale: l'atteggiamento di accoglienza, la sintonia con la forza creatrice, l'armonia con l'energia che ci investe e che noi dobbiamo accogliere.

    Pregare sempre per restare in sintonia con la forza della Vita

    Ecco quindi la seconda ragione della preghiera continua. Giunta a livello umano, la forza di vita sollecita libertà, chiede quindi coinvolgimento, induce consapevolezza che deve essere continua, altrimenti la vita non si sviluppa. Ciò vale anche a livello psichico, almeno a livello psichico superiore.
    38 C'è un ambito psichico che procede per conto proprio senza che noi interveniamo consapevolmente. Tanto più ciò vale per la dimensione fisica: non dobbiamo gestire le forze gravitazionali, anche se dobbiamo tenerne conto sempre. Non dobbiamo gestire l'energia elettromagnetica, perché il cervello opera per conto proprio, senza bisogno che noi accendiamo l'interruttore, come facciamo con le nostre luci: la struttura è già autosufficiente in questo senso. E così per molti altri aspetti della nostra attività.
    Ma a livello psichico superiore, e poi soprattutto a livello spirituale, occorre che ci sia piena consapevolezza e adesione armonica continua. Altrimenti la vita non procede, vegetiamo, viviamo qualche sprazzo di vita psichica superiore, giungiamo ad avere qualche piccola esperienza religiosa, ma non si sviluppa la dimensione spirituale. Perciò ad un certo momento avvertiamo un senso di vuoto, d'insufficienza, e d'inadeguatezza. La dimensione spirituale, infatti, fa parte della nostra struttura personale. E quando non è sviluppata siamo carenti.
    Se quindi a livello spirituale, come a livello psichico superiore, è necessaria la piena, continua consapevolezza e l'adesione libera perché la vita fluisca e possiamo interiorizzarla armoniosamente, ci è necessario un esercizio continuo di sintonia, per essere nella stessa lunghezza d'onda della Parola creatrice che vuole esprimersi in noi, manifestarsi nella nostra realtà e diventare struttura della nostra persona, così che possiamo crescere come figli di Dio. Questo esercizio è appunto la preghiera. Essa è l'atteggiamento che assumiamo di fronte all'azione che ci investe e con cui viviamo consapevolmente la nostra condizione di creature, cioè di realtà bisognose del flusso continuo della Parola creatrice, dell'apporto dello Spirito di vita ed evitiamo tutte le interferenze che ci impediscono di restare in sintonia.
    La metafora espressa nella parola "sintonia", o nella formula "lunghezza d'onda", è desunta dalle trasmissioni radiotelevisive. Quando nella radio ci sono interferenze non riusciamo a capire bene i messaggi che trasmette, o quando un sottofondo musicale interferisce con altre musiche non possiamo ascoltare bene le melodie che ci interessano. Così alla televisione, quando ci sono interferenze, l'immagine è disturbata.Nella vita spirituale, le continue interferenze (la preoccupazione di ciò che pensano gli altri, della nostra situazione economica, l'insuccesso di una nostra impresa...) ci portano fuori e ci impediscono di vivere pienamente il presente in cui ci troviamo o di essere coscienti della Sua presenza. Quando questo avviene non siamo capaci di vivere bene, qualcosa ci manca. Ci troviamo vuoti, stanchi, depressi: avvertiamo che qualcosa non va nella nostra vita. Ce la prendiamo con gli altri, con le cose, con gli eventi, che non c'entrano niente. Essi sono solo le circostanze nelle quali prende corpo la nostra realtà interiore. Appare allora se siamo in armonia con la forza creatrice, se siamo sulla stessa lunghezza d'onda della Parola che ci alimenta.
    Ci è necessario pregare sempre per essere appunto sulla stessa lunghezza d'onda della Parola di vita che ci perviene, della forza che ci costituisce e ci fa crescere come figli di Dio. Questa è la ragione per cui ci è necessario pregare sempre.
    In questa prospettiva la preghiera non è ripetizione di formule ma sintonizzazione con la forza della Vita. "Pregare sempre" vuol dire vivere costantemente alla Presenza, avere lo sfondo luminoso. Come la luce che è in questa chiesa, è sempre presente. Se improvvisamente si spegnessero le lampade e venisse meno la luce del sole, ci accorgeremmo che qualcosa ci manca.
    Non abbiamo sempre coscienza della nostra condizione, ma per sviluppare la dimensione spirituale dobbiamo essere sempre consapevoli che una luce ci illumina e che una presenza ci avvolge. Quando ciò avviene la nostra azione presenta caratteristiche particolari. Ne indico alcune.

    Le caratteristiche della vita di chi prega sempre

    Prima di tutto la semplicità di vita, la trasparenza interiore. Nasciamo complicati e spesso crescendo lo diventiamo ancora di più. Ci ripieghiamo su noi stessi, diamo sostanza alle ombre che ci portiamo dentro. Raramente viviamo trasparenti. La preghiera conduce alla trasparenza profonda perché la luce risplende. Anche esteriormente: c'è una luminosità negli occhi di chi prega che non può essere improvvisata o sostituita da atteggiamenti esteriori: nasce dentro e se non c'è non si può far finta di averla. Conseguente a questa trasparenza è la pace interiore, cioè la capacità di vivere armoniosamente tutte le situazioni: di incomprensione, di fallimento, tutte le piccole anticipazioni della morte che costituiscono la trama della nostra giornata.
    Infine la misericordia nei confronti degli altri e la positività nei giudizi. Quando siamo disarmonici dentro, la prima cosa che troviamo negli altri o nelle situazioni sono gli elementi negativi. Quando invece siamo armonici dentro, subito cogliamo l'armonia di fondo che sta nelle situazioni, nelle persone che incontriamo.
    Analizzando queste conseguenze, possiamo avere qualche criterio per capire la nostra vita di preghiera. Non basta analizzare quanto tempo dedichiamo alla preghiera, per avere una valutazione esatta della nostra vita interiore. I criteri, invece, centrati sull'analisi dei frutti di vita ci consentono di capire bene a che punto siamo e quindi quale passo avanti possiamo compiere.

    I momenti di aridità della preghiera

    Molte volte capita di incontrare persone che quando pregano dicono di non sentire più nulla. Ricordo per esempio una ragazza che qualche anno fa è entrata in un monastero di clausura. Prima di entrare in convento aveva fatto esperienze intense di preghiera, con forti risonanze di gioia e pace interiore, che l'avevano condotta a prendere la decisione di entrare in un monastero di clausura. In tale modo, pensava, tutta la giornata sarebbe stata pervasa dagli stati d'animo gioiosi di quei momenti. Entrata in monastero, si accorse che non poteva prolungare quegli stati d'animo sensibili lungo tutta la giornata, come aveva immaginato. Questo le aveva fatto sorgere il dubbio della opportunità della sua scelta. In realtà non c'era motivo di dubitare, perché altro è il piano psichico, altro è il piano spirituale. La dimensione spirituale ha una ridondanza nel piano psichico, ma non necessariamente e non sempre allo stesso modo. Man mano però che la vita spirituale si sviluppa, la risonanza non serve più, anzi, può diventare disturbo, perché il piano psichico interferisce, risuona, richiama altri elementi di fondo che non fanno parte della esperienza spirituale. Non bisogna affatto preoccuparsi di questa aridità.
    Ma l'aridità può avere anche altre ragioni. Ad esempio, può rivelare una nostra resistenza all'azione di Dio in noi, o alcuni attaccamenti alle cose, alle situazioni, alle persone, che impediscono scelte più radicali. Sono segni che richiamano l'attenzione: «Attenti, c'è qualcosa che non va». Oppure i momenti di aridità possono manifestarsi quando c'è il passaggio da un'immagine di Dio ad un'altra. Perché, lungo il nostro cammino ci sono dei passaggi obbligati, l'immagine di Dio cambia. Se leghiamo la nostra preghiera ad una particolare immagine di Dio come elemento essenziale, quando l'immagine scompare allora ci sembra di non poter più pregare.


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