Una nuova rubrica di NPG
PAROLE ADOLESCENTI
Virginia e il professore
15. Costruire il futuro
partendo da radici
di legalità
Caro Prof,
viviamo continue quarantene, che rischiano di moltiplicarsi all'infinito! Io e la mia famiglia stiamo bene, e così (sento) i miei amici della scuola. Quanto sto apprezzando le piccole cose, e l'essere in salute, di fronte ai rischi che corrono tanti, quelli più esposti e meno fortunati! Una cosa quasi scontata (la salute) sta diventando il valore più grande. E Lei? E i suoi allievi giù in Sicilia?
Questa mia lettera vuole esprimere un parere (anche se, solitamente, sono i prof a esprimere pareri sui lavori degli studenti) su un bellissimo video da Lei pubblicato. Mi è piaciuto tantissimo per come è stato in grado di toccare un argomento come quello della mafia, pesante e, allo stesso tempo, molto delicato ma anche sfuggente. Ha raccontato la storia di Padre Pino Puglisi, un uomo, un sacerdote, che ha cercato di combattere la mafia partendo dalle radici, cioè educando i più giovani, cercando così di gettare le fondamenta di un futuro migliore, basato sulla legalità, sul rispetto e sull'amore, e non su violenza e cattiveria e vendetta. Questa – ci ha raccontato – era la passione di Padre Puglisi: educare i ragazzi per una società giusta. Infatti, sono proprio loro l’arma migliore per sconfiggere l’ignoranza.
Io non conosco molto la mafia, anche se ho letto alcuni libri (e adesso aggiungerò certamente anche il suo libro al mio – ancora piccolo – “bagaglio” culturale). Pensi, qualcuno dice persino che la mafia non esiste, o che fa solo il bene della "povera" gente abbandonata dallo stato. Ma se qualcuno è stato assassinato perché lottava contro di essa (e ho sentito anche di tanti altri "eroi" che non ho mai conosciuto), o perché voleva estirpare con l'educazione dalla testa dei giovani una cultura di accettazione o di rassegnazione, allora essa è davvero un "male assoluto".
Ma adesso ho delle domande che si allargano ad altri campi: è vero che esistono dappertutto atteggiamenti mafiosi, anche presso di noi ragazzi, e nelle nostre relazioni, nei nostri gruppi? In cosa consistono? E come si fa a combatterli? Cosa non bisogna accettare mai per non essere "mafiosi" nel nostro piccolo? Cosa fanno per questo i Suoi studenti?
Qualcosa intuisco da quello che Lei ha detto e sta facendo: la cultura che combatte l'ignoranza, il racconto di figure luminose e testimoni con la loro vita, come quella che ha raccontato e che spero racconterà ancora (di 3P e di altri che purtroppo non ho mai conosciuto).
Vedo in Lei e in tanti miei insegnanti una passione educativa che mi piace molto, e di questo sono grata. Sento anch'io che nella scuola si può fare molto e qui imparare ad essere migliori di quello che siamo stati. E poi? E come?
Le auguro il meglio.
Virginia
Carissima Virginia,
sono contento di sapere che tu, la tua famiglia e i tuoi compagni stiate bene. Spero stiano bene anche i tuoi Prof, non dimenticarli, non dimenticarci! Le nostre terre non sono poi tanto lontane in questo periodo, vivendo per la prima volta nella storia recente un po’ tutto allo stesso modo. Sin dall’inizio della quarantena cerco non di perdere di vista gli alunni (e neanche i colleghi) e come prima regola mi sono dato quella di prendermi cura di loro, senza stressarli però. Qualche videolezione in diretta e registrata, alcuni consigli di lettura (libri e articoli) via chat, un tempo per l’ascolto personale o in gruppetti per una chiacchierata. Ci stiamo aggrappando insieme a qualcosa, tra scuola e vita, tra studio e le nostre passioni, cercando di farle coincidere e incidere. È un po’ come l’addomesticamento reciproco del Piccolo Principe e della volpe nella mitica storia senza tempo raccontata da Saint-Exupéry: poco per volta, un passo alla volta, per appuntamenti graduali, stesso orario stesso posto. Il resto lo scopriamo ogni giorno, ma ne vale la pena!
Intanto ti ringrazio per le parole di apprezzamento sul video in cui racconto, a modo mio, di Padre Pino Puglisi e mi auguro possa davvero leggere il libro. Ne ho parlato come faccio di solito agli incontri di presentazione o nelle scuole quando mi chiamano per parlare di mafia, legalità, giustizia. Provo nel mio piccolo, e grazie ad un grande testimone come 3P, a dare un contributo per lottare contro la criminalità organizzata e per il bene comune, ispirandomi alle parole del nostro prete, insegnante, educatore: “Se ognuno fa qualcosa…”. In questi incontri dico agli studenti e ai giovani presenti che probabilmente tra loro c’è già qualcuno che un giorno contribuirà a sconfiggere ogni mafia; del resto, alla loro età, Padre Pino, Falcone, Borsellino, non potevano immaginare cosa sarebbe stato di loro da grandi, ma probabilmente già sognavano di non arrendersi e di impegnarsi con coraggio. Oggi, anche a distanza, con un gruppetto di alunni di diverse classi stiamo lavorando ad un progetto-concorso della Fondazione Falcone sul tema delle eco-mafie; viene bandito ogni anno su aspetti diversi e l’anno scorso abbiamo avuto la possibilità di vivere il viaggio sulla Nave della Legalità da Civitavecchia a Palermo per le celebrazioni dell’anniversario della strage. Ci sono storie di vita che non vanno dimenticate e il cui racconto rinnovato serve per non perdere di vista il vero senso della realtà e dei problemi. Ci sono vite che devono essere conosciute da vicino, nei loro luoghi, dove sono diventate grandi testimonianze. A proposito, a te, carissima Virginia, posso anche rivelare “una cosa” da scrittore: ho appena concluso la stesura di un altro libro su questo argomento, la storia del giudice Rosario Livatino…ma non dirlo troppo in giro, poiché ancora è solo la prima bozza completa!
Infine, per rispondere alle tue altre domande, condivido una parte dell’intervista che ho fatto l’anno scorso al Dott. Sebastiano Ardita (attualmente è componente togato del Consiglio Superiore della Magistratura), ma da sempre magistrato in prima linea contro la mafia:
Cosa sente di dire a coloro che affermano che tanto non cambierà mai nulla?
Dico che il cambiamento deve avvenire innanzitutto dentro di noi e che l’atteggiamento giusto è quello di chi ritiene di non avere dato mai abbastanza, perché vede ancora lontana la soglia del proprio “dover essere”.
Pensa che siano utili le manifestazioni e i cortei antimafia, così come il periodico ricordo delle vittime?
Penso che ogni rituale del ricordo e ogni celebrazione dei sacrifici ci aiuti e ci dia coraggio, specie se ispirata da una partecipazione collettiva.
Ci sono gesti, azioni, scelte - per così dire quotidiane - che tutti possiamo fare per non cadere in un atteggiamento mafioso o di connivenza?
Dobbiamo solo evitare di curare i nostri interessi quando ci rendiamo conto che diventa sconveniente per la nostra dignità.
Anche lei crede come Falcone che la mafia, essendo un fatto umano, così come ha avuto un inizio, avrà una fine?
La mafia di Falcone potrebbe essere già finita, quella che c’è adesso è un’altra "Cosa nostra", ma non è certo che sia meno pericolosa della prima.
Cosa sente di dire agli attuali lettori che sognano di essere magistrati o membri delle forze dell'ordine proprio per lottare contro tutte le mafie?
Di rimanere persone normali e non cercare la propria realizzazione dentro un ruolo pubblico, ma di arricchire quel ruolo che conquisteranno con ciò che hanno imparato nella loro vita spirituale e personale. Perché soltanto così saranno credibili, innanzitutto innanzi a se stessi. Nessuna funzione ti dà il carisma e la personalità, se già non la possiedi dentro di te.
Carissima Virginia, perdonami, stavolta mi sono dilungato un po’! Grazie e un abbraccio.
Tuo prof. Marco Pappalardo