Una nuova rubrica di NPG
PAROLE ADOLESCENTI
Virginia e il professore
1. Una lettera per conoscerci
Caro Prof,
per quanto strano e assurdo mi sembri scriverLe, sono contenta di poterlo fare.
Mi presento. Sono Virginia, ho 13 anni e abito a Chieri (in provincia di Torino). Sto per iniziare il primo anno di liceo classico e, con questo, sto per iniziare una “nuova vita”: avrò nuove materie da studiare, nuovi compagni e compagne, mi farò certamente nuovi amici, e ci saranno nuovi argomenti da affrontare con loro.
Non so bene cosa sento dentro a riguardo di questo nuovo inizio. Sono certamente spaventata, ma la mia curiosità di intraprendere questa nuova avventura elimina (o almeno attutisce) ogni timore.
L’anno scorso ho scritto per NPG un articolo nel quale parlavo agli adulti dando voce a noi adolescenti. Parlavo del rapporto che c’è tra noi, delle cose belle e meno belle che reciprocamente viviamo. Parlavo di quante volte ci date forza, e di quante altre volete immischiarvi troppo nella nostra vita.
Non l’ho scritto per ricevere una risposta, né me l’aspettavo, ma Lei mi ha risposto. Mi sono subito incuriosita all’idea di poter chiacchierare con un prof su questa complicata e bellissima avventura che io e i miei compagni stiamo vivendo: l’adolescenza. Spesso voi non capite cosa proviamo e, ancora più spesso, noi stessi non capiamo cosa proviamo.
Per questo sono felice di poter avere questo confronto con una persona che non solo ha già vissuto questa esperienza, ma che come prof vive quotidianamente questa esperienza.
Non voglio che Lei dia delle risposte alle mie domande, né consigli o suggerimenti. Forse sbaglio, ma vorrei scoprire da me cosa devo fare e cosa no, voglio cercare io tutte (o quasi) le risposte alle mie domande. Quello che desidero da questa nostra conversazione è di poter guardare questa particolare fase della mia vita attraverso gli occhi di un adulto e poter osservare quello che sento... da un altro punto di vista, probabilmente lontano dal mio. In questo modo sia io che Lei ci capiremo qualcosa in più su questa difficile e importante adolescenza (e con noi, spero, altri adulti come Lei e adolescenti come me). Vorrei parlarle di ciò che provo, e ancora non so cosa aspettarmi dalla sua risposta.
So che non mi risponderà come farebbero i miei amici, e di questo sono contenta perché con loro di confronto ne ho già tanto. Spero che non mi risponderà da prof che giudica come mi esprimo e cosa scrivo, perché “raccontare” la nostra adolescenza non è semplice.
Probabilmente scriverò in modo confusionario e, a volte, alcune delle mie domande le sembreranno stupide, ma visto che non mi capita spesso di poter avere questo tipo di dialogo, voglio scrivere davvero quello che sento nel modo in cui lo sento e, si sa, quest’età è molto incasinata.
Spero di non annoiarla. Io di certo non mi annoierò.
Per oggi è tutto. La ringrazio per la sua disponibilità e Le dedico totalmente la mia.
Un saluto.
Virgi
Carissima Virgi,
anch’io sono contento di scriverti. Ho trent’anni più di te, vivo decisamente più a sud di Chieri (che ho avuto il piacere di visitare molto tempo fa) ed insegno Lettere in un Liceo Scientifico. Ottima scelta quella del Classico, ho fatto gli stessi studi e ho proseguito all’università in Lettere Classiche, per quanto con questo tipo di studi avrai aperta ogni porta tranne che non ami, come me, la matematica o la matematica non ti ami! Il primo anno delle superiori è davvero un altro mondo e pensa che io lo ripeto periodicamente con i nuovi alunni da vent’anni, ma è sempre una “nuova vita” e non manca il giusto timore anche per me. Ogni studente, ogni classe, ogni collega, ogni genitore sono una storia a sé, da incontrare, ascoltare, coinvolgere innanzitutto nella mia vita oltre che in quella della scuola. Permettimi di considerarti come una mia alunna, ma non preoccuparti di interrogazioni, correzioni, verifiche e valutazioni; quando i miei alunni chiedono se devono “per forza” svolgere quel compito, io rispondo che non va svolto “per forza”, bensì “per amore”! Così tutto cambia, persino il timore di essere giudicati, di sbagliare, di non essere all’altezza, di un brutto voto. Inoltre – dico spesso ai ragazzi - che non esistono “domande stupide”, ma solo domande e, se parliamo di adolescenza, l’atteggiamento più stupido è quello di un adulto (e pure prof!) che pensa di avere già le risposte pronte, persino a quelle questioni che non vengono poste. Sull’essere “confusionaria”, qualora accadesse, sei in una botte di ferro; vedrai che lo sono pure io a volte, ed è naturale quando si parla (o si scrive) come ci si sente e quindi con il cuore. Solo i grandi poeti riescono a mettere ordine quando scrivono con il cuore, per noi “poeti in prova” ci vuole moltissimo esercizio oltre che una dote innata, pure per scrivere “la rima fiore amore, la più antica difficile del mondo” per dirla con Umberto Saba. Ops, scusami, ma ogni tanto esce fuori quel mostro di prof. che c’è dentro di me. Tu non vuoi risposte alle domande, ah, se tutti gli studenti fossero come te! Scherzo, ma una almeno te la devo, strana e assurda: “Io ci sono e ci sarò, conta su di me”.
Grazie per la tua fiducia e sereno inizio di anno scolastico.
Sii felice! Un abbraccio
Marco Pappalardo
PS. Salutami i tuoi nuovi compagni anche se non li conosco.