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    Una nuova rubrica di NPG

    PAROLE ADOLESCENTI

    Virginia e il professore

    8. Lettera sulla fiducia

    Virgi rubricaCaro professore,

    mi rifaccio viva dopo le vacanze di Natale e prima di essere di nuovo completamente immersa nella scuola e nello studio. Le mie sono state belle e riposanti (ma d'altra parte basta che siano vacanze, no?). E le sue?
    Riprendo le nostre belle conversazioni, che mi aiutano a comprendere sempre meglio me stessa e quello che vivo... e che forse potranno essere utili anche a Lei per il suo lavoro con gli adolescenti: se non altro la mia è una voce in più, e dal Nord (anche se immagino che in Sicilia i ragazzi vivano le stesse cose!).
    Ci sono due argomenti molto importanti per me e suppongo per tutti: la fede e la fiducia. Tengo le due cose separate perché mi sembra che il loro significato sia abbastanza diverso, anche se collegato. In effetti la fede per me è una credenza "totalizzante" basata su una forte convinzione, ma che non ha la concretezza delle cose viste, toccate, sperimentate con mano (tipo la fede in Dio, la fede in qualche ideale...). Mentre la fiducia è una forma di coinvolgimento immediata e quotidiana, che si mette alla prova giorno per giorno e nelle cose concrete, come le amicizie, ma non solo, e che implica sempre un aspetto emotivo, di affetto (ed è forse proprio la base su cui può e deve appoggiarsi ogni altra forma di affetto).
    Siccome la fede è perlopiù associata alla religione, argomento molto delicato e su cui io non so ancora bene cosa pensare, adesso non ne parlo, ma mi ripropongo di farlo in seguito perché intuisco che è qualcosa di importante, anche per me.

    La fiducia, dunque.
    Una bella idea me l'ha data una materia che sto studiando in questo primo anno di ginnasio, la mitologia (devo dire che questa materia mi piace tantissimo, perche è capace di spiegarmi tante cose).
    Nell’antica Grecia la Fiducia era rappresentata come una donna molto anziana, più anziana addirittura del re degli dei, Zeus. Questo non sta forse a significare che la fiducia è qualcosa che "sta all'inizio di tutto", su cui tutto si basa, e che è in grado di tenere in piedi (o di distruggere) qualsiasi rapporto umano e sociale?
    Allora, la fiducia prima di tutto.
    E sa cosa viene prima di tutto per me? Non voglio fare la filosofa, però penso che prima di tutte le "fiducie" che posso immaginare (in me, nella scuola, nei professori, nei genitori, negli amici...), possiedo e vivo una fiducia fondamentale. Vede, io sono giovane, sto vivendo una vita, ho davanti "la" vita. Ecco, ho fiducia nella vita, in qualcosa che ancora non so bene cosa sia (ne ho troppo poca esperienza) ma che sento bella, promettente. Sento che da qui parte tutto.
    Le dico un'altra cosa che sto imparando dopo tanti pensieri e anche illusioni o disillusioni.
    Io la fiducia la vedo come un cristallo. È prezioso, di valore inestimabile, ma è tanto delicato che se cade si frantuma e perde tutto il suo valore.
    E la vedo non solo importante, ma fondamentale per costruire una vera amicizia.
    Vede, ritorno sempre qua, forse perché è la cosa che in questo momento di vita sento più forte, e ne ho maggiormente bisogno per "riempire" la vita: l'amicizia.
    Amicizia e fiducia per me sono assolutamente collegate, l'una è garanzia dell'altra.
    È brutto sentirsi soli, è bello fidarsi di qualcuno. Spesso ho avuto paura di essere sola; e pensare a chi mi sta vicino nonostante tutto, constatare che qualcuno mi supporta e mi aiuta... mi ha salvata da tante situazioni brutte. Però a volte, proprio per paura di sentirmi sola, mi sono fidata di chi non mi voleva bene per davvero. E il vero problema non sono state quelle persone (che non hanno poi retto alla prova dei fatti, ma non gliene faccio una colpa), ma sono stata io stessa che mi sono ostinata a pensare di poter contare su quelle persone per avere un punto di appoggio. Mi sono fidata di persone che non si sono dimostrate degne di fiducia, o che poi l'hanno tradita.
    Sono sicura che ci saranno momenti in cui avrò pochissimi amici veri, forse momenti in cui non ne avrò nessuno. E in quei casi penso che, piuttosto che dare la mia fiducia a chi non la merita, dovrò fidarmi di me stessa ed essere io stessa una mia amica, supportarmi da sola, credere in me e superare gli ostacoli senza aiuti da parte degli altri. È qualcosa di sensato, prof?
    Accanto a queste riflessioni che ho fatto soprattutto dopo alcune esperienze personali, mi faccio un sacco di domande, e lei magari mi aiuterà a vederci chiaro.
    Che tipo di fiducia bisogna avere negli altri? E quanta? E se questa fiducia viene tradita, faccio bene a non fidarmi più? A cercare altri? E alla fine magari fidarsi solo di se stessi e delle proprie risorse interiori è male?
    E non le faccio altre domande più impegnative, non sono ancora pronta, come la fiducia in Dio, e anche nella vita, perché vedo tante cose brutte, ma Lei le vedrà anche più di me...

    E allora chiudo questa lettera un po' sofferta, con un augurio che faccio a Lei (ma è probabilmente perché voglio farlo a me). Mi creda, è dal profondo del cuore.
    Le auguro di avere sempre qualcuno di cui fidarsi, anche solo una persona. Le auguro di non sentirsi mai solo, di avere sempre al fianco qualcuno che non ha nessuna cattiva intenzione, invidia o gelosia nei suoi confronti. È un augurio possibile? O una specie di miracolo che perlopiù non capita mai?
    Aspetto con fiducia una sua risposta.
    Sua Virgi

    marcoCarissima Virginia,

    è bello ritrovarti e sapere che hai vissuto vacanze riposanti, mentre ora - come me - ti ritrovi ad affrontare la quotidianità della scuola. Tu dici “basta che siano vacanze”, ma ti suggerisco di considerare importante il modo in cui le hai passate, le persone incontrate per scelta o per caso, il tempo dedicato a te stessa e agli altri, l’aver o meno celebrato le feste, le letture, i film, le passeggiate, le giocate, i parenti e gli amici, il pandoro o il panettone. Io provo sempre a viverle con questa prospettiva e posso dirti che pure questa volta sono stati giorni sereni.
    Grazie ancora per le tue intense riflessioni e soprattutto per le domande difficilissime!
    Per iniziare riporto una storiella scritta da Bruno Ferrero.
    «I campi erano arsi e screpolati dalla mancanza di pioggia. Le foglie pallide e ingiallite pendevano penosamente dai rami. L'erba era sparita dai prati. La gente era tesa e nervosa, mentre scrutava il cielo di cristallo blu cobalto. Le settimane si succedevano sempre più infuocate. Da mesi non cadeva una vera pioggia. Il parroco del paese organizzò un'ora speciale di preghiera nella piazza davanti alla chiesa per implorare la grazia della pioggia. All'ora stabilita la piazza era gremita di gente ansiosa, ma piena di speranza. Molti avevano portato oggetti che testimoniavano la loro fede. Il parroco guardava ammirato le Bibbie, le croci, i rosari. Ma non riusciva a distogliere gli occhi da una bambina seduta compostamente in prima fila. Sulle ginocchia aveva un ombrello rosso».
    E tu, ed io, abbiamo questo ombrello? Fiducia è portare l’ombrello rosso nelle diverse situazioni della vita, particolarmente in quelle che ci mettono alla prova. Ciò richiede da un lato abbandonarsi/fidarsi di qualcuno come un bimbo che non teme – anzi ride – quando il padre lo lancia in aria, poiché sa che non lo lascerà cadere; dall’altro lato ci vuole l’impegno, nel senso che ricevere e dare fiducia sono degli esercizi da svolgere con costanza e fatica, alla maniera degli acrobati del circo che lavorano in coppia e dipendono l’uno dalla presa dell’altro. Insieme, cioè fiduciosi reciprocamente, facciamo un patto di fedeltà, ci scambiamo metaforicamente un anello (pensa alla fede degli sposi, l’etimologia è la stessa) che ci impegna, e ci impegna persino a portare l’ombrello quando l’altro l’ha dimenticato o per l’altro che non lo possiede. Mi vengono in mente alcuni passaggi del “Signore degli Anelli”, quando in uno dei momenti più duri per Frodo, Sam gli dice con tutto il cuore: «È come nelle grandi storie, padron Frodo, quelle che contano davvero, erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi sapere il finale, perché come poteva esserci un finale allegro, come poteva il mondo tornare com'era dopo che erano successe tante cose brutte; ma alla fine è solo una cosa passeggera, quest'ombra, anche l'oscurità deve passare, arriverà un nuovo giorno, e quando il sole splenderà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, anche se eri troppo piccolo per capire il perché, ma credo, padron Frodo, di capire ora, adesso so: le persone di quelle storie avevano molte occasioni di tornare indietro e non l'hanno fatto; andavano avanti, perché loro erano aggrappati a qualcosa».
    Frodo: «Noi a cosa siamo aggrappati, Sam?».
    Sam: «C'è del buono in questo mondo, padron Frodo: è giusto combattere per questo!».
    Ed io a cosa o a chi sono aggrappato? Sicuramente non posso aggrapparmi a me stesso, finirei per cadere, perdermi, ritenermi al di sopra di tutto, superiore. Ciò non vuol dire che non devi credere in te stessa, solo che non devi credere di bastare a te stessa! Basta guardare il cielo di notte al buio, alla grandezza del creato, per accorgerci che saremmo davvero ingenui a fidarci solo di noi stessi, compreso quando siamo stati traditi da qualcuno. Direi che più che “fidarci”, dovremmo imparare ad “affidarci”, che ne pensi?
    Carissima Virginia, grazie per il tuo augurio di aver una buona compagnia e grazie soprattutto per la fiducia nei miei confronti. Io credo in te! Ti auguro un intenso nuovo anno, migliore grazie anche a te.
    Un abbraccio, tuo Prof.

    P.S. A proposito della fede: è credere che l’impossibile accadrà!


    T e r z a
    p a g i n A


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