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    Intervista sul libro «Pastorale giovanile. Sfide, prospettive ed esperienze»



    Istituto di Teologia Pastorale – Università Pontificia Salesiana 

    Elledici 2003

    Intervista a Riccardo Tonelli a cura di Graziella Teta

    (NPG 2004-02-78)


    Un precedente illustre: il “Dizionario di pastorale giovanile” (Elledici, 1990) dell’Istituto di Teologia pastorale dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. Un testo unico nel suo genere, una vera impresa editoriale – alla cui realizzazione hanno concorso i nomi più prestigiosi nel panorama della teologia pastorale e dell’educazione – che ha fatto la storia recente della pastorale giovanile in Italia. Un punto di riferimento prezioso per operatori pastorali, educatori, studiosi e studenti di scienze religiose, con due edizioni in breve tempo (un esito commerciale non comune per opere del genere). Un precedente tanto illustre che, a dieci anni di distanza dalla prima pubblicazione, l’Istituto di Teologia pastorale si è trovato ad affrontare il dilemma: aggiornare il “Dizionario” o realizzare qualcosa di diverso? È stata scelta una terza via: un’opera nuova, originale nell’impianto e nei contenuti, ma che assicura continuità con la precedente. Ecco che “Pastorale giovanile. Sfide, prospettive ed esperienze” è una pubblicazione che contiene, nel suo complesso articolato, una “proposta di pastorale giovanile”, un progetto di riflessione organica, a più voci e a più firme (è esplicita la tensione interdisciplinare), ma “che pretende una sua prospettiva unitaria”.

    L’opera è divisa in sei parti.
    La prima “Essere giovani oggi” studia i soggetti dell’azione pastorale, ossia i giovani nell’attuale contesto culturale.
    La seconda “Una pastorale all’interno della vita della Chiesa” prende in esame il soggetto operativo dell’azione pastorale: la comunità ecclesiale nella sua concretezza e nelle sue fondamentali articolazioni.
    Segue “Pastorale giovanile”, che affronta il modello operativo concreto nelle sue grandi linee e nelle preoccupazioni che lo orientano (linguaggio, luoghi, persone…).
    Nella quarta parte “L’esito della pastorale giovanile” l’attenzione corre verso le grandi dimensioni dell’esistenza del cristiano: la spiritualità, la vita etica, la scelta vocazionale.
    La quinta “Una metodologia per l’azione pastorale” riprende, con un’attenzione specifica, la questione del metodo per l’azione pastorale.
    La sesta e ultima parte “La formazione dell’operatore di pastorale” chiama in causa gli operatori della pastorale giovanile, ponendo l’accento sulla loro formazione (identità personale e competenze).
    L’opera è completata dal CD-rom allegato, che è parte integrante della proposta editoriale e si compone di tre parti: nella prima il lettore trova tutto quello che incontra scorrendo il volume e molto altro, compresi testi recuperati dal “Dizionario” in buona parte rivisti e aggiornati dagli autori, e ulteriori contributi scritti apposta per il libro. La seconda parte contiene i “Notiziari” del Servizio Nazionale di pastorale giovanile della CEI (documentazione preziosa, anche in termini di contenuti utili alla riflessione e alla progettazione). La terza parte, infine, propone un indice analitico che si collega alle prime due parti, e offre spunti di studio su argomenti specifici.
    Se la continuità rispetto al “Dizionario” è assicurata “dalla riproposta di quella linea fondamentale di azione pastorale con i giovani che, in questi anni, si è dimostrata significativa, ecclesialmente corretta, capace di promuovere di fatto una matura integrazione tra la vita quotidiana e la fede” (in concreto, l’Istituto di Teologia pastorale riconosce valido l’impianto teologico e pedagogico del “Dizionario”), la nuova pubblicazione accoglie le sfide culturali e sociali che stiamo vivendo, i problemi e le prospettive del nostro tempo.
    Ne parliamo con don Riccardo Tonelli, docente dell’Istituto di Teologia pastorale dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, co-autore del volume (e già autore del precedente “Dizionario” con Mario Midali) e coordinatore dell’opera insieme con Francis-Vincent Anthony, Luis A. Gallo, Mario Midali.

    Quali sono le principali novità offerte dall’opera “Pastorale giovanile”?

    La prima questione riguarda la differenza tra il vecchio e glorioso “Dizionario di pastorale giovanile” e questa pubblicazione. Le differenze servono a far risaltare meglio la continuità. La prima differenza è di sostanza: quello era un “dizionario”, questo è un “manuale”. Dizionario significa raccolta in ordine alfabetico di voci: il lettore ha un problema, e può trovare indicazioni per la sua soluzione scorrendo l’indice delle voci proposte e scegliendo quella che fa al caso suo. Il manuale, invece, è una sorta di lunga e impegnativa proposta organica, la presentazione di un modo di riflettere nell’ambito dell’educazione dei giovani alla fede, con una sua struttura logica. Che può essere colta nella sua integrità solo prendendosi il tempo e la pazienza di una lettura continuativa dell’opera. Il Dizionario si scorre per domande; il manuale si studia… con pazienza.
    Le altre differenze riguardano la scelta di alcune questioni nuove e originali, legate alla stagione culturale ed ecclesiale che stiamo vivendo. Faccio solo quattro esempi, tra i tanti che il lettore può scoprire di persona. Non parliamo più della condizione giovanile, ma del fatto di essere giovani in questo contesto sociale e culturale, per sottolineare un modo di approccio alla situazione dei giovani che si fa attento ai cambi culturali in atto e al loro influsso sull’essere giovani. L’approccio alla condizione giovanile era tipico degli anni Ottanta e Novanta, perché tendeva ad isolare i giovani dall’ambiente e immaginarli con un soggetto unitario e collettivo. Oggi la prospettiva è davvero diversa, tipica della situazione di globalizzazione e di frammentazione, che fa di ogni giovane una storia originale.
    Inoltre, un’attenzione speciale è riservata all’esperienza religiosa, per coglierne il senso, il processo, le esigenze relative alla sua educazione e alla sua maturazione in esplicita esperienza cristiana. La scelta è motivata, ancora una volta, dalla constatazione, riflessa e critica, di quello che sta capitando, nel profondo dei fenomeni di cui spesso si parla. Alla radice stanno gli studi che abbiamo fatto sulla stessa esperienza religiosa, a cavallo tra la prima pubblicazione e l’attuale. La terza differenza è data dall’affermazione forte della necessità di evangelizzazione esplicita, per far nascere domande religiose e portare a maturazione quelle ricorrenti. Cerchiamo di superare la “linea responsoriale” (domande e risposte) per entrare in quella “propositiva” (risposte per suscitare domande). Il tutto, però, con la preoccupazione di un profondo rinnovamento di linguaggio: parole, modelli, esperienze.
    La quarta novità è data proprio dall’attenzione all’esperienza, riconosciuta come un luogo da cui recuperare indicazioni preziose proprio per fare proposte nuove, concrete, ben inserite. Per questo il nostro testo (e soprattutto il CD-rom allegato) è ricco di esperienze.

    L’opera contiene una “proposta di pastorale giovanile”, declinata come un progetto a più voci che mira ad una prospettiva unitaria: quali, in sintesi, le “linee-guida”?

    Il nostro manuale è costruito attraverso la convergenza di più voci, in una esplicita e continua preoccupazione di assicurare confronto, coerenza e convergenza. Prima di dire quali sono gli elementi caratterizzanti, mi sembra interessante raccontare come si sono svolte le cose in fase progettativa ed esecutiva. Dopo aver impostato l’opera nelle sue grandi linee, abbiamo prima di tutto steso le introduzioni alle singole parti, per esprimere il senso della parte nel tutto e gli elementi che avrebbero composto la parte e la loro armonizzazione nel tutto. Un’opera impegnativa e delicata, firmata dall’équipe responsabile del libro in modo solidale. Agli autori sono state inviate queste introduzioni, chiedendo di collocare il loro intervento in questa logica. I contributi sono stati poi esaminati con molta attenzione dall’équipe di redazione. I risultati sono stati doppi: l’invito a verificare il contributo proposto per aggiornarlo maggiormente alla linea unificante, e il cambio delle introduzioni, quando i contributi potevano arricchirle. È nato così un vero lavoro redazionale unitario, nella ricchezza della pluralità di sensibilità e di prospettive.
    Quasi come filigrana del tutto stanno le scelte unificanti. Sarebbe troppo lungo e impegnativo ricordarle in modo esplicito. A battute rapide posso dire: la scelta di considerare i giovani nella cultura attuale come “risorsa” e non come problema, su quella motivazione teologica fondamentale che abbiamo recuperato dalla meditazione dell’evento dell’Incarnazione di Dio nella grazia dell’umanità storica di Gesù; l’attenzione continua all’educazione, come processo di maturazione personale e collettiva e come verifica della stessa proposta cristiana; l’attenzione ai grandi riferimenti della vita cristiana (come sono, per esempio, la Bibbia e la Liturgia), facendo dei giovani nella cultura attuale un luogo di “ricomprensione” e di riformulazione continua; la ricerca di un modello di annuncio cristiano ai giovani, capace di continuare quella scelta narrativa che caratterizza la struttura originale dell’esperienza cristiana; l’attenzione continua a due temi per noi decisivi: quello dell’animazione come qualità della relazione e della formazione quale dimensione permanente e prioritaria di ogni soggetto della relazione.

    Tra le parole-chiave emerge con forza, variamente declinata, quella di “educazione”

    Il nostro modello di pastorale giovanile crede moltissimo all’educazione. Lo ripetiamo continuamente. Non lo vorremmo un ritornello solo formale, ma una scelta qualificante decisiva. Educazione per noi vuol dire tante cose… in contemporaneità. Vuol dire fiducia verso i giovani e verso gli adulti, quando sanno mettersi in reciproca relazione, scambiandosi attese di senso e ragioni per vivere e per sperare.
    Significa anche che ogni proposta di vita cristiana, in tutta la sua radicale esigenza, deve saper inserirsi in queste attese e le deve, nello stesso tempo, suscitare. Va offerta in modo da permettere ad ogni giovane di sperimentarne la bellezza e l’efficacia, convinto dai segni di qualità di vita che sperimenta attorno a sé, nel nome e per la potenza di Gesù.
    Educazione significa anche sollecitare a decisioni personali coraggiose, verso un profilo alto di qualità di vita cristiana, non per la forza seducente dei modelli e dei progetti, ma per la riscoperta della propria autenticità, libertà e responsabilità.
    Bastano questi cenni per mostrare quanto la scelta dell’educazione vada controcorrente rispetto a tanti modelli ricorrenti. Molti fatti ci incoraggiano a considerarla una scelta valida e urgente… proprio in ordine alla pastorale giovanile.

    Centralissima è la Bibbia: la sua lettura e conoscenza – si legge – è particolarmente adatta ai giovani in quanto “permanente interpretazione della vita”...

    È vero: per noi la Bibbia è il riferimento centrale, che facciamo però nel quadro generale delle scelte di pastorale giovanile appena ricordate. Meditare e pregare la Bibbia significa per noi “fare memoria”, per interpretare l’oggi nella speranza, dalla parte del mistero che si porta dentro, e trovare quelle provocazioni vocazionali che ci costringono a giocare tutta l’esistenza, con entusiasmo, per la realizzazione della causa di Gesù per la vita e la speranza di tutti. Leggiamo molto la Bibbia – in modo speciale i Vangeli e gli Atti degli Apostoli – per restituire memoria a chi, come capita a tanti giovani di oggi, ha perso la memoria. E raccontiamo continuamente la Bibbia, per dare all’annuncio cristiano uno stile comunicativo che, nell’offerta dei contenuti permanenti della vita cristiana, sappia riprodurre quello fondamentale della stessa esperienza cristiana.

    Un paragrafo dei suoi contributi all’opera s’intitola “Un sogno sulla pastorale giovanile”: vuole svelarlo?

    È difficile “svelare” i sogni… perché non bastano le parole più raffinate per dare espressione ai sogni. Il mio sogno – posso parlare ora in prima persona – sulla pastorale giovanile è quello di una comunità ecclesiale capace di amare tanto i giovani, accogliendoli nel dono che essi sono, da restituire loro quella vita e quella speranza che stanno ansiosamente cercando, anche se percorrono spesso strade tanto lontane da quelle in cui siamo convinti sia possibile trovare vita e speranza. Questa comunità ecclesiale serve la vita raccontando la storia di Gesù, l’unico nome in cui è possibile avere la vita. Lo fa con coraggio e con passione, cercando di costruire attorno a sé i segni che le sue parole non sono… parole, ma interpretazione eloquente di fatti molto più eloquenti.
    Il mio sogno ha una icona concreta davanti: Pietro che guarisce lo zoppo alla porta bella del tempio, restituendogli la gioia di entrare nel tempio cantando, saltando e ballando (come hanno fatto i giovani che entravano in San Pietro durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Roma) … e che si giustifica di fronte ai difensori della legge, dichiarando, senza mezzi termini, che quel Gesù che essi hanno fatto morire è davvero l’unico nome che può dare vita. Per Pietro, per noi, per il nostro modello di pastorale giovanile, le gambe guarite dello zoppo sono la prova che solo Gesù è il Signore.
    Il nostro libro è una lunga approfondita riflessione per dire tutto questo, motivarlo e svilupparlo. Purtroppo è solo un libro. Che, nell’intelligenza operosa di chi si impegna per la pastorale giovanile… può diventare realtà: un sogno che incomincia a realizzarsi.

    Quale il “lettore ideale” cui vi siete riferiti durante la realizzazione del volume?

    Non abbiamo un lettore ideale… abbiamo noi “un ideale di lettore”: ossia, chiunque voglia bene ai giovani e sia preoccupato di farli crescere nell’amore alla vita e nel consolidamento della speranza, con una esplicita e forte attenzione all’esperienza religiosa cristiana ed ecclesiale.


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