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    Le ali del desiderio: scheda di lavoro


    Giuseppe Morante

    (NPG 2011-05-48)


    Premessa

    Riflettendo su alcune dimensioni che possono favorire l’esercizio della vera libertà, l’artico­lo parte da una riflessione di Nietzsche, cui va riconosciuta una verità calpestata dal modo di vivere dell’uomo d’oggi: i desideri non sono voglie, e le voglie non sono desideri.
    1. Quando si confonde l’adesione alle proprie voglie con l’espressione della propria libertà si sceglie la schiavitù e la cecità. La voglia è un comportamento sollecitato da soddisfazione immediata di un im­pulso; ed è solo apparentemente consapevole e libero. In realtà è costretto ad uno schema perico­losamente incline all’ossessione, al determinismo, alla schiavitù, al non senso.
    2. Ci sono possibilità per andare oltre queste logiche mondane (come voglie ed emozioni facili), per comprenderle e illuminare i confini di uno spazio entro il quale il volere umano può maturare nella libertà? È lo spazio della fecondità interiore che prospetta degli ideali capaci di riconoscere il senso della realtà nella prospettiva di valori assoluti.
    3. Forse si può arrivare ad una conclusione: inizia a vivere veramente solo chi apprende che il prezzo di una vita condotta nella luce dell’ideale è addirittura desiderabile, proprio nella sua estraneità e incomprensibilità per i criteri mondani. La desiderabilità del desiderio è altra cosa dalla vogliosità del concupire: il desiderio conosce la novità del futuro, il fascino della libertà formata da compiti che la conducono sempre oltre se stessa, da promesse che la aprono alla realtà consegnandole un compito ideale da realizzare.
    Si tratta di “inventare” un processo educativo che sappia restituire speranza all’uomo, per dare alla sua volontà il gusto della libertà del desiderio, nella cui tensione ideale il suo presente e quello del mondo si possono orientare ad un vero e promettente futuro.
    Dunque? (cf l’ultimo titoletto dell’articolo).

    1. UN’ALFABETIZZAZIONE PSICOLOGICA DI PARTENZA

    Facciamo opera di alfabetizzazione psicologica distinguendo tra voglie e desideri, perché – soprattutto nei ragazzi che non hanno ancora sviluppato il senso della capacità critico-riflessiva –­ confondere voglie e desideri è tra gli equivoci più insidiosi che possano colpire l’uomo alle prese con se stesso e con la domanda sul senso della propria libertà.

    Voglia/glie

    Nell’esperienza comune dei fanciulli e dei ragazzi descrive un impulso a soddi­sfare un desiderio o un bisogno del momento: un desiderio di qualcosa (avere voglia di) e nel linguag­gio più familiare significa nutrire la realizzazione di un forte desiderio. A volte fa riferimento a semplici capricci (un bambino pieno di voglie…).
    Provare ad elencare alcuni esempi relativi alla vita quotidiana dei ragazzi d’oggi, per mettersi in sintonia negli incontri formativi, con una breve esercitazione sulla parola “voglia di”, facendone emergere descrizioni, significati ed eventualmente fissando ciò che è “buono” da ciò che può nascondere insidie... Si tratta di un esercizio alfabetico preliminare ad ogni riflessione. E questo vale, adattando il linguaggio, per ogni categoria ed età.
    Nella vita degli adolescenti e giovani può significare anche una disposizione più chiara del­la volontà: non avere voglia di studiare; non avere voglia di scherzare. E con valore polisemantico: buona volontà, volentieri, di mala voglia, contro voglia, malvolentieri. Dove si deve far notare una certa reazione positiva o negativa ad un progetto personale di crescita, nel significato delle vere scelte che esso comporta.
    Per tutti va precisato invece la differenza tra voglia e desiderio, il cui valore potrebbe essere, per esempio, innestato nel meccanismo della risposta alla domanda: che cosa vuoi fare da grande?
    Quali sono i tuoi ideali più autentici, i desideri più giusti? La domanda vera è: c’è un traguardo da raggiungere nella vita? È raggiungibile cioè un momento in cui la vita ti appaia finalmente realizzata? Un attimo in cui le cose che ti prefiggi e in cui i desideri che avevi in serbo per il futuro incominciano ad esistere, e a quali condizioni?

    Volontà-desiderio-bisogno

    Si precisi inoltre il rapporto tra volontà (voglio), desiderio (desidero) e bisogno. Il verbo de-siderare significa osservare le stelle (sidera) con attenzione (la particella de ha infatti un valore intensivo). Si allude con ciò alla tensione ad un qualcosa di non determinato, che però attrae lo sguardo portandolo al di sopra delle cose che sono a disposizione nell’esperienza.
    Diverso dal desiderio è il “bisogno”. La parola deriva dall’antico latino bi-somnium e indica una tensione ad un soddisfacimento determinato, tale da colmare una precisa mancanza.
    L’italiano “desiderio”, dal latino ad-petere significa “tendere a”. Perciò il “desiderio” non coincide strettamente con la volontà. Si può dire che la “volontà” è il momento pratico del desiderio: cioè la tendenza attiva al bene che il desiderio ha in vista.

    Tali precisazioni terminologiche servono:
    – a mettere i ragazzi sulla lunghezza d’onda della comprensione delle parole e loro significati, da cui partire per correggere deviazioni, prevenire equivoci;
    – a mettere da subito ragazzi e adolescenti sull’avviso cosciente che lo scalpitio delle voglie è capace di inquinare il cuore e ottenebrare l’intelligenza, fino a confondere l’uomo quanto alla verità dei suoi stessi desideri;
    – a far verificare che quando una vita si consegna ai propri capricci (e le voglie sono molto spesso dei capricci), patisce la schiavitù più pericolosa: quella che viene da un’interiorità svigorita dalle proprie divisioni e vulnerabile alla malia di ogni sirena;
    – a far toccare con mano, attraverso esempi della cronaca quotidiana, che sono illusorie le soddi­sfazioni che una simile schiavitù si riduce a consumare, in preda alla precarietà della sopravvivenza a se stessa, in un vuoto interiore greve della propria fame.

    2. PROGETTARE L’ITINERARIO CHE AIUTI A LIBERARSI DALLA “SCHIAVITÙ” DELLE VOGLIE

    L’obiettivo è quello di far prendere coscienza che non esiste un momento in cui la persona sia sazia di sé, nonostante la soddisfazione dei propri capricci o voglie. Infatti l’esperienza biblica insegna che non si prosciuga la sete di desiderio che l’uomo ha, perché il cuore dell’uomo è insaziabile umanamente.
    Proprio la sofferenza (come rinuncia alle voglie), morsa implacabile che stringe una volontà divisa – afferma l’autore dell’articolo – diventa un’alleata affidabile della libertà, riannodandola con la nostalgia e la speranza alla sua origine e al suo destino di unificazione e integrità.
    Offriamo delle facili esercitazioni didattiche, da condurre con molto senso critico, perché esse si possono realizzare, a seconda dell’età dei ragazzi (e quindi con un attenta selezione dei siti internet indicati) circa il modo di vivere le voglie, di nutrire desideri legittimi, di esercitare la volontà, in vista della realizzazione del proprio progetto di vita.
    Un progetto che appare orientato e scelte effimere e/o devastanti
    A volte di fronte ai desideri insani, a voglie capricciose, a impulsi istintivi, siamo impotenti e questo ci provoca un tormento che spesso è insostenibile. Tale sentimento ci può accompagnare per tutta la vita: a volte si dimentica, altre diventerà un’ossessione. Una buona parte dell’arte di vivere dipende dalla capacità di combattere questa nostra impotenza.
    È naturalmente un’operazione difficile, perché l’impotenza genera una paura esistenziale che distrugge le nostre reazioni intellettive, il buon senso e apre la porta alla debolezza.
    * Leggere criticamente il testo delle seguenti canzoni (che si possono leggere da internet, cliccando la parola):
    – Voglia di te (Nek)
    – La voglia che non vorrei (Nek)
    – Voglia di vivere (Luca Carboni)
    – Ho voglia di ricominciare (Giorgia)
    – Loredana Errore – Ragazza occhi cielo (https://www.youtube.com/watch? v=hLiaQUiIcIs)
    * Cf lo studio della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, dal titolo: Immagina un cibo, la voglia passerà. La fantasia aziona un meccanismo di appagamento, come se ci si fosse realmente saziati di quel prodotto.
    * Leggere e riflettere criticamente sui seguenti proverbi e sul loro significato popolare. Da evidenziare il fatto che “i proverbi sono la sapienza di un popolo”.
    – Chi non ha gran voglie, è ricco.
    – Chi più desidera, più s’affanna.
    – Chi troppo desidera, niente ottiene.
    – Con la voglia cresce la doglia.

    Un progetto che parte dal soddisfare veri bisogni e ricercare desideri e ideali

    Il desiderio è il motore della vita.
    Che cos’è il desiderio, come nasce, come si manifesta? Etimologicamente la parola desiderio deriva dal latino de-siderare e significa “che non ha stelle”, cioè “che manca del senso della vita, che è riposto nel cielo”. A ben vedere, dunque, esattamente il contrario di quella che è l’idea comune legata al desiderio e cioè l’espressione di un capriccio momentaneo.
    In realtà il desiderio è eterno e infinito perché appena un desiderio è soddisfatto, ne sorgono altri infiniti, perché la nostra volontà è inesauribile. Il desiderio non conosce distinzioni di età o classi sociali. Per esempio i giovani desiderano completare gli studi per poter avere un lavoro che possa soddisfarli, sognano di poter viaggiare per conoscere il mondo, desiderano essere indipendenti e conquistare la propria libertà.
    Crescendo subentra il desiderio di affermarsi nel lavoro, acquisendo così una stabilità economica che consenta di avere una famiglia, dei figli, comprare una casa in cui trascorrere il proprio futuro. Ogni uomo, dunque, qualsiasi età abbia o a qualsiasi classe sociale appartenga, è spinto dal desiderio di realizzare ciò che sogna.
    La conoscenza è alla base della ragione del desiderare. Infatti, è il significato che si dà al desiderio che fa sì che esso sia positivo per la nostra vita.
    Certo il desiderio alto è un motore sia nella vita privata sia in quella pubblica, perché spinge ogni persona ad andare avanti, a migliorarsi. Per alcuni è la realizzazione di qualcosa di materiale e legato al quotidiano, alla conquista di piccoli piaceri che rendono ogni giorno speciale; per altri è una ragione di vita, per cui vale la pena lottare per perseguirlo. Per altri ancora il desiderio è qualcosa che supera se stessi, è quel che si realizzerà un domani in un’altra vita o quel che vediamo realizzato negli altri in questa.
    Tale percorso passa attraverso la comprensione del perché desideriamo alcune cose poiché si afferma che “se conosco il perché, l’obiettivo è già parte di me”. In realtà tutti i desideri che proviamo sono già parte di una nostra naturale propensione verso la vita e quindi realizzare un desiderio ci porta a “ritrovare” ciò che è già insito nel nostro essere.
    Desiderare davvero qualcosa significa conoscere il perché di quel desiderio. Il desiderio è strettamente correlato all’azione da compiere e all’obiettivo da raggiungere, infatti è impensabile che esista un’azione quando manca un obiettivo ed è impensabile che esista un obiettivo quando manca un desiderio.

    * Leggere e commentare i seguenti proverbi:
    – È più facile reprimere il primo desiderio, che soddisfare quelli che seguono.
    – Giammai col desiderare il sacco puoi colmare.
    – I nostri desideri sono presentimenti della nostra capacità.
    – Il desiderio fa sembrare bello ciò che è brutto.
    – Il desiderio sfrenato non giunge mai a dove aspira.
    – Il sacco dei desideri è legato con un capello.
    – Molti, poi che l’hanno avuto, piangon quel che han voluto.
    – Ottenere uno conduce a desiderare due.
    – Se ami la libertà, restringi i tuoi desideri.
    – Se bastassero i desideri, i poveri andrebbero in carrozza.
    – Sempre le reti il pescator distende, ma il pesce che vorrebbe sempre non prende.
    – Stenterà sempre chi non si contenta.
    – Vedere e non toccare è un bello spasimare.

    * Citazioni sul desiderio
    – Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare (Seneca).
    – Di desiderio più che di soddisfazione cibasi Amore. Eternamente si amano gli ideali perché non raggiungonsi mai (Carlo Dossi).
    – È doloroso scoprire che l’oggetto dei nostri pensieri e delle no­stre attese è insignificante e volgare quando lo si è infine rag­giunto: è meglio desiderare qualcosa di irraggiungibile che sape­re che si è avverata solo l’ombra dei nostri sogni (Gustaw Herling-Grudzin’ski).
    – I desideri ardenti che si annidano nel cuore umano, sono come semi gettati nell’invisibile grembo del cosmo. Essi fioriscono, per lo più, ma quasi sempre in forma tale che il cuore che li ha concepiti non riesce a riconoscerli (Ka-Tzetnik 135633).
    – I desideri della carne, se l’uomo è assalito e tentato, sono sei: il primo è quello della lussuria, il secondo è quello della gola, il terzo è quello di tutte le cose che bisognano alla vita dell’uomo, il quarto è quello dello spendere, il quinto è quello di volere signoreggiare, il sesto in dire parole villane e oltraggio fare. Tutti quanti i detti desideri si raffrenano per le dette virtù che nascono dalla temperanza (Bono Giamboni).
    – Il desiderio è metà della vita. L’indifferenza è metà della morte (Kahlil Gibran)
    – Il desiderio, qualunque desiderio, diventa una tortura quando non si è più in grado di soddisfarlo (Roberto Gervaso).
    – La mancanza di desideri è il segno della fine della gioventù e il primo e lontanissimo avvertimento della vera fine della vita (Goffredo Parise).
    – Le cose che desideriamo, desideriamole poco, non solo perché non meritano di essere altrimenti desiderate, ma anche perché desiderandole molto diventano fonte di mille pene (Louis Bourdaloue).
    – Legittimo è il desiderio del necessario, e il lavoro per arrivarci è un dovere: «se qualcuno si rifiuta di lavorare, non deve neanche mangiare» (Papa Paolo VI).
    – Nessuno tu troverai che non brami qualcosa più del necessario, nessuno che non voglia che molto gli avanzi (Poggio Bracciolini).
    – Tutto ciò che l’uomo desidera invano quaggiù, è perfetto e reale in Dio (Simone Weil).

    * Filmografia (se possibile, per i più grandi)
    – Un tram chiamato desiderio (A Streetcar Named Desire), 1951, di Elia Kazan.
    – Quell’oscuro oggetto del desiderio (1977) di Luis Buñuel.

    * Analisi e riflessioni critiche sul testo della canzone Desiderio di Biagio Antonacci

    Progetto cristiano dei desideri nell’alveo della vera libertà

    Nella bibbia, il desiderio di infinito e il desiderio proibito non sono due poli alternativi.
    – Il desiderio di infinito è una vocazione, non una maledizione. Consente di intravedere un orizzonte più grande nelle piccole realtà che si vive, quelle del mangiare, del bere, dell’incontro... Il desiderio di infinito si realizza non con “il cogliere dall’albero del bene e del male” (albero della conoscenza, del potere, della libertà come proprietà da rivendicare), ma nell’accoglierlo come dono.
    – Il “non desiderare” dei comandamenti non è un invito a reprimere o demonizzare i desideri, ma a educarli e orientarli. La realizzazione del desiderio avviene non prendendo il posto di Dio, ma nell’accoglierne i doni. Il desiderio che nasce dal bisogno di vivere può finire nella morte se si cede alla tentazione di mettersi al posto di Dio e se si viene meno al giusto rapporto con l’altro, trasformando l’altro in oggetto invece che in soggetto di incontro.
    “Chiamati a guardare in alto, nessuno osa alzare lo sguardo”, ammonisce il profeta Osea, per ricordarci quanto è difficile puntare più in alto, puntare più in profondità nei nostri desideri e ideali di vita. Ma la nostra storia, anche se si muove a partire da ciò che c’è, concretamente, è sostenuta dal carattere promettente della vita, affidati alla speranza di chi ci sussurra “non temere”, avanziamo passo dopo passo, spessissimo camminando sul pelo di un mare di problemi, domande, incertezze.
    Non si vede il senso in tutto ciò? In questo senso poggia la fiducia del credente in Colui che è il Senso (il Logos). Capace di sostenere il cammino dal suo inizio, nel suo svolgimento, verso il compimento... E magari fidandoci pure di quello che non capiamo di noi stessi.

    Nella bibbia

    La bibbia è piena di persone attraversate da desideri. Ezechiele è chiamato da Dio uomo dei desideri. Numerosi sono i protagonisti di storie di amore, di gelosie, di lotte e non solo tra uomo e donna (v. Gionata e Davide).
    Ma oltre ai desideri che soddisfano i bisogni primari (mangiare e bere…), non esiste forse un altro potente desiderio, quello del potere, del successo, del difendere e promuovere la propria identità? È questo il primo desiderio che si incontra nella bibbia.
    – Il dramma del desiderio nel giardino di Eden (Genesi, cap. 3).
    – Il conflitto del desiderio in Caino (Genesi, cap. 4),
    – La bramosia del popolo nel deserto (Numeri 11, 4-35).
    – Il “non desiderare” (Esodo 20,17; Deuteronomio 5, 21).
    – Il desiderio di Dio (Salmo 63).

    Nella storia del pensiero

    Pensatori come Aristotele e Tommaso d’Aquino presentano il desiderio come una tendenza a fruire della realtà, cioè a godere di essa lasciandola essere ciò che è, e non assimilandola a sé. Se l’oggetto appropriato del desiderio si profila come una realtà infinita, è chiaro che una tale realtà non potrà essere usabile o assimilabile.
    In una sua canzone Leopardi si chiedeva come la natura umana, fragile e destinata a tornar polvere, potesse provare pensieri così alti: “desideri infiniti e visioni altere”. La constatazione della sproporzione tra natura umana e aspirazione all’Infinito è sottesa a tutta la sua produzione poetica e ne costituisce un tratto inconfondibile. Ma dove sono andati a finire i “desideri infiniti e le visioni altere” di cui parlava Leopardi? Cosa resta della coscienza del “misterio eterno dell’esser nostro”?

    Nella nostra storia sociale

    Il rapporto del Censis sulla situazione sociale del nostro Paese evidenzia una società malata, “piatta”, in cui “vince una dimensione orizzontale, spesso vuota”, in cui emergono “fragilità sia personali che di massa che fanno pensare ad una perdita di consistenza (anche morale e psichica) del sistema nel suo complesso.
    È frequente il riscontro di “comportamenti spaesati, indifferenti, cinici, prigionieri delle influenze mediatiche, condannati al presente senza profondità di memoria e futuro”. L’insicurezza diffusa è definita un “virus sociale”, non solo personale.
    Fra le cause che hanno portato a questo stato di cattiva salute viene identificato l’appiattirsi del desiderio, diventato “esangue, senza forza”. Non si vive all’altezza del desiderio che ci costituisce; siamo depauperati della nostra ricchezza intima e insopprimibile; riduciamo l’espressione di noi stessi a una reazione sentimentale e nostalgica.
    Nei casi estremi, “pulsioni sgregolate” originano comportamenti individuali violenti (in ambito familiare e non), atti di bullismo, “apatici e facilitati godimenti sessuali”, esito dell’essersi sottratti al controllo di norme generali e di una diffusa solitudine. “Siamo una società pericolosamente segnata dal vuoto”.
    Ma il desiderio non sta con il vuoto o con l’indifferenza; esso si estende, per sua natura, in una dimensione verticale e spirituale. Non va confuso con la soddisfazione di un bisogno. Tanti bisogni sono oggi indotti: “bambini sono obbligati a godere giocattoli mai chiesti; adulti sono coatti, più che desideranti, al sesto tipo di telefono cellulare”.
    Desiderio è ben di più: c’entra con le stelle. De-sidera, cioè un movimento dall’alto in basso, dalle stelle al cuore. Il cielo, la splendida luce degli astri, si avvicina al cuore dell’uomo per riportarlo alla destinazione che gli è propria. Così il desiderio può vivere, tornare vitale e rendere ricco l’uomo di attesa e di speranza, di prospettiva, di uno sguardo lanciato oltre il limite del finito perché chiamato da un Altro.
    Il desiderio ha bisogno di ciò che la cultura dell’avere ha accantonato, di ciò che non serve al “sapere per fare”, come oggi si predica, ritenendo inutile ciò che non sia immediatamente spendibile. Il desiderio infinito, sepolto sotto uno strato di incrostazioni, attende di risorgere attratto dalla ferita provocata dalla bellezza. “La bellezza è la grande necessità dell'uomo”, afferma Benedetto XVI, ed “è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui, l'opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall'egoismo”. In una parola, la bellezza riaccende il desiderio.


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