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    Bellezza, musica e canto



    Discepoli della bellezza /7

    Maria Scalisi

    (NPG 2011-01-77)


    Nella storia del pensiero

    La musica vanta tradizioni antiche e complesse. Numerosi sono coloro che, nella storia del pensiero, si sono interessati alla musica, facendone emergere aspetti svariati connessi alla morale, all’educazione, alla Bellezza. Nella tradizione del pensiero filosofico vogliamo ricordare la scuola pitagorica per il suo particolare pensiero sul ritmo e per la teoria, che unisce l’armonia esistente nel mondo fisico alla superiore armonia che vige nel mondo spirituale, nell’anima. La scuola pitagorica, ebbe inoltre l’intuizione di una certa corrispondenza fra il movimento ritmico-musicale e i movimenti psichici.
    Singolare il pensiero di Platone, che fu tra i primi a sottolineare il valore catartico ed educativo della musica.[1]
    Aristotele, invece, asseriva che la musica ha molteplici scopi: può servire all'educazione, procurare catarsi, concedere riposo, sollevare l'anima. Anche Aristotele vedeva nell'arte in genere e in particolare nella musica un mezzo efficace di educazione.[2]
    Plotino considerò la musica un modello originario di armonia e ritmo, una delle forme pure che compongono l’eterno e permette al nostro mondo materiale l’elevazione alla Bellezza Assoluta. Da questo presupposto Plotino afferma che “non è la non-musica che fa il musicista, ma la Musica; e la musica sensibile è prodotta dalla Musica che le è anteriore” (Enn. V,8,1–30).[3]
    A questa antica tradizione si aggiunge Agostino d’Ippona (354 – 430), il quale attribuiva alla musica una straordinaria valenza in quanto disciplina appartenente alle arti liberali: grammatica, dialettica, retorica, musica, astronomia, geometria, artimetica. Tali arti erano per lui mezzi efficaci per consentire allo spirito dell’uomo di applicarsi a realtà in cui si mescolano sensibile e intelligibile e di elevarsi dalle realtà sensibili alle realtà intelligibili. Tutto questo può avvenire per il tramite delle arti liberali tra cui primeggia la musica.
    Ricordiamo che Agostino è autore del De Musica, un’opera scritta tra il 387 e il 389, che si presenta come un trattato sistematico in forma di dialogo tra Maestro e discepolo, dove tra un’alternanza di domande e risposte Agostino espone principi, leggi, concetti scientifici relativi alla musica e al suo valore estetico.
    La musica, definita come “scientia bene modulandi” (De mus. 1,2,2), è analizzata attraverso il ritmo. Agostino giunge ad asserire che il ritmo intelligibile e ideale proviene da Dio stesso ed è comunicato all’anima, che lo riscopre nella sua interiorità; l’anima è dunque la sede di tale ritmo. Quando l’uomo scopre dentro di sé l’ordine armonico del ritmo rivolge pienamente se stesso a Colui che eternamente tutto ha disposto nell’ordine del creato, secondo eguaglianza, proporzione e bellezza. In fondo è questo che interessa ad Agostino e che interessa anche a noi affermare in questa sede. Agostino utilizza la metafora della musica per evocare la soavità dell’esperienza mistica.[4] Per Agostino la nostra vita, quando si rivolge al vero Bene, diventa cammino (morale) di bellezza e di gioia che ci fa esultare nel canto (corrispondente alla gioia della tranquillità dell’ordine dell’amore): “Canta e cammina! Cosa vuol dire: cammina? Avanza, avanza nel bene (...) Se tu progredisci, cammini; ma devi progredire nel bene, nella retta fede, nella buona condotta. Canta e cammina” (Serm. 256,3).
    Agostino esercitò una profonda influenza nel pensiero medievale. Severino Boezio, nella sua opera De institutione musica, suddivide la musica in tre categorie principali: musica instrumentalis (armonia dei suoni), musica humana (armonia dell’anima), musica mundana (armonia dell’universo). La prima categoria si riferisce alla musica comunemente nota quale arte dei suoni; la seconda, invece, ha per oggetto l'armonia dell'anima umana, la quale, per raggiungere un alto grado di perfezione deve essere principalmente accordata con se stessa. Infine, la musica mundana è l'armonia dell'universo, che può essere pensata come tale solo mediante l'anima umana, in quanto questa contiene in essenza il suo archetipo.[5]
    Più tardi Tommaso d’Aquino commentando il trattato De Trinitate di Boezio aveva affermato che: “musica considerat sonos non in quantum sunt soni, sed in quantum sunt secundum numeros proportionales” (Comm. Boeth. De Trin. 5,3).
    E adesso come non rivolgere il nostro pensiero a Dante Alighieri e al suo amore per la musica: non poteva essere altrimenti per un poeta così sensibile al bello. Un'opera sui generis, per la sua prevalente musicalità simbolica, è la Divina Commedia: la prima cantica, l'Inferno, è, per così dire, una non-musica, in quanto deve esprimere il regno del caos, dell'assenza della luce divina e dell'ordine. In Purgatorio la musica è diversa, qui i suoni piacevoli e gli inni fanno da sfondo a tutta la cantica, allo scopo di guidare le anime sulla via dell'eterna salvezza. Nel Paradiso la musica è del tutto ineffabile, perché riflette l'armonia e l'ordine del cosmo.[6]
    Hans Urs Von Balthasar, il teologo della bellezza e dell’amore, nel 1925 scrive un saggio musicale dal titolo “Lo sviluppo dell’idea musicale”. Nella premessa Balthasar pone l’accento sulla dialettica di percezione/inafferrabilità della musica: “La musica è l’arte più inafferrabile perché è la più immediata”, nasce dalla nostalgia di un senso che l’intelletto umano cerca di afferrare e di fissare. Inoltre la musica avvicina il divino, il quale, tuttavia, non può essere colto se non in una forma essenziale, nel modo attraverso il quale ci accostiamo al divino e cerchiamo di esprimerlo con la musica. Dio è movimento, gesto di donazione e di rivelazione; la musica, di conseguenza , in quanto movimento è particolarmente atta a cogliere il gesto originario di donazione di Dio.[7] Von Balthasar ha scritto anche un’opera dal titolo “Il cuore del mondo”, che dedica ai giovani, invitandoli a giungere all’essenza dell’amore, attraverso l’ascolto attento del ritmico battito del cuore del mondo.
    Quasi a riassunto della trattazione, ecco la luminosa voce di Martina Calia,[8] poetessa dall’animo sensibile alla musica, al canto e alla bellezza:

    Musica Perfetta

    La musica è l'apice dell'amore universale
    che si trasforma in note,
    è la sola comunicazione
    tra gli angeli e le stelle.
    La musica è il richiamo di Dio
    per dirci che non siamo soli,
    è l'unica lingua che tutti gli umani
    sono in grado di comprendere.
    La musica è espressione
    di un Dio che nulla teme,
    è il dono più importante
    che ognuno possa avere.
    La musica è la cura
    che allevia ogni dolore,
    Dio l'ha inventata apposta
    per farci stare bene,
    per farci costruire
    un futuro tutti insieme.

    Per una pedagogia del bello nella musica

    Come aiutare i giovani a scoprire e sviluppare la cultura musicale e a far diventare la loro vita un canto di lode?
    Possiamo tentare favorendo un accostamento graduale dei giovani alla bella musica, classica e lirica, al canto gregoriano, lirico, allo studio nei Conservatori o più semplicemente tramite la partecipazione agli spettacoli teatrali, ai concerti, oppure a tutte quelle attività che hanno lo scopo di affascinare e legare al mondo della musica.
    Ad esempio, a Roma, il Teatro dell’Opera organizza preziose attività educative e intrattenimenti finalizzate alla conoscenza e alla diffusione del patrimonio della lirica e della danza. Con approcci mirati, in base alle fasce di età, gli studenti di ogni ordine e grado, possono scoprire i segreti della vita quotidiana di un grande Teatro e le diverse creatività artistiche e tecniche che si esprimono e si realizzano negli allestimenti: l’orchestrazione, la trama, il canto, la recitazione, la regia, le scene, le luci, i costumi.
    I progetti e le realizzazioni proposte hanno saputo donare non solo un indimenticabile momento estetico-etico-educativo, ma anche quella “particolare vibrazione dell’anima nel dato sensibile” di cui parla Agostino, con la consapevolezza che “il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta e il battito del cuore di chi ascolta” (K. Gibran, Il Profeta). Sublime l’orchestra e la sua direzione. Musica e canto non sono altro che le ali solide per la trascendenza al divino. L’udito che sente l’armonia, gode dei suoni messi insieme dall’ordine armonico[9] e per mezzo dei sensi l’anima si trascende.
    Le famiglie che insieme si recano a teatro, attraverso la musica, riscoprono la bellezza di stare insieme e la gioia dell’amore. L’attesa dello spettacolo in famiglia può diventare occasione di cultura, dialogo, riflessione e di rinnovata gioia dei cuori, troppo spesso assuefatti dalla routine quotidiana.
    Oggi i politici dovrebbero dedicare una particolare cura per la promozione e il sostentamento della musica classica e lirica. Non si può soltanto investire per creare ricchezza materiale (esempio: costruzione di ponti, strade, ecc...), bisogna primariamente investire in bellezza, per creare ricchezza spirituale. Un Paese che sa investire le proprie risorse nella musica è un Paese attento alla persona umana, alla famiglia, e quindi alla società. Chi governa deve avere a cuore la sorte del proprio popolo, evitando la deriva materialista e utilitarista. Deve inoltre saper cogliere quel desiderio di bellezza che è in ciascun essere umano, per costruire una società a dimensione d’uomo.
    Occorre che i politici sostengano, con leggi appropriate, la funzione educativa delle belle arti per la formazione individuale, sociale e morale, rispondendo in questo modo anche all’appello rivolto dal Sommo Pontefice Benedetto XVI, che nella sua Enciclica Caritas in Veritate invita a realizzare quella “civiltà dell’amore” il cui seme Dio ha posto in ogni popolo, in ogni cultura (CV 33). Per il Papa “non ci sono sviluppo plenario e bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone, considerate nella loro interezza di anima e corpo (CV 76). La dimensione spirituale che deve connotare necessariamente tale sviluppo perché possa essere autentico – richiede – occhi nuovi e un cuore nuovo, in grado di superare la visione materialistica degli avvenimenti umani e di intravedere nello sviluppo un “oltre” che la tecnica non può dare. Su questa via sarà possibile perseguire quello sviluppo umano integrale che ha il suo criterio orientato nella forza propulsiva della carità nella verità (CV 77) .
    Là dove il sostegno economico alla musica classica e lirica non dovesse avvenire da parte della res publica a beneficio del bene spirituale della famiglia umana, questo sostegno dovrebbe avvenire a livello privato: finanziando borse di studio, erogando fondi in beneficenza per la diffusione della cultura musicale classica e lirica.
    Addirittura, chi sostiene alcuni teatri può diventare “socio fondatore” partecipando dinamicamente a tutte le attività culturali e artistiche: una meravigliosa e originale idea, per aprire noi stessi e quanti ci stanno accanto alla Bellezza e all’Amore!
    Compito educativo questo soprattutto delle famiglie e degli insegnanti: facendo sperimentare e insegnando la bellezza nelle classi, nelle famiglie, nei centri educativi ecc... ognuno può donare quella scintilla di Verità, di Bontà e di Bellezza che negli educandi si trasforma in luce e dono per la vita. Genitori ed educatori li possono davvero proiettare nella figura luminosa del Bello.


    NOTE

    [1] Cf Platone, Tutti gli scritti, a cura di G. Reale, Bompiani, Milano 2000, p. 1142 ss. e p. 1482 ss..
    [2] Cf Aristotele, Poetica, a cura di G. Reale, Bompiani, Milano 2000, p. 65-67.
    [3] Cf Plotino, Enneadi, a cura di G. Faggin, Bompiani, Milano 2000, p. 905.
    [4] Cf M. B. Zorzi, Autonomia della musica e mistica cristiana. Lo iubilus in Agostino d’Ippona, in Reportata (1 settembre 2003), p. 1-25.
    [5] Cf R. De Benedictis, in https://www.e-p-a-p.com/publications/bookcard.php?isbn=888398000x
    [6] Cf R. De Benedictis, in https://www.e-p-a-p.com/publications/bookcard.php?isbn=888398000x
    [7] Cf E. Guerriero, in https://www.communio.fr /IMG/pdf/von_balthasar_e_le _sfide_della_cultura. Pdf - Micr
    [8] Cf Martina Calia è nata a Sassuolo (Mo) il 15 giugno 1994. Studia presso il Liceo Socio-Psico Pedagogico ad Orientamento Musicale di Modena ed è catechista dal 2009 a Maranello (Mo). Durante il tempo libero si dedica alla musica, al canto e alla poesia. Martina Calia ha scritto «Musica Perfetta» dedicandola con grandissimo affetto a tutti i lettori di Discepoli della Bellezza.
    [9] Cf T. Manferdini, L’estetica religiosa in S. Agostino, Zanichelli, Bologna 1969, p. 21.


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