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    Geografia e storia della Bibbia (cap. 3 di: Una Bibbia sempre giovane)


    Cesare Bissoli, UNA BIBBIA SEMPRE GIOVANE. Tracce per un incontro, Elledici 1998

     

    Le nostre domande

    Probabilmente abbiamo qualche difficoltà a chiamare «storia» la Bibbia. Quanto meno è così straordinaria, per non dire strana. Si può ammettere che tutto l'esercito del Faraone sia stato sommerso dalle onde del mare, al tempo dell'esodo (Es 14)? E di quella notte di Natale, quando apparvero in cielo miriadi di angeli (cf Lc 2,13), perché nessuno degli scrittori del tempo ne ha fatto minimo cenno? E di tanti altre cose gli storici non biblici hanno taciuto, o come Tacito si sono limitati ad una informazione su Gesù quasi evanescente se non offensiva...
    Insomma di che storia si tratta? Ma poi come ci possono interessare tante notizie come genealogie sterminate (cf i primi 8 capitoli del primo libro delle Cronache), leggi talora strane (v. Levitico), racconti non sempre edificanti (cf Gn 34)? Non conviene limitarsi a cogliere i «grandi insegnamenti» della Bibbia, da Giobbe, ai Vangeli, a Paolo?
    Noi oggi, assistendo al contrasto drammatico tra israeliani e palestinesi sul possesso della «terra santa», ci facciamo facilmente la domanda: perché un attaccamento così forte alla terra? Che cosa rappresentano nell'ordine della fede queste poche migliaia di km. quadrati? Che ruolo ha avuto la geografia (terra, acqua, sole, prodotti del suolo...) nel credo religioso dell'uomo biblico?

    Il filo della nostra risposta

    Se vogliamo essere onesti verso la Bibbia, la prima cosa è che non possiamo rinunciare ai dati di fatto: chi apre la Bibbia deve fare i conti con la storia e la geografia. Infatti proprio di essa non è fare speculazioni belle, ma astratte, come potrebbe fare un filosofo, ma dare al lettore la visione, anzi il gusto, talora violento, altrove sublime, sempre interessante, della storia di un popolo collocato in una determinata area geopolitica, storie di generazioni e generazioni, di personaggi grandi e piccoli, da Abramo, a Mosè, a Gesù, a Maria, a Paolo, uomini e donne che sono passati per tutti i problemi della vita personale e sociale, dunque della schiavitù e della libertà, della carestia e dell'abbondanza, della paura della morte e dell'estremo attaccamento alla vita, e ciò in mezzo a popolazioni spesso più potenti e nemiche. Sicché per loro, per la gente della Bibbia, avere fede in Dio era necessario come il respiro, ma anche difficile come la traversata di un mare in tempesta, lo spostarsi e l'emigrare erano inevitabili e d'altra parte forte e incessante era la ricerca del radicamento in un tempo e in uno spazio e il mantenimento di una «patria».
    È in questa prospettiva di unità profonda tra esperienza e fede che si colloca e va compresa la «storia» della Bibbia, di Gesù, appurando le testimonianze esterne degli storici, ma soprattutto, standovi dentro, per capire che l'unico modo a disposizione dell'uomo biblico per raccontare la sua storia era di dirla come ha fatto, come una storia di uomini che hanno camminato con Dio perché Dio - ne erano certissimi - aveva scelto di stare e camminare con loro. «Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i popoli - ma perché il Signore vi ama...» (Dt 7,7-8).
    «E il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14).
    Dal riconoscimento di questa convinzione dell'uomo biblico parte la nostra informazione, necessariamente rapida, perché l'approfondimento va fatto affrontando le singole parti o libri. Ed anche perché si tratta di una storia - e geografia - dall'ampiezza di duemila anni e quindi ricca di variazioni (altra è la terra di Israele ai tempi di Abramo, di Davide, di Gesù). Piuttosto sostiamo a valorizzare il significato profondo di questo inquadramento storico-geografico offerto dalla Bibbia.
    Due sono i nuclei: la collocazione territoriale della storia biblica (o geopolitica biblica), e le tappe di tale storia.

    LA GEOPOLITICA DELLA BIBBIA

    La vicenda della Bibbia è legata a tre territori: il Medio Oriente Antico come contesto, la Palestina come luogo diretto, più il bacino del Mediterraneo orientale.

    La «Mezzaluna fertile»

    È il contesto del Medio Oriente Antico.
    Per Medio Oriente Antico si intende il territorio situato tra il Nilo (Egitto) e la terra dei due fiumi, Tigri ed Eufrate (Mesopotamia), comprendente quindi gli attuali paesi di Egitto, Palestina (Israele), Libano, Giordania, Siria, Iraq. Il fatto che la parte fertile assuma il profilo di una curva che dal Nilo e il Giordano passa tra deserto arabico e montagne di Turchia e Iraq del nord e finisce con il Tigri ed Eufrate, ha fatto chiamare «Mezzaluna fertile» il contesto di tanta storia della Bibbia, o anche «arco crescente».
    Tralasciamo di dire che in quest'area si sono succedute civiltà ed imperi per oltre cinquemila anni prima di Gesù: ad ovest l'Impero egiziano, ad est Sumeri, Accadi, ilittiti, Assiri, Babilonesi, Persiani, fino ai Macedoni di Alessandro Magno e ai Romani che tutto unificarono. Sono luoghi celebri per scoperte archeologiche: da Ebla (2500 a.C.), a Mari (1800 a.C.), ad Ugarit (1500 a.C), e naturalmente le gigantesche costruzioni egiziane delle Piramidi, della Sfinge, delle tombe nella Valle dei Re...
    Per Israele le vicende dei popoli della «mezzaluna fertile» si intrecciano così strettamente con le proprie da assumere un significato teologico, come vedremo nel paragrafo dedicato alla storia.

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    La terra della Bibbia

    È via via chiamata Canaan (prima di Israele), Israele (dopo la conquista), Palestina ai tempi dei romani, ed oggi ancora Israele e Palestina, secondo i contendenti in campo. In prospettiva religiosa, viene abitualmente chiamata Terra Santa.
    In verità si dovrebbero mettere tante cartine a seconda dei secoli. Va almeno distinta la Palestina prima di Gesù e ai tempi di Gesù.
    Mantenendoci sulle informazioni generali annotiamo questi indicatori, utili per capire i tanti dati della Bibbia, segnatamente al tempo di Gesù.
    Chi prendesse un aereo e sorvolasse la terra biblica, lo farebbe molto in fretta: la superficie è grande quanto la Sicilia (circa 25mila kmq); 240 km di lunghezza nord-sud («da Dan a Bersabea») e 110 di larghezza (dal Mediterraneo al Giordano). Percorrerla tutta è facilissimo. Purtroppo oggi le tensioni in atto creano gravi difficoltà di spostamento.

    Dal nord al sud

    Vedendola dal nord a sud, la Terra Santa si stende sotto di noi con tre regioni successive:
    - La prima è la regione della Galilea dotata di larghe pianure (Esdrelon, Saron) e di montagne elevate.
    Vi troviamo nomi ben noti: monte Ifermon dalle nevi perenni; monte Carmelo, luogo del combattimento di Elia contro i profeti del Dio cananeo Baal (cf 1 Re 18); Meghiddo, il luogo delle mille battaglie delle grandi potenze; Nazaret, la patria di Maria e della famiglia di Gesù (cf Me 6,1-6); monte Tabor, venerato come l'altura della trasfigurazione di Cristo (cf Mc 9,8); Cafarnao, patria di Pietro e seconda patria di Gesù, ospite di Pietro (cf Mc 1,21-31); lago di Genezaret o di Tiberiade, sito celeberrimo della tempesta sedata così come della pesca miracolosa (cf Me 4,35; Gv 21,1-13).
    - Entriamo subito dopo nella regione della Samaria, montuosa ed aspra, terra dei separatisti samaritani.
    Luoghi celebri, come Sichem, dove approdarono i greggi dei Patriarchi, dove Giosuè rinnovò l'alleanza del popolo con Dio (cf Gs 24), dove Gesù incontro al pozzo la donna samaritana (ef Gv 4); centro della regione era Samaria, che è l'attuale Nablus, celebre capitale del regno del Nord, la prima parte di Israele a cadere sotto l'invasione assira nel 722 a.C.
    - Finalmente si entra nella più nota Giudea, la regione biblica per eccellenza perché ha al centro Gerusalemme, la città di Dio.
    Gerusalemme è la città sul monte secondo il linguaggio di Gesù (circa 800 m) (cf Mt 5,14), capitale della nazione e segno del suo destino, luogo della drammatica rivelazione di Gesù crocifisso e risorto; poco più avanti, si individua Betlemme, città di Davide e luogo della nascita di Cristo (cf Le 2); più sotto ancora, ci si imbatte nella città tra le più antiche ed oggi tra le più tumultuose, Ilebron, che custodisce la memoria dei Patriarchi; scendendo ancora si entra nel deserto del Negev.

    Da ovest ad est

    Se invece facciamo il centinaio di km da ovest ad est:
    - partiamo dalla costa del Mar Mediterraneo, con la città di Cesarea, residenza di Pilato, ma anche luogo dell'«apertura» di Pietro al mondo pagano grazie all'incontro con Cornelio (At 10);
    - poi segue la sefelah o zona collinare, al cui inizio si incontrano Tel Aviv, la capitale moderna dello stato di Israele ed altri centri altamente industrializzati dello stato ebraico; in questa zona che non vide quasi mai la presenza di Gesù, si svolsero battaglie epiche, da Davide e Golia (cf 2 Sam 17) ai fratelli Maccabei;
    - salendo, la collina lascia il posto alla montagna, di cui «il colle di Sion», ove sorge il Tempio di Gerusalemme, è l'espressione più alta, in senso materiale, ma soprattutto in senso teologico (Sal 48), cui segue verso nord la dorsale samaritana. È su queste zone alte ben protette che iniziò il primo insediamento ebraico e il monte poté più facilmente diventare simbolo dell'abitazione di Dio;
    - subito ad est, il monte precipita nel deserto di Giuda fino ad una profondità di oltre 400 metri sotto il livello del mare. Siamo nella impressionante e caldissima fossa giordanica, non per questo meno abitata: ricordiamo la fortezza di Masada, eroico luogo della resistenza ebraica contro Roma; Qumran, con il monastero esseno e le grotte in cui al tempo dell'assedio di Gerusalemme fu depositata la biblioteca dei monaci, tesoro inestimabile storico-culturale; più avanti troviamo Gerico, ritenuta la città più antica del mondo, la prima incontrata dagli ebrei secondo il libro di Giosuè, e percorsa sovente da Gesù, dove incontrò Zaccheo (cf Le 19,1-10) e guarì il cieco detto di Gerico (cf Mc 10,46-51).

    La grande fossa giordanica

    Si stende per oltre 400 km in direzione nord-sud:
    - incontriamo a sud il Mar Morto, a 396 m. sotto il livello del mare, il bacino di acqua più straordinario e pauroso della terra, vera acqua di morte per il sovraccarico di sali minerari che tengono a galla il bagnante; questo mare per gli ebrei evoca la sorte terribile della città maledette, Sodoma e Gomorra (cf Gn 19);
    - nel Mar Morto sfocia il Giordano, il fiume sacro di Israele, luogo di transito di Israele nella conquista di Giosuè (ef Gs 3-4) ed anche del battesimo di Gesù (ef Mt 3,13);
    - dopo una serpentina di 300 km, il Giordano si salda più a nord, come estuario, con il lago di Tiberiade o Genezaret (170 kmq, 21x11 km, 220 m sotto il livello del mare), il lago di Gesù, uno dei posti più affascinanti della Palestina.
    Il clima della Palestina è subtropicale, con scarsità di piogge, che avvengono in primavera ed autunno. Di qui il valore decisivo dell'acqua e la grande cura del verde. Oggi come ieri. La neve può cadere a Gerusalemme e in inverno può fare più freddo che a Roma.

    Una terra fiorita di simboli

    Luce, sole, pioggia, deserto, mare, monte, strada, vigna, pecore, casa..., tutto diventa alfabeto della fede. La terra quindi con i suoi clementi si presta per il grande simbolismo religioso dell'esistenza dell'uomo biblico, da molteplici punti di vista, di cui diamo solo un assaggio: la vita nella terra, con animali e piante, rappresenta il massimo dono di Dio, per l'uomo; la terra-acqua e i suoi frutti valgono come «benedizione» di Dio; il deserto è il luogo della non-vita, della tentazione, quindi luogo. di prova da parte di Dio, dell'amicizia o della ribellione a Lui, estrema occasione di solidarietà tra la popolazione; la necessità del cammino per i pascoli ed anche di fronte alle invasioni nemiche, e dunque delle vie per muoversi adombrano fatalmente un senso della vita come pellegrinaggio e stimolano la tensione alla meta, al «riposo», di cui è emblema il sabato, l'ultimo giorno della settimana (cf Gn 2,1-4); il monte, il cielo, l'alto, quanto vola, rimandano a Dio; la casa rispecchia il «tempio»; il mare con la sua irrequietezza ed infertilità si fa segno di male e di morte...

    LA VICENDA STORICA

    Oggi si dice che il tempo delle «grandi narrazioni» si è estinto, che si è capaci di cronaca, non di storia. Ebbene la Bibbia è esattamente il contrario, rimane la narrazione forse più grande, consegnata all'umanità, dove la storia di un popolo è vista intrecciarsi con la storia stessa di Dio con questo popolo, a partire dalle origini più radicali (la creazione del mondo) fino alla fine più... finale, i «cieli nuovi e terra nuova» con la venuta del Messia e l'irruzione della «vita eterna».
    È un immenso affresco che stando ai tempi storici si estende dal 2000 circa a.C. fino all'anno 100 d.C.
    Non possiamo fermarci troppo: toccherà nello studio dei diversi passi della Bibbia realizzare l'inquadramento storico opportuno. Qui ci limitiamo a dire le fonti, il contesto medio orientale, le grandi tappe bibliche e postbibliche.

    Una storia fortemente intrecciata

    La Bibbia esprime la «storia di Israele, di Gesù e delle prime comunità cristiane» all'interno della storia di ambiente.
    Come ogni storia, quella biblica ha lasciato dei segni, che per noi valgono come tonti. Sono di due tipi:
    - fonti bibliche, di tipo letterario, gli stessi libri biblici anzitutto, ed archeologico: la Palestina è un immenso cantiere di scavi dove si ritrovano in continuità resti di edifici, monete, ostraca o ciottoli scritti, materiale vario;
    - fonti extrabibliche che provengono dal territorio della Mezzaluna fertile: testi geroglifici egiziani, tavolette cuneiformi assiro-babilonesi, papiri...Anche da un punto di vista soltanto culturale occorre riconoscere che l'archeologia del Medio Oriente Antico ha dato un contributo formidabile a questa branca del sapere.
    Tuttavia non è così facile ricostruire perfettamente il passato biblico, stante la lacunosità delle fonti, per cui può capitare che certe indicazioni di nomi, date, luoghi fin qui divulgate, appaiano forse troppo sicure, e quindi siano riviste; ma gli storici convergono nell'affermare le grandi linee di un'appassionante vicenda in cui si relazionano indissolubilmente memorie storiche e comprensione teologica.
    Invitiamo ora il lettore ad aprire per un momento la «tavola cronologica» sincronica che La Bibbia di Gerusalemme propone in appendice. Tenendo uno sguardo su di essa è possibile ricavare diversi utili elementi: il parallelismo e spesso il contatto con i grandi avvenimenti internazionali; le diverse fasi della storia di Israele e del primo cristianesimo; e in aggiunta, la storia anche letteraria, ossia il presunto tempo di pubblicazione dei libri biblici; si dovrebbe aggiungere la storia postbiblica, cioè lungo questi venti secoli in quanto testimonia le conseguenze derivate dall'accettazione della Bibbia da parte dei credenti ebreo-cristiani.
    Diciamo una parola su questi diversi aspetti.

    Dentro uno scenario internazionale in continua tensione

    Oggi guardando lo scacchiere medio-orientale si avverte una preoccupazione che è stata di tutti i tempi: è un'area dagli equilibri delicati non soltanto per motivi economici (petrolio), ma anzitutto etnici, culturali e religiosi.
    Così è oggi, così è stato ieri.

    Una sincronia illuminante

    La «tavola cronologica» sopra citata ci aiuta a focalizzare anzitutto avvenimenti internazionali coevi alla storia biblica.
    Ne nominiamo pochissimi tra i più celebri nella cultura scolastica, per rinforzare in certo modo il dialogo interdisciplinare. Nel sec. XII circa a.C, quando si svolge la famosa guerra di Troia, narrata da Omero, Israele guidato da Mosè procede alla conquista di Canaan; nel sec. VIII, quando vengono datati i poemi omerici, i profeti Amos, Osea intervengono nei regni del Nord e del Sud ed è in questo tempo che avviene la fondazione di Roma (753 a.C); nei sec. VII-V a.C., nel tempo sfolgorante della grande Ellade o Grecia, si consuma la crisi, l'esilio babilonese e la restaurazione di Israele; ai sec. IV-I a.C., che vedono l'affermazione della repubblica ed impero di Roma corrispondono il declino di Israele e i tempi di Gesù Cristo e della prima Chiesa.

    … rivelativa di una dinamica storico-teologica

    In forza del contesto storico, Israele vive una singolare dinamica storica interpretata dalla Bibbia in senso fortemente religioso. Tre sono le grandi potenze con cui deve fare i conti: l'impero egiziano, e questo soprattutto all'inizio della sua storia, con la celebre «schiavitù» in Egitto e la straordinaria liberazione dell'«esodo» (sec. XVI-XIII a.C.); la Mesopotamia (assiri, caldei o babilonesi, persiani) ai tempi della monarchia (sec. IX-IV a.C.), relazione che si conclude con l'altrettanto celebre deportazione a Babilonia e la fragile liberazione di Ciro; relazione infine con i successori di Alessandro Magno e soprattutto con Roma (dal sec. IV a.C.,. fino al I sec. d.C.), che si conclude con l'occupazione romana e la duplice distruzione di Gerusalemme (70; 135 d.C.).
    Entro questo vero e proprio quadro coloniale, Israele riesce a farsi un suo regno soltanto con Davide e Salomone (nel 1000-900 a.C.) con un margine di continuità, per altro brevissima. Ciò è dovuto soltanto alla felice congiuntura del «sonno» o arresto espansionistico sia dell'Egitto che della Mesopotamia. Quando invece le grandi potenze si muovono, per Israele sono lutti e tragedie, soprattutto sull'area orientale o mesopotamica.
    Evidente è la lezione teologica di questa abnorme situazione colta dai profeti: Israele vive una storia drammatica, tra «l'incudine e il martello» degli uomini (Egitto-Mesopotamia), ma sotto la protezione di Dio, esposto a continui e seducenti influssi pagani di potenze umanamente più riuscite, ma per questo continuamente richiamato dai profeti ad una fortissima resistenza di fede, che finisce con il confondersi con l'identità nazionale. Egitto, Mesopotamia e Roma nella Bibbia rappresentano i luoghi-simbolo della «schiavitù» del popolo di Dio da parte delle grandi potenze e per contraccolpo richiamano una esigenza e un dono: solo Dio è capace di liberare Israele ed effettivamente Dio dona al suo popolo la vittoriosa «liberazione» che lo fa vivere. Nella Bibbia, Dio, e Gesù il suo Messia, è compreso intrinsecamente come «Salvatore» dal male, in alleanza stabile con il popolo; Israele e i cristiani sono un popolo di salvati, chiamati a vivere, per esserci, nell'alleanza con Dio ed insieme nel crogiolo sovente terribile delle grandi potenze. Non è stata l'esperienza di tante comunità ebraico-cristiane dalle persecuzioni romane fino alla caduta del Muro di Berlino?

    Le tappe della storia biblica

    Quanto alle fasi della storia biblica, ci avvaliamo della eccellente sintesi di un grande esperto, GF. Ravasi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano: [1]
    È necessario che un lettore della Bibbia o un visitatore della Palestina abbia davanti a sé la sequenza di otto scene che ora riassumiamo nei dati essenziali.
    1. Abramo e il periodo patriarcale (2000-1700 Gn 12-50)
    La Bibbia ci offre di questa fase narrazioni e saghe familiari con personaggi spesso emblematici (Giacobbe è chiamato anche Israele; Giuseppe è un personaggio di raccordo con l'evento successivo). L'archeologia ha confermato la vita seminomade, i nomi e i costumi descritti dalla Genesi come corrispondenti al modello sociologico dell'Oriente agli inizi del II millennio a.C.
    2. L'esodo (1600-1200 a.C.)
    La documentazione offerta dal libro dell'Esodo attribuisce una rilevanza particolare all'evento della liberazione dall'oppressione esercitata su Israele dalla superpotenza occidentale egiziana. In esso
    Attingiamo dal suo libro La Terra Promessa. Guida storica, archeologica e biblica della Palestina, EDB, Bologna 1987, pp. 13-15. Un altro schema più sintetico viene proposto trattando dell'Al' e NT sempre in questa II parte, nel cap. 4.
    Israele avverte una particolare presenza di Dio anche perché nasce finalmente da un pugno di tribù un vero popolo. L'esodo è descritto dalla Bibbia in due modi: un «esodo-fuga» e un «esodo-espulsione» a cui corrisponde un duplice itinerario nel deserto. Si tratta, quindi, di un evento molteplice e distribuito nel tempo, unificato poi nella Bibbia in un'unica narrazione. Nell'epoca del probabile esodo-fuga, Israele appare per la prima volta citato in un documento profano, la stele del faraone Mernephtah scoperta nel 1896 a Tebe, databile tra il 1230 e il 1219 a.C. e ora conservata al Museo Egizio del Cairo. In essa è scritto: «Devastato è Israele, esso è senza sente».
    3. La conquista della Palestina e i giudici (1200-1000 a.C.)
    Descritta come un'irruzione compatta simile a una guerra-lampo, la penetrazione nella terra di Canaan, come si vedrà visitando Israele, fu molto più lenta e distribuita in fasi e zone distinte. Gli ebrei si organizzano all'inizio in una confederazione inter-tribale che, secondo alcuni studiosi, avrebbe avuto un centro religioso a Sichem («anfizionia cultica» ). Le singole tribù hanno una loro struttura politica retta da «giudici», alcuni di tipo burocratico, altri, invece, più carismatici e scelti nei momenti più pericolosi della storia d'Israele o della singola tribù. Libri biblici che descrivono questo periodo sono Giosuè e i Giudici.
    4. La monarchia (1000-586 a.C.)
    La narrazione del mutamento istituzionale avvenuto in Israele con l'avvento della monarchia è presente in 1 Sani secondo due tradizioni, l'una filomonarchica (1 Sani 9,1-10,6; 11), l'altra antimonarchica (1 Sam 8; 10,17-27; 12). Con questo nuovo modello politico, desunto dai popoli circostanti e ben presto causa di ingiustizie e di tensioni duramente bollate dai profeti, inizia la storia ufficiale d'Israele presente anche in documenti extrahiblici. Si tratta dei cosiddetti sei «sincronismi» assiri, cioè di sei date confermate anche da testi assiri: 853, la sconfitta del re di Israele Achab da parte di Salmanassar III; 841, il tributo del re di Israele lehu a Salmanassar III («Obelisco Nero»); 806, il re assiro Adad-nirari III esige un tributo da Ioash, re d'Israele; 735, il re assiro Tiglatpileser III esige un tributo da Achaz, re di Giuda; 722, Sargon II conquista Samaria e ne deporta gli abitanti; 701, Scnnacherib attacca il re di (linda, Ezechia («cilindro di Taylor»).
    Dopo il regno unito di Saul, Davide e Salomone, il regno ebraico si era spezzato in due tronconi: il primo abbracciava Galilea e Samaria, aveva per capitale Samaria e viene detto convenzionalmente regno di Israele o regno settentrionale; il secondo abbracciava solo la Giudea, aveva per capitale Gerusalemme, viene detto eonvenzionalmente regno di Giuda e fu retto costantemente dalla dinastia davidica. Il regno di Israele crollò nel 722 a.C. sotto l'Assiria, il regno di Giuda nel 586 a.C. sotto Babilonia. Da allora iniziava per il popolo ebraico una nuova epoca storica. La storia della monarchia è documentata dai libri di Samuele, dei Re, delle Cronache e dai profeti Amos, Osea, Isaia, Michea e Geremia.
    5. L'esilio (586-538 a.C.)
    Una prima deportazione era già avvenuta nel 597 a.C. e riguardava soprattutto i tecnici e gli intellettuali (tra i quali v'era anche il profeta Ezechiele); la seconda, invece, segna una data terribile per il popolo ebraico, il crollo del tempio che ancor oggi è commemorato da una solennità, quella del 9 Av. Il destino di Giuda, esule «sui fiumi di Babilonia» (Sal 137), era la conseguenza di uno scontro tra le due superpotenze, la babilonese e l'egiziana. Testimoni di questo periodo sono i profeti Geremia (filo-babilonese) ed Ezechiele, poeta «barocco», esule nei campi di concentramento di Babilonia
    6. Il ritorno in patria (538-323 a.C.)
    Con l'editto del persiano Ciro del 538 a.C. che offre alle comunità nazionali, deportate dai vinti babilonesi, il ritorno al loro «focolare», Israele ricostruisce a Gerusalemme il tempio (520 a.C.) e si ricostruisce in uno stato piuttosto chiuso ed integralista dominato dalla casta sacerdotale. Nasce il cosiddetto giudaismo. Oltre al «Secondo Isaia» e al «Terzo Isaia», profeti anonimi le cui opere sono racchiuse nel libro del massimo profeta d'Israele, Isaia, i libri di Esdra e Nemia sono le testimonianze di questo periodo di autonomia e di rigidità giudaica. Il grande impero di Alessandro Magno ingloba, però, alla fine del IV sec. a.C., anche Israele.
    7. L'epoca maccabaica (323-40 a.C.)
    Alla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) l'impero è diviso in quattro porzioni che vengono distribuite tra i suoi massimi generali. La Palestina tocca, prima, alla porzione egiziana retta dal generale Tolomeo e poi a quella sira, retta dal generale Seleuco e dai suoi successori. Questi sovrani applicheranno anche ad Israele la loro politica di ellenizzazione forzata costringendo gli ebrei alla religione, alla cultura e alle abitudini ellenistiche. Ciò avvenne soprattutto sotto il regno di Antioco IV Epifane che salì al trono nel 175 a.C. La reazione ebraica non tardò a manifestarsi: i fratelli Maccabei, guidati dal valoroso Giuda Maccabeo («martello»), iniziarono una rivoluzione partigiana che costrinse Antioco e i suoi successori a concedere ad Israele l'autonomia. Purtroppo i Maccabei ebbero come loro continuatori una discendenza di persone inette e spesso crudeli: si tratta della dinastia degli Asmonei, il cui ultimo re, Ircano II, consegnò in pratica il regno nelle mani del suo primo ministro Antipatro, un idumeo, appartenente cioè al popolo tradizionalmente nemici) di Israele, gli edomiti. Il figlio di Antipatro, l'abilissimo Erode, sposò la figlia di Ircano II, Mariamne, e si impadronì del regno nel 40 a.C.
    8. I tempi del Nuovo Testamento (40 a.C.-70 d.C.)
    Il quadro politico è contrassegnato dalla presenza di Erode che costruisce città e fortezze, rende potente Israele, elimina ogni opposizione con veri e propri bagni di sangue e riesce a tutelare la sua indipendenza rispetto alla superpotenza che ora domina tutto il mondo, Roma. Probabilmente due anni prima della sua morte, nel 6 a.C. nasce Gesù (è noto che l'era cristiana ha subito un errore di computo a causa del monaco Dionigi il Piccolo del VI sec.). Non avendo designato nessun successore tra i suoi figli, il regno di Erode viene spartito dai romani in una serie di principati detti «tetrarchie», posti sotto il loro controllo e affidati a figli e nipoti di Erode. Tra costoro si distinguerà Erode Antipa che governerà dal 4 a.C. al 39 d.C. e che assassinerà il Battista e incontrerà Gesù durante il suo processo romano.
    I romani, però, stanchi delle continue sollevazioni popolari, delle difficoltà e degli attentati compiuti dagli ebrei, decidono la liquidazione del caso Israele e la affidano al generale Vespasiano che, nominato imperatore, fa subentrare suo figlio Tito. Nel 70 d.C. Gerusalemme e il nuovo tempio appena costruito da Erode sono rasi al suolo. Negli anni successivi cadono le ultime sacche della resistenza ebraica guidata dai partigiani zeloti. Qumran e Masada sono ancora oggi la testimonianza viva di questa resistenza disperata. Intanto il cristianesimo, attraverso la predicazione di Paolo, penetra anche in Europa e nel cuore dell'impero, Roma. Si apre così l'era posteriore agli scritti neotestamentari. Le ultime rivolte contro il potere romano avvengono in Palestina nel 132-135 d.C. sotto Adriano. A capo della ribellione troviamo un certo Simone ben Kosiba che verrà acclamato dai suoi seguaci col titolo messianico di Bar-Kokbah, «Figlio della stella» (vedi Nm 24,17). I romani, guidati da Giulio Severo, dopo alcune difficoltà iniziali, cancellano nel sangue la rivolta.

    La storia postbiblica

    Ma il ricordo della storia biblica è indisgiungibile dai ricordi del popolo ebraico-cristiano dopo di quella. Si chiama storia postbiblica e giunge fino ai nostri giorni. Riteniamo utile averne un ragguaglio, specie per i giovani che forse non ne sono avvertiti, perché si tratta di un fatto culturale oltreché religioso di enorme portata per capire di riflesso la stessa Bibbia:
    - riguarda le comunità cristiane, ma anzitutto lo stesso popolo ebraico (nella sua maggioranza), che rimane sempre «popolo di Dio», cui si contrappone spesso, coperto o aperto, una venatura di antisemitismo;
    - vi si ritrovano i tanti fattori di sviluppo e di crisi che hanno segnato la storia biblica: il pluralismo etnico e religioso (la Palestina è terra della religione di un Dio solo o monoteismo, ma dove i monoteismi però sono... tre: ebraismo, cristianesimo, islamismo! ); l'interazione con le grandi potenze; lo scontro con popoli nemici; l'eterna sfida tra gli idoli del benessere e la fiducia in Dio, la tensione dunque tra sicurezza mondana ed attesa messianica;
    - infine ciò che avviene in Palestina si compie nella terra dei padri, di Gesù, dei primi cristiani, cd è anzi in relazione a questi fatti primordiali clic costituiscono la «terra santa» che si sono succeduti i fatti successivi: si pensi allo scontro con l'Islam, alle crociate, al fenomeno del sionismo e alla drammatica questione palestinese dei nostri giorni.
    Si è parlato di una «storia sempre esplosiva» del Medio Oriente, specie della Palestina. Ne possiamo individuare gli elementi profondi esprimibili così alla luce della religione biblica: la dialettica umanamente incolmabile tra la grande utopia della salvezza di Dio e le risorse ed atti umani di attuazione. Una «terra promessa» chiamata in certo modo ad essere sempre «promessa», o con il linguaggio di Paolo: «La nostra patria è nei cieli» (Fil 3,20; cf Eh 13,14).
    Anche qui valorizziamo alcune pagine di Ravasi (La Terra Promessa, 15-19):
    Là seconda fase della storia palestinese è ancor più complessa della precedente e giunge, spesso drammaticamente, fino ai nostri giorni. Anche per questo periodo storico cercheremo di tracciare solo un quadro semplificato indispensabile per chi vuole seguire la successione delle civilizzazioni e degli stadi dello stesso cristianesimo.
    1. L'epoca bizantina (325-614 d.C.)
    L'epoca del dominio romano pagano in Palestina dura meno di due secoli ed è caratterizzata dalla «romanizzazione» operata soprattutto dall'imperatore Adriano che, dopo aver domato nel 135 la seconda ribellione, quella di Bar-Kokbah, ricostruirà Gerusalemme in stile romano dandole il nome della sua famiglia (gli Elii), Aelia Capitolina, ed edificherà in tutto Israele templi pagani soprattutto sui luoghi cari alla religione ebraica e cristiana. Inconsapevolmente questo imperatore favoriva con le sue costruzioni la localizzazione esatta di alcuni ricordi cristiani.
    Ma con l'avvento di Costantino nel 306 come imperatore d'Occidente e nel 323 come imperatore di tutto il mondo romano, per la Palestina si apriva una nuova era detta «bizantina», a causa della capitale Bisanzio-Costantinopoli, nuovo centro orientale dell'impero. La madre di Costantino, Elena, fervente cristiana, iniziò il culto dei luoghi santi cristiani: scoprì il luogo del Calvario, costruì la basilica del S. Sepolcro, dell'Ascensione e della Natività a Betlemme. 15 settembre del 335 veniva inaugurata la grande basilica costantiniana del S. Sepolcro.
    I successori di Costantino continuarono in questa linea favorendo quell'arte raffinata, spesso sofisticata e sviluppata soprattutto nei mosaici, che va sotto il nome di arte bizantina. Inoltre in questo periodo si diffuse nei luoghi santi la presenza di monaci che avviarono quella tradizione monastica greca che ancor oggi perdura in Israele. Tra gli imperatori che più si interessarono della cristianità palestinese sono da ricordare Teodosio (379-395), che, tra l'altro, fece diventare religione di stato il cristianesimo, e Giustiniano (527-565).
    2. L'offensiva persiana (614-630)
    I persiani, guidati da Cosroe II, irruppero in Palestina nel 614 e iniziarono quella catena di distruzioni e di devastazioni che da sempre ha colpito e colpisce la Palestina. Un gran numero di cristiani fu massacrato, i santuari furono incendiati, rubate le reliquie della croce di Cristo: l'unico santuario risparmiato fu quello di Betlemme perché sulla sua facciata erano raffigurati i magi vestiti in costume persiano. L'Impero bizantino frattanto riusciva a riprendersi e nel 630 l'imperatore Eraclio entrava trionfalmente in Gerusalemme riportando il legno della croce strappato ai persiani. Ma intanto nel 622 era avvenuta una vicenda a prima vista secondaria e provinciale ma in seguito decisiva per la storia della Palestina: Maometto aveva con l'Egira dalla Mecca a Medina iniziato la grande svolta islamica.
    3. L'offensiva araba (634-1099)
    Nel 634, a Natale, il vescovo Sofronio durante la sua omelia natalizia a Gerusalemme parlava così: «Che i magi e i pastori vadano a Betlemme perché noi per i nostri peccati siamo obbligati nostro malgrado a restare qui, incatenati e rinchiusi dal terrore dei saraceni».
    Gli arabi erano, quindi, già a Betlemme; a Gerusalemme arriveranno nel 637 e si mostreranno comprensivi coi cristiani: il califfo Omar si recherà col patriarca Sofronio sulle rovine del tempio a pregare. Lì sorgerà la moschea che prenderà il suo nome. Tuttavia non mancheranno distruzioni e stragi.
    Perduto definitivamente tutto l'Oriente nel 677, i bizantini lasceranno in Israele solo i loro riti, i loro monaci e le loro confessioni religiose.
    La dinastia musulmana omeiade prima (661-750) e l'abbasside poi (750-1086) controllano la Palestina. Nel 1086 subentra la dinastia turca dei Selgiuchidi, tra i cui membri figurerà l'abilissimo Saladino, fondatore di una nuova linea dinastica detta degli Ajjubidi.
    Intanto iniziavano i primi pellegrinaggi di massa dall'Occidente e, conseguentemente, il desiderio di restaurare pienamente il culto e la civiltà cristiana nella terra di Gesù Cristo. Appare in Spagna il termine cruzada, «crociata» per la liberazione della Terra santa.
    4. L'offensiva crociata (1099-1517)
    Motivi religiosi mescolati a motivi economici e politici sostennero queste spedizioni spesso fatte da avventurieri o comandate da imperatori, papi e re per ragioni di equilibri politici interni e internazionali. Accanto a credenti autentici si accompagnavano mercanti, intriganti e astuti uomini di potere. Il fenomeno fu permanente nei secoli XI-XII, anche se tradizionalmente si usano distinguere otto crociate. Interpretato dalla storiografia liberale in chiave piuttosto negativa e polemica, ora il fenomeno delle crociate è stato rivalutato ma qualche volta con eccesso di zelo soprattutto da parte di certi movimenti integralisti cattolici. In realtà è impossibile applicare ad una realtà così complessa uno schema unico condannatorio o assolutorio.
    L'avvio fu dato dal papato stesso nella persona di Urbano II che nel 1095 al concilio di Clermont lanciò l'idea di un grande pellegrinaggio destinato a liberare Gerusalemme dai turchi musulmani.
    Nel 1096 migliaia di uomini partirono con l'emblema caratteristico della croce, ora usato dai francescani di Terra santa, attaccato alle loro vesti.
    La prima crociata era così iniziata.
    Essa si svolse secondo due spedizioni: la prima, popolare, guidata dal fanatico Pietro l'Eremita, arrivò già decimata in Turchia ove fu sterminata dai turchi; la seconda, potentemente organizzata a livello militare sotto il coniando di Goffredo di Buglione, di Baldovino di Fiandra, di Tancredi e Boemondo d'Altavilla, entrò trionfalmente nel S. Sepolcro il 15 luglio 1099 e dette origine al regno latino di Gerusalemme.
    La seconda crociata (1147-1149), predicata da s. Bernardo perché una contea, quella di Edessa, era stata rioccupata dai turchi, ebbe esito negativo. Frattanto Saladino riusciva a riconquistare Gerusalemme dopo la battaglia di Hattin (1187).
    La terza crociata, indetta per vincere Saladino, si risolse con un trattato stipulato con lui nel 1191 dopo che Federico Barbarossa, uno dei capi col re di Francia Filippo II e col re di Inghilterra Riccardo Cuor di Leone, era annegato in Turchia prima ancor di giungere in Palestina. I latini si ridussero a S. Giovanni d'Acri e a Cipro. La quarta crociata (1202-1204) strappò Costantinopoli ai turchi, la quinta (1217-1221) si risolse in qualche scorreria in Egitto e Palestina, la sesta (1228-1229), guidata dall'imperatore Federico II, ottenne la cessione di Gerusalemme ma per poco, perché nel 1244 i musulmani vi erano già ritornati.
    La settima (1248-1254) e ottava crociata (1270) condotta da s. Luigi IX, re di Francia, si risolsero in un clamoroso insuccesso.
    Da allora la Palestina restò in mano alle varie dinastie musulmane senza soluzioni di continuità. Tra queste si distinse la dinastia turca fondata nel XII sec. da Othman I da cui prese il nome di dinastia ottomana.
    5. L'epoca ottomana (1517-1917)
    L'apogeo di questa dinastia fu raggiunto con Solimano il Magnifico, sultano dal 1520 al 1566: la restaurazione di Gerusalemme da lui compiuta è ancora oggi visibile nelle mura attuali. Tuttavia gli ottomani si affidarono spesso a una struttura corrottissima di funzionari che depredarono interamente il paese riducendolo alla povertà e all'abbandono. Ma neppure Napoleone, reduce dalla sua campagna vittoriosa d'Egitto, riuscì nel 1799 a piegare gli ottomani ed essendo restata senza esito chiaro la battaglia di S. Giovanni d'Acri, si ritirò in Europa.
    Il crollo dell'impero ottomano avvenne per altri motivi: alleati delle potenze centrali nella prima guerra mondiale, gli ottomani, sconfitti, dovettero cedere agli inglesi la Palestina nel 1917.
    6. Il mandato britannico (1917-1947)
    L'11 dicembre 1917 il generale inglese Edmund Allenby entrava in Gerusalemme: accanto agli inglesi combatteva anche un battaglione di ebrei. Nel 1922 la Società delle nazioni attribuiva alla Gran Bretagna il mandato sulla Palestina, mentre la Siria veniva data alla Francia. Da questo punto la storia riguarda soprattutto lo scontro arabi-ebrei.

    Il movimento sionistico

    Per facilitare la conoscenza dell'intricata questione rimandiamo a questa tabella cronologica:
    - Premettiamo un cenno sulla diaspora (dal greco: dispersione): indica quel fenomeno storico che portò parte degli ebrei fuori della Palestina, già ai tempi dell'esilio babilonese (VI sec. a.C.) ed ancora di più dopo la distruzione di Gerusalemme da parte dei romani. Gli ebrei recarono con sé e custodirono gelosamente le tradizioni dei padri circa l'osservanza della Torah, il culto del sabato nella sinagoga, le feste, la circoncisione, vivendo quella separatezza etnica che li portò ad essere relegati nel ghetto durante i tempi cristiani.
    - 1500: inizia l'immigrazione ebraica in Palestina, in seguito alle persecuzioni dell'Inquisizione. Viene fondata in Galilea la cittadina di Safed, il centro della Cabala; nel 1700 inizia l'immigrazione ebraica dalla Polonia.
    -1870-1883: si fondano in Palestina colonie ebraiche attraverso l'acquisto di terreni dai vari sceicchi locali, personaggi corrotti dell'establishment ottomano. Tra i sovvenzionatori v'è il barone Rothschild.
    - 1896-1904: azione di Theodor I lcrzl, il fondatore del sionismo moderno. Ne è magna charta LO stato giudaico: tentativo di soluzione della questione giudaica (1896); nel 1898 lIerzl visita la Palestina e vi pianta simbolicamente tre alberi; nel 1901 si costituisce il «Fondo nazionale giudaico»; nel 1904: muore Theodor Ilerzl, la cui salma sarà traslata nel 1949 su una collina presso Gerusalemme.
    - 1909: fondazione di Tel Aviv. Già nel 1906 erano iniziati i kibbuzim in Galilea e in Giudea.
    - 1917: «Dichiarazione Balfour» (ministro degli esteri inglese): «Il governo di Sua Maestà britannica considera favorevolmente lo stanziamento in Palestina di un focolare nazionale per il popolo giudaico e farà tutti gli sforzi per facilitare il compimento di questo disegno». La difficoltà principale riguardava però la conciliazione tra questo national home («focolare nazionale») giudaico e il rispetto dei diritti delle comunità esistenti.
    - 1922: come si è detto, la Gran Bretagna ottiene dalle Nazioni Unite il mandato sulla Palestina. Si intensifica l'immigrazione ebraica.
    - 1939: un «libro bianco» inglese regola l'immigrazione ebraica in Palestina.
    - 1940: inizia l'immigrazione ebraica clandestina.
    - 1944: si intensifica la resistenza militare giudaica in Palestina con organizzazioni clandestine terroristiche (la Hagunà, l'Irgun e il gruppo Stern).
    - 1947: la commissione d'inchiesta dell'Onu propone un piano di divisione della Palestina, rifiutato dalla Lega araba. Gli inglesi si ritirano.
    7. Giordania, stato d'Israele e popolo palestinese
    Essendo la questione ancora aperta e scottante a molti livelli, politici, umani, sociali e religiosi, ci accontentiamo di aggiornare il lettore sugli ultimi avvenimenti, rimandando per l'approfondimento ad eventuali manuali di storia contemporanea.
    - 1947-1948: prima guerra arabo-israeliana. Gli ebrei assassinano il conte Bernadotte, mediatore dell'Onu. Stragi e attentati da entrambi le parti.
    - 14 maggio 1948: a Tel Aviv, Ben Gurion proclama la creazione dello stato d'Israele. La guerra si intensifica.
    - 1949: conferenza di Rodi e armistizio tra ebrei e arabi (24 febbraio), 800.000 profughi palestinesi abbandonano i territori divenuti stato ebraico.
    - 1956: dopo la nazionalizzazione del canale di Suez da parte dell'Egitto, Israele intraprende contro di esso un'azione militare, appoggiata dall'intervento delle forze franco-britanniche. E la seconda guerra arabo-israeliana, bloccata dalla condanna dell'Onu.
    - 1964: Creazione dell'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) diretta da Yassir Arafat a partire dal 1969.
    - 1967: dal 5 giugno scoppia la famosa «guerra dei sei giorni», terzo conflitto arabo-israeliano, che vede l'occupazione da parte di Israele della Cisgiordania, delle alture di Golan, del Sinai, della fascia di Gaza e della sponda orientale del canale di Suez.
    - il 22 novembre dello stesso anno il Consiglio di Sicurezza dell'Onu adotta una risoluzione (la 242) che impone a Israele il ritiro dai territori occupati.
    - 17-27 settembre 1970: guerra civile in Giordania tra re I lussein e i palestinesi qui rifugiati: 15.000 morti. E il «settembre nero». Il 28 settembre muore Nasser, presidente egiziano.
    - 6 ottobre 1973: scoppia la quarta guerra arabo-israeliana detta del Kippur, dato che l'Egitto attacca proprio in questa giornata di penitenza, sacra all'ebraismo. ( ;li egiziani, guidati dal nuovo capo dello stato Anwar al-Sadat, succeduto al gen. Nasser riescono a riconquistare Urla fascia di territorio del Sinai perduta nel 1967. I belligeranti firmano una tregua per intervento degli l'sa.
    - Aprile 1974: si dimette ( ìolcla Meir e le subentra il generale I. Rabin. Nel novembre )1p viene ammesso all'ONU in qualità di osservatore. Viene approvata la risoluzione 336 delle Nazioni Unite che riconosce il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione.
    - 22 novembre 1977: Sadat visita Gerusalemme incontrandosi col primo ministro israeliano M. Begin, subentrato nel governo allo sconfitto partito laburista «Mapai» che aveva tenuto ininterrottamente il potere dal 1948. Begin appartiene al partito «Likud», coaliziOne di destra. - 26 marzo 1979: a Washington viene firmato un trattato di pace tra Egitto e Israele, trattato rifiutato dall'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). Il trattato, realizzato attraverso la mediazione Usa (accordi di Camp David), prevede la restituzione del Sinai all'Egitto e un'autonomia amministrativa per i palestinesi dei territori occupati.
    - 30 luglio 1980: Gerusalemme viene proclamata dal Parlamento israeliano (la Knesset) capitale unica dello stato d'Israele.
    - 6 ottobre 1981: assassinio di Sadat e successione in Egitto di Mubarak.
    - 6 giugno 1982: con l'operazione «Pace in Galilea» gli israeliani invadono il Libano e assediano Beirut. I palestinesi qui rifugiati sono costretti progressivamente ad abbandonare questi territori. Arafat pone il suo quartier generale a Tunisi. Nel settembre avviene il terribile massacro di 3000 palestinesi nei campi di Sabra e Chatila ad opera di falangisti cristiani protetti da Israele.
    - 1983: la Siria rompe con Arafat e sostiene le fazioni palestinesi più intransigenti. Assedio di Arafat a Tripoli del Libano da parte dei siriani. Arafat torna a Tunisi.
    - 1 ottobre 1985: raid israeliano sul quartier generale dell'Olp a Tunisi (60 morti). Nel dicembre attentati palestinesi a Roma e Vienna (19 morti).
    - 1986: in luglio si incontrano a sorpresa, in Marocco, il re Hassan e il premier israeliano Sh. Peres. Tensioni all'interno del mondo arabo. Ripresa in Israele di movimenti integralistici politici e religiosi. Nel 1987 inizia da parte dei palestinesi l'intifada (guerra delle pietre). - Negli anni '90 il governo laburista di Rabin e poi di Sh. Peres, con l'intervento degli USA, muove per una politica di accordi, interrotta drammaticamente dalla Guerra del Golfo (1991). Nel 1991 a Madrid prima e poi ad Oslo (1993) furono siglati degli accordi di pace, portati avanti con difficoltà notevoli (assassinio di Rabin, 1995; attentati suicidi di Hamas). La vittoria della destra di Netanyahu con la politica degli insediamenti e degli attentati lascia la situazione incandescente.

    La vita di un popolo dentro questa storia

    È in questo divenire storico che va collocato e compreso il popolo della Bibbia (ad essa qui ci riferiamo), Israele e i primi cristiani: le istituzioni civili e religiose, usi e costumi, la pratica della vita...
    Sono informazioni che vengono offerte da studi specializzati, cui rimandiamo.[1] Ci basti accennare ad alcuni fattori, se non altro per stimolare la curiosità:
    - l'economia passa dal regime seminomade dei pastori (Abramo e i patriarchi), al regime agricolo (ai tempi dell'insediamento in Palestina), fino al piccolo commercio che emerge nelle epoche successive; Israele fu un paese sostanzialmente di poveri con alcuni pochi ricchi, senza possibilità di rivaleggiare con Egitto o Mesopotamia;
    - la struttura sociale inizia a forma di clan (le 12 tribù), unificate sotto la monarchia e in ragione del credo religioso, ma sostanzialmente sempre in tensione specie tra nord e sud (di qui la rapida divisione del regno di Salomone nel regno del nord o di Samaria e del sud o di Giuda con capitale Gerusalemme); la popolazione che oggi va sui cinque milioni circa, nei tempi biblici poté attestarsi sul milione e mezzo nei tempi buoni, con la preferenza di abitare nei villaggi, ma con un certo urbanesimo nel momento della monarchia;
    - il profilo culturale è quello di una popolazione in sé povera di produzioni secolari, tipo le Piramidi, salvo una componente che rende il popolo della Bibbia unico al mondo: l'ispirazione religiosa e l'eccellenza etica. Si pensi alla concezione di Dio come assoluta trascendenza, all'altezza del Decalogo, alle figure eccezionali dei profeti e a quella inarrivabile di Gesù di Nazaret, a quel prodotto letterario di incalcolabile valore che è il loro libro sacro, la Bibbia. Proprio per la matrice religiosa di base (i cui contenuti accenniamo più avanti), la cultura di questo popolo fu permeata di altissima spiritualità e ricerca della trascendenza, ma insieme di attaccamento ad una «buona» vita, cultura di libertà, di dignità, di uguaglianza, di solidarietà, poco incline a governi centrali, insomma ad avere per Dio dei re come nella Mezzaluna fertile, perché l'unico re poteva essere solo Dio (ef 1 Sam 8).

    Il valore della storia nella Bibbia

    Il riferimento alla storia è essenziale per capire la Bibbia. Anzitutto perché i contenuti della Bibbia sono in massima parte di ordine storico. Tale riferimento permette di comprendere ciò che la Bibbia espone. Essa infatti narra le vicende di un popolo nella concretezza di persone, avvenimenti, usi e costumi, insomma entro una determinata cultura, per uno sviluppo di circa 2000 anni.
    E poi perché la Bibbia è una religione «storica». Il riferimento storico infatti aiuta soprattutto a capire quale «religione» sia quella biblica (ebraico-cristiana): è una religione di «rivelazione», ossia è vista non di origine umana, ma per opera gratuita e totalmente diretta da Dio stesso. Tale «rivelazione», Dio però la realizza nella storia secondo un suo «consiglio» o progetto, conosce uno sviluppo progressivo, si manifesta «con parole ed opere», rivestite di linguaggio e fatti umani, «inculturata», si intreccia con avvenimenti piccoli e grandi della storia internazionale, si confronta con il bene e il male dell'esistenza, fatta di vicende liete ed oscure, di ebbrezza della libertà e della tragedia dell'esilio, di paura dell'invasione straniera e della carestia cd insieme di gioia per il prodotto della terra, dell'orrore della morte con l'attesa ansiosa di un «messia salvatore», del dramma più tragico che è stata l'eliminazione di esso, ma insieme della certezza più profonda e rasserenante che il Messia crocifisso è vivente ed è Signore.
    È dunque nella trama storica, dei grandi fatti ed ancora più del piccolo quotidiano, che «Dio parla»: è nella esistenzialità della gente, nelle sue domande istintive e profonde sulla vita e sulla morte, sul passato e sul futuro, sul bene e sul male..., che si svela il senso religioso dell'esistere, lo si vive, lo si approfondisce, lo si problematizza, lo si perfeziona... Così la religione biblica (cristiana) manifesta il suo profilo in pienezza come religione storica dinamica, cammino dell'uomo con Dio che cammina con l'uomo.
    In questo singolare progetto storico, agiscono persone di straordinario valore spirituale che fanno da interpreti e guide, veri leader del popolo, chiamati «servitori di Dio («profeti»), quali Mosè, Gesù, Paolo, ed altri.
    Ci si attenda una concezione di religione, di fede originale ed affascinante, carica di Dio e di umanità.
    È ciò che vedremo in seguito.


    NOTA

    [1] Cf R. DE VAUX, Le istituzioni dell'AT, Marietti, Torino 1964; CHOURAQUI A., La vita quotidiana degli uomini della Bibbia, Mondadori, Milano 1988; DANIEL ROPS H., La vita quotidiana in Palestina al tempo di Gesù, Mondadori, Milano 1986.


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