Dalmazio Maggi, EDUCAZIONE E PASTORALE. Una scelta di Chiesa, Elledici
CONCLUSIONE
Idealmente ho percorso un viaggio verso la fede e ho ascoltato, attraverso la loro testimonianza scritta, tanti laici, consacrati e pastori impegnati a educare alla fede educandosi:
- alla fede in una persona, Gesù Cristo, come modello e maestro di vita, che scoprono e conoscono nel Vangelo, letto con la sensibilità di educatori e apostoli, e che incontrano come Salvatore nella comunità credente, nei sacramenti-segni della sua presenza viva, nella preghiera gioiosa e creativa, semplice e profonda;
- nella fede di una comunità credente, che vive il dono della fraternità e si manifesta in comunione, come capacità di coinvolgimento, come capacità di collaborazione, come capacità di fantasia e creatività, come capacità di coesione e di corresponsabilità;
- attraverso la fede, che si incarna in un progetto educativo-pastorale fedele alle esigenze dell’uomo e fedele alle proposte del Signore, e si esprime in una proposta di crescita umana e cristiana realista e originale.
Ho incontrato tanti credenti, piccoli e grandi, giovani e adulti:
- con una fede, che sa vedere al di là delle apparenze e comporta ottimismo e fiducia nei piccoli germi di bontà, presenti in ogni persona;
- con una speranza, che sa progettare al di là delle possibilità dei singoli e, contando sulle energie del Signore risorto, spinge a operare e a unire ogni più piccola forza di bene;
- con una carità, che sa amare al di là delle qualità personali, e che punta sulla grazia di unità: unità tra lo sguardo rivolto a Dio e l’impegno di salvezza che lancia tra le persone, aiutando a evitare quegli attivismi e intimismi, che costituiscono una tentazione insidiosa per l’azione educativa e pastorale.
Ho ammirato tanti di loro che con impegno e sacrificio sono situati nel cuore della Chiesa e intimamente solidali con il mondo e la sua storia, in maniera da essere sempre il volto e la voce dei giovani e degli adulti, anche i “più lontani”, nella Chiesa, e il volto e la voce della Chiesa, anche quella “lontana”, per i giovani e gli adulti, nella consapevolezza che molte volte, purtroppo, dove sta e va la Chiesa, “gli altri” non ci sono; e dove stanno e vanno “gli altri”, la Chiesa non c’è.
Sono convinti di poter offrire ai giovani e agli adulti un cammino che li porti dal desiderio di vita alla pienezza di essa, perché già tanti giovani e tanti adulti sperimentano la gioia e l’entusiasmo di essere con il Signore Gesù.
Come fedeli laici vivono e crescono nella famiglia, che diventa sempre più chiesa domestica, casa e scuola di comunione e di umanità la più completa e la più ricca.
Tutti partecipano alla eucaristia domenicale sull’esempio del Signore e seguendo il metodo della sua carità di buon pastore sulla via di Emmaus. Ripetono i suoi atteggiamenti: prendono l’iniziativa dell’incontro e si mettono accanto alle persone; con loro percorrono la strada, ascoltando, condividendo le loro ansie e aspirazioni; a loro spiegano con pazienza il messaggio esigente del Vangelo; e con loro si fermano, per ripetere il gesto di spezzare il pane e suscitare in essi l’ardore della fede che li trasforma in testimoni e annunciatori credibili.
Se la gloria di Dio è l’uomo vivente, alla vita delle persone vogliono dedicare le loro energie, nella condivisione e nella solidarietà, accogliendo le parole del Signore che fanno proprie nella coscienza dei loro limiti, ma nella fiducia di essere con lui, che dice: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).
Se dopo aver letto queste pagine qualcuno dicesse che sono “belle parole”, che sono “sogni a occhi aperti”, e che, quando si tratta con le persone concrete, è “un’altra musica” e che allora “bisogna svegliarsi”; sappia che altri educatori hanno “sognato” e hanno fatto proprio un augurio di un padre del Concilio, il card. L.J. Suenens, che scriveva: “Felici coloro che osano sognare e che sono disposti a pagare il prezzo più alto perché il sogno prenda corpo nella vita degli uomini!”.
Se dopo aver letto queste pagine, qualcuno dicesse che, nell’insieme non contengono novità, sotto certi aspetti dice la verità. Narrano, infatti, della missione della Chiesa, impegnata nell’educazione alla fede dei giovani e degli adulti: della missione di ieri, dunque, di oggi e di sempre, finché ci saranno persone che cercano di “vedere” il Signore e di vivere in pienezza.
Sono le cose essenziali che vanno continuamente ripensate, conservate nel cuore e, soprattutto, praticate.
Il Papa ricorda: “La nuova evangelizzazione ha, come punto di partenza, la certezza che in Cristo c’è una imperscrutabile ricchezza, che nessuna cultura né epoca alcuna possono esaurire e alla quale possiamo sempre ricorrere noi uomini per arricchirci!”
E se leggendo queste pagine qualcuno si sentisse “uomo di poca fede”, intimorito dal compito che gli si chiede, sappia che tanti educatori si sono sentiti uomini dalla fede piccola, come un granellino. E’ il seme di senape, affidato alla terra di Dio perché cresca. E’ un seme che attende la fantasia, la creatività e il coraggio di un educatore, come don Bosco, che incoraggia e dice: “Se non si può compiere tutto l’alfabeto, ma si può fare ABCD, perché tralasciare di far questo poco, con la scusa che non si potrà riuscire fino alla Z?”.
Infine, se leggendo queste pagine, alcuni hanno risentito, oggi, l’invocazione: “Vogliamo vedere Gesù” da parte di tanti uomini e donne del nostro tempo, che, magari non sempre consapevolmente, chiedono loro non solo di “parlare” di Gesù, ma in certo senso di farlo loro “vedere” e hanno provato la gioia e il gusto di essere “volto e voce” del Signore; se, dopo qualche esperienza di stanchezza e qualche fallimento, intendono riprendere il cammino verso la missione di testimoni ed educatori, esprimano tutto il loro entusiasmo perché il Signore è presente e vivo in loro con il suo Spirito: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi, lungo il cammino?” (Lc 24,32)..