Vivere di fede nella vita quotidiana /Quasi una conclusione
Dare vita e ragioni
per vivere raccontando
la storia di Gesù
I cristiani testimoniano la loro fede raccontando storie che producono vita. Parlano di Gesù all'interno di una catena di «narratori» di questa storia, tanto lunga che si perde lontano.
Il primo a raccontarla è stato Gesù di Nazaret. Ci ha parlato di Dio, suo Padre, della sua passione per la vita e la felicità degli uomini.
A causa della storia che ha raccontato l'hanno condannato e ucciso «come bestemmiatore». I suoi accusatori credevano di conoscere già tutto di Dio, senza ascoltare la storia di Gesù. Su questa conoscenza l'hanno giudicato e l'hanno proclamato colpevole di sacrilegio.
La sua morte violenta non ha spento il ricordo della bella storia. Era tanto carica di vita e di speranza che ha suscitato un «movimento» di narratori, testimoni della vittoria di Gesù sulla morte e del suo invito a continuare la sua missione.
Per questo gli apostoli hanno raccontato la storia di Gesù, il Vivente, con una passione che li ha portati fino alla morte.
Hanno continuato a raccontarla i cristiani di tutti i tempi, collegandosi all'esperienza fatta quando altri gliel'hanno raccontata.
Fin dai primi passi della vita della Chiesa, la storia dell'amore di Dio per l'uomo si è intrecciata con la storia di Gesù il Signore: le due storie sono ormai un'unica grande esperienza di salvezza.
Il cristiano continua a raccontare questa storia di vita.
Racconta quello che ha vissuto, scoperto e compreso. Cerca di farlo con i fatti; e si fa aiutare con le parole, per sostenere i fatti e per interpretarli nella direzione giusta.
S'accorge che raccontare una storia del genere è fatica e responsabilità. Non spiega ad altri cose che solo lui conosce. E neppure cerca di fare proseliti, smerciando di sottobanco prodotti raffinati.
Racconta perché gli è nata dentro una gioia grande. Non la può soffocare. Ha incontrato un amico e tanti amici; e ha scoperto prospettive meravigliose per promuovere la vita e consolidare la speranza.
Racconta con timore e tremore, perché sa di parlare prima di tutto di sé e per sé. Non riesce più a dire le cose in modo freddo, sicuro della competenza che gli viene da quello che ha imparato prima. Ma non tace: le sue parole hanno la potenza della sua debolezza (2 Cor 12,9) e hanno la forza dei tanti testimoni che hanno già giocato tutta la loro esistenza, affascinati dalla storia incontrata.
Racconta con una sola grande passione: vuole che tutti riscoprano vita e felicità, quella vera e autentica che Gesù ha regalato al mondo, raccontando la storia di Dio, il Padre buono e accogliente.